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Autore: Raeiki    28/10/2015    1 recensioni
Anno 2015. Lo squattrinato e poco fortunato scienziato Paul Drake sta lavorando a un progetto che sarà destinato a dare una svolta alla scienza moderna: un'evoluzione della realtà aumentata che permetterà alle persone di vivere attraverso un avatar. Il progetto ha richiesto anni di lavoro, ed è quasi giunto al termine. All'inizio doveva rimanere un segreto, ma ora inizierà a introdurre il programma a suo figlio, Alexander.
Genere: Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Non devi fare altro che posizionarti davanti alla webcam ed effettuare il login. Prova, dai."
Alex per un attimo esitò; in fondo quella situazione un po' lo intimoriva e non sapeva come prenderla. Alla fine si decise e cliccò "Entra".
Nel preciso istante in cui l'icona fu cliccata, la webcam sembrò rilasciare un breve flash dritto negli occhi di Alex, accecandolo e facendogli perdere i sensi.

Per un attimo si ritrovò in una zona buia e oscura, circondato da numeri, e pian piano vedeva formarsi un ambiente intorno a lui: alberi, una strada sotto i suoi piedi, delle macchine...Nel giro di pochi secondi potè riconoscere chiaramente il viale appena fuori da casa sua. Si guardò intorno, notando ogni cosa al suo posto. Voltandosi notò casa sua e fu sul punto di entrare, quando una scritta gli apparve in testa: "Non entrare.". Lì per lì non capì cosa diavolo stava succedendo nella sua testa, vedeva apparire frasi a flash. Poi si rese conto che probabilmente era suo padre. Cercò di pensare a come comunicare con lui senza entrare in casa, ma poi gli squillò il telefono.

Eppure lui non ricordava di aver messo un telefono nell'avatar, ma rispose comunque: "Pronto?" "Alexander, sono io.". La voce di suo padre nel cellulare lo fece sentire meglio per un attimo: "...papà? Sei tu vero?". La risposta di Paul parve seccata, come se stesse dicendo una cosa ovvia: "Certo che sono io. Ho inserito io il cellulare nel tuo avatar, altrimenti la comunicazione sarebbe stata complessa. Quelle frasi che ti apparivano in testa erano quello che stavo digitando nella mia chat personale, è una chat di emergenza che uso in casi eccezionali per comunicare con gli avatar." "Capisco. Quindi che devo far ora?" "Nulla di particolare. Fatti un giro, fai delle azioni, interagisci con qualcuno. Voglio vedere se gli avatar funzionano bene.". Alex confermò e spense la chiamata. Dunque doveva solo fare un giro, nulla di più.

Iniziò a camminare per il viale, dirigendosi verso la sua scuola. La scuola di Alex si trovava in pieno centro, e non c'era posto migliore per interagire con altre persone. Il ragazzo provò a fare una corsa, per trovare eventuali bug di movimento, ma era tutto impeccabile. Si sentì strano, ma non ci fece caso e continuò a camminare verso il centro. Lungo il tragitto provò a toccare alcuni elementi che trovava durante la strada: toccò un albero, una staccionata, sfiorò la portiera di una macchina, accarezzò un cane...nessun errore grafico. Però quel senso strano che sentiva non si decideva ad andarsene, quindi provò nuovamente a ignorarlo.

Giunse finalmente in centro, e provò a parlare con delle persone. Chiese informazioni su una strada a caso a un uomo, giusto per provare a interagire, e l'uomo rispose con naturalezza come se si stesse trovando davanti a una persona normalissima. Pensò che chiedere informazioni sarebbe stata la cosa più semplice e comoda da fare, dunque cercò di trovare più gente possibile per domandargli la posizione di strade, piazze, municipi, scuole eccetera. Finchè non la vide.

Victoria era la più bella ragazza che lui avesse mai visto. Non era troppo alta, aveva dei lunghi capelli rossi accesi, degli occhi verdi ma allo stesso tempo scuri, una pelle candida e una voce stupenda. Approfittò della situazione e si avvicinò a lei e le domandò: "Scusa, ehi. Senti, mi sapresti dire dove si trova la stazione più vicina?". Lei si voltò di colpo e lo squadrò da capo a piedi, guardandolo come si guarda un parente che non si vede da tanto tempo: "Ehm, si...guarda, devi attraversare la strada laggiù e andare sempre dritto, la stazione è li...scusa la domanda fuori luogo, ma ci siamo già visti da qualche parte?". Alex fu colto di sorpresa da quella domanda. Forse non aveva cambiato abbastanza l'avatar? "Ehm, no, o meglio, non credo, io...". Improvvisamente le si illuminarono gli occhi e disse: "Certo, sei Alexander Drake, dell'ultimo anno! Ecco dove ti avevo già visto. Piacere, sono Victoria.".
Lei gli tese la mano, e lui la strinse, pensando: -Merda, mi conosce allora...e adesso che faccio? Ho fatto la figura dell'idiota disorientato con lei...che faccio?!-. Lei sembrò leggergli nel pensiero e gli domandò: "Strano che tu non sappia dov'è la stazione vivendo qui..." "Eh, che vuoi farci, sono un po'...". La suoneria del cellulare gli salvò la vita: "Scusa, è mio padre. Ci si vede in giro, Victoria.". Lei sorrise e lo salutò con un cenno della mano.
Appena prima di rispondere, Alex capì di colpo cosa c'era che non andava, cos'era quello strano senso che aveva addosso. Le emozioni che aveva provato fino a quel momento da quando aveva effettuato il login erano...finte. False. Non erano emozioni vere, come lui in quel momento non era una persona vera. Era un ammasso di numeri e dati costruiti nell'ambiente per formare un ologramma solido. Era una formula matematica vivente. Quei pensieri gli fecero venire l'emicrania, quindi smise di pensarci e rispose a suo padre.

"Come sono andati i test?" "A meraviglia, sembrano non esserci errori e la gente non nota nulla di strano." "Perfetto ragazzo, ora puoi tornare indietro."
Paul disconnesse Alex, che eprse nuovamente i sensi per risvegliarsi qualche secondo dopo nell'ufficio di suo padre. "E' stato...strano. Ma bello. Lo ripeterei." "Ottimo lavoro, Alex. Grazie dell'aiuto, mi sei stato molto utile.". A quelle parole per poco il ragazzo non pianse. Era la prima volta in diciotto anni che suo padre si complimentava con lui. Non poteva credere alle sue orecchie. "...figurati, non c'è problema.". Paul sembrava quasi felice, e preparando una borsa disse ad Alex: "Ora che ho la conferma che i test vanno bene posso consegnare il progetto a Sealight. Spero solo che gli vadano bene e che non si lamenti come al solito.". Alex sorrise e si diresse verso la sua camera.

Ora che era fuori dal programma e aveva di nuovo le sue emozioni, quei pensieri di prima lo fecero sentire triste. Le sue emozioni erano state rimpiazzate da delle copie vuote e fasulle, senza valore. Pensò che dopo i vari test sarebbe passata come cosa, ma non diede troppo credito a questa teoria.
Si preparò a un duro allenamento psicologico per sopravvivere a quel programma.
   
 
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