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Autore: _grey    27/10/2015    2 recensioni
Cosa sarebbe se tutti i punti di interpunzione avessero una loro vita all'interno di un manoscritto, a riposo su una tastiera, o se solo potessero parlare ed avere ognuno un loro carattere? Cosa sarebbe se quella piccola, impertinente e ribelle di una Virgola si identificasse con lo Zero di tante storie e se il serio, maestoso e austero Punto facesse lo stesso con Frank?
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Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Note alla fine della storia * 

Punto e Virgola.

Punto guardava con diffidenza l'intero manoscritto a cui aveva appena apposto l'ultimo segno, quello più importante, il più significativo, quello oltre il quale non si sarebbe più dovuto o potuto scrivere altro.
Era proprio accanto alla sua migliore amica, la parola "fine" con la quale aveva un rapporto idilliaco, lavoravano sempre bene insieme, si intendevano alla perfezione e non c'era mai stato nessuno capace di separarli.
D'altronde si poteva dire che il loro non fosse più solo un rapporto lavorativo o di comodo, si era instaurata una solida amicizia, duratura e senza il velo o l'ombra di tradimenti.
Fine non aveva mai sopportato la rivale di Punto, Virgola, diceva che avevano litigato tanto tempo prima, che Virgola osava sminuire la sua importanza lasciando campo aperto a qualunque altra parola di arrivare a suo tempo e comodo dopo che Fine aveva chiaramente chiuso ogni discorso.
Per questo non si erano mai andate a genio, Fine era una despota autoritaria e Virgola era il suo opposto, libertina, spavalda e strafottente; si infilava in ogni discorso, non passava frase in cui non fosse presente e spesso e volentieri la faceva da protagonista cambiando a proprio piacimento il significato di questo o quel periodo.
Era un'egocentrica, ecco cos'era.
Anche Punto non c'era mai andato d'accordo, era costretto a sopportarla nelle rare volte in cui dovevano collaborare, ma per fortuna erano pochi gli scrittori moderni che erano soliti utilizzare quel noioso e indefinito segno di interpunzione.
Non questo nello specifico, purtroppo.
Questo che, adesso che aveva appena terminato il suo lavoro, si era già cimentato in un suo proseguio non dando a Punto nemmeno un attimo per potersi rilassare o riprendere dalla fatica appena svolta.
«Ehi pensierone, ci si rivede.»
Punto pensò che il male voluto non era mai troppo e, nonostante avesse già cantato vittoria, si era ritrovato di nuovo in compagnia di quell'insolente di una virgola alla quale, non solo piaceva stare al centro dell'attenzione, ma che godeva proprio a sminuire il suo lavoro e la sua importanza.
«Ho un nome, razza di finta punteggiatura che non sei altro.»
«Punto. Sì, lo so» lo apostrofò quella con la solita saccenza e un velo nella voce di puro disinteresse. Punto sapeva che quel genere di tono non lasciava sperare niente di buono. E infatti… «Ma non mi piace. E' così noioso il nome Punto. Credo che Frank ti starebbe meglio.»
Frank…
Punto aveva già sentito tante di quelle volte quel nome da essergli quasi venuto a noia, si era frapposto in continuazione a periodi che lo riguardavano e che interessavano anche l'altro nome che spesso era correlato al suo.
Quell'autore era un tantino noioso con la scelta dei personaggi e ogni volta Punto era costretto a sorbirsi ore e ore di lavoro solo per raccontare le avventura di una coppia sconosciuta ai più, ma che piaceva particolarmente a chi quelle fantasie le sfogava su carta. O su un documento digitale, a seconda dei casi.
«Scommetto che tu saresti Zero, allora.»
A Virgola si sarebbe illuminato lo sguardo, se solo ne avesse avuto uno. La sentì fremere di eccitazione e si ritrovò a domandarsi quando sarebbe finito quel supplizio fatto di parole, quando avrebbe potuto prendersi una meritata vacanza e riposare comodamente all'angolo destro della tastiera di turno, dove Virgola non sarebbe stata che un tasto primo di vita e volontà.
Dormivano accanto, ma ciò non era mai stato d'aiuto nella loro conoscenza.
Erano più come due dirimpettai che si lamentano l'uno dell'altro, che fanno a gara a chi ha il davanzale più bello o lo zerbino più pulito; avevano trovato la casa giusta, ma nel posto sbagliato e con il vicino che non avrebbero mai augurato nemmeno al loro peggiore nemico.
Beh, certo, questo non era che il personale punto di vista di Frank - di Punto, si impose mentalmente di correggersi - e aveva come la sensazione che Virgola non fosse dello stesso identico parere.
D'altronde lei era una tutta urletti e carinerie, sempre pronta a darsi da fare e aveva quel vizio fastidiosissimo di reputare superba ogni cosa venisse scritta, dalla più geniale alla più stupida indistintamente.
Capitava quando si veniva chiamati in causa ogni tre per due, quando l'autore reputava la sua presenza importante, a tratti fondamentale, e la utilizzava anche al di fuori di semplici regole che erano state dettate.
Oh, Punto odiava quando Virgola si impuntava di voler stare davanti ad una "e", odiava la sua presunzione e un pochino, ma solo poco poco, anche il suo coraggio.
Lei semplicemente se ne fregava delle regole, le conosceva tutte e le ignorava di proposito, come se prendersi una qualche libertà non la facesse apparire come un insignificante segno su una pagina bianca.
No, lei era piena di vita, una vita e uno spirito indomito che a lui non era permesso, troppo ligio al suo dovere e al peso del silenzio che la sua presenza imponeva.
«Zero, esatto. Vedi che inizi a capire? Siamo fatti per stare insieme.»
Punto spinse l'autore a scrivere una frase che gli avrebbe fatto roteare gli occhi e sbuffare sonoramente, nel modo esatto in cui quel Frank al quale era stato paragonato avrebbe fatto, ma se lo vide negare con la più semplice delle spiegazioni: "Tu non hai occhi o bocca."
Purtroppo era vero e Punto si ritrovò a sentire la mancanza di qualcosa che non aveva mai avuto, ma che, del quale, aveva raccontato fin troppo spesso.
Aveva memoria, eccome se ce l'aveva, ricordava ogni singolo episodio e ogni espressione facciale di quella coppia improbabile esattamente come erano lui e Virgola, quella coppia che inizialmente si odiava, ma che finiva sempre per ritrovarsi insieme, complice ed innamorata.
Si chiese se anche per lui e la piccola saputella non potesse essere lo stesso.
«Inizio a starti simpatica, lo sento.»
Virgola, anticonformista qual era, avrebbe voluto aggiungere al discorso qualche altro simbolo o compagno di scorribande, un paio di asterischi, una lineetta o magari qualche lettera a caso. Aveva trovato un modo per esprimersi nonostante non avesse un volto per farlo, facendosi aiutare dai suoi amichetti ai quali stava oltremodo simpatica e che, al contrario, non avrebbero mai aiutato Punto ad esprimere se stesso.
Lui era quello serio, il capo di tutti loro, quello da rispettare e da non avvicinare nemmeno per una battuta o uno scambio di opinioni.
Solo Virgola, in tutta la loro esistenza, si era azzardata a prenderlo reiteratamente in giro, a sfotterlo, a chiamarlo "pensierone" o ad affibbiargli addirittura un nomignolo.
Quella sì che era presunzione bella e buona.
Anche se, doveva ammetterlo, almeno con lei il tempo passava più velocemente e in maniera decisamente meno pensierosa e formale.
Passava e già questa era una gran bella cosa.
«Non mi staresti simpatica nemmeno se iniziassi a significare qualcosa in una qualsiasi frase.»
Punto poté percepire chiaramente il disappunto di Virgola che era sì una gran buffona e sempre pronta allo scherzo, ma che prendeva anche altrettanto seriamente il suo lavoro.
Si sentì un pochino una merda per aver giocato così sporco e in maniera così feroce e crudele, tentando e riuscendo a colpirla nel vivo.
«Io sono importante.»
«Lo so, anche se mi duole ammetterlo.»
«E ti evito anche un sacco di lavoro.»
Punto avrebbe arcuato le sopracciglia se le avesse avute, mentre rifletteva su quanta verità potesse esserci in quell'ultima affermazione della sua collega.
Forse un briciolo, magari meno, ma non aveva proprio torto al cento per cento.
D'altronde. Se. Ad. Ogni. Parola. Fosse. Seguito. Un. Punto. Lui. Avrebbe. Avuto. Decisamente. Più. Da. Fare.
Virgola apprezzò la dimostrazione dell'autore, mentre Punto si sentì leggermente indispettito.
Sembrava che adesso il mondo intero ce l'avesse con lui e avesse deciso all'unisono di boicottarlo solo perché una buffona che parlava troppo lo stava platealmente deridendo.
Brutto affare il cercare di essere sempre seri e professionali e il farlo stando ben attenti a non ferire nessuno, neppure quell'impertinente con la quale si vedeva costretto a convivere.
«D'accordo, mi dai una mano, ma questo non significa che tu mi stia simpatica.»
Virgola tentò di farsi più vicina, di alzarsi verso l'alto e raggiungere così quel burbero segno di interpunzione senza tuttavia riuscirci.
Ovviamente, non era fatta di ossa e muscoli, ma era solo un minuscolo segno; anche volendo non avrebbe potuto abbracciare colui dal quale era sempre rimasta affascinata, ma ciò non voleva dire che non sarebbe valsa la pena provarci.
Punto osservò i patetici tentativi di Virgola, deridendo la sua testardaggine prima e ammirando il suo coraggio e il suo entusiasmo, poi.
Era davvero una piccola testarda e, se avesse continuato ancora a cercare di fuoriuscire dallo spazio a lei consentito, l'autore avrebbe deciso di non utilizzarla più solo per ripicca.
D'altronde non sarebbe stato il primo scrittore a evitare totalmente la punteggiatura, ritenendola superflua e facoltativa e questo, Virgola, non lo avrebbe mai tollerato.
Ne avrebbe sofferto ed era un dovere preciso di Punto evitare che ciò accadesse.
«E comunque, perché dovrei essere io Frank e tu Zero?»
Punto riuscì a far distrarre Virgola dal suo tentativo suicida e la sentì rilassarsi e tornare al suo spazio limitato e fin troppo stretto per una esuberante come lei.
«Perché tu sei un musone e io una… Aspetta, com'è che Frank aveva descritto Zero? Una sfrontata testa di cazzo. Anche se non so bene cosa significa.»
Punto si ritrovò con un'inaspettata sensazione di divertimento nella sua percezione dei dintorni, non aveva una mente o un petto nei quali provare sentimenti, ma poteva riconoscerli attraverso le esperienze che aveva vissuto indirettamente, per questo quella leggerezza che avvertiva era sicuro che, in circostanze narranti, sarebbe sfociata in una bella risata.
Quanto sarebbe stato bello poter ridere, i personaggi dell'autore lo facevano spesso e lui ogni volta, sognava e rideva un po' con loro. Era solito allungare i tentacoli delle sue percezioni fino all'altra parte di sé lasciata a custodire il periodo precedente, per poi tornare alla sua postazione rileggendosi l'intera frase.
I sorrisi dovevano essere davvero belli e Virgola sembrava conoscerne il segreto che lui, al contrario, non era mai riuscito a cogliere.
«Non credo che sia proprio un complimento.»
Punto sentì la storia allungarsi e altri piccoli frammenti di se stesso andare a depositarsi nel racconto senza che lui si curasse di ciò che stava avvenendo qualche riga più sotto. Era la prima volta che gli capitava e non seppe dire perché adesso non fosse più interessato al succedersi dei fatti, sapeva solo che la presenza di Virgola gli stava facendo vedere la vita da un'angolazione leggermente diversa.
Come se lei gli stesse donando un po' della sua vitalità e del suo proverbiale buonumore.
«Deve esserlo, un paio di volte ci ho visto Esclamativo! Esclamativo! Quello non esce che di rado.»
Esclamativo era il VIP dei segni di interpunzione, faceva le sue comparsate molto raramente e ogni volta che arrivava, sembrava che la festa prendesse finalmente vita insieme a lui. Rallegrava tutti con il suo carisma, il suo entusiasmo e l’aspetto positivo che dava ad ogni frase. Ognuna di loro era sempre felice di vederlo e si poteva quasi dire che le parole tentassero di farsi formare un sorriso con le linee che le formavano.
Autore invece non apprezzava particolarmente quel piccolo protagonista, riteneva che cambiasse esageratamente il significato di ciò che intendeva dire, per questo ogni volta che Esclamativo si faceva vedere, sembrava un avvenimento importante, una festa rossa segnata sul calendario.
«Esclamativo non è che un esaltato strafottente, forse anche più di te e fidati, ho abbastanza esperienza per ritenere che “una sfrontata testa di cazzo” non è esattamente un complimento. »
Virgola si prodigò nell’equivalente dello sbuffare umano e tentò, in qualche modo, di roteare gli occhi che non aveva. Odiava a dismisura quando Punto si metteva a dare lezioni basate unicamente sulla sua longevità e sulle sue conoscenze. Spesso sembrava dimenticarsi che anche lei era al mondo dallo stesso tempo e che, solo perché nutriva ancora fiducia e speranza, non voleva dire che fosse necessariamente una bimbetta appena nata dalla tastiera di uno scrittore in erba.
«Vedi perché sei tu a dover essere Frank? Perché credi sempre di sapere tutto, ma spesso – più spesso di quanto tu voglia – ti trovi pieno di domande.»
Punto rimase un po’ esterrefatto da quell’affermazione e dalla presunta, quanto inaspettata, analisi di Virgola. Erano poche le cose che riuscivano a sorprenderlo, ma questa era decisamente una di esse.
Si sentì un po’ denudato e un po’ messo allo scoperto, come se fosse stato privato di tutti i pixel o le gocce di inchiostro che lo formavano; sembrava quasi che Virgola, con una semplice frase, fosse riuscita ad entrargli dentro e a toccare un qualche punto sensibile e scoperto, facendolo fremere, arrabbiare e intristire insieme.
«Sì, e tu devi essere Zero perché sei proprio una sfrontata testa di cazzo come lui. Ah, per la cronaca, il mio non è affatto un complimento.»
Punto si indispettì più per la reazione di Virgola, che per il suo proverbiale autocontrollo che sembrava essersene andato a farsi benedire.
Virgola-Zero, invece appariva quasi divertita e gongolava nel constatare quanto, invece, la sua affermazione avesse fatto centro. Un centro esatto, preciso, che Punto-Frank gli aveva prontamente confermato irrigidendosi come un cavallo di legno ed esprimendo tutto il suo risentimento a parole acide e stizzose.
«Fatto sta che, indipendentemente da chi è chi, siamo fatti per stare insieme.» Sentenziò Virgola senza lasciarsi abbattere dall'improvviso impeto di permalosità di Punto. «Lo senti come tutto si piega al nostro volere quando ci incontriamo?»
Virgola, al contrario della sua solita leggerezza, adesso mostrava una profondità e un'analisi talmente concreta e reale da fare quasi invidia a Punto. Di solito era lui quello che si soffermava a riflettere sulle cose, a razionalizzarle e a stabilire i dogmi e i paletti a cui tutti si sarebbero dovuti adeguare. Era altresì vero, però, che la presenza di Virgola sotto di lui annientava almeno in parte l'alone cupo e serioso di cui lui era solito circondarsi. Forse era questo che intendeva la piccola strafottente quando diceva che, insieme, erano una coppia quasi esplosiva? Punto non si curò di rispondersi, preferendo porre direttamente a Virgola quell'interrogativo.
«E cosa dovremmo fare allora, di grazia?»
«Amarci. Stare insieme. Conoscerci.»
Nelle storie che l'autore raccontava e di cui lui era stato spettatore marginale, di solito le cose funzionavano esattamente all'opposto. Prima i due protagonisti si conoscevano, poi iniziavano a stare insieme e solo da ultimo si ritrovavano innamorati l'uno dell'altro. Anche in questa circostanza Virgola ci aveva messo del suo stravolgendo totalmente l'ordine logico dei fatti e non consentendo a chi quella storia la stava scrivendo, di cancellare e correggere. Doveva essere così e basta, perché era stata lei a decidere.
Di nuovo Punto realizzò con ancora maggiore convinzione che l'autore dava troppa importanza a quella sbruffoncella. Ciò che ci fu di diverso questa volta, fu che forse Virgola non aveva tutti i torti. Non secondo la modesta opinione di Punto, almeno.
Entrambi avvertirono la strana sensazione di essere osservati; da chi in particolare non riuscirono a capirlo, ma era un po' come se ogni lettera sulla tastiera ed ogni loro collega, si fosse fermato per ammirare la potenza di quel legame che stava nascendo e si stava rinforzando ad ogni periodo.
Fu quasi bello. Quasi perché Punto non amava essere al centro dell'attenzione, non ci era abituato e mai si sarebbe sentito a suo agio con milioni di finti occhi puntati addosso.
Al tempo stesso, però, sentiva un'attrazione impensabile e inevitabile spingerlo verso la soluzione che Virgola gli aveva proposto.
Non tanto per lei, quanto per la sensazione potente che sentiva poter dare una svolta alla sua vita da sempre fin troppo solitaria ed austera.
«E come dovrei fare?»
Virgola sprigionò un alone di soddisfazione e compiacimento talmente forte da essere in grado di accecare lui e chiunque altro stesse guardando. Autore stesso fu costretto a distogliere lo sguardo verso la vicina finestra, continuando a scrivere senza guardare il monitor.
Sia Punto che Virgola si sentirono improvvisamente più liberi e disinvolti in quell'angolo di privacy che erano riusciti a crearsi grazie unicamente all'improvviso arrendersi del primo e al solito entusiasmo e sfacciataggine della seconda.
«Devi aprire il tuo cuore.»
Punto si trovò sul punto di controbattere, di informare quell'inguaribile sognatrice che lui, come anche lei d'altronde, non erano dotati di un qualsiasi organo, muscolo o struttura emozionale che avrebbero reso decisamente più facile portare a termine ciò che la sua nuova compagna gli stava chiedendo. Si trattenne solo perché era tremendamente bello vedere Virgola così entusiasta e idealista; non voleva deluderla, non voleva deluderla in alcun modo, lo aveva già fatto troppe volte nella sua lunga esistenza e stette al gioco più per lei che per se stesso.
«Fatto.»
Punto fu sul punto di sorridere, deliziato dalle percezioni sempre più grandi e meravigliose di Virgola.
«Adesso prendimi dentro di te.»
Annuì allargando le sue sensazioni e per un momento credette davvero di aver aperto il cuore che non possedeva. Non lo possedeva, ma iniziava a sentirci dentro una presenza estranea, arrogante, impertinente, dolcissima e deliziosa: Virgola.
«Bravo, proprio così.»
Si sentì confermare da quest'ultima. La sua voce adesso non era più accanto a lui, ma proveniva dal suo interno; come se si fossero fusi in un battito di ciglia e adesso rappresentassero un'unica entità, forte ed indivisibile.
«Ti sento.»
«Ti sento anche io.»
"Ed è bellissimo", pensarono all'unisono senza aver bisogno di esprimerlo a parole.
La storia finì e ne susseguirono altre, ma Punto e Virgola, Frank e Zero, decisero di rimanere fermi con la mente nel momento del loro primo incontro chiedendosi per il resto delle loro esistenze come avevano fatto a vivere per così tanto tempo l'uno senza l'altra.

 

* Note: Questa storia è segnalata come AU nonostante sia un lavoro originale perché prende i personaggi di un gdr e li inserisce in un contesto alternativo a quello dell'ambientazione originaria. I personaggi in questione, Zero e Frank, sono rispettivamente un vampiro e un cacciatore. Sono stati creati originariamente per il gdr Now or Never, poi chiuso, e in seguito trasferiti su Gocce di Ossidiana. Attualmente io (,grey) e cyanide continuiamo a ruolare con Frank e Zero nel forum Zenk Legacy dove io muovo Zero e lei Frank. Chiunque volesse passare da quelle parti è il benvenuto, sia per leggere le role e altre storie, sia per un saluto o un commento. :]
  
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