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Autore: Mitrion    02/11/2015    2 recensioni
Era iniziata come una riflessione sul perché cerchiamo l'eternità, ma sono sfociato nel personale, chiedendomi che cosa mi renda triste.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La ricerca dell’eternità.
Il mio sogno più grande.
Diventare qualcosa di immortale nella memoria di in una persona, nella storia.
Credo sia il desiderio di tutti, essere eterni. Non immortali dal punto di vista biologico che, diciamocelo, senza l’eterna giovinezza ci servirebbe a poco. Vogliamo vivere per sempre, nei ricordi di quelli che abbiamo incontrato, o magari diventare grandi ed altisonanti nomi negli annuali della storia. Shakespeare e Foscolo hanno cantato questo desiderio, un desiderio comune a tutti noi. La morte pone un punto alla nostra esistenza, ma questa può continuare.
Altrimenti perché creiamo legami con altre persone? Perché ci impegniamo nel raggiungere i nostri obiettivi? Vogliamo fare qualcosa di grandioso, che ci permetta di non essere dimenticati. Non parlo della semplice fama, anche uno che evita riflettori e telecamere cela in sé il desiderio di diventare immortale.
Quando si incontra qualcuno che non si vede da tanto tempo, ciò che ferisce non è il modo in cui si ricorda di noi, magari un’immagine distorta di quello che siamo veramente, ma il fatto stesso che non se ne ricordi.
Cos’è l’amore, se non il desiderio di diventare l’unica ed eterna immagine nel cuore di qualcun altro?
A cosa serve il sangue buttato sui libri, se non per diventare qualcuno capace di sorprendere, migliorare questo mondo, fosse anche per mantenere una famiglia, un agglomerato di persone che dovrebbe perfezionare la vita su questa terra.
Vogliamo tracciare dei solchi, più o meno profondi, ma imperituri, non soggetti all’erosione del tempo.
Essere dimenticati è la forma peggiore di indifferenza: siamo stati così poco importanti, così poco d’effetto, che si sono scordati di noi.
Alcuni potrebbero dire: perché viviamo se non per lasciare un ricordo di noi stessi alle generazioni future?
Voglio essere meno catastrofico, non voglia guardare al futuro, voglio pensare all’oggi. Sapete qual è l’importanza di un nome? Permette di distinguere una persona dal resto di volti che incontriamo nella nostra vita. Un cartellino che eleva quel qualcuno dalla massa di ignoti individui che ci circondano e ci passano davanti.
Be’, quando qualcuno non si ricorda il mio nome, in qualche modo muoio dentro. Sento che forse avrei dovuto fare di più per essere ricordato ed al tempo stesso capisco che non avrei potuto farlo, perché io sono così, come lo sono stato allora. “Fare di più” non solo non è parte di me, ma non mi è proprio possibile. Ho fatto del mio meglio, eppure il mio meglio non basta a rimanere impresso nella mente di alcune persone. Dovrei essere triste? Può darsi, ma non voglio esserlo, voglio pensare che se non si sono ricordati di me, vuol dire che…non so neanche io che vuol dire.
Non esiste sempre il bicchiere mezzo pieno di ogni cosa. Se non si sono ricordati di me vuol dire che avevano altro per la testa, ma ciò non mi conforta affatto.
La cosa che fa più male...è dimenticare se stessi. Non so più cosa mi faceva stare bene, cosa non mi faceva essere triste –perché cercare qualcosa che mi renda felice è quasi impossibile-.
Sorrido, a volte, prometto di farlo più spesso, ma il resto di me svela la mia menzogna: sono triste.
Dimenticarsi di cosa ci rende tristi è possibile? Sì. Lo posso capire dai quei momenti in cui sono sovrappensiero, con lo sguardo perso nel vuoto, senza un’idea precisa in testa. Proprio allora si rivela quella mia tristezza inconscia. Neanche me ne rendo conto. Essa appare, come un’ombra sul mio viso, visibile a tutti, escluso il diretto interessato. Quando me la si fa notare, nego, dopotutto io non so cosa racchiudono i miei occhi, non ho uno specchio che mi dica cosa mi passava per la testa. So solo che forse, nel profondo, sono ancora triste e non sapere il perché mi uccide.
O forse lo so?
Sappiamo tutti cosa ci rende tristi? Lo chiedo a voi e a me stesso.
   
 
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