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Autore: Lilith_and_Adam    01/11/2015    0 recensioni
Un padre vorrebbe sempre che la propria figlia non soffra mai, e supererebbe anche le barriere del tempo e della natura per assicurarsene.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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L'inverno mi è sempre parso strano, tutto muore eppure continua a vivere.
Tutti pattinavano allegramente, io, alle prime armi, cercavo di mantenermi in equilibrio ma continuavo a cadere con il sedere per terra, ad un tratto, quando finalmente ero riuscita a fare più di un metro senza cadere, qualcosa mi passò fra le gambe: un gatto tutto bianco che a zampe in aria scivolava rotolando sul ghiaccio. Il micio si fermò un po’ più avanti di me e, quando anche io smisi di scivolare, vidi che aveva raggiunto la neve ed era riuscito a mettersi in piedi, mi fissò per un po’ con quei suoi occhietti gialli e poi scappò via su un albero. Io cercai di alzarmi ma finii sulla parte più sottile della pista …
 
 
Ero su quella lastra di ghiaccio da un bel po’, era così sottile che riuscivo a vedere i pesci nuotare al di sotto, iniziava a crepitare ed ero già rassegnata a cadere giù; strizzai gli occhi e trattenni il respiro ma una mano mi afferrò, la sua mano. Lo guardai e iniziai a piangere, mai fui più sollevata in vita mia; era appeso ad un ramo e con l'altra mano mi teneva in bilico sull'acqua gelata, aveva i capelli strani e i suoi occhi gialli erano quasi inquietanti, ma mi salvò ... Te ne sei andato prima che potessi ringraziarti …
 
 
Tutto intorno era bianco, le case avevano già iniziato ad addobbare per il natale e, anche se le scuole erano ancora aperte, c’erano tantissimi bambini che giocavano per strada. Io ero all’ultimo anno, presto mi sarei diplomata e avrei lasciato quel posto tanto freddo, mi sarebbe piaciuto andare in un bel posto pieno di sole dove tutti abitano di fronte al mare, come i tizi che si vedevano nei film. Stavo andando alla biblioteca comunale, in quel periodo non ci andava nessuno tranne i senzatetto che si riparavano dal freddo, era tranquilla, calda e c’era un piccolo angolo dove d’inverno non funzionava mai il riscaldamento e si poteva accendere il camino (probabilmente prima era la casa di qualche riccone), era il mio posto preferito. Camminavo quando ad un tratto sentii dei piccoli passi che parevano seguirmi e al suono del campanellino capii che era quel gatto.
Cercai di ignorarlo ma lui mi aspettò per tutte quelle ore e mi seguì fino a casa, alla fine mi rassegnai e lo portai dentro, non potevo lasciarlo al freddo. Buttai borsa e giaccone in un angolo dietro la porta e mi lanciai sul letto con il gatto in braccio. Più lo osservavo e più la mia testa mi diceva che non era possibile, eppure quegli occhi …
Mi addormentai subito, il suo miagolio era ipnotico.
Aprii gli occhi e una faccia era incollata al mio naso. Urlai.
Lui si stropicciò gli occhi che se niente fosse e sputò fuori un “Ciao!” sorridendo.
“Ch-chi sei tu? Che ci fai nel mio letto?!” Credo che usai un cuscino a mo’ di scudo!
“Bhè io sono …mhm… in verità non ce l’ho un nome!”
“Tutti hanno un nome!”
“Io no! Me ne danno ogni volta uno diverso ma poi si dimenticano tutti di me!”
“Ok… Sto impazzendo vero? È colpa del troppo studio, oppure è una specie di sogno o incubo …” Blaterai parole senza senso per un po’.
Era un ragazzo, aveva i capelli bianchi e gli occhi gialli, si, era di sicuro il ragazzo di quella volta. Si accovacciò sul letto, fece per saltare e si trasformò in un gatto proprio di fronte ai miei occhi, atterrò sulle mie gambe e iniziò a fare le fusa.
“Si, sono proprio diventata matta!” Ma sorrisi e iniziai ad accarezzarlo. “Chase … non credo che mi dimenticherò facilmente di te …”
 
“Allora come fai?”
“Non lo so sono sempre stato così. Perché? Che c’è di strano?”
“Bhè, tutto! I gatti sono gatti e gli uomini sono uomini, un gatto non può essere un uomo … o sbaglio ...”
“Non lo so, sei tu quella che sta sempre con la testa sui libri!”
Camminavamo per la strada come se fosse tutto normale, lui sembrava un ragazzo normale, e la cosa mi mandava al manicomio …
“Comunque perché mi seguivi?”
“Avevi perso questo!”
Uscì dalla tasca una piccola collana a forma di cuore, dentro c’era la fotografia di mio padre; forse lo avevo perso pattinando …
“G-Grazie!” Presi la collana e corsi via. Mi sentivo il viso andare a fuoco e non riuscivo a togliermi dalla mente quel viso che sorrideva e quegli occhi. Aprii il ciondolo per guardare mio padre, mi faceva sempre sentire meglio, come se fosse di fronte a me.
“Io quell’uomo lo conosco!”
“NON SEGUIRMI! Cosa?”
“Si, l’ho già visto, solo non mi ricordo dove.”
“È impossibile. È morto quasi dieci anni fa.”
“Allora mi sarò confuso … Mi dispiace … Ehi non piangere! <> Guarda c’è scritto pure nel ciondolo!”
Era vero, a fianco alla foto, mio padre aveva fatto incidere quelle parole. Avevo otto anni quando lui partì per la guerra, non lo rividi più.
 
Grruuu ...
"Hai fame? In effetti neanch'io ho ancora cenato. Torniamo a casa?"
"Miao!" Chase tornò a essere un gatto e corse verso casa, risi, per un po' non mi importava quanto strana fosse la situazione, ero tornata a sorridere.
 
Quella sera mangiammo e parlammo fino a tarda notte finché non ci addormentammo sul divano abbracciati.
Il mattino seguente, quando mi svegliai gli occhi si fissarono sul calendario. “Ah, è oggi …” Chase era rannicchiato sulla mia pancia, sembrò non accorgersi nemmeno che lo spostai. Presi giacca e sciarpa e uscii. Per strada comprai il solito mazzo di tulipani gialli, i suoi fiori preferiti; l’aria era calma e il freddo quasi non si sentiva, era sempre così quel giorno, ogni anno. Mi inginocchiai di fronte la piccola lapide, la pulii un po’ dalle erbacce e misi al loro posto i fiori.
“Sai papà, lo vorrei davvero, vorrei davvero mantenere la promessa, ma non ci riesco, è come se questo posto mi stesse risucchiando tutte le energie …”
“Mi sono ricordato!” Chase era dietro di me “Ho promesso a tuo padre di trovarti. Era ferito e aveva in mano una foto di te da piccola, è stato difficile ma alla fine eri davvero tu! Voleva assicurarsi che stessi bene.”
Chase mi abbracciò forte prima di scomparire. Il vento lo portò via. Chase …
 
“Farfallina, sii felice. Promettimelo. Qualunque cosa accada, chiunque ti stia vicino, in ogni momento, ricordati che sarai sempre la mia farfallina. Addio.”
 
 
La biblioteca stava per chiudere ma io non volevo farci caso, il giorno dopo avevo un esame e niente avrebbe potuto schiodarmi da quella sedia.
“Scusa ma dobbiamo chiudere. Ti serve una mano con quei libri?”
“No, ce la … faccio … Chase?”
Il ragazzo di fronte a me gli assomigliava incredibilmente, persino la voce era la sua e anche il nome …
 
Papà, sto per sposarmi. È dolce, gentile, romantico e un po’ ingenuo, sai un po’ mi ricorda te.
Papà, ora sono felice.

N.d.a.
Questa one shot mi è venuta così di getto, era da un po' che non pubblicavo qualcosa. Volevo provare a fare qualcosa di diverso dal solito, sul sovrannaturale, magari qualcosa di articolato e apassionante, poi alla fine mi sono ritrovata a fare la solita storia "fluffosa" che faccio sempre... Bhè, spero vi piaccia!          (Non sono un granchè con i titoli!)

 
   
 
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