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Autore: CLA_SOFI    28/10/2015    0 recensioni
Non sono umano, non sono animale, sono una creatura della notte
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1


L’aria mi sferza sul viso, corro controvento per lasciarmi alle spalle tutto ciò che è successo oggi. I roller filano veloci sull’asfalto, all’incrocio svolto a destra per poi proseguire verso la campagna. La notte è alle porte ma non voglio tornare a casa, non voglio incrociare di nuovo lo sguardo dei miei genitori. I lampioni si accendono, emanano una tenue luce rossa che assomiglia a quella  delle lanterne di fine estate. Qualche anno fa andavamo in cima alla collina per ammirare lo spettacolo ma adesso, neanche quello mi potrebbe tirare su di morale. Una strada completamente diritta si pone davanti a me, accelero un po’, salto il canale di scolo e mi preparo alla salita del ponticello. In cima mi fermo un attimo, sotto di me lo scrosciare dell’acqua creata da una cascatella rompe il silenzio della notte. Scendo dal ponte premendo sui freni dei pattini, vorrei che questa giornata finisse, vorrei che questo mese finisse e cominciasse l’estate. L’edificio che ospita le piscine si staglia davanti a me, la rete da pallavolo, i tavolini del bar, tutto deserto. Vedere la città di notte mi fa uno strano effetto, nonostante non ci sia nessuno ho sempre la sensazione di essere osservata.

Dei fari  mi accecano, un auto prosegue a passo d’uomo lungo la strada. All’interno due uomini mi scrutano, rallentano fino quasi a fermarsi, poi proseguono parlando sottovoce.

Raggiungo una piccola casa a schiera, il cancello è aperto, mi infilo nel piccolo giardino dominato da un’imponente albero, troppo grande per lo spazio che ha a disposizione. Mi avvicino alla portafinestra e busso quattro volte. Mi piace il numero quattro, quattro segni cardinali, quattro stelle nella Croce del Sud, quattro elementi naturali. In giapponese quattro si pronuncia come il nome “Morte”, pensano che porti sfortuna ma io non vivo in Giappone quindi non mi pongo il problema. Non faccio in tempo a perdermi nei miei pensieri che una figura scura emerge dall’ombra, Helen apre la porta ed esce senza far rumore.

Tutto fila liscio come al solito, ormai è un po’ che lo facciamo, usciamo di notte e poi rientriamo prima che i nostri genitori se ne accorgano. Ci avviamo lentamente verso la piazza. Lungo il tragitto non ci diciamo una parola, a volte il silenzio spiega molte più cose e ormai noi ci capiamo con uno sguardo. Da dietro le case sbucano le torri del castello, spesso immagino di abitarci, chissà come dev’essere vivere in un posto così pieno di misteri come un’antica fortezza medioevale. La cinta muraria si staglia davanti a noi, ci giriamo attorno fino a che non giungiamo presso la porta di accesso alla città vecchia. Non una luce, non un lampione acceso, tutto è immerso nell’ombra. Nonostante il buio vedo lo stesso il profilo dell’antico castello, ci avviciniamo all’ingresso, ad un certo punto ci guardiamo negli occhi, la luna si riflette nelle pupille marroni di Helen che diventano più chiare, quasi gialle, di notte i suoi occhi si accendono come le stelle nel cielo. Ci basta uno sguardo per capire che siamo un po’ nervose ma senza parlare, prendo la chiave che tengo al collo e la inserisco nella serratura del portone. Un click metallico annuncia che la porta è aperta. Ci infiliamo nell’uscio e ci richiudiamo la porta alle spalle. Il cortile del castello è avvolto nella penombra, sul fondo del pozzo posso scorgere il riflesso della luna, oggi è particolarmente luminosa ma nè io nè Helen abbiamo bisogno della sua luce visto che al buio vediamo benissimo. Una figura scura si stacca da una colonna, è Gabriel, con in testa il suo solito cappellino da baseball. Si avvia verso di noi a passo lento, si ferma a circa tre metri da Helen e sul suo viso compare un ghigno. Ci sta di nuovo prendendo in giro perchè non l'avevamo visto, d'altra parte siamo tutti e tre  creature della notte, e sappiamo come nasconderci. Andiamo verso la camminata di ronda, con un balzo raggiungo la terrazza e da lì salgo sul tetto spiovente. Adoro la notte, la notte fa emergere l'animale che c'è in me. Sono un gatto, un gatto nerissimo, cammino sulle tegole rovinate dal tempo, le sento sotto i cuscinetti delle zampe ruvide come carta vetrata. Sono quasi in cima, Helen e Gabriel mi stanno aspettando osservando la collina protetta dalle mura. Anche loro sono animali, Helen è grosso gufo dagli occhi gialli, quando vola è velocissima e maestosa, quando la guardo mi vengono in mente i gufi di Hogwarts, il castello dove viveva Harry Potter. Da piccola ho letto e riletto quella saga almeno una decina di volte e ancora adesso a volte, immagino di essere una piccola streghetta. Finchè sono assorta dalla mia immaginazione Gabriel mi si avvicina. Non lo sento arrivare fino a che non mi si struscia addosso. Anche lui come me è un grosso gatto, però è rosso fuoco come i suoi capelli, nonostante questo riesce a intrufolarsi ovunque e nessuno riesce mai a beccarlo. Non sappiamo perchè possiamo diventare animali, non sappiamo se lo possono fare i nostri genitori, non sappiamo se anche altre persone possono farlo. Da ormai cinque anni siamo costantemente assillati da queste domande, a cui per ora non riusciamo a dare una risposta. Guardo i miei amici e so che stiamo pensando tutti e tre alla stessa cosa, guardo all'orizzonte e vedo che l'alba si sta avvicinando così con un cenno li saluto e mia avvio verso casa.

   
 
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