Videogiochi > Final Fantasy VIII
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Autore: invocations    25/10/2015    0 recensioni
Il padre di Rinoa le ha detto, una volta, che le ragazze non dovrebbero fischiettare, perché non è femminile.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Rinoa Heartilly
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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SHOULDN'T
scritta da invocations, tradotto da El Defe

Molto tempo fa, imparò a fischiare. Ci vollero un bel po' di sbuffi e rantoli prima di poter sentire alcun suono, e quando finalmente ci riuscì aveva undici anni e nessuna intenzione di fermarsi, perché pensava che smettere avrebbe significato dover cominciare tutto daccapo.

Ci mise più tempo per imparare come tenere una nota; era più difficile formare una canzone senza poter usare le parole. Continuò a provarci, testarda, fischiando spesso e senza motivo. Ricorda le labbra di suo padre incresparsi mentre fischiettava le canzoni di sua madre, le più belle canzoni che conosceva. Le stesse vecchie canzoni, ancora una volta.

"Le ragazze non dovrebbero fischiare," disse, piuttosto rigidamente. "Non è femminile."

La nota si spense con un trillo secco e tremolante. "Papà, sei così... antico. Posso fischiare se mi va!" Era fuggita via prima che lui potesse dire alcunché, liberandosi violentemente dal suo sguardo impenetrabile. Il freddo contatto dei suoi piedi nudi sul pavimento era confortante (le ragazze non dovrebbero correre in casa), indietro in quei giorni in cui lo chiamava papà.

Si chiedeva spesso perché lui facesse commenti simili. Se fosse stata un ragazzo, le avrebbe permesso di fare qualsiasi cosa, e non avrebbe avuto alcun "le ragazze non dovrebbero fare questo e quello" da dire. Avrebbe voluto che fosse un maschio? Quel pensiero persistente faceva sì che i suoi occhi pungessero a causa di qualcosa a metà tra il dolore e la rabbia-da-undicenne. Il suo respiro saltava ad ogni passo di corsa e non poteva fischiare. La sua formalità le chiedeva di essere stoica, di trattenere le lacrime e le emozioni. La contraddizione la confondeva: desiderava un figlio, ma aveva ottenuto una figlia, e la stava provando a crescere come una ragazza modello e come il sostituto di un maschio allo stesso tempo. A fasi alterne, soffocava la sua indole e la plasmava in ciò che era stata sua madre.

Fu soltanto in seguito, quando fu più grande e più simile al suo riflesso (aveva i capelli di lui, sì, ma da lei aveva preso gli occhi e il viso e la voce e il modo di camminare e il cognome e ogni altra cosa), che capì che era stato doloroso, per lui, avere sempre davanti agli occhi il ricordo di qualcun altro, e capì quanto era stato difficile per lui crescerla da solo.

Forse era ora di tornare a trovarlo di nuovo. Si incamminò con uno scatto, mentre una nota sfuggiva al suo respiro.

   
 
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