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Autore: Naki94    30/10/2015    0 recensioni
[Lovecraft]
Omaggio all'autore H. P. Lovecraft i cui scritti sono diventati i miei sogni ricorrenti. Questo è un nodoso intreccio di vari racconti e romanzi da me scelti e coraggiosamente uniti tra loro da un unico magico filo conduttore. Parlo e gioco con l'autore, dall'inizio fino alla fine, in uno scambio di idee e immagini oniriche continue.
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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«Credo sia giunta l'ora. Racconta il vero motivo della tua urgente chiamata». Una candela si spense in fondo al corridoio che portava alle camere da letto. Nelson mi guardò allora con occhi grandi e sgranati, mi dava l'impressione che fosse fuori di sé dall'eccitazione. Così rispose «dobbiamo andare in quella casa, in quello scantinato». «Credo di aver capito, da ciò che mi hai raccontato, che ci sei già stato laggiù e più di una volta». Nelson indietreggiò con la nuca stringendo gli occhi infossati. La sua voce divenne improvvisamente molto bassa e profonda «sì, questo è esatto. Ma mai mi sono avventurato laggiù di notte. E mai ho tentato di scendere in un quel pozzo nero». Tentai invano di dissuaderlo dal solo pensare a una cosa del genere e per un po' fui infuriato con lui per avermi costretto, in nome della nostra amicizia, a seguirlo in quell'abisso di tenebra. Ricordo ancora le mie proteste a proposito. «Non temere» diceva «sarò io a scendere, tu rimarrai in superficie». Mi consentì di pensarci sopra fino al tramonto. Dopodiché avrei dovuto prendere una decisione poiché egli era intenzionato ad andarci quella stessa notte! Desideravo andarmene da quella casa buia e impestata dell'odore nauseante delle candele, così gli risposi che sarei uscito per poi tornare con la risposta a quell'importante impegno. «E' una scelta importante, c'è da rischiare la vita laggiù in quell'abisso e io ho bisogno di te» disse Nelson indicandomi di prendere l'ombrello appena sulla soglia della porta di casa. Lo afferrai e annuii. Sentì la porta chiudersi violentemente, sapevo quanto tutta quella luce gli recasse fastidio. Lasciai la sua abitazione alle mie spalle e dopo circa cento metri fui invaso da visioni bizzarre. Vagai per tutto il giorno senza meta tra le strade inesplorate del paese. Giunsi fino ad uno spiazzo dal quale potevo vedere l'aperta campagna. Da quel lato, accanto ad una fila di stranissimi alberi, contemplai l'orizzonte. Sul grigiore nuvolo di quello sfondo si intravedeva la pioggerellina finissima che scendeva dal cielo, mentre una sagoma scura,stagliata sul verde paesaggio, sembrava prendere la forma di quella casa bruciata che avevo visto in fotografia sulla parete di Nelson. Per qualche bizzarro motivo potevo sentire nelle narici l'odore del legno in fiamme che si mischiava a quello secco e pesante del fumo e della cenere. Ricordo che non ci misi molto a scegliere cosa avrei fatto successivamente. Quella città mi aveva assorbito e la gente alle volte mi guardava come se mi conoscesse o avesse ricordo di un mio antenato. Non attribuii molto peso alla faccenda. Nel vagare arrivai ad una bottega sul lato nord del paese. Era posta nell'angolo in cui si incrociano due viottoli. Ebbi la forte sensazione di essere già stato in quel posto. Non saprei per quale motivo, ma mi voltai di scatto cercando disperatamente qualcuno alle mie spalle. Non c'era nessuno che cercassi. Ma lo stesso guardai con precisione da ogni lato. Ero in preda a un delirio d'identità e la città era improvvisamente mutata in qualcosa di molto diverso e distante, non mi pareva d'essere più di fronte alla bottega. Mi percepivo seduto su un muretto freddo e ricco di licheni. Un cielo plumbeo e tremolante annunciava qualcosa. Un vento delicato giungeva da est. Fu una allucinazione? Dovuta a cosa? Cosa stavo ricordando esattamente? Forse era solo un sogno durante la veglia...Non saprei. Decisi comunque di tornare da Nelson con l'intento di chiedergli perdono. Un tempo non avrei mai esitato a un simile invito. Non avrei, per nessuna ragione, rinunciato a un'indagine sull'occulto e sul paranormale. Ma erano passati molti anni, l'età adulta mi aveva certamente bloccato nel mondo diurno, rendendomi di conseguenza meno sensibile a quei mondi posti dall'altra parte, a quei luoghi nel mezzo del tempo perduto. La visione era spesso quella del trono di opale di Ilek-Vad. Devo ammettere che da quando ero giunto in quella città erano riapparse dal nulla certe immagini a proposito della venuta di un nuovo re nella leggendaria Città dei Minareti eretta sulle rocce di cristallo che dominano il Mare del Crepuscolo. Vedevo, tra le forme bizzarre di quei passanti con l'ombrello, le sagome oblunghe degli Gnorri, esseri dalla lunga chioma muniti di pinne. Tuttavia avvertivo un contorto senso di angoscia e di terrore. Accadeva che, nello sguardo vuoto e nero della visione, apparissero gli occhi indescrivibili e ultraterreni di quell'essere strisciante che dimora nell'immensità che trascende il mondo. Lui sorveglia l'ingresso di quei nebulosi abissi! Ad attendere la mia identità unica c'era 'Umr At-Tawil, o il prolungamento della vita, o il guardiano del cancello. Lui era il custode protettore della Prima Soglia. Quelle visioni terminarono con l'accensione automatica di un lampione, segno che stavano calando le tenebre. Trovai Nelson sulla soglia di casa, intento a riempire l'ultima borsa con un bizzarro oggetto. Sembravano piccoli tubi catodici collegati a qualcosa di più grande, forse un alimentatore di corrente elettrica. «Ero certo della tua scelta, ma forse avresti dovuto riposare. Ti vedo sbattuto!» fu il suo commento. Non aggiunse altro e io lo seguii per le silenziose strade secondarie che serpeggiavano invisibili lungo il paese. Un tetra umidità crollò su di noi non appena varcammo la campagna. Costeggiamo il fiume ridotto a ruscello finché non fummo costretti a voltare in prossimità di un bivio. La casa del pittore s'ergeva proprio oltre un fila di canneti. Solitaria, cupa e diroccata si stagliava con la sua ombra sul cielo illuminato da una sobria luna calante. Nel seguire l'amico notai in lui un tipo di atteggiamento opposto al consueto. Forse era sola la mia rinnovata agitazione dell'ignoto, tuttavia ero certo di stare avvertendo il battito forte di un antichissimo Segno demoniaco. Pensai per la prima volta che Nelson fosse diventato del tutto pazzo! Che avesse compiuto su di sé qualche sortilegio? Era forse a conoscenza di ciò che avremmo dovuto affrontare? La porta scricchiolò fortemente interrompendo d'improvviso il silenzio della notte. Rimaneva comunque tutto nero e sfuocato, nonostante le lame di luce provenienti dallo spazio trafiggessero i vetri delle finestre impolverate. A quel punto la torcia elettrica che si era portato con sé Nelson si dimostrò un valido aiuto. Il mio amico aveva coperto con dei cenci e delle lenzuola ogni dipinto affisso alle pareti del corridoio. «non voglio che tu veda quelle orrende mostruosità. Non è necessario, credimi. Già quella fotografia che ti ho mostrato è stata sufficientemente dannosa». Allo scantinato la temperatura diminuì di qualche grado. Mi prese alle mani e al respiro un tremore incontrollato, solo alla vista di quel gigantesco dipinto posto sul treppiede quasi di fronte a me. Era coperto da un telo sporco...non mi azzardavo sollevarlo. Mi limitai a puntare l'attenzione in direzione del pozzo scavato sul pavimento. «Perché non ci accada nulla prima del tempo è d'uopo giacere nel più completo silenzio. Quell'essere innominabile ode il minimo rumore se anche solo giace dormiente in qualche galleria nelle vicinanze». Afferrai il concetto e lo aiutai a preparare tutta l'attrezzatura per discendere in quell'abisso dalle cui pareti, ricoperte di muschio e salnitro, trasudava un'aria avvizzita e dal puzzo incredibile. Ci munimmo di un walkie-talkie e di una fune piuttosto resistente, ma sopratutto molto molto lunga. «Mi dispiace doverti chiedere di rimanere in superficie», disse Nelson sottovoce, «ma sarebbe un crimine permettere che una persona come te venga divorata da...non puoi immaginare, neppure dopo quello che ti ho detto, ciò che sarò costretto a vedere! Ma ti prometto di tenerti informato tramite walkie-talkie di ogni mio movimento». Ricordo ancora quelle parole dette con così tanta freddezza, e ricordo ancora di più le mie proteste. Ero disperatamente ansioso di accompagnare il mio amico in quelle profondità, ma lui si dimostrò irremovibile. Ad un certo punto minacciò di abbandonare la spedizione se avessi continuato ad insistere. Solo dopo aver ottenuto la mia riluttante assicurazione che non l'avrei seguito, Nelson afferrò il rotolo di cavo pronto a gettarsi ed essere risucchiato dalla gelida oscurità di quella grotta sotterranea. Per un istante continuai a vedere il chiarore della lampada elettrica, e sentii il filo che si srotolava dietro di lui, ma il chiarore scomparve di colpo, come se la discesa avesse fatto un gomito. Mi ritrovai da solo, eppure legato a quegli abissi sconosciuti da quei magici fili isolati che rilucevano verdastri sotto gli incerti raggi della luna calante.



 

   
 
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