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Autore: agatha    21/10/2015    4 recensioni
L’idea di base di questa storia è una trilogia, che approfondisce il personaggio di Loki sotto diversi aspetti. Il primo è la figura di Loki in qualità di “figlio”, dove ho cercato di dare spazio al suo rapporto con Frigga. La storia inizia dopo gli eventi di “Thor 2: The Dark World” anche se ci saranno dei piccoli cambiamenti rispetto ai film Marvel. A causa di una promessa, Loki si ritrova su Midgard contro il suo volere, vittima dello stessa situazione in cui aveva incastrato suo fratello Thor tempo prima. Ho cercato di mantenere, come nei film Marvel, un po’ di drammaticità ma anche di momenti ironici.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Questa è stata la prima ff che ho scritto su Loki e ho cercato di restare fedele al personaggio creato dai film Marvel. So che l'inizio appare un po' scontato e già visto, ma era importante questo contesto per la vita di Loki.
Ringrazio chi spenderà qualche minuto per leggerla e magari lasciarmi un commento. Buona lettura.


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Il sole era tramontato ormai da un’ora e il cielo era una coltre scura quando era stato squarciato d’improvviso da un fulmine, un'unica saetta che aveva illuminato tutto per pochi secondi.*
Elisabeth stava rientrando a casa a Lafayette, nel New Jersey e nel vederlo sbuffò, immaginandosi il resto del viaggio sotto la pioggia battente, su quella strada poco illuminata. Spostò lo sguardo sull’autoradio, per cambiare stazione e quello fu l’inizio di tutto. Subito dopo l’auto sobbalzò, producendo un rumore che era inequivocabilmente quello di quando si colpisce qualcosa.
O qualcuno.
Con il cuore che le batteva forte nel petto, minacciando di uscire dalla gabbia toracica, spinse con forza il piede sul freno inchiodando, mentre le gomme stridevano sull’asfalto. Rimase immobile, con le mani che stringevano il volante.
“Ti prego fa che abbia colpito un…” non concluse nemmeno quella preghiera, perché anche aver investito un animale sembrava un’ipotesi terribile, ma rispetto ad una persona pareva più accettabile e questo la faceva sentire in colpa.
Scese dalla macchina guardandosi intorno e lo vide quasi subito. Non sapeva se fosse un uomo o una donna, perché il corpo stava riverso in terra e lei riusciva solo a vedere la schiena, coperta da qualcosa di nero.  Si avvicinò, buttandosi a terra con le ginocchia e voltò il busto. Vide che era un uomo e, dal pallore mortale del viso, cominciava a dubitare che fosse ancora vivo. Gli appoggiò le dita tremanti su un lato del collo e, con sollievo, sentì chiaramente il battito del cuore. Corse di nuovo alla macchina per recuperare il cellulare e chiamare il 911.
 
 
Loki era rimasto privo di coscienza fino all’arrivo in ospedale. Le luci forti nella sala visita e tutti i rumori intorno a lui lo stavano irritando parecchio, ma servivano a farlo tornare cosciente. L’ultimo ricordo che aveva era la faccina di Odino, che lo fissava severamente mentre mormorava la frase “prego di non dovermi pentire per aver dato retta a mia moglie” e poi la luce del Bifrost era scesa su di lui, portandolo via da Asgard. Non aveva fatto in tempo ad appoggiare i piedi sul terreno che era successo qualcosa e aveva perso conoscenza.
Aprì gli occhi e capì che era sdraiato su qualcosa di semi-rigido, mentre delle persone stavano sopra di lui e lo toccavano. Cercò di rialzarsi e mosse le braccia per scacciare gli inutili midgardiani.
“Lasciatemi stare” ordinò perentorio.
“E’ stato vittima di un incidente. Ora è in ospedale, stia calmo” cercò di rassicurarlo il medico incaricato di visitarlo, mentre gli posava una mano sulla spalla, perché non si muovesse. Ma il dio dell’inganno, molto più forte dei terrestri, si mise a sedere con un colpo di reni, fissando tutti con odio e allontanando, con un gesto brusco, il dottore.
“Voi non sapete con chi avete a che fare! Sono il principe Loki di Asgard” dichiarò in tono altisonante e di sfida, rialzando il mento con orgoglio.
Quasi si aspettava che i midgardiani intorno a lui, una volta capita la sua importanza, si mettessero in ginocchio, attestando la propria fiducia in lui, rendendogli onore. Invece non accadde niente di tutto ciò. Quelle persone vestite di bianco lo fissarono, con espressioni incredule e dubbiose.
“Chi?” chiese un mortale molto più basso di lui, facendo una smorfia e poi gli appoggiò le mani sulle spalle, costringendolo a sdraiarsi su quello strano lettino bianco, sfruttando quell’attimo in cui lui rimase spaesato dalla loro reazione.
“Sono un asgardiano, dovete portarmi rispetto”
“Ehi amico stai tranquillo. Io sono di Brooklyn se ti può consolare”
Dopodichè gli venne preso un braccio e, prima che potesse reagire, qualcosa gli pizzicò la pelle, facendolo scivolare nuovamente nell’incoscienza.
 
La seconda volta che tornò cosciente, Loki fece più fatica a riacquistare la lucidità. Il suo cervello cominciò a registrare delle voci che parlavano ma, a differenza di prima, era tutto più attutito. Anche la superficie dov’era sdraiato era diversa, molto più morbida e comoda. Forse si erano finalmente resi conto di chi era e si erano prodigati per una degna accoglienza. Quando riuscì ad aprire gli occhi, la prima cosa che vide furono due iridi castane e si ritrovò a pensare che erano un colore bellissimo. Su Asgard quasi tutti avevano gli occhi chiari e, benché li avesse pure lui, lo avevano sempre fatto sentire estraneo, un po’ come la sfumatura chiara dei capelli.
“Chi sei?” mormorò con un soffio di voce, prima che il torpore gli rendesse difficile tenere aperti gli occhi. Li richiuse non riuscendo a contrastare quel senso di confusione e gli parve di sentire un tocco delicato sulla guancia, ma era quasi sicuramente un’allucinazione, nessuno lo accarezzava più da quando non era più un bambino.
Restò cosciente, per quanto ad occhi serrati e quando ritrovò la forza di alzare le palpebre, quella misteriosa donna era scomparsa. Con rammarico pensò che era stata solo un’illusione della sua mente, un inganno rivolto verso se stesso. Sopra di lui ora c’era il viso del dottore che l’aveva curato.
“L’effetto dell’anestesia sta passando, anche se si sentirà confuso ancora per una mezz’oretta. Le abbiamo fatto delle radiografie e non ha niente di rotto, per quanto sia impossibile crederlo visto che il colpo che ha preso quando è stato investito. Ha riportato solo qualche livido che guarirà nel giro di una settimana. Per precauzione le consigliamo di tenere fasciata la spalla, che stando alle circostanze in cui è stato trovato, avrebbe dovuto essere rotta e invece sembra a posto”
L’espressione sul viso di Loki era rimasta neutrale durante tutto il discorso del medico. Per quanto fosse in una forma mortale, era pur sempre un dio ed era difficile che un incidente midgardiano potesse fargli davvero male.
“Posso andarmene allora?” fu il suo commento, ignorando tutto il resto. Quello che voleva di più era uscire da quel posto strano, tutto bianco e con un odore fastidioso.
Il dottore corrugò la fronte, sorpreso da quell’atteggiamento ma non disse nulla.
“Ho solo bisogno dei suoi dati per compilare la cartella clinica, li può dettare all’infermiera” gli disse, facendo un cenno ad una ragazza che si avvicinò con penna e foglio.
“Gliel’ho già detto chi sono: il principe Loki di Jotunheim”
L’infermiera guardò il dottore, con la penna a mezz’aria. Quest’ultimo sospirò e cercò la pila a stilo in una tasca.
“Signor… Loki. E’ sicuro di chiamarsi così? E’ tutto ciò che ricorda?”
“Questo è il mio nome, conosciuto in tutti i Nove Regni”
Il medico gli avvicinò lo stilo agli occhi, scrutando le pupille del paziente.
“Ma cosa… la smetta!” reagì il dio, tirando indietro.
“Torniamo subito” fu la risposta, mentre il dottore si allontanava con l’infermiera.
Loki cominciava a spazientirsi. Voleva andarsene ed era già stato fin troppo accondiscendente verso quei terrestri che, ancora una volta, non perdevano l’occasione di mostrarsi stupidi e fastidiosi.
 
Note varie:
* Piccola licenza poetica che mi sono concessa: quando il Bifrost si apre sulla Terra viene “mascherato” e agli occhi terresti appare come un fulmine e, per rendere realistico tutto ciò, spesso è accompagnato come effetto collaterale dalla pioggia, che può durare poco o tanto a seconda del tempo atmosferico in quel momento su Midgard.
 
E’ voluto che, durante l’interrogatorio del medico, Loki affermi di essere un asgardiano e citi Asgard perchè parla in modo istintivo e si sente così. Mentre  la seconda volta, lucidamente, dichiara di essere di Jotunheim. Prima parla con il cuore e poi con la mente.
  
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