Nickname EFP/FFZ: bridgetvonblanche
Titolo: The dove and the crow
Fandom: Naruto
Rating: Giallo
Caratteristiche/Nome OC: Hitomi Uchiha [il nome Hitomi (瞳) letteralmente significa “Luce degli occhi” e viene solitamente dato alle ragazze di occhi bellissimi; 16 anni; capelli neri; Padre: deceduto]
Coppia: Itachi Uchiha/ Hitomi Uchiha
Genere/i: Sentimentale, Introspettivo, Malinconico
Lunghezza: Raccolta di Flashfics
Avvertimenti/Note: Het
Conteggio parole Word: 1.474 parole
Pacchetto: Mogano [sognatrice/riservata] 

NdA e varie: Una breve raccolta di “prime volte” riguardanti i -non più così sconosciuti- spaccati e scorci di vita di uno dei miei Uchiha preferiti. Inizialmente avevo previsto una long decisamente più corposa ma, per mancanza di tempo dovuto ad alcuni impegni personali, ho scelto di ripiegare su questa soluzione. E’ stata una bella sfida per me perchè solitamente mi dedico alle OS o alle Long: è la prima volta (ebbene si, anche nel mio caso si tratta di “prime volte”, il discorso non vale solo per il buon Itachi lol) che mi cimento nella composizione di flashfics, il cui limite di 500 parole ancora mi tormenta durante la notte (lol).
Spero che il risultato non sia completamente da buttare (/ω＼)
As usual: pace, amore, Tsukyomi infinito e buona lettura a tutti!

bridgetvonblanche

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Partecipante al "Design a Life!Contest" di Kirame amvs 

- Link al contest -

[The dove and the crow] 

We all want Love, we all want Honor,
nobody wants to pay the asking price

[1]

Non era la prima volta che ad Itachi capitava di soffermarsi lungo le rive del fiume Nakano presso il quale gli piaceva rimaneva ad osservare per un tempo imprecisabile il profilo scuro di quel ponte dove, fino a solo pochi mesi fa, era solito trattenersi fino a tardi insieme a suo padre. Si trovava lì anche quel pomeriggio, anche se, questa volta, il motivo del suo indugiare immobile sulla sponda più rigogliosa del fiume era da imputare a qualcosa che ben poco aveva a che fare con ricordi ormai passati di allenamenti con gli shuriken o lezioni di ninjutsu. 

Non l’aveva mai vista alle riunioni segrete del clan, né alle lezioni in Accademia. Fin da bambino si era chiesto il motivo per cui una ragazza come lei non avesse degli amici con cui giocare, né uscisse spesso di casa se non per trascorrere intere giornate sdraiata su quella sponda, con l’aria da perenne sognatrice che tanto le si addiceva.

Sebbene non avesse mai dubitato della sua appartenenza al Clan, forse per via di quei sottili capelli color pece o, più semplicemente, per il ventaglio che era stampato anche sulla sua tuta rigorosamente nera come se fosse un marchio indelebile, c’era qualcosa di estremamente singolare nei lineamenti del suo viso, nella sua espressione taciturna e nella forma dei suoi occhi che, nonostante anche ora fossero chiusi e rivolti verso il cielo rossastro, sembravano regalare alla sua figura un’aria serena e distesa, completamente diversa da quella sempre fin troppo corrucciata che caratterizzava gli Uchiha. C’era qualcosa di inconsueto ed inspiegabile nel movimento delle sue mani che accarezzavano l’erba verde ed umida del prato sotto i suoi palmi da riuscire ad ipnotizzarlo, invitandolo a rimanere immobile ad osservare incantato quei movimenti tanto aggraziati.

La disgrazia del Clan. 

Così veniva additata da chiunque incrociasse il suo viso lungo le strade. Tutti sembravano conoscere il suo unico difetto, nessuno la sua storia. Ed anche lui, Uchiha Itachi, aveva fatto fatica a credere alle parole di sua madre Mikoto quando, spinto unicamente da quell’innocente curiosità di bambino, le aveva domandato il motivo per cui quella ragazza venisse rifiutata dai membri del suo stesso Clan, allontanata ed evitata da tutti come se fosse l’incarnazione di una qualche grave pestilenza.

-Hitomi è nata cieca-

Non era mai riuscito a dimenticare la nuda crudezza di quella frase; e forse era stato proprio il ricordo di quelle parole a spingerlo, in quell’ancora tiepido pomeriggio d’autunno, al rientro dall’ennesima missione, a prediligere la fresca brezza che aleggiava sulla riva del fiume al tepore della propria casa; a preferire la silenziosa compagnia di lei alle seccanti domande di suo padre. Ed era stato così che, per la prima volta, Itachi si era reso conto di non essere abbastanza forte per sostenere il peso di quello sguardo vitreo che chiedeva solamente di poter essere dimenticato.

-472 parole