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Autore: ValorosaViperaGentile    21/10/2015    2 recensioni
[Brandon Sullivan/Sissy Sullivan]
Il sangue è scomparso, i progetti di una nuova vita pure: restano solamente loro due, col dolore che non si dipana, una grande vergogna addosso e lenzuola celesti, sgualcite.
«Vuoi davvero che me ne vada?» ripete lei, con quegli occhi scuri da cerva e la voce bassa, da amante persa, calda e fragile.
È preda predatrice, superba, che sa farsi seguire, che sa farti lasciare ogni ragione.

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Scritta per l'evento "Drabble Days" del 16-17 ottobre, indetto dal gruppo "We are out for prompt".
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incest
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Unravelling
 
 
 
 
 
 
Odia usare il bagno. Non ne sopporta neppure la vista, quando è costretto a costeggiarlo, per arrivare in cucina[1].

Lo vede rosso, anche adesso – c'è sangue ovunque: è fra le fughe del pavimento, sulle pareti bianche e sui sanitari, ha macchiato tutto il marmo.

Sente la puzza che emana quella stanzetta. Di ferro. Di sesso. E di tristezza, di momenti persi, di parole mute. È un odore acre, terribilmente forte. Quel tipo di odore parassita che s'attacca alle persone e alle cose, senza più andar via.

Il sangue di Sissy ha imparato a conoscerlo bene, l'ha visto tante volte: è amaro, quel liquido che lei ha versato – il loro sangue.

Ma sua sorella è ancora viva.

È lui che sta morendo, invece. Alcun giorni più lentamente di altri, quando sente la vita scivolare via piano, come plasma che defluisce da una ferita; a volte, però, la morte gli sembra a soli due passi di distanza ed un dolore fulmineo lo minaccia, preannunciandola – lo stesso del giorno di quel presentimento telepatico che l'ha tagliato in due: la visione della sua testa bionda spaccata in mille pezzi, sparsi sulle rotaie; l'incubo del suo piccolo fantasma, che, idiota, gioca oltre la linea gialla della metro.

Puzza troppo quel bagno, decide alla fine.

Deve subito trovare qualcuno per farlo imbiancare. Anzi, deve essere rifatto da cima a fondo. Vanno cambiate le piastrelle, gli impianti igenici – o forse dovrebbe andare via, più semplicemente; trovare un altro appartamento, un posto pulito, vergine, che non...


«Vuoi davvero che me ne vada?» chiede Sissy, sfondando il silenzio.

E così torna subito il male. Improvviso. Annunziatorio.

Brandon si ritrova di nuovo lì, nella sua spoglia camera da letto. Il sangue è scomparso, i progetti di una nuova vita pure. Restano solamente loro due, col dolore che non si dipana, una grande vergogna addosso e lenzuola celesti, sgualcite.


«Vuoi davvero che me ne vada?» ripete lei, con quegli occhi scuri da cerva e la voce bassa, da amante persa, calda e fragile. È preda predatrice, superba, che sa farsi seguire, sa farti lasciare ogni ragione, lo sa, come l'uomo folle che rincorre un tesoro[2] che è solo utopia.

Ma allentare la presa è impossibile.

Lui ha stretto i suoi polsi aperti, e ha stretto lei, i suoi fianchi larghi ed il cuore piccolo. Pochi giorni prima, e molto tempo fa. 

Per sempre.


«No» risponde.

Non c'è scampo, non per lui. 

Adesso stringe i pugni. E non c'è altro che aria fra le dita.

 



Note:

[1] Non vorrei aver sbagliato la planimetria dell'appartamento di Brandon, ma sono quasi sicura che, appena entrati in casa, ci si immetta subito in un piccolo corridoio, con le camere presenti solo sulla destra – il lato sinistro è composto da un continuo muro bianco, fino a quando non si arriva nel soggiorno con cucinino. Non sono certa che il bagno sia la prima stanza, ma è una tappa obbligata, per lo meno se si vuole arrivare in cucina. Naturalmente ogni correzione è ben accetta!

[2] Per la descrizione di Sissy, in questo punto, e per le sen
sazioni che esercita sul fratello, mi sono ispirata al sonetto petrarchesco Una candida cerva sopra l'erba, poi tradotto dal poeta Thomas Wyatt e da lui, probabilmente, dedicato a Anna Bolena.

 
   
 
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