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Autore: ilaperla    30/10/2015    3 recensioni
Federica si trova in un momento imbarazzante della sua vita. Le sue amiche, quelle poche, iniziano a sposarsi e lei dovrà andare al ricevimento tutta sola, data la sua poca familiarità con il genere maschile.
Ma... se invece riuscisse a ideare un piano per trovare un ragazzo da portare quel giorno e poi disfarsene? Niente di più facile... almeno a dirsi. Niente di più imperfetto e pericoloso.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Cap. 1
 
Era inizio giugno e già faceva caldo. L’umidità di Milano entrava nelle ossa fino a farle esplodere, il vero problema è che non esplodevano e continuavano la loro triste e silenziosa tortura.
Nel negozietto in fondo Via Manzoni, non c'era nessuna aria condizionata e chi ci lavorava dentro era costretto a tenere finestre e porta aperta, per far entrare almeno un po’ d’aria. Rarefatta, ma sempre aria per respirare.
Federica si asciugò la fronte con la manica della camicia a scacchi tirata fino al gomito e ammirò il cofanetto di legno scuro, costellato da disegni intagliati, appena tirato a lucido.
Amava come riportava alla luce degli oggetti che erano dati per spacciati. 
La sua camera da letto pullulava di oggettini che i proprietari, stanchi di non utilizzare più, lasciavano in negozio come se fosse una discarica. Federica ne sceglieva quelli più particolari, quelli che avevano più probabilità di essere salvati  e ne dava una nuova luce. Il pezzo di cui andava più fiera era la scrivania bianca che capeggiava la sua camera da letto, piena di tiretti con pomelli marroni. Da fare invidia al proprietario di Ikea stesso.
Chiuse il coperchio del cofanetto proprio quando sentì dei tacchetti irrompere nel negozio.
Guardò l’orologio sopra la porta che divideva il negozio e stanza del restauro e sbuffò, ricordandosi l’impegno imminente.
Senza curarsi di avere il grembiule macchiato di vernice, i guanti sporchi e i capelli tirati su da un bizzarro chignon, fece ingresso nella saletta principale.
Il negozio -una camera di sei metri per sei- era strapiena di mobili antichi, oggetti del novecento e tappeti persiani. Un’atmosfera calda e accogliente, se non fosse per i trenta gradi dell’esterno. Di caldo ce n’era già abbastanza.
Una ragazza slanciata e accuratamente vestita, era appoggiata al banco vicino alla cassa del negozio e sorrideva a Federica che si stava togliendo i guanti, evitando di non sporcarsi le mani.
-Non sei ancora pronta- esordì Dotty pescando dalla borsa Fendi il suo cellulare.
-Devo aspettare mio padre che mi dia il cambio, nel frattempo mi tolgo il camice, mi lavo le mani e sono presentabile.
Dotty, Dorotea per l’anagrafe, era una delle amiche di vecchia data di Federica. Si era offerta volontaria di andare alla ricerca di un abito e di accessori vari per il matrimonio che metteva in ansia la piccola e spaurita Federica. Non saprebbe assolutamente da dove iniziare, maggiormente se si trattava di un matrimonio che faceva invidia a Enzo Miccio e il suo programma in tv.
Quando Dotty aveva saputo che al matrimonio della loro amica lei avrebbe fatto da damigella, aveva sprizzato gioia da tutti i pori. Niente da dire per una ragazza che taglia 40 faceva di cognome.
Federica invece aveva preso la questione della testimone molto a cuore. Era un grandissimo onore per lei testimoniare al matrimonio della sua migliore amica, ma andava in panico -oltre per il vestito e fronzoli vari- quanto perché voleva che a quell’evento, accanto a lei ci fosse qualcuno che l’aiutasse nel camminare su quei trampoli che era sicura avrebbe messo per soddisfare le voglie di tutti e slanciarsi almeno un dieci centimetri in più, voleva qualcuno con cui ballare un lento e non rimanere al tavolo rotondo a trangugiare champagne alla faccia del costo esorbitante di quelle bollicine.
Voleva, una volta tanto, apparire la Federica che nessuno aveva visto e tutto ciò includeva un uomo.
Tipo di genere che ormai non conosceva da sei anni pieni, quando il suo -unico- ragazzo scappò a gambe levate all’estero in un continente ancora indefinito alla ragazza. Puff. Sparito nel niente. Che fosse stata una strega e non se ne fosse mai resa conto?
-Ci sta chiamando Viviana- Dotty alzò il cellulare, facendo vedere anche a Federica il faccino sorridente della loro amica, immortalato come immagine di contatto.
Federica alzò gli occhi al cielo e si slacciò il grembiule dietro ai fianchi.
-Dille che ho comprato un abito fuxia e falle prendere una tachicardia così stiamo apposto fino al mese prossimo.
Dotty sghignazzò e passò il dito sullo schermo, attivando la chiamata mentre Federica tornava nella stanza posteriore per prendere la borsa e sciacquarsi le mani. In sottofondo sentiva solo dei “si” e “no” di Dotty ripetuti fino all’esaurimento.
Strano, perché l’unica in prossimità di un esaurimento ci sentiva solo lei. Avrebbe dovuto cercare una soluzione al problema principale ma non le veniva in mente nulla.
-Buongiorno cara- la voce del padre la fece affrettare nella preparazione.
Si sciolse i lunghi capelli ricci ebano e li fermò con un cerchietto sulla testa per tenerli buoni.
-Buongiorno a lei, signor Belli.
-Dove andate di bello?- Chiese lui non appena Federica tornò nella stanza principale.
-Andiamo a cercare l’abito per il matrimonio, papà- disse lei, lasciando un bacio sulla guancia del suo vecchio.
-Vero, me ne avevi accennato l’altro ieri. Hai bisogno di qualcosa?
Un silenzio imbarazzante scese nel locale. Quel qualcosa era riferito al denaro e nella famiglia Belli quell’argomento era un tallone d’Achille. Non ce n’era mai abbastanza e si facevano troppi sacrifici per venirne a capo ogni mese con il costo della vita a Milano centro e i costi per mantenere una casa e un negozio.
Tanti sogni si erano sgretolati proprio per quel motivo, Federica era riuscita a laurearsi nell’unica cosa che riusciva a saper fare: architettura. Aiutata dalle borse di studio e da un piccolo gruzzolo messo da parte dai suoi genitori, ma si era fermato tutto lì. Perché per intraprendere quella carriera, con stage e viaggi oltre nazione, servivano proprio quei pezzi di carta colorati di troppo valore.
-No papà, ho tutto. Sei sicuro che possa andare? Potrei fare un’altra volta…- venne bruscamente bloccata da suo padre che con un sorrise fece un gesto della mano accantonando la conversazione.
-Divertitevi.
 
Stavano girando da due ore in varie boutique della capitale, Federica aveva toccato del raso, del taffetà, del tulle e non ricorda che altro. Tutto molto particolare, tutto molto variopinto e tutto molto molto costoso. Non appena guardava il cartoncino del prezzo una nazione del mondo crollava sulle sue spalle.
Perché ai matrimoni dovevano andare tutti impettiti e tutti agghindati? Se mai si fosse sposata lei, avrebbe imposto agli invitati di venire con le scarpe da ginnastica e jeans. Per lei non sarebbe stato importante.
-Perché ha messo questo stupido vincolo del tema dei fiori?- Chiese Federica passeggiando per il negozio e guardando qua e la i vestiti appesi agli appendiabiti in ferro.
-Per fare qualcosa di originale- rispose la voce fioca di Dotty, al di la della tenda del camerino.
Federica si sedette sul puffo nero in pelle al centro della stanza ormai dando per spacciata la sua ricerca. Non avrebbe mai e poi mani trovato un abito adatto a lei e al suo portafogli in quei negozi nel centro di Milano.
Dotty si stava provando un abito da damigella scelto da Viviana in persona che si coordinava al suo abito nuziale con tutti gli accorgimenti della stilista in quel negozio.
Sospirò a tracanno il prosecco che le avevano offerto non appena avevano specificato che venivano per nome di Viviana Longobardi. Il loro lascia passare per la felicità.
Viviana e Carlo, non Cracco, avevano deciso di sposarsi a Natale dopo anni e anni di fidanzamento, solo che non avevano detto niente a nessuno e hanno sparato sulla croce rossa solo un mese e mezzo prima del lieto evento. Per far venire un infarto a tutti quanti e tramutare la cosa in genocidio di massa.
All’evento sarebbero stati presenti più di duecento invitati, tra élite delle due famiglie e conoscenti vari.
Il peso del mondo si aggravava ancora di più sulle spalle della povera Federica.
-Come sto?- Chiese Dotty facendo un balzo fuori dal camerino.
Il vestito era rosa porpora, stretto in vita e lasciato morbido fino ai piedi. Il corpetto era drappeggiato e con uno scollo a cuore molto carino e sobrio, il pezzo forte era uno spacco, vedo non vedo, lungo tutta la gonna con un motivo floreale lungo il fianco attorcigliato allo spacco, pittato a mano.
-Wao- fu l’unica risposta plausibile di Federica che in quel momento si chiese se la scusa di una febbre improvvisa avrebbe retto l’impossibilità di presentarsi a quel maledetto matrimonio.
Dotty fece una piroetta ammirandosi nello specchio, subito assediata dalla sarta che le appuntò degli spilli all’orlo e al petto.
-Chi altro ha scelto per le damigelle?- Chiese Federica alzandosi in piedi e sgranchendosi le gambe.
-Lucrezia. credo.
Un lamento strozzato uscì dalla gola di Federica che si voltò di spalle ammirando una pelliccia a un manichino sentendo improvvisamente caldo nonostante l’aria condizionata a palla.
-Federica!- La richiamò con tono solenne Dotty.
-Ok, ok- alzò le mani guardando poi l’operato sinuoso della sarta su quello splendido vestito.
Lucrezia era la peggior nemica di Federica, nonché sorella di Viviana.
Già dalla prima elementare, seppur l’età più piccola di Lucrezia, le due si facevano continuamente dispetti. Si tiravano i capelli, toglievano le sedie da sotto al sedere quando si dovevano sedere, si coloravano le guance con i pennarelli indelebili e tutto si è andato ingigantendo sempre più. Fino a che nel gruppo delle amiche, Viviana aveva ben pensato di inserire anche la sua sorellina perfetta. E così Lucrezia rendeva la vita un inferno a Federica, togliendole i ragazzi, quei pochi che dimostravano interesse stroncati dalla bellezza di Lucrezia, le toglieva i successi scolastici e piano piano quasi del tutto la vita sociale.
Sospirò di frustrazione: le avrebbe reso difficile anche quel matrimonio.
 
-Non capisco il tuo problema- esordì Dotty assaporando la sua granita al caffè -vai al matrimonio da single in carriera e divertiti.
Federica girò con la cannuccia il suo succo all’arancia nel lungo bicchiere.
-Tu non capisci, non hai mai provato ad andare a certi eventi da sola.
-Bhè… mi sarei divertita lo stesso- si difese Dotty trangugiando la bevanda.
-Non hai mai provato Dotty, non puoi saperlo. Ho passato tutta una vita da sola, non ho provato mai la sensazione di stare con qualcuno nelle occasioni speciali, la solitudine è brutta amica mia e io lo so fin troppo bene.
Rimasero in silenzio guardando nei propri bicchieri.
-Hai provato a chiedere a qualcuno che conosci?
-Ti devo ricordare che io non conosco nessuno del genere maschile?
Dorotea rimase in silenzio, colpevole. Sapevano tutti che di certo alle spalle di Federica non c’era la fila con i numerini del supermercato, per gli uomini single e non.
Non perché lei non piacesse, era divertente, schietta, alla mano. Ma c’era qualcosa che non attraeva a primo acchito i ragazzi, troppo occupati ad ammirare le grazie delle altre e sdegnando le curve della ragazza.
Federica guardò l’orologio al polso e bevette in un colpo secco il restante succo.
-Devo andare Dotty, devo aiutare papà a chiudere il negozio. Ci sentiamo in questi giorni e ci aggiorniamo.
Si salutarono velocemente e la ragazza guardò andare via correndo Federica.
Era una persona d’oro, peccato che ancora nessuno lo aveva capito e forse nemmeno lei stessa.
 
Le 23.30 e lei stava sfiorando le mani di Morfeo che gli accarezzava il viso.
Dopo una giornata di lavoro e shopping incompiuto, si sentiva più stanca del solito. Probabilmente per il peso morale di tutta la situazione.
Dopo una cena a base di cotolette riscaldate che la mamma aveva uscito dal freezer e delle patatine cotte nel forno, non aveva la forza nemmeno di continuare il progetto a cui stava lavorando. Solitamente andava a dormire alle due inoltrate, presa da planimetrie e calcoli. Non quel giorno.
Mentre si girava su un fianco, un rumore sordo la fece sussultare e mormorare nel dormiveglia.
Quando aprì gli occhi la seconda vibrazione, del cellulare sul comodino, la fecero svegliare del tutto.
Odiò chiunque la disturbava a quell’ora. Non avevano degli orologi alle loro case?
Probabilmente erano le solite email che le arrivavano dai siti di shopping con le offerte della settimana e cavolate varie. A quell’ora però?
Afferrò il cellulare per impostare il silenzioso, quando notò una notifica proveniente da Facebook e un messaggio.
Accese il lumino e si mise e sedere appoggiata alla spalliera del letto della sua camera ordinata.
La notifica di Facebook prevedeva una richiesta d’amicizia di un utente che non aveva mai visto. Un certo Luca Morelli.
Federica scollò le spalle, no. Non le diceva nulla. Avevano alcuni amici in comune ma erano troppi per poterli controllare singolarmente.
Quando vide che il messaggio in chat era proprio di questo ragazzo, s’incuriosì e aprì la pagina.
 
Da Luca Morelli: Ciao, non mi conosci ma ho saputo che ti serve una cosa che io potrei risolvere.
 
“Oddio” pensò Federica asciugandosi la fronte “un depravato ci sta provando spudoratamente”.
Decise di non rispondere, ma una parte del messaggio la fece tentennare.
Digitò in fretta sulla tastiera.
 
Da Federica Belli: Di cosa stai parlando?
 
Quando vide che lo sconosciuto stava rispondendo, si sentì gelare il sangue e nemmeno sapeva il perché.
 
Da Luca Morelli: Un accompagnatore per il matrimonio della tua amica.
 
La bocca di Federica si spalancò all’inverosimile e iniziò a pensare chi poteva averlo mai detto a questo sconosciuto qui. Nessuno sapeva che avrebbe voluto portare un ragazzo a quell’evento, tranne… Dorotea! L’avrebbe uccisa in mille modi.
 
Da Federica Belli: Te l’ha detto Dorotea, vero? Non mentirmi per favore.
 
Da Luca Morelli: Beccato. Ma c’è una cosa che Dorotea non sa e che, qualora tu accettassi la mia compagnia, dovresti fare.
 
Da Federica Belli: E sarebbe?
 
Da Luca Morelli: Pagamento a fine serata di 1000 euro.

 

Wela, rieccomi qua!
Sisi lo so, avevo solo ieri dato il "battesimo" a questa storia ma dato che ci tengo tanto e la vedo come una sfida e una sorta di riscatto per la mia voglia assopita, ho deciso di regalarvi e regalarmi io stessa il primo capitolo. L'ho scritto mesi fa ed era lì nel pc che faceva a lotta per uscire e ora l'ho liberato.
Che ve ne pare?
Iniziate a capirci qualcosa, no? 
Spero ancora che la storia vi possa interessare, credetemi: sto facendo di tutto per farla spassosa e per farvi divertire.
Ma voi miraccomando, fatemi sapere cosa ne pensate e se siete d'accordo nel continuarla.
RIngrazio già quelle persone che hanno creduto in me e hanno messo la storia nelle "seguite", mi avete fatto fare i salti di gioia.
Lasciatemi un commentino e sarò la donna più felice del pianeta.

A presto.
Sempre vostra
IlaPerla
  
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