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Autore: Serpentina    23/10/2015    1 recensioni
Missing moments e retroscena sui personaggi della mia long "Love Quest". Perché dietro (e dentro) la storia principale spesso si cela molto altro...
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Non volendo trascinare LQ per le lunghe, ma non volendo, allo stesso tempo, privarvi dell’occasione di sbirciare nelle vite dei personaggi, ho pensato di creare questa piccola raccolta di momenti passati, presenti e (forse) futuri, che spero vi aiuterà ad entrare nelle loro contorte testoline. Consiglio l’abbinamento musicale con We won't get fooled again. Pronti a fare un viaggio nel passato e presente di Philip?
 

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To Brooklyn and back again

Philip Gage, ebbro del senso (al limite del delirio) di onnipotenza che solo sfrecciare in autostrada donava, non concepiva chi, come sua madre, si sentiva a disagio al volante. Aveva ingranato la prima a dodici anni, per errore, e da allora non si era più fermato; guidare era per lui distensivo quanto una lezione di yoga. Adorava la sensazione del piede premuto sull’acceleratore, osservare il contatore di velocità schizzare verso destra, fin quasi al limite, stringere tra le mani il volante. Il traffico cittadino lo stressava, sì, ma prevaleva sempre la gioia di trovarsi sulla strada. In effetti, la sua vita, a causa del lavoro di suo padre, era stata un continuo andirivieni: nato a Charleston, South Carolina, dai due ai dieci anni aveva però vissuto a Jacksonville, Mississippi; tornato a Charleston, vi era rimasto, grazie alla generosità dei suoi zii, fino al diploma, raggiungendo poi i genitori a New York, dove si era fermato, fatta eccezione di un breve periodo di studio all’estero, fino al trasferimento definitivo a Boston per seguire il suo mentore. Non avrebbe sopportato di specializzarsi con qualcuno che non fosse lui: il dottor Berger univa a una solida preparazione una dote purtroppo rara tra i camici bianchi… l’umanità. Nella Grande Mela avrebbe imparato ugualmente a fare il medico, ma a Boston aveva imparato a prendersi cura dei pazienti, non c’era paragone.
Lesse l’indicazione per la I-278 W, uscita per Brooklyn/Queens, e sospirò di sollievo: mancava poco, ormai.
Più che dei grattacieli di Manhattan e della Statua della Libertà, sentiva la mancanza delle persone che aveva lasciato per inseguire i propri sogni; tuttavia, mai era stato tentato di tornare indietro: la tecnologia permetteva di mantenersi in contatto a distanze superiori di quella che separava Boston da New York, dove tornava almeno una volta al mese.
Parcheggiò nel garage del casermone che i suoi chiamavano casa, fulgido esempio di malriuscita coniugazione tra praticità e design (gli era sempre sembrato un grosso alveare), li salutò brevemente e si precipitò dagli amici, meglio noti come pazzi scatenati, ora felicemente ammogliati. Scacciò dalla mente con uno sbuffo e uno scatto della mano il pensiero che era rimasto l’unico non accoppiato. Immaginava già le battute e la fastidiosa punta d’invidia che avrebbe provato nel vederli scambiarsi discrete effusioni, innamorati e felici, invidia acuita dal fatto che, se le cose fossero andate diversamente, avrebbe potuto avere Sarah al suo fianco.
L’allegra confusione di saluti e pacche sulle spalle, sorrisi e domande di carattere generale lo travolse, impedendogli di pensare oltre a Sarah.
–Phil! Quanto tempo! È… non riesco a crederci, è dal matrimonio di Jared che non ci vediamo! Sai, giusto ieri ho stampato le foto migliori di me e Lexi - ce n’è una stupenda in cui ci baciamo e, sullo sfondo, ci sei tu che fissi il sedere di Nina, l’amica di Callie, quella rossa e, mi dispiace per te, sposatissima - e devo proprio dirtelo: le tue scarpe erano davvero ridicole! Le hai buttate?
–Dy, lo stai rintronando di chiacchiere! Fallo almeno sedere, prima!- intervenne Jared, attento come sempre a porre un freno all’iperattivo entusiasmo del socio.
–Non è vero!- si difese lui, rivolgendo all’amico uno sguardo da cucciolo coccoloso. –Vero che non è vero?
–Sai benissimo che è vero, ma ormai abbiamo gettato la spugna con te, sei irrefrenabile!- esclamò Ross, il più pacato e razionale del trio, e ingollò un sorso di birra per nascondere il sorriso che gli stava nascendo sulle labbra.
Philip si sedette e, seguendo il detto “via il dente, via il dolore”, pose la fatidica domanda –Vi siete già liberati delle vostre dolci metà? Le mie illusioni sulla felicità coniugale vanno a farsi friggere!
–Mettici impanatura doppia- sbuffò Jared, giocherellando con la fede. Philip avvertì in lui una strana tensione.
–So che sei riservato per natura, Jared, ma… per caso ci sono guai in paradiso?
–Se avessi saputo che Callie avrebbe trascorso la maggior parte della giornata in quella libreria, l’avrei demolita! Ci sono giorni in cui ci incontriamo direttamente a letto, prima di dormire. Non siamo nemmeno andati in viaggio di nozze!
–Ti consiglio l’Australia, è stupenda!- trillò Dylan. –Rivolgiti a un’agenzia di viaggi, però, perché per mete del genere bisogna essere super assicurati per ogni evenienza. Posso passarti la brochure, se vuoi. Se penso che Lexi era fissata col tour delle capitali europee… fortuna che l’ho spuntata: ci siamo talmente divertiti che le settimane da due sono diventate tre, non volevamo tornare!
L’abbronzatura e il sorriso a trentadue denti che sfoggiava ne erano prove tangibili di quanto fosse stato piacevole il soggiorno e di quanto fosse profondo, nonostante si conoscessero da poco, il sentimento che lo legava alla neo-moglie, Alexandra (“il mio angelo biondo”, come amava definirla). Philip si ritrovò a sorridere inconsciamente al ricordo di un Dylan semi-ubriaco che blaterava del suo sogno di incontrare una bella bionda e partire con lei per l’Australia.
Aveva incontrato l’attuale Mrs. Jared White direttamente il giorno delle nozze, scambiandola per una delle damigelle. Le gaffe erano il suo pane quotidiano: non avrebbe mai dimenticato l’infelice “vestita così sembri più giovane” rivolto alla sua prima ragazza… di sedici anni; la sua incapacità di far vibrare le corde giuste della vanità di una donna era il principale motivo del suo scarso successo con l’altro sesso. Per sua fortuna, Calliope era una donna fortemente autoironica e ci aveva riso su, invitandolo addirittura a ballare con lei durante il ricevimento. Tra una giravolta e un piede pestato avevano parlato, scoprendo una passione in comune: i libri. Le aveva promesso di recarsi nella sua libreria, Austen&Company, ma troppi impegni si erano frapposti tra lui e questo buon proposito. Si rimproverò mentalmente e giurò a se stesso di rimediare il prima possibile.
–Onestamente, Dy, dal poco che conosco Callie, non me la immagino a fare rafting nella barriera corallina- ridacchiò, lieto che la conversazione avesse preso la piega desiderata: tra rimembranze delle rispettive feste di nozze e lamentele sulle difficoltà della vita quotidiana, non era ancora arrivato il suo turno, e la speranza era che la rimpatriata si concludesse prima, molto prima. –Il viaggio di nozze era utile un tempo, Jared: gli sposi, nella migliore delle ipotesi, non si conoscevano, gli serviva una settimana da soli per entrare in intimità, ma ormai la maggioranza delle coppie fa di tutto e di più prima delle nozze, perciò puoi tranquillamente riservare l’opzione fuga romantica a quando ce ne sarà veramente bisogno. Potresti scegliere una meta che metta d’accordo entrambi: sai che non credo nell’attrazione tra completi opposti, se l’hai sposata significa che avete dei punti in comune. Mia modesta opinione, eh!
Un paio di magnetici occhi color caramello lo scrutarono guardinghi, dandogli la sensazione di venire passato ai raggi X, esattamente come al loro primo incontro.
“La biblioteca era diventata la sua seconda casa, per colpa di Anatomia… peccato avesse un orario di chiusura.
Tornato in camera sua, si era steso sul letto in compagnia di appunti e atlante Netter, con una confezione di patatine fritte come sostentamento, dato che, nella foga dello studio, aveva dimenticato di cenare.
Stava soccombendo all’incapacità di memorizzare i diciannove muscoli dell’avambraccio (si era già arreso all’impossibilità di impararli in ordine di profondità e divisi per logge la notte prima dell’esame), quando, alle 11 p.m. in punto, aveva udito una specie di tonfo, che si era ripetuto due, tre, venti volte, prima di cessare. Stranito, aveva scrollato le spalle e aveva ripreso il ripasso, ma era stato ben presto costretto ad interromperlo da grida e musica a tutto volume provenienti dal piano superiore.
Imbestialito, aveva gettato gli appunti per aria e si era diretto verso la fonte della caciara. La porta chiusa non lo aveva scoraggiato, anzi: si era messo a urlare e prenderla a pugni, le mani che gli prudevano dal desiderio di cambiare i connotati al coglione che aveva organizzato una mega festa in pieno periodo d’esame.
–Ehi! Aprite, cazzo, o la sfondo!
Vuoi perché aveva gridato letteralmente a squarciagola, vuoi per il mistico potere delle imprecazioni, un ragazzo aveva fatto capolino e gli aveva chiesto chi fosse.
–Sono quello che ti ridurrà a brandelli, se non abbassi subito questa cazzo di musica!
Lo sconosciuto - la cui gestualità accentuata, unita alla pelle pallida e sudata e una chioma bionda sparata in tutte le direzioni, dava l’impressione di un cocainomane che aveva infilato le dita in una presa di corrente - aveva vuotato la sua birra come niente fosse e gliel’aveva messa in mano, prima di ridacchiare –Fammi capire: dovrei scontentare venti persone, compreso me, per accontentare uno che mi minaccia? Va’ a farti una dormita, amico!
Vedersi sbattere la porta in faccia aveva acceso la miccia che di lì a poco lo avrebbe fatto esplodere: lungi dal seguire il consiglio di quel “biondo malefico”, aveva continuato a colpire il duro legno, sbraitando i peggiori insulti.
–Secondo la costituzione ho diritto a un’arma, e giuro di comprarla per scaricarla su di te, se non apri! Apri, fottuto bastardo!
Il biondo di prima, stavolta con un bicchiere pieno di quello che, a giudicare dall’odore, era rhum, era riapparso sulla soglia e aveva sospirato –Nervosetto, eh? Una dormita ti aiuterebbe, dico sul serio!
–No!- aveva latrato Philip, strattonandolo per il colletto della (secondo lui) ridicola camicia a quadri che indossava. –Tu non capisci! Io. Ho. Bisogno. Di. Studiare. In. Pace! Domani ho un esame, cazzo! Quindi abbassa questa musica di merda, o farò una strage che il massacro alla Columbine, in confronto, impallidirà!
–Esame domani, eh? Si vede! Hai una faccia che… mamma mia!- aveva replicato il biondo, tranquillo e sereno. –Senza offesa, eh!
–Figurati se avessi voluto offendermi!
–Sai cosa ti serve, adesso? Del sano, rilassante cazzeggio. Dai, entra! Bevi una birretta, socializzi, ti svaghi…
–Sei fuori di testa?- aveva barrito Philip, sconcertato. –Ho un esame tra otto ore, non posso…
–Andarci in queste condizioni? Naturalmente no! Chi si presenterebbe a un esame con l’aria da schizofrenico in piena crisi?- aveva finito al suo posto il biondo (apparentemente) folle. –Dammi retta: quello che potevi fare l’hai fatto. Il cervello è saturo. Sa-tu-ro. L’unica cosa che puoi fare è spassartela. Avanti, entra!
Senza aggiungere altro, lo aveva tirato dentro l’appartamento affollato, gli aveva servito una birra fredda ed era sparito, lasciandolo da solo in mezzo a perfetti estranei. Dopo un fallimentare tentativo di conversazione con un tipo dai lineamenti duri e una naturale propensione alla misantropia, si era diretto dal pesce fuor d’acqua della serata.
–Scusa se ti disturbo, ma devo assolutamente saperlo: come riesci a leggere con questo casino? Tra parentesi: ottima scelta: anche a me piace molto “Il giovane Holden”.
–Meditazione zen- era stata la risposta. –Se hai la fortuna/sfortuna di avere Dylan, quello che sembra essere reduce da una folgorazione- “Oddio! Il biondo squinternato!” –Per coinquilino e vuoi sopravvivere…
–È così al naturale?- aveva esalato uno sconvolto Philip. –Non gli si scaricano mai le pile?
–Finora no, ma non dispero- aveva ridacchiato il ragazzo dai penetranti occhi color caramello. Lo aveva osservato a lungo, soppesando se valesse o meno la pena di dargli confidenza. Alla fine aveva deciso di sì. –Dio, che scemo! Mi chiamo Jared.
–Philip. Sto nell’appartamento qui sotto, ero venuto a supplicarvi di abbassare il volume della musica perché ho un esame domani e volevo studiare…
–Hai un esame domani, anzi, oggi? Incredibile!
–Pure tu?
–Oh, sì- aveva mormorato l’altro. –Infatti, quando ho scoperto che Dy aveva organizzato una festa proprio stasera, ho dato in escandescenze e minacciato di cambiargli i connotati, se dovesse andare male. Visto che siamo sulla stessa barca… tu lo tieni fermo e io lo picchio?
–No!
–“No”, nel senso “niente botte”? Sei un pacifista?
–“No”, nel senso… “tu lo tieni fermo e io lo picchio”!
–Lo picchiamo a turno, e affare fatto?- aveva proposto alla fine Jared, tendendogli la mano.
–Affare fatto- aveva risposto lui.
Per fortuna di Dylan e del suo bel faccino, entrambi, l’indomani, avevano passato i rispettivi esami.”
Emesso un lungo sospiro, Jared rispose –Il giudizio di Salomone. Saresti un ottimo diplomatico. Sì, probabilmente hai ragione: è inutile sprecare una vacanza romantica soltanto per seguire le consuetudini. Andremo in viaggio di nozze quando non ne potremo più di questa città!
–Cioè mai- interloquì Ross, si alzò e disse –Chi vuole un altro giro? Ordina quello che preferisci, Phil, offro io!
–Che fine hanno fatto le tue capacità manageriali?- lo irrisero gli altri due. –Con tutte le bevute che gli hai offerto, avresti potuto comprarti una villa negli Hamptons!
Ross scoppiò nella sua tipica risata rauca, simile a un latrato, gettando la testa all’indietro, e replicò –Finisco di saldare il mio debito: è grazie a Phil se ho trovato l’anima gemella.
–Allora non dovresti pagargli da bere… dovresti chiedergli i danni!- ironizzò Jared per provocarlo: sapeva che, nonostante nell’ultimo periodo avessero un po’ di alti e bassi, Ross era innamorato pazzo di sua moglie.
“–Sono felice che tu abbia deciso di studiare di nuovo con me, Phil- aveva detto a un tratto Rachel, spalmata sul divano.
–Scusa se sono stato distante, ho avuto dei casini e non mi andava di avere gente intorno- aveva bofonchiato, nascondendosi dietro il tomo di fisiologia. All’inizio non aveva notato Rachel - sebbene la voluminosa chioma castana in “stile tata Francesca” fosse piuttosto appariscente - a causa della sua timidezza: a lezione parlava soltanto con una sua amica e non alzava mai la mano, limitandosi a scrivere convulsamente sul bloc notes. Durante la prova pratica di anatomia, però, si erano trovati in coppia, dando il via ad un fruttuoso sodalizio di studio, interrotto dalla sua codardia: aveva creduto a una voce di corridoio, secondo la quale Rachel aveva una colossale cotta per lui; non volendo alimentare le illusioni della ragazza, aveva a malincuore tagliato di netto i ponti con lei. Aveva riallacciato i rapporti nel momento esatto in cui aveva realizzato quanto fosse stato stupido.
–Tranquillo, è acqua passata- gli aveva assicurato, arricciando il naso all’insù mentre si concentrava su una delicata operazione: aggiustare la fascia che tratteneva la massa dei capelli. Philip l’aveva vista al naturale, dopo lo shampoo, ed era rimasto sconvolto: sembrava avesse in testa un barboncino di grossa taglia. –Allora, questo ciclo cardiaco?
Aveva appena aperto bocca per mostrare la sua vasta conoscenza in materia, quando un rumore ormai familiare lo aveva messo a tacere.
–Sono già le undici?
–Indovinato- aveva trillato Rachel. –Cos’hai, l’orologio biologico? E cos’era quel rumore?
–Lo scoprirai tra tre… due… uno…- l’intro di “We won’t get fooled again”, a volume talmente elevato da far tremare le pareti, echeggiò per l’edificio. –Credimi, a questo punto studiare diventa impossibile. Che ne diresti di unirci ai festaioli?
Dylan aveva esaminato Rachel da capo a piedi, prima di commentare –Adoro i tuoi capelli! Hai buon gusto, Phil, è molto carina la tua ragazza!
–Cosa? No, io… lei… noi…
–Noi studiamo e basta- aveva pigolato Rachel, rossa in volto.
–Scommetto che studiate anatomia, eh, ragazzacci? Ehi, sai che ho l’impressione di averti già vista da qualche parte?
–È la più patetica tecnica di abbordaggio mai sentita, Dy. Oltretutto non sta funzionando: l’hai terrorizzata, guarda!- aveva ringhiato una voce profonda e leggermente roca. Con enorme stupore di tutti, a parlare era stato Ross. Presentati se stesso e i suoi amici a una spaventata Rachel (la quale, a differenza di Philip, non era avvezza all’esuberanza di Dylan), le aveva offerto da bere.
–No, grazie. Io… sono astemia- aveva sussurrato flebilmente, aspettandosi di venire derisa, come facevano le sue coinquiline. Aveva sorriso radiosa quando Ross l’aveva informata che il frigo era fornito di bevande analcoliche e le aveva mostrato la cucina.
Pervaso da spirito pettegolo, il trio di spie si era appostato nella posizione ideale per ascoltarli senza essere visti.
–Non ci credo!- aveva bisbigliato Philip, strabuzzando gli occhi. –Ross parla!
–E tanto, anche!- aveva rincarato Jared, che lo conosceva da mesi, eppure si scambiavano poco più di “buongiorno” e “buonasera”.
–È un miracolo!- aveva chiocciato Dylan, per una volta senza parole.
–Lo asserisco con voi testimoni: se si sposano, Ross mi deve cento bevute!”
–E con questa siamo a cento. Dalla prossima volta niente più alcolici a sbafo. Ok, ora che abbiamo una birra ciascuno- esordì Ross, passandosi una mano sul viso. –Pagata da me, vi faccio notare… possiamo torchiare il qui presente dottor Philip Gage.
–Mozione approvata!- esclamò Jared.
–Guardate che faccia! Credeva di darcela a bere con la sua cortina di fumo. Ti conosciamo troppo bene: mandi avanti gli altri per evitare di esporti. Con noi non attacca. Qual è il problema? O meglio: chi è il problema?
–Niente! Nessuno! State montando castelli in aria!
–Nervosetto, eh? Segno che stiamo andando nella direzione giusta. Martelliamolo di domande finché non cede!
–No, vi prego!- implorò Philip, tappandosi le orecchie. –Quando Dy attacca a parlare a macchinetta è insopportabile! Lei si chiama Sarah ed è semplicemente stupenda, ma off limits.
–Amore deontologicamente scorretto? È una paziente?
–La figlia di una, ehm, ex paziente.
–Come mai ex?
–Perché è morta.
–Ora capisco: è fuori dalla tua portata perché hai accoppato sua madre!- ciarlò Dylan, inopportuno come pochi.
–Non ho accoppato nessuno! Sono state svolte delle indagini, il cui esito mi scagiona completamente!- sbraitò furibondo il medico. –Solo… lei non pare concordare; al funerale mi ha praticamente cacciato!
–E ti piace ancora? Nonostante tutto?- chiese Jared, parecchio sorpreso. –Dev’essere speciale!
–Uff! Ecco una sua foto, malfidati. Come potete vedere, è spettacolare.
Tre voci all’unisono scandirono la medesima frase: –È bionda.
–Beh, sì. Perché?
–Hai sempre detto che le bionde sono buone solamente orizzontali! Ricordo ancora certe battute, tipo quella sulla bionda che non riusciva a preparare un uovo sodo al fidanzato perché non trovava il ricettario, oppure quella sulla bionda morta annegata perché aveva visto uno specchio sul fondo della piscina…
–Il karma agisce attraverso vie misteriose- sospirò Philip, strappando di mano a Dylan il cellulare.
–E molto, molto bionde- scherzò Ross. –Sfottò a parte, qual è esattamente il problema? Ti ha accusato di aver ucciso sua madre? Di esser stato negligente? Cosa?
–Beh… in realtà no- ammise, cominciando a porsi il dubbio se non si fosse rovinato da solo con le sue paranoie. Forse esisteva ancora una tenue speranza. –Mi ha fulminato con lo sguardo e si è allontanata.
–Senza spiegazioni? Niente di niente?- intervenne Jared. –Allora non resta che un’opzione: estorcergliele. Vai da lei quando è più vulnerabile e obbligala alla sincerità.
–Sì! Sbattila contro il muro e chiedile se pensa che tu abbia spedito al camposanto sua madre!
–Piantala, Dylan! Phil non ha ammazzato nessuno!
–Mi avete convinto- asserì Philip, agitando i pugni. –Domattina…
–Domattina? Domattina? Chi dorme non piglia donne!- lo redarguì Jared. –Non si conquista la donna della propria vita standosene con le mani in mano ad aspettare che apra gli occhi su chi è il suo personale Mr. Darcy!
–Ma è esattamente quello che hai fatto con Callie, Jared!- osservò Ross.
–Beh, il suo caso è diverso- soffiò, seccato. –Andrai da lei stanotte: sarà troppo morta di sonno per resisterti!
–Stanotte? Sono più di quattro ore in auto! E ho, ehm, alzato il gomito.
–Quando mai ti ha fermato una quisquilia del genere? Quando volli fare una visita a sorpresa a Vera, quella della storia a distanza… quella che mi ha, ehm, tradito… guidasti da sbronzo fino al Missouri!- obiettò Dylan. –La prima volta che ti ho visto ti ho suggerito di fare una dormita; beh, stavolta ti suggerisco di darti una svegliata e tornare a Boston di corsa! Ai tuoi puoi rifilare la scusa del lavoro, funziona sempre.
–Siete seri?
–Mai stati più seri in vita nostra. Vai e colpisci!

 
***

Si sforzò di mantenere la calma, umettandosi le labbra a intervalli regolari sia perché aveva la bocca secca, sia per non concentrarsi sulla tachicardia o la tachipnea. E lui con Sarah doveva soltanto parlare! I suoi amici, allora, quando avevano fatto la proposta per antonomasia alle loro mogli, dovevano essere stati sull’orlo dello svenimento!
La porta si aprì e rimase a bocca aperta: l’amore doveva avergli tolto qualche diottria, o alterato la corteccia visiva, perché non era possibile essere così inesorabilmente attratti da una donna infagottata in un pigiamone di pile, con un nido in testa e un filo di saliva seccata lungo la guancia; indipendentemente dalla sua avvenenza, non era certo un bello spettacolo. Notò che strizzava spesso gli occhi, come se faticasse a metterlo a fuoco, e intuì che, perlomeno quando usciva, usava lenti a contatto.
–Ciao, bionda.
Fu tutto ciò che riuscì a dirle (e al diavolo il bel discorso che aveva preparato in macchina).

Note dell’autrice:
Innanzitutto squillino le trombe e suonino i tamburi: tutti i grazie del mondo a Calliope S, che ha acconsentito a prestarmi di nuovo i suoi personaggi (leggete Quando meno te l'aspetti per saperne di più su Jared, Dylan e Ross) e ha creato il favoloso banner che potete ammirare all’inizio del capitolo. Sono drogata delle sue storie e aver potuto far incontrare le nostre “creature” mi onora immensamente! :-*
Ora che avete conosciuto meglio il fulvo dottorino e i retroscena della visita notturna a Sarah, avete cambiato idea su di lui, oppure no? Let me know!
Anticipazioni: il prossimo extra sarà dedicato a una delle sorelle Carr. Quale, lo lascio alla vostra immaginazione, altrimenti non ci sarebbe gusto! ;-)
Alla prossima!
Serpentina
Ps: il massacro alla Columbine è un evento realmente accaduto, purtroppo. Due studenti si introdussero armati nell'edificio scolastico e aprirono il fuoco su compagni e insegnanti.

 
 
   
 
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