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Autore: Steelberry    24/10/2015    0 recensioni
"Ora il centauro si è lasciato la civiltà alle spalle. Una pesante cappa, lacera e lorda di polvere, è tutto ciò che lo ricopre mentre levita lontano da ogni luogo conosciuto. Il cuoio della maschera nasconde quel volto di figlio di nessuno, mentre i larghi occhiali di protezione, pur opachi di sabbia, paiono scintillare agli ultimi, strenui respiri di un sole che muore oltre le dune..."
Genere: Generale, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un altro giorno volge al termine.
Le dune si confondono con il crepuscolo, sciolgono l’orizzonte, la sabbia rovente pare quasi brillare mentre danza nel vento della sera.
L’aria si tinge di ocra, poi del colore dell’ambra, del bronzo, del vetro che, ancora incandescente, rosseggia nel forno del soffiatore. Cielo e terra si uniscono insieme, nella stessa sfumatura.
Una figura più scura si muove in lontananza. Scivola leggera sulla sabbia, silenziosa, sollevando dietro di sé una colonna di polvere che pare quasi immobile, congelata nella sua stasi a mezz’aria, come se esitasse a riposarsi a terra per paura di rompere quel silenzio così surreale.
Polvere e sole impregnano di un’iridescenza sanguigna la fiancata metallica dell’hovering, lasciando solo intuire l’aura spettrale che doveva circondarlo quando, lucido e nero, un lampo nel buio, sfiorava l’acqua dei canali delle grandi metropoli del Continente, di città in città, di notte in notte.
Ora il centauro si è lasciato la civiltà alle spalle. Una pesante cappa, lacera e lorda di polvere, è tutto ciò che lo ricopre mentre levita lontano da ogni luogo conosciuto. Il cuoio della maschera nasconde quel volto di figlio di nessuno, mentre i larghi occhiali di protezione, pur opachi di sabbia, paiono scintillare agli ultimi, strenui respiri di un sole che muore oltre le dune.
È in viaggio da giorni, settimane, mesi interi, forse una vita, reclinato a cavallo di quell’hovering che più che un veicolo è ormai una parte di sé, accarezzando la terra riarsa di quel posto dimenticato da tutti.
Ha percorso miglia e miglia, per raggiungere la frontiera, per oltrepassare ogni confine, per spingersi là dove nessuno ha mai osato spingersi, per decidere da sé dove si può mettere la parola “fine”. E per superarla.
Per trovare tutto, o per non trovare niente.
Per calpestare una terra ancora vergine, per farla sua e lasciarla intatta, per gustare da solo il sapore un po’ acre della ricompensa alle proprie fatiche, e per lasciare la stessa ricompensa a chi seguirà le sue orme.
Per non trovare niente, o per trovare tutto.
Per giungere in quel luogo dove è dolce, per l’uomo, fermarsi, voltarsi indietro, tirare le somme e accorgersi che quanto si lascia vale più di un vano desiderio di scoperta. Per giungere in quel luogo dove è piacevole rinunciare.
E non farlo.
Per riuscire, dopo tanti anni, a vincere la sfida contro quella vecchia canaglia che è il sole, e andare a toccarlo prima che scompaia dietro l’orizzonte.
 
Ho percorso miglia e miglia, per superare la frontiera.
Questa è la volta buona.
  
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