Libri > Trilogia di Bartimeus
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Autore: Destyno    23/10/2015    2 recensioni
[AU: tutte le spiegazioni nel primo capitolo]
Nathaniel Underwood è un giovane studente del liceo, perfettamente normale. Certo, magari si diletta un poco con l’evocazione di demoni, ma quale aspirante Soppressore non lo fa?
Un giorno, per errore, si ritrova coinvolto in uno scontro tra tre demoni (anzi, per essere precisi, due e mezzo) e ne salva uno (mezzo), forse in uno slancio di misericordia.
Atto di buon cuore che però rischia di trasformarsi in qualcosa di più, soprattutto quando Nathaniel si accorge di un tatuaggio che prima non aveva...
Ma ormai non si tratta solo di questo: Londra è sul piede di una guerra civile, il sangue inizia a macchiare i vicoli bui durante la notte.
Da che parte schierarsi, Nathaniel? Chi è davvero nel giusto, il Governo o i sovrannaturali?
Genere: Fantasy, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Bartimeus, Nathaniel, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Uno
 
«Underwood!» abbaiò il professore.
«Sì, professor Lovelace?» chiese Nathaniel, senza nemmeno cercare di nascondere la noia che provava.
«Ripeti ciò che ho detto. E togliti quell’espressione da pesce lesso dalla faccia!»
Il giovane roteò gli occhi, sbuffando.
«Le prime testimonianze scritte di creature sovrannaturali si ebbero attorno al dodicesimo-tredicesimo secolo. Una di queste è il Bestiario di Aberdeen, un manoscritto miniato inglese risalente appunto-»
«Basta così, Underwood» lo interruppe Simon Lovelace, il volto livido di rabbia.
Poi si voltò e, come se non avesse mai interrotto la lezione, riprese a spiegare le varie differenze tra le specie demoniache, e Nathaniel poté tornare a fissare con sguardo sognante il profilo della ragazza al primo banco.
«Professore, perché ne parla come se fossero animali, o peggio?» chiese proprio quella ragazza. Nathaniel sbuffò e picchiò debolmente la testa contro il banco.
Kitty poteva anche essere la ragazza più bella del corso di demonologia, ma non imparava mai.
«Perché è esattamente quello che sono, signorina Jones» ribatté Lovelace con tono di supponenza «Animali. A malapena riescono a controllare i loro istinti e poteri, si pensi al Grande Incendio di Londra del 1666…»
Kitty aveva tutta l’aria di voler lanciare un mattone in faccia al professore, ma si contenne. Anche se le costò un certo sforzo e l’espressione di chi è costretto ad ingoiare qualcosa di disgustoso e viscido. Molto disgustoso e molto viscido.
Nathaniel sbuffò, annoiato, e appoggiò nuovamente la testa sulle braccia, e chiuse gli occhi.
Dopotutto era il più bravo del suo anno, qualche privilegio se lo poteva permettere.
 
«Allora, “Mandrake”» ridacchiò una ragazza, mollando un pugno scherzoso sulla spalla di Nathaniel «Com’è andata con Severus Piton?»
«Smettila con queste citazioni da nerd, Asmira, tanto nessuno le capisce» borbottò Jakob, facendo piroettare distrattamente una sigaretta tra le dita «Non è che avete da accendere?»
Nathaniel scosse la testa, agitando qua e là i suoi folti ricci neri.
«La mia povera anima fangirl, accerchiata da voi insensibili mondani» si compatì Asmira, sospirando melodrammaticamente.
Kitty non rise, mentre lanciava a Jakob l’accendino. Sul volto aveva un’espressione mortalmente seria.
«Io quel Lovelace non lo sopporto. È così… così…»
«Presuntuoso? Arrogante? Viscido?» suggerì il moro.
«Sì, esatto, viscido.» borbottò Kitty, lanciandogli un’occhiata storta «Tutto quel blaterare sul fatto che gli umani siano superiori alle creature sovrannaturali… sapete chi mi ricorda? Hitler»
«Lovelace non ha attuato un genocidio sistematico» le fece notare Jakob, aspirando una lunga boccata dalla sigaretta.
«Non ancora» lo corresse Asmira «Ma io sto con Kitty. Alla fine sono in grado di provare sentimenti, proprio come noi, e non è giusto sfruttarli in questo modo»
«Tu che ne pensi, Nat?» chiese poi, rivolto al moro, che ancora non si era pronunciato sull’argomento.
«Penso che dovreste essere più prudenti» sibilò «Al governo non piace chi si schiera contro le sue idee»
«E allora? Ci sono dei movimenti che si schierano per i diritti dei sovrannaturali…»
«Sì, e quanti di loro sono stati arrestati con l’accusa di tradimento contro la corona? Date retta a me, fareste meglio a tenervi per voi i vostri pensieri di libertà. Sapete che a mio padre non vanno a genio»
«Sai, Underwood» si scagliò Kitty «è colpa di persone come te se nessuno vuole avere a che fare con i sovrannaturali. Questo egoistico opportunismo che tu e la gente come te vi portate dietro. Sei uguale a Lovelace, anzi, forse sei peggio di lui. Quantomeno lui si schiera da qualche parte, mentre tu ti rintani nel tuo smisurato ego da primo della classe»
Nathaniel le lanciò un’occhiataccia stizzita, poi prese lo zaino, se lo mise in spalla e se ne andò.
«Ehi, che fai? Le lezioni non sono ancora finite!» gli gridò dietro Jakob.
«Per me sì!» sbottò il ragazzo, e si diresse rabbioso fuori dal cancello dell’istituto.
 
«Ma chi si crede di essere, quella Jones? Solo perché ha un bel faccino e degli ideali di pace e giustizia degni di Capitan America non vuol dire che deve tirarsela in questo modo» sbuffò il moro, tirando un calcio rabbiosamente infantile ad un ciottolo sulla sua strada.
Alla rabbia sorda che gli attanagliava le viscere si sostituì ben presto un altro sentimento: che fare?
Aveva tre opzioni: la prima, tornare a scuola, era decisamente impraticabile. Ormai era tardi, economia  era già iniziata da quasi mezz’ora – e poi non aveva fatto i compiti.
La seconda, passare il pomeriggio a bighellonare in giro per Londra, e magari spendere quelle venti sterline che gli aveva regalato sua zia.
Infine, tornare a casa e sperare che i suoi genitori fossero ancora al lavoro, oppure una bella ramanzina non gliel’avrebbe tolta nessuno.
Beh, rifletté Nathaniel, un po’ di svago fuori casa gli avrebbe fatto bene, una volta tanto.
Dunque, stabilì come sua meta il negozio di giocattoli vicino a Piccadilly Circus – non ci stava andando per comprare una catenina con l’Unico Anello, no, nel modo più assoluto – e, nel mentre, acquistò un hot dog da un venditore ambulante.
Soddisfatto e con lo stomaco pieno di sano cibo spazzatura, Nathaniel scese nella metropolitana.
 
«Oh, ma andiamo» borbottò il ragazzo, guardando storto la cartina e tentando di capire dove si trovasse.
Si era bellamente appisolato sul treno – complice anche la serata precedente, passata sul pc a giocare online – e adesso non aveva la più pallida idea di dove si trovasse.
In giro non c’era anima viva a cui chiedere spiegazioni, e l’orgoglio di Nathaniel gli impediva di chiamare i suoi genitori e farsi venire a prendere.
All’improvviso sentì uno scalpiccio concitato alle sue spalle; temendo il sopraggiungere di un rapinatore, si girò di scatto.
«Cosa ci fai qui?!» lo riprese seccamente una voce sconosciuta, bisbigliando «Se ti vede Jabor quello ti squarta vivo!»
«Eh?»
«Oh, che Dio ti fulmini» borbottò l’altro, afferrandolo per un gomito ed infilandosi nel più vicino bagno delle signore.
«Che diamine-» tentò di gridare Nathaniel, ma lo sconosciuto gli tappò la bocca con la mano.
«Stai zitto, idiota. Jabor non guarderà mai qui dentro, siamo più o meno al sicuro»
Rimase in silenzio per un po’, mentre Nathaniel tentava vanamente di liberarsi, ma alla fine si arrese.
Durante quel lasso di tempo, col cuore a mille, osservò il volto del (rapitore?) ragazzo.
Era di poco più basso di Nathaniel, ma era massiccio ed aveva le spalle larghe, ed un incarnato quasi color cioccolato. I suoi capelli erano neri, come quelli del giovane Underwood, ma a differenza di questi ultimi erano tagliati corti e soprattutto molto ricci.
Non riuscì a guardarlo bene in viso, dato che guardava costantemente la porta, ma poté vedere che all’orecchio portava alcuni piercing dorati.
Con la coda dell’occhio riuscì anche a scorgere un tatuaggio sul lato del collo, poco sotto l’orecchio: una semplice linea curva, perfetta ed elegante, quasi una “S” stilizzata. Se fosse o meno il suo tatuaggio, questo Nathaniel non seppe dirlo.
Ben presto udirono fuori uno scalpiccio pesante di passi e uno sbuffare – pareva che dietro quella porta ci fosse un toro in agguato.
Nathaniel, suo malgrado, rabbrividì. In che razza di situazione si era andato a cacciare?
Fortunatamente per entrambi, il toro – o qualunque cosa fosse – passò davanti al bagno senza rallentare. Lo sconosciuto aspettò ancora un paio di minuti, ma poi lasciò andare Nathaniel.
«Si può sapere chi sei?»
«Potresti anche ringraziarmi, sai?» borbottò il ragazzo, senza smettere di fissare la porta.
«Ringraziarti? Ma se mi hai praticamente rapito!» esclamò Nathaniel, scioccato.
«Sì, ma ti ho anche salvato da morte certa, principessa» sbottò l’altro, voltandosi di scatto.
«Oh mio Dio» bisbigliò lo studente «Sei un demone»
«Mezzo demone» lo corresse il ragazzo stizzito, ma Nathaniel non lo ascoltava: era troppo concentrato a fissare con meraviglia mista ad orrore le scintillanti iridi color tramonto dell’altro e la pupilla verticale, ferina.
 
Poi la porta del bagno esplose e i due vennero scaraventati contro la parete.
«Un trucchetto furbo, Bartimeus» ironizzò una nuova voce «Quello di nasconderti nel bagno delle signore. Ci avevi quasi fregato»
«Oh merda» borbottò il mezzo demone – evidentemente Bartimeus – rialzandosi a fatica.
Quando la vista di Nathaniel tornò a funzionare il suo cervello andò completamente in pappa; aveva incontrato un mezzo demone, era sfuggito a quello che pareva un toro impazzito nascondendosi nel bagno delle signore ma quello era semplicemente troppo, persino per lui.
Un uomo, grasso e stempiato, con una divisa da cuoco e diversi tentacoli dalla schiena, stava brandendo un coltellaccio da cucina sporco di – ommioddio ma quello è sangue.
«Faquarl» borbottò Bartimeus, di nuovo in piedi ma visibilmente indebolito «E io che speravo che fossi morto»
«Speravi male, a quanto sembra» fece roteare distrattamente il coltello «Stavolta la tua fortuna sfacciata non potrà aiutarti»
«Tu sottovaluti il mio potere»
«Ah sì? Vediamo, allora» il cuoco fece un gesto con la mano libera «Jabor»
Dal buco nel muro che ormai c’era al posto della porta, entrò un coso – perché Nathaniel non riuscì a definirlo in nessun altro modo: aveva il corpo di un uomo alto due metri, la testa di sciacallo, un gonnellino egizio e, particolare importante, aveva in mano un’alabarda grossa quanto lui.
«Oddio» pigolò Nathaniel, rialzandosi in piedi ed indietreggiando convulsamente.
«Jabor, che piacere vederti» ironizzò il mezzo demone, deglutendo a vuoto «Mi fa un po’ meno piacere vedere quell’orribile gonnellino e le tue parti basse»
«Restituisci quello che hai rubato, Bartimeus» lo invitò Faquarl, tendendo la mano «Oppure qualcuno si farà molto male»
E nel dirlo i suoi occhi dardeggiarono pericolosamente su Nathaniel.
«Oddio» ripeté lui.
«Lasciatelo fuori da questa storia» ringhiò quasi Bartimeus «Lui non c’entra niente»
«Peccato. Un’anima così innocente…» lo compatì sarcastico il cuoco con i tentacoli «Jabor. Uccidi»
«Sarà divertente squartarti, Bartimeus!»
Mancò poco che il giovane se la fece addosso, al sentire quell’inquietante voce doppia e profonda come un incubo.
«Indietro!» urlò il mezzo demone, spingendo lontano Nathaniel.
L’alabarda si abbatté su di lui, e Nathaniel urlò.
Ma i suoi timori erano vani: Bartimeus era riuscito a bloccare la lama gigantesca del demone – solo con le mani.
Mani che al momento stavano scintillando di un colore rosso-arancio, come le sue iridi. Nathaniel, di nuovo a terra, realizzò che non avrebbe potuto resistere molto a lungo.
Pensa Nathaniel pensa, rifletté, che cosa temono i demoni?
Il suo sguardo dardeggiò verso il bracciale d’argento che portava al braccio destro. Lo afferrò e, con uno scatto meccanico, si trasformò in un piccolo stiletto affilato.
Ommioddio io non lo so usare perché non ho una pistola a proiettili d’argento
E poi gli venne un’idea.
«Oh, ma tu guarda… un apprendista Soppressore?» lo schernì il cuoco, lanciando il coltello sporco di sangue ad uno dei tentacoli da piovra e scrocchiandosi le mani «Caccia grossa, a questo giro…»
«Scappa, idiota!» gli urlò Bartimeus, con l’alabarda che gli sfiorava minacciosamente il collo «Non puoi vincere contro di lui!»
«Infatti non voglio combattere»
Con una mira che non sapeva quasi di avere, lanciò il coltello, conficcandolo esattamente nell’occhio di Jabor.
Sangue nero sprizzò dalla sua testa; il demone dalla testa di sciacallo abbandonò l’alabarda e questo permise a Bartimeus di scostarsi quel tanto che bastava per buttarsi di nuovo su Nathaniel e salvarlo dal coltello di Faquarl che si conficcò nella parete proprio dietro la sua testa, creando una grossa ragnatela di crepe.
Nathaniel deglutì a vuoto, ma non si fermò: con uno scatto repentino, si morse il pollice a sangue e con esso tracciò una linea su un foglietto recante un pentacolo stilizzato.
«Arthamiel!» invocò, ed improvvisamente i due furono avvolti da un forte vento «Nella mia camera!»
«Subito, padrone» mormorò il vento, ed i due sparirono nel nulla.
Faquarl, stizzito, colpì uno specchio con lo scatto di un tentacolo.
Migliaia di luccicanti frammenti caddero a terra tintinnando.

 

 
‘kay.
Non so da dove sia uscita ‘sta robaccia.
Anyway-
Abbiamo un doppio AU (un crossover di AU, si può dire?): uno, che ho trovato su Tamblah in inglese – sì, mi è capitato sotto gli occhi mentre guardavo la pagina Facebook The Best of Tumblr – ed un altro che è tutta farina del mio sacco u.u
Comunque, l’AU Tamblah è in pratica un AU sui tatuaggi: ogni persona qui ha un tatuaggio da qualche parte sul corpo, unico ed irripetibile. Quando una persona A si innamora di un tizio random B, allora da qualche parte a caso sul corpo di A appare il tatuaggio di B. Questo non significa che A e B siano per forza anime gemelle – infatti sul corpo di B potrebbe non apparire il tatuaggio di A – ma vale anche nel caso di mera attrazione fisica. In quest’ultimo caso (una “cotta”, in pratica), il tatuaggio può sbiadire.
In caso di Trù Lovv™ ovviamente è permanente (quindi magari c’è gente che cerca inutilmente di sbiadire tatuaggi di ex che non li hanno ricambiati – che malvaGGità)
Il mio AU personale è, invece, un AU sul sovrannaturale.
In pratica, l’evocazione funziona più o meno come nel canon!verse, ma non servono pentacoli protettivi perché i demoni non possono ammazzare i loro evocatori – fa troppo le Tre Leggi della Robotica, rido – ma possono avere figli coi comuni mortali, anche se capita molto raramente (ah, sì, e per evocarli serve un sacrificio di sangue).
Però non possono manifestarsi nel mondo reale a meno che non siano stati chiamati, al contrario dei mezzi demoni che vivono nel mondo dei mortali ma posseggono poteri magycy made in The Other Place™, anche se più deboli rispetto a quelli di un Trù Demone™.
Poi vabbè, i demoni sono vulnerabili ad argento, ferro, rosmarino e menate varie (più il sorbo degli uccellatori perché Teen Wolf è bello).
Ci sono anche licantropi, vampiri, wendigo (vedi sopra), elfi (questo non ve lo spiego) e altre robe carine che forse non vedrete mai [inserire risata malvagia qui].
Poi vabbè, Barty c’ha il tatuaggio perché sì – no, in realtà è tipo perché il tatuaggio è codificato da un gene dominante del DNA umano e quindi YEAH GENETICA MAGICA-
Okay, le note le termino qui sennò diventano più lunghe del capitolo.
Ci si vede in giro-
Destyno.
   
 
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