Anime & Manga > Card Captor Sakura
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Autore: Fabiola19    01/11/2015    0 recensioni
Ad un anno dalla distruzione dell' Unico Anello e della sconfitta di Sauron, la nostra Sakura è costretta di nuovo a fare ritorno nella Terra di Mezzo per un' altra avventura, insieme ai suoi precedenti amici di Tomoeda. Insieme a Kerochan, ritornato a sorpresa da Valinor per questa missione, e a 13 Nani guidati da Thorin Scudodiquercia, Sakura viene coinvolta in un' epica impresa per riconquistare il perduto Regno di Erebor strappato ai Nani dal temibile Drago Smaug. Il loro viaggio li condurrà nelle terre selvagge, in paesi inospitali e pericolosi abitati da Goblin, Orchi e terribili Warg (o Mannari). Ora la cattura carte è più consapevole dei pericoli che la Terra di Mezzo le offrì in precedenza, e decide alla fine di partecipare a questo secondo viaggio, all' oscuro da parte sua e di tutti del ritorno di Sauron, sotto forma di una misteriosa e sinistra figura che si fa chiamare il Negromante. Lungo il cammino, la nostra eroina non solo scopre che la sua magia può essere utilizzata in quelle terre, a causa della scomparsa del Signore Oscuro, ma entra anche in possesso di una nuova Carta di Clow, i quali poteri assomigliano molto a quelli del vecchio Anello magico.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kero-chan -Cerberus, Li Shaoran, Sakura, Sakura Kinomoto, Un po' tutti | Coppie: Shaoran/Sakura
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La scena si apre con una voce nel riquadro buio: << Mia cara Sakura >> era una voce con un tono piccolo, di un bambino piccolo. Un fiammifero si accese nel buio, tenuto da due piccole manine gialle, per fare luce un po' alla stanza accendendo una piccola candela poggiata su un tavolo. La piccola voce si rimise a parlare: << Una volta mi sono chiesto se ti avevo raccontato tutto quello che c' era da sapere riguardo alla Terra di Mezzo >> quel tono apparteneva al piccolo Kerochan, ridiventato giallo come una volta, avendo perso del tutto il bianco che lo avvolgeva un tempo. Era al livello inferiore della buia nave che lo stava portando a Valinor. Lo spazio del livello era uguale a quello di un tunnel scavato sotto terra, con alle pareti dei rifornimenti tipici di una nave. Il piccolo Kerochan svolazzava in quel corridoio con la candela accesa che prese in mano, e che creava un fascio di luce tondo, andando alla ricerca di qualcosa mentre la nave si muoveva al moto delle onde: << Perchè per quanto io ti abbia mostrato ciò che accadeva da quelle parti, magari non sei ancora a conoscienza dei vari fatti che svolgono le altre creature >> il Guardiano aprì un baule in fondo a quel piano della nave, trovandovi dentro un sacco di diari e con sopra una spada di medie dimensioni, avvolta dalla sua custodia marrone. Kerochan poggiò vicino al baule la candela, saltando dentro ed esaminò quell' arma custodita. Non poteva prenderla con le sue sole mani, e quindi decise di tirare fuori un libro rosso che c' era sotto alla lama custodita. Volò con il libro preso verso il bordo del baule, e controllò la copertina con un pizzico di ammirazione. Poi poggiò il libro a terra, e svolazzò di nuovo per chiudere il baule aperto.

Kerochan mise il libro preso su una scrivania di una sua stanza di quella nave, e aprì alla prima pagina, trovandovi un pezzo di carta ingiallito. Si posizionò la candela poco sopra al libro, come se dovesse scrivere da un momento all' altro, però dopo aver esaminato quel foglio: << Pensa che io ho molti anni di quelli che hai tu, Sakura. Non ho più il compito di guidarti come una volta. Ormai dovrai camminare con i tuoi stessi piedi >> pensò ancora il piccolo peluche. Aprì il foglio ingiallito, e con un sorriso, vi trovò un percorso già conosciuto da lui. La mappa della Terra di Mezzo che diede una volta a Sakura per guidarla nel suo lungo viaggio, ora se la ritrovò con sé. Si ricordò che la prese poco prima della sua partenza dal Porto di Gran Burrone, come per ricordarsi costantemente della sua amica Sakura fino al giorno in cui l' avrebbe rincontrata. Ripose la mappa aperta sopra al libro cui aveva aperto, e prese una piuma d' oca bagnata in un contenitore d' inchiostro nero che giaceva alla destra del libro: << Credo che per te sia ora di sapere quello che ancora ti aspetta >> prese la piuma con entrambe le mani, pensando con un pezzo della sua piccola lingua fuori dalla bocca. Pensò a quello che avrebbe dovuto scrivere, nell' attesa che la meta della sua nave fosse raggiunta. Lentamente cominciò a scrivere la prima frase che gli venì in mente, reggendo la penna ovvera la piuma usata per scrivere nel bianco di quel libro rosso: << Tutto iniziò tanto tempo fa, in una terra molto lontana a Est. Una il cui simile non troveresti nel mondo di oggi >> la scrivania era rivolta verso l' oblò della nave che rifletteva il blu di quella notte stellata, magica e serena come il mare in cui stava solcando. Kerochan scrisse così la storia mai narrata a Sakura, ripensandola al sicuro nella sua casetta. Consultò la mappa in alto, partendo dalla città di Tomoeda raffigurata in essa. Con lo sguardo, Kerochan si spostò a destra della cartina, sorpassando Brea, e alcuni fiumiciattoli che scorrevano più avanti a quel villaggio. Oltrepassò una vasta catena di montagne, rappresentate con piccoli triangolini nel foglio giallo. Giunse, infine, ad Est della carta, soffermandosi nel nome di una città che stava in mezzo ad altri due nomi: << C' era la città di Dale. I suoi mercati erano noti in lungo e in largo, colmi della generosità dei vignetti e della valle. Pacifica e prospera >> la vita di un tempo in quella città fu molto chiara al peluche ricolorito del suo giallo. Un mercato era popolato di tanti suoi abitanti di Dale, che passeggiavano e ridevano in armonia sotto il cielo dal sole splendente. I loro vestiti erano regali e decorosi come la borghesia degli antichi uomini medievali. Alcuni si gustavano i formaggi e le pietanze che erano esposte nei banconi del mercato, mentre genitori parlavano allegramente con alcuni loro amici, lasciando scorazzare i propri figli e figlie tra le vie trafficate della città. Sui balconi delle case storiche di Dale, fiorivano le piante dei vasi posti lì. Alcuni alberi crescevano nelle vie della città, decorando ancora di più il paesaggio.

Al centro di un vialetto c' era una giostra con nastri rossi, i quali i bambini del posto correvano per prenderli nel mentre che la giostra girava in continuazione.

Donne e uomini si salutavano a vicenda, ormai tutti si conoscevano in quel piccolo e bel paese, mai toccato da tragedie e con la ricchezza che si mostrava alla splendida città di Dale in tutto il suo fascino architettonico. I tetti delle case erano di uno splendido colore rosso che davano risalto alle pareti bianche degli edifici. L' intera città era un agglomerato di casette che erano strettamente costruite a distanza ravvicinata tra loro, se si sorvolavano all' altezza dei loro tetti. Gli edifici erano accumulati fino a formare una specie di collinetta di villaggio, con il rosso delle tegole che facevano assomigliare i palazzi a tanti piccoli funghi in crescita. Kerochan proseguì nella sua storia: << Perchè questa città giaceva dinanzi alle porte del più grande regno della Terra di Mezzo, Erebor >> più avanti alla città di Dale, esattamente fuori, si estendeva un vasto prato di erba fresca e verde, dove dei fiumi scorrevano nelle vicinanze per dare vita al terreno. L' erba si espandeva così fino ad una montagna, un' alta montagna dove alla base era costruita un' immensa parete di pura roccia verde. Ai lati di quella grande parete, che era bassa in confronto all' altezza della montagna, c' erano due grosse statue di Nani dalla barba lunga che indossavano le loro armature da guerra. Le grandi miniature di quelle creature poggiavano solo un ginocchio a terra e si facevano difesa mettendo in avanti le loro asce che agli occhi di chi passava accanto a queste, si sentiva una formica che stava per essere schiacciata da qualsiasi momento dalla rianimazione delle statue imponenti. Una piccola stradina conduceva fino all' entrata sotto della parete di roccia verde, costituita da molteplici balconi solidi. La descrizione di quel regno chiamato Erebor andò avanti: << Roccaforte di Thror, Re sotto la montagna. Il più potente dei Principi dei Nani >> alla nomina di Thror, Kerochan ricompose l' immagine di una creatura a lui già nota nella Terra di Mezzo. Thror era un Nano dalla folta barba grigia, e sopra la testa aveva la corona che lo identificava come il sovrano di Erebor. Adesso il Nano Re camminava in uno dei bastioni della sua roccaforte, e le guardie che erano lì tirarono indietro le loro lance al passaggio del loro re. Queste erano nient' altro che altri Nani, tutti corazzati di ferraglia ed elmo argentati. Thror aveva un pesante mantello regale, dove sotto portava una specie di armatura. Dietro di lui c' era un altro Nano, anch' egli dalla lunga barba grigia, ma i suoi vestiti erano del tutto diversi da quelli del suo re, e portava semplici vesti di qualsiasi subordinato del sovrano. Thror passeggiava nella cinta del suo bastione, con sempre il secondo Nano dietro, e si fermò per affacciarsi fra due pareti rocciose della trincea per osservare il panorama che gli offriva la città di Dale dalla sua posizione del regno in cui era. Nella sua barba lunga si intravidero decorazioni di tante piccole gemme blu, legate tra loro con tanti filamenti di un colore scuro. I suoi occhi azzurri erano fieri come la sua espressione nel vigilare i confini con il suo regno. All' interno della roccaforte, la luce del sole entrava lievemente. La struttura interna era come una grande galleria, che forse andava a raggiungere l' altezza della montagna. Delle statue poste ai lati della galleria grande, reggevano le altre strutture in dura roccia della parete interna della montagna.

Queste statue erano rappresentate come dei Nani, come quelle che erano fuori. C' erano due lunghe file di queste con le asce però messe davanti alla loro faccia, in modo difensivo. Anche le miniature di questi grandi Nani portavano armature da guerra. Al centro della grossa e vasta galleria, c' era uno stretto pontile che conduceva al trono del Re, costruito anch' esso dalla roccia della montagna. Sopra al trono c' era un grosso pezzo di roccia che formava un imbuto a spirale e scendeva alla sommità del posto del Re. Intorno all' imbuto roccioso c' erano piccole pietre brillantate: << Thror regnava con sicurezza. Mai dubitando della durata del suo casato, perchè la sua discendenza trovava certezza nella vita di suo figlio e di suo nipote >> ora il peluche introdusse i due nuovi personaggi che da sempre erano rimasti al fianco di Thror. Il Nano che prima gli stava accanto fuori dal bastione, ora lo raggiungeva camminando nel lungo ponte verso al trono in cui lo stesso Thror stava. Quello era il figlio del Re, dalle vesti di un suo subordinato, con un lungo mantello rosso e con delle specie di tatuaggi all' altezza della sua fronte. Il nipote di Thror stava accanto alla destra del suo trono. Questo, come il padre e il nonno, aveva gli occhi azzurri e diversamente da loro, aveva i capelli e la barbetta di un colore nero vivo. Indossava un vestito blu che si riuscì ad intravedere in mezzo al petto per via della presenza di un leggero mantello che gli copriva la schiena e quasi tutto il dorso davanti. Il nipote faceva da guardia a suo nonno che stava comodo sul suo trono, e mostrava come lui lo sguardo fiero della razza nanica. All' interno della montagna, sembrava esserci nei lunghi e molti pilastri sostenenti la roccia scavata al suo interno delle piccole finestrelle, quasi come se quelle colonne fossero dei palazzi dove abitavano altri Nani. Si accedeva a queste colonne tramite delle scale, disposte a modo di labirinto, e i Nani vi passeggiavano in queste osservando fino al fondo della grande città le luci che illuminavano la profondità del vasto regno sotterraneo. Il piccolo Guardiano si accorse della meraviglia di Erebor, da tanto dimenticata nelle sue conoscenze: << Ah, Sakura! Erebor. Costruita nella profondità della montagna, lo splendore di questa città-fortezza era leggendario >> e infatti lo stesso peluche giallo aveva ragione. Sotto, nella profondità delle alte colonne, dove doveva esserci solo oscurità, c' erano invece tante luci che davano spettacolo ai fondali della montagna. Sembravano che provenissero da diverse strette stradine sgorganti da dietro altre colonne, e si concentravano al centro di quella città. Era lì in fondo che si svolgevano le attività lavorative dei Nani: << La sua ricchezza si trovava nella terra, in preziose gemme ricavate dalla roccia, e in grandi vene di oro che scorrevano come fiumi tra i sassi >> c' erano delle sale dove dei Nani impiegati per la conta dell' oro, esaminavano tramite i loro apparecchi avanzati con delle lenti le piccole pietroline raccolte. Dietro di loro osservava attento il loro operato Thror sempre seguito dal figlio. Altri Nani, in grande numero a coprire le grotte sotterranee, erano impiegati nel loro lavoro di minatori. Scavavano con martello e scalpello ogni metro quadrato della dura parete rocciosa, tenendosi aggrappati a delle lunghe corde. Avevano dei caschi con delle torce situate in essi per illuminare il punto in cui scavavano.

A illuminare ancora di più il loro lavoro, erano delle lampade messe in verticale fino al fondo della grotta. Tra le rocce si potevano già intravedere delle grosse macchie dorate che erano fino ad ora coperte dalla roccia, e che i Nani stavano facendo venire fuori alla luce il prezioso materiale. I rumori dei martelli che scalfivano la pietra rimbombavano in tutto il vasto cratere, e le pietre d' oro che venivano estratte erano soggette al rimodellamento di altri Nani impiegati per questo. Questo compito avveniva nelle fornaci, nel caldo rovente dell' oro fuso per creare i lingotti. Ci volevano cinque Nani per ricomporre perfettamente la pietra d' oro, e davano colpi di martello all' oggetto, uno alla volta stando in cerchio ad esso in modo successivo: << L' abilità dei Nani era ineguagliata. Forgiavano oggetti di grande bellezza: dai diamanti, smeraldi, rubini e zaffiri scavavano sempre più in fondo, giù nell' oscurità >> proseguiva Kerochan, al momento in cui un Nano sollevò in alto la pietra d' oro plasmata e attendeva che due pesanti martelli la schiacciassero ai lati che sporgevano. Anche nei giorni seguenti, quindi, i Nani minatori non si fermavano di produrre sempre più ricchezze per mantenere in piedi il loro regno e i rapporti con la gente di Dale. Tra quei milioni di Nani all' opera nello scavare, uno di loro diede uno dei suoi soliti colpi di martello e scalpello nella roccia, trovando un materiale del tutto diverso dall' oro, di un argento brillante: << E fu lì che lo trovarono >> l' oggetto di rara luce argentea, sprizzava dalla roccia dei lievi fumi di lucentezza. Quella luce divina illuminò il volto sporco del Nano minatore, che rimase incantato dalla bella pietra che stava per tirare fuori. Cercò di riconoscere l' oggetto la cui luce si faceva sempre più immensa verso di sé, fino ad attirare l' attenzione di altri Nani nei paraggi. Poi scostò un altro pezzo di pietra, individuando la pietra argentea, che aveva piccole dimensioni: << Il Cuore della Montagna! L' Archengemma >> disse il peluche manovrando quasi a fatica la piuma, e asciugandosi la fronte gialla dal sudore. La piccola pietra, chiamata Archengemma, emetteva dei colori come quelli dell' arcobaleno che veniva visualizzato all' orizzonte dopo una giornata di pioggia. Questa pietra venne poi portata per ordine del Re, sulla sommità del suo trono, incastonata nel saldo materiale: << Thror lo chiamò “il Gioiello del Re”. Lo prese come un segno. Il segno che il suo diritto a regnare era divino >> Thror adesso sedeva sul suo trono, dove sopra a pochi metri dalla sua testa c' era l' Archengemma. Alla sua destra stava suo nipote con un altro Nano che reggeva un piccolo baule, mentre alla sua sinistra c' era il figlio del Re Nanico. Alcune guardie era intorno al trono. Kerochan riprese la piuma in mano per introdurre un altro personaggio: << Tutti gli avrebbero reso omaggio. Perfino il grande Re degli Elfi, Thranduil >> cinque Elfi si presentavano ora al cospetto di Thror. Quello centrale era il re delle creature elfiche, chiamato appunto Thranduil. Questo aveva una corona fatta di rami dei boschi sulla testa. I suoi capelli erano lunghi e biondi. Il suo sguardo sembrava fosse freddo, come il colore dei suoi occhi azzurri, quasi a simboleggiare l' avvento dell' inverno. La sua pelle era a tratti pallida, dando un' espressione altezzosa alla sua faccia.

I suoi abiti erano argentati di un lieve celeste. Thranduil si fermò ai piedi della gradinata del trono, salutando Thror con un cenno della testa e rivolgendogli un lieve sorriso. Thror rispose al saluto facendo lo stesso gesto di Thranduil. Il Nano con il baule fu davanti al Re elfico, che gli aprì il piccolo baule ai suoi occhi, mostrando i piccoli sassolini bianchi e luminescenti che teneva custoditi nella scatola. Thranduil fece per avvicinarsi alle piccole gemme, scrutando con delle occhiate gli occhi di Thror, per cercare il suo permesso per raggiungere il baule aperto: << Mentre la ricchezza dei Nani cresceva, la loro riserva di buona volontà si affievoliva >> l' Elfo fu dinanzi alle gemme bianche, che ora alla sua vicinanza emettevano onde di assoluto splendore. Thranduil rimase immobile e ipnotizzato da quelle gemme che gli offuscavano quasi la vista, spalancando la bocca dallo stupore: << Nessuno sa esattamente cosa provocò lo screzio >> continuò Kerochan. L' Elfo fece per tendere la sua mano per prendere le gemme, intuendo che fosse un dono che lo stesso Thror volesse offrire agli Elfi. La saliva sembrava colare dalla bocca di Thranduil, ma con un presentimento di avvertimento dello sguardo fermo di Thror, il Nano che reggeva il baule richiuse lo stesso per poco che Thranduil non ci lasciò le dita. Fu come se all' Elfo gli avessero mollato una portata in faccia, e fu subito oscurato della vista divina delle gemme splendenti. Thranduil sgranò gli occhi dall' incredulità e dalla sensazione che un Nano lo avesse preso in giro. Perfino il nipote di Thror rimase incredulo al gesto che il Re Nanico indirizzò al suo servo, e si voltò con la faccia che chiedeva spiegazioni al nonno. Tutti gli altri Nani accettarono e sembrarono comprendessero l' azione del loro Re: << Per gli Elfi i Nani avevano rubato loro il tesoro. I Nani raccontano un' altra storia: sostengono che il Re degli Elfi si rifiutò di dar loro la giusta paga >> Thror aprì di poco la sua bocca, finora nascosta dalla folta barba grigia per sentenziare un divieto alle intenzioni di Thranduil che ora risollevò lo sguardo verso il Nano che si era preso gioco di lui, mostrandogli un' occhiataccia. L' Elfo sorrise, o almeno cercò di sorridere in modo forzato alla bella faccia di Thror, capendo che il suo onore era stato oltraggiato da un infimo Nano. L' Elfo voltò le spalle ai Nani, indirizzandosi verso l' uscita, quieto e pieno di rancore alle creature che credeva potessero avere un qualche legame con loro: << E' triste, Sakura, come le vecchie alleanze si possono spezzare. Come le amicizie tra i popoli possono andare perdute. E per cosa? >> si chiese il piccolo Guardiano in un momento di sua riflessione al conflitto che c' era tra Nani ed Elfi in una parte della Terra di Mezzo. Il nipote del Re stava sempre vigile sulle intenzioni dell' Elfo che voltò loro le spalle, non augurandosi certo il meglio che il Re Elfico dava alla loro razza in quegli istanti.

Kerochan emise una lieve risata a quell' innocente e insignificativo litigio, quale poteva essere, che c' era e ancora c'è tra Thranduil e i Nani. Il peluche imbagnò di nuovo la piuma d' oca nel contenitore per il proseguo della storia che, per sfortuna di sua conoscienza, stava prendendo una brutta piega. Le ombre della notte cominciarono a scivolare nelle mura esterne della fortezza dei Nani, oscurando il sole che illuminava il regno di Erebor con tutta la natura che lo circondava: << Lentamente i giorni si inasprirono, e le notti vigili si susseguirono >> il buio della notte era calato subito sulle mura di Erebor con tanta calamità, quasi a presagire un qualcosa di catastrofico. All' interno della roccaforte, la profondità della montagna ora brillava immensamente di ingenti quantità e cumuli d' oro di ogni tipo, dalle pietre ai gioielli, e ai lingotti ricavati nella dura roccia delle gallerie. Il Re dei Nani passò sempre più spesso le notti lì, passeggiando tra il suo oro che cresceva giorno dopo giorno e che vedeva quasi come un figlio. Il rumore di ogni singola moneta dorata ormai era un dolce suono per Thror che non distaccava i suoi occhi neanche per un istante dalle montagne d' oro che trovava nei suoi paraggi: << L' amore di Thror per l' oro era divenuto spietato >> raccontò Kerochan cupo. Dall' alto di quella sala, c' era il nipote di Thror che guardava amaramente il nonno che si stava sempre più lasciando andare alla pazzia di volere sempre di più l' oro: << Una malattia si era sviluppata dentro di lui. Era una malattia della mente. E dove prospera la malattia, seguono brutte cose >> il nipote indietreggiò sempre di più nell' ombra, non rivolgendo più il suo sguardo al nonno impazzito e che si rotolava quasi nell' oro. Il giorno successivo, la mattina, non fu certo delle migliori come temeva il nipote. Là, nella città di Dale, degli aquiloni svolazzavano nel cielo tenuti da dei bambini che in uno dei soliti giorni di felice giornata trascorrevano il tempo libero all' aperto. Un aquilone a forma di drago sembrò presagire l' arrivo di una mostruosa creatura: << Dapprima udirono un rumore come d' uragano provenire da Nord >> i piccoli fanciulli tentavano di tenere strette le funi dei loro aquiloni, evitando che il vento forte li portasse via. Di seguito le nuvole grigie che sovrastavano Erebor, mollarono una forte ventata sugli alberi che erano cresciuti nel regno dei Nani, facendo fare agli arbusti una specie di ola al passaggio dell' impeto d' aria: << I pini sulla montagna scricchiolavano e si schiantavano nel caldo vento secco >> delle bandiere azzurre che erano situate nei mattoni della trincea della fortezza dei Nani all' esterno, sventolavano violentemente al vento che soffiava verso di esse. Un Nano dalla barba grigia e rivestito interamente di un pesante cappotto arancione, seguito da altre guardie, si rigettarono nel balcone per vedere quello che accadeva fuori. All' interno della roccaforte, tutti i Nani guerrieri si muovevano alle loro postazioni per accorrere anche loro alla calamità che la natura sembrava volesse far cadere la città dei Nani. Il nipote di Thror con il solito abito blu e mantello nero, accorse a spada sguainata con altre due guardie dietro, verso il balcone principale, raggiungendo il Nano dal cappotto arancione e dare ordini a questo: << Balin, suona l' allarme >> disse il giovane nipote al suo compagno Balin, notando le bandiere che si muovevano scompostamente. Gli passò oltre, e i due si dovettero abbassare alla rottura di un pezzo di bandiera nella loro direzione: << Chima la guardia! Fallo subito! >> ripetè il nipote a Balin che chiese confuso: << Cosa c'è? >> << Il Drago >> rispose corto il nipote.

Quest' ultimo indietreggiò verso la trincea alle sue spalle, osservando il cielo e notando una figura in volo. Poi lo stesso giovane Nano dalla barba nera viva, si affacciò di sotto alla trincea, avvertendo la sua gente del pericolo imminente: << Il Drago! >> urlò egli, facendo voltare i Nani che erano all' interno della fortezza e che ora scappavano all' avvertimento del nipote del Re. Il ruggito del Drago si sentì. Balin si voltò verso il giardino che il regno di Erebor offriva, vedendo all' altezza dei suoi occhi degli alberi sradicati che bruciavano e che volavano in aria. Kerochan raccontò amaramente l' arrivo della creatura: << Era uno sputafuoco dal Nord >> il Nano Balin restò come immobilizzato al calore che lo stava per raggiungere nella trincea in cui era. Una cascata di fuoco che proveniva dal Drago non ancora bene avvistato, ora investiva il balcone. Alcuni Nani che erano lì, furono subito bruciati dalle fiamme del Drago in arrivo. Il nipote del Re fece in tempo ad afferrare Balin e a portarselo al sicuro, rifugiandosi e proteggendosi in una colonna di dietro entrambi, ed evitando per un soffio la fiammata del Drago. Ai lati, i due potevano sentire le fiamme del Drago che facevano calore al materiale della colonna che sosteneva un balcone superiore a loro: << Smaug era arrivato >> annunciò il piccolo peluche. La fiamma del Drago si spostò verso gli aquiloni che svolazzavano nella città di Dale, incenerendoli all' istante. Il Drago Smaug ora si era spostato nella città degli Uomini, prendendosela con gli abitanti. Le guardie di Dale avevano pesanti mantelli arancioni e avevano degli elmi che sembravano dei coperchi a punta. Queste scapparono insieme ad altri cittadini, avvistando in volo il Drago Samug. Alcuni bambini rimasero a bocca aperta alla vista del terribile Drago. Due guardie che erano su una torretta per suonare la campana d' allarme, vennero raggiunti dalla palla di fuoco di Smaug che disintegrò la sommità della torretta. I detriti della torre volarono verso le strade sottostanti, facendo agitare ancora di più gli abitanti in fuga come videro la velocità del Drago che sorvolava le loro teste pronto a colpire ancora: << Mettetevi al riparo! >> << Moriremo tutti! >> le urla dei cittadini si sentirono preoccupate nei viali. I genitori presero i loro figli dalla giostra del centro della città, mettendosi a scappare insieme a loro, mentre Smaug sfrecciava minacciosamente nel cielo. Le guardie arrivarono ad un punto di raccolta, una specie di dimora aperta dove suonavano ognuna il corno d' allarme della città. La cascata infuocata arrivò a colpire un' altra dimora, facendo sprizzare in mille pezzi i mattoni che la componevano, seguiti da un' esplosione di fumo e fiamme. I cittadini si trovarono in difficoltà nella fuga, trovandosi a evitare altre persone con in più i pezzi delle case abbattute che finivano tra di loro. Le guardie nella fuga si fermarono, armate di archi e frecce per colpire la bestia alata, ma l' onda di fuoco li investì subito, bruciandoli sul posto, senza avere l' occasione di scappare. Una trave in legno infuocata cadde sul corpo di una guardia, schiacciandola e lasciandola lì mentre altre guardie cercavano di aiutare nella fuga altri abitanti, saltando tra le fiamme che c' erano tra i detriti sparsi per le stradine.

Alcune persone erano sull' uscio dell' ingresso principale della città per riversarsi all' esterno, ma in quell' occasione la fiammata del Drago vibrò verso l' entrata, uccidendo le persone che si trovavano nel suo tiro, e bloccando la via d' uscita alla città. La fiamma dell' ingresso si propagò come una palla di fuoco per altre vie della città. Smaug svolazzava a tutta velocità, mettendo in suspense i cittadini che cercavano di seguirlo con lo sguardo. Cittadini e guardie ora erano in trappola, in balìa dell' attacco del Drago, urlando e deponendo a terra i loro archi. Pezzi di trave cadevano inesorabili sulle teste dei passanti in fuga, che morivano prima del previsto, mentre altri si rotolavano a terra nella speranza che le fiamme che gli consumavano la carne si spegnessero: << Tanta morte gratuita fu inflitta quel giorno >> disse il Guardiano. Un uomo indossante l' armatura delle guardie della città, si posizionò in una torretta, per caricare la sua balestra di lunghe frecce appuntite che trovava lì vicino, per cercare di abbattere il Drago che era intento a distruggere le case più rialzate. La prima freccia venne scoccata dalla grande balestra, per opera di quell' uomo. Ma la freccia lunga e nera sbattè sulla pelle del drago che sembrava dura al contatto: << Pechè questa città degli Uomini non era nulla per Smaug. I suoi occhi miravano ad un altro premio >> il Drago seppur ammacato di poco nella pelle, continuò la sua opera di distruzione, finendo lentamente i cittadini di Dale nei vortici di fuoco che lanciava. Tra quel caos, una bambina si teneva stretta ad una lancia, osservando la sua bambola di pezza che prendeva fuoco, poco prima di essere annientata in modo definitivo dal Drago. Sistemata la città, il Drago si indirizzò alla volta del suo premio verso Erebor. Il nipote di Thror raccolse tutti i Nani guerrieri, sapendo l' obiettivo di Smaug qual era. Riscese dal bastione, verso le porte dell' ingresso al regno. Egli brandiva la sua spada nanica ed era affiancato da suo padre che brandiva un pesante martello. Le grosse ante serrate e sbaragliate di Erebor tremavano alle fiamme del Drago che cercava di buttarle giù. Delle fiammelle fuoriuscivano da degli spazi delle ante, segno che Smaug era proprio dietro il portone. I Nani si fermarono dinanzi alle porte, notando che non avevano più via d' uscita: << Perchè i Draghi bramano l' oro con oscuro e feroce desiderio >> intanto Thror saputodell' attacco del Drago, si affrettò a raggiungere il suo trono. Allungò la mano verso l' Archengemma, che fece cadere tra le sue mani tastando una specie di pulsante che la manteneva attaccata alla roccia. Il Re dei Nani quindi si strinse a sé la pietra, mantenendola coperta dalle grinfie di Smaug che ruggiva minacciosamente alle porte. Queste si disintegrarono in mille pezzi: << Compatti! >> ordinò il nipote del Re in lingua nanica ai ranghi di Nani che aveva dietro. Ma niente potè fermare la furia del Drago. Una zampa disintegrò un pezzo dell' ingresso in roccia, facendo subentrare Smaug con la sua fiammata che disintegrò l' intera struttura dell' ingresso, creando un varco per il suo passaggio. Tutti vennero inondati in faccia dal calore delle fiamme, poi videro i detriti di rocce che schizzavano sui poveri Nani indifesi e che venivano investiti dal fuoco del Drago. Sopra le teste dei Nani alla porta, c' era il dorso di Smaug, e questo scansava con un colpo di una delle sue zampe i piccoli Nani che lo intralciavano. Questi volarono per molti metri più avanti, sbattendo sulle pareti della fortezza.

Il nipote del Re Nanico e suo padre scamparono alle zampe del Drago, che li mancò di un soffio dallo schiacciarli. Non poterono fare altro che guardare impotenti la strage che si stava compiendo nella loro città. I Nani che sopravvivevano non ci pensavano due volte a scappare dal regno, lasciando che il Drago si addentrasse verso l' oro che cercava. I Nani più avanti, invece, venivano schiacciati dalle zampe del Drago, che era molto lungo. La sua testa era arrivata a metà della roccaforte, e tirò in dentro la sua coda rossa. Thror scappava verso la sua sala dell' oro con l' Archengemma tenuta sempre in mano. Ma questi si fermò quando vide la testa del Drago che spuntò tra i cumuli d' oro che erano deposti lì. Il vecchio nano cadde in avanti dall' improvvisa apparizione del Drago ai suoi occhi, che lo aveva anticipato nella fuga. Nella caduta, Thror perse la pietra Archengemma, e la vide rotolare verso la marea d' oro che il Drago aveva creato: << No! >> esclamò disperato il Re Nanico alla perdita del suo prezioso gioiello che scompariva tra le onde dorate. Questi volle andare a recuperarlo, ma giunse in tempo il nipote che lo afferrò da dietro per fermarlo e per evitare che finisse tra il fuoco del Drago. In seguito, Thror sempre tenuto dal nipote, decise di seguirlo verso l' uscita mentre egli puntava la sua spada verso il Drago: << Avanti! >> esclamò il nipote, uscendo dalla stanza a cui prendeva possesso Smaug. I due Nani furono fuori dal loro regno in fiamme, insieme a tutta la loro gente sopravvissuta che abbandonava la loro casa ormai perduta: << Erebor era persa. Perchè un Drao sorveglierà il suo bottino fin quando avrà vita >> le donne dei Nani e i loro mariti, con alcune guardie, correvano verso le distese delle colline che si presentavano più in là con il fumo del fuoco che fuoriusciva dalla grande porta. Thror scappò con tutta la sua gente, accorto di tutto il suo oro, e divenuto un sovrano povero. Il nipote di questo, aiutava il padre ferito alla porta per allontanarsi dalle fiamme che ancora erano vive intorno. Da una collina alla destra del regno di Erebor, arrivarono l' esercito di Elfi, armati per la guerra con armature dorate e archi. Questi restarono fermi sul bordo della collina per ordine della mano alzata del loro Re Thranduil, a cavallo di un alce, per osservare i Nani in fuga. I piccoli esseri videro gli Elfi che rimanevano là in cima ad osservarli scappare: << Mettetevi in salvo! Presto! Aiutateci! >> urlava il nipote del Re, sbracciandosi verso gli Elfi per supplicarli di giungere in loro aiuto. Ma bastò pochi secondi dello sguardo di Thranduil immobile, per capire che questi non aveva intenzione di aiutare i Nani. Il nipote Nano si sentì deluso dal capriccio del Re Elfico che stava ad osservarli con altezzosità, ribadendo con i suoi occhi freddi che non avrebbero mai dovuto prendersi gioco di un nobile Elfo come lui. Thranduil chinò la testa da un lato, quasi stesse provocando il nipote di Thror, e fece per voltarsi con il suo esercito, non intervenendo nell' aiuto dei Nani in difficoltà: << Thranduil non avrebbe rischiato la vita dei suoi contro l' ira del Drago. Nessun aiuto venne dagli Elfi quel giorno. Né nei giorni che seguirono >> disse Kerochan.

Il nipote di Thror emise un' espressione accigliata al momento in cui gli Elfi mostrarono le spalle a lui, e scomparvero dietro alla collina cui erano venuti. Il popolo dei Nani vagò così nel deserto che si presentava a loro, tra pozze d' acqua sparse di qua e di là, e con pochi cavalli e provviste a disposizione. Si ritrovarono così a dover sopravvivere da soli alla dura legge della natura che li attendeva: << Derubati della loro patria i Nani di Erebor vagarono per le Terre selvagge. Popolo una volta potente, ormai decaduto >> il nipote del Re Thror guidò lui stesso il suo popolo attraverso quelle lande pericolose. Con in spalla solo un sacchetto per il pranzo, raggiunse una roccia, scrutando l' orizzonte quando fu sopra di essa e incitava a pugni alzati la sua gente, indirizzando la strada da percorrere: << Il giovane principe Nano lavorò come meglio poteva, faticando nei villaggi degli Uomini. Ma sempre ricordava il fumo della Montagna sotto la luna, gli alberi accesi, torce di luce. Perchè aveva visto le fiamme del Drago nel cielo e una città ridotta in cenere >> le sere che passava a dormire, il Nano ripensava guardando alla luna piena, agli alberi spogli e in fiamme che il Drago diede loro fuoco, svolazzando tra le alte colonne di fumo che si alzavano per nascondersi tra di esse e per passare inosservati quando lanciava un suo attacco. Il Nano, con la sua gente, si fermarono in una delle tante città degli Uomini per battere il ferro caldo delle loro armi: << E non perdonò mai. E non dimenticò mai >> il battere del martello del Nano si faceva sempre più forte alla rabbia che nessun Elfo fosse intervenuto in suo aiuto durante l' attacco di fuoco del Drago sulla sua città. Digrignò i denti, sprigionando odio per Thranduil, divenuto un acerrimo nemico adesso per il popolo dei Nani. L' atmosfera era serena da un' altra parte. Una delle tante sere festose che si svolgevano in una delle tante città del mondo, era decorata di fuochi d' artificio che esplodevano nel cielo notturno. Balli e canzoni erano in atto nel luogo dove si festeggiava. Un giovane uomo si esibiva nel far esplodere i suoi fuochi d' artificio alla gente e ai bambini della festa che rimanevano stupiti della meraviglia dei fuochi: << Molto lontano, in un altro angolo del mondo, i Draghi erano solo immaginari. Un gioco di prestigio degli intrattenitori la vigilia di mezza estate. Non più spaventoso della polvere fatata >> cambiò tono il narratore Kerochan.

Quell' intrattenitore alla festa scoppiettava dal suo carro i fuochi d' artificio che lui stesso portò alla festa che si svolgeva in una piazza della città. Le persone ballavano in coppia a ritmo delle canzoni che venivano fatte sentire a loro, e a breve ingaggiarono un trenino simpatico con altra gente presente. L' uomo che intratteneva il pubblico con i suoi fuochi d' artificio, venne interrotto da dei leggeri colpi di una piccola spada di plastica alla schiena per mano di una piccola bambina dagli occhi verdi e dai capelli biondi. Si mise a giocare con lei, mimando con le sue mani dei mostri che la piccola bambina doveva abbattere per gioco. Una donna corse per richiamare la bambina che disturbava lo spettacolo dell' uomo: << Sakura! >> era Nadeshiko, ancora nel fiore degli anni, con la sua figlioletta Sakura che aveva appena compiuto 3 anni: << E' qui, mia cara Sakura, che io feci la tua conoscenza per mano di tuo nonno Masaki >> Kerochan nel raccontare, disse che conobbe Sakura quando aveva solo 3 anni. Il piccolo peluche era seduto sopra un albero, e aveva appena riaccompagnato la mattina di quel giorno, Masaki alla sua avventura finita. Erano a Tomoeda. La giovane e bella Nadeshiko rise agli occhi della sua bambina che giocherellava con suo nonno che anche lui un tempo faceva esplodere i fuochi d' artificio: << Fu l' inizio di un improbabile e possibile amicizia futura con te, Sakura, che è destinata a durare per tutta la mia vita >> il piccolo Guardiano sorrise al ricordo della sua amica quando finalmente dall' oblò della sua nave fuoriuscirono i raggi del sole. Imbevette la penna d' oca nell' inchiostro, ricontinuando a scrivere: << Adesso sono diretto con l' ultima nave verso un posto chiamato Tomoeda. Eh, sì. Ho avuto il permesso di Re Elrond di tornare a farti visita. Sono curioso di sapere che faccia farete nel rivedermi! Eh, eh, eh! >> e così Kerochan richiuse il libro, attendendo che la sua imbarcazione attraccasse ai Porti di Gran Burrone per poi entrare di nuovo a Tomoeda.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Buonasera a tutti, e bentornati a tutti quelli che hanno seguito le vicende della piccola Sakura fino ad ora, e per chi non l' avesse fatto se vuole può leggersi le tre storie precedenti sulla trilogia del Signore degli Anelli che ho voluto mettere come prequel alla trilogia dello Hobbit, le vicende su cui si incentreranno le avventure della coraggiosa cattura carte adesso (anzi, forse piccola è un termine troppo esagerato per lei in questa storia...). Premetto già che questa fanfiction avrà dei lenti aggiornamenti a causa del mio studio nelle materie. Spero che l' introduzione vi piaccia, e al prossimo capitolo!!!

 

   
 
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