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Autore: Antonio Militari    02/11/2015    1 recensioni
Un ragazzo normalissimo, che frequenta una scuola normalissima con amici normalissimi, tranne per il fatto che lui, a differenza degli altri, sa usare "quella cosa". Tutto procede quindi al meglio, almeno fino a che non compare un altro ragazzo, che sembra conoscere bene "quella cosa". Inizia così il percorso di Alex per migliorare il proprio potere, al fine di sconfiggere una minaccia mortale... o almeno così sembra.
Genere: Avventura, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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1
“Ti ho detto di lasciarmi in pace!”
“Tanto non me ne vado”
“Se non la pianti ti faccio sparire”
“Vorrei proprio vedere come farai” Se qualcuno avesse potuto vedere la scena, si sarebbe probabilmente messo a ridere, o forse avrebbe richiesto l'aiuto di un bravo psicologo. Nella piccola stanza, che a malapena conteneva il letto, l'armadio e la piccola scrivania sotto la finestra, stavano due ragazzi. Uno sdraiato sul letto, intento a giocare ad un cellulare, e uno seduto alla scrivania, evidentemente esasperato e con la testa tra le mani.
“Te ne devi andare!”
“È inutile: non mi schiodi”
“Mi stai facendo impazzire!”
“È impossibile far impazzire un pazzo” La discussione andava avanti da qualche minuto, senza che nessuno dei due si muovesse di un centimetro dalla propria posizione, fisica e mentale.
“Ti giuro che non ti sopporto più”
“Il sentimento è reciproco”
“E allora perché non te ne vai”
“No. Comunque bel tentativo” Il ragazzo sdraiato sul letto, ovviamente, era quello che non aveva nessuna intenzione di andarsene. Completamente vestito di nero, dalla punta delle scarpe alla tinta dei capelli, non alzava la testa dal telefono mentre discuteva pigramente con l'altro.
“Ma perché mi devi stare attaccato come una piattola?!” L'altro era l'esatto contrario. Partendo dal fatto che era di un biondo naturale che sfiorava il bianco, indossava pantaloni blu scuro e maglietta di un rosso brillante con su scritto “I want your death”, citazione di un famoso gruppo musicale. Sembrava portato alla disperazione dalla presenza del darkettone sul letto.
“Perché non te ne fai una ragione e ti abitui alla mia fantastica presenza?”
“Piuttosto mi getto dalla finestra!”
“Liberissimo di farlo”
L'altro fece un'enorme sforzo per trattenere un urlo e ripiombò con la testa tra le mani.

2
Ma come ci siamo arrivati in questa stanza? Beh, tutto inizia qualche giorno prima, quando Alessandro, per gli amici Alex (come il leone del film), passeggiava tranquillamente per la strada. Fino a quel giorno era andato tutto bene. Tutti lo adoravano: a scuola, in famiglia, tra gli amici. Tutti gli volevano bene. Non c'era nessun problema con le ragazze (non era ignorato né stolkerato) e non aveva mai dovuto affrontare particolari difficoltà. E comunque sapeva come comportarsi.
L'unica cosa che un po' gli pesava era non poter dire a nessuno di “quella cosa”, cosa che invece avrebbe voluto gridare a tutto il mondo. Sapeva benissimo, però, che non avrebbe potuto farlo. Alex stava pensando a queste cose quando, per strada, un ragazzo gli si accostò, camminandogli accanto. Era un ragazzo strano, vestito interamente di nero, con un paio di occhi scuri, uno zaino nero e capelli dello stesso identico colore. Non era certo il tipo di persone con cui Alex amava camminare.
“Ciao”
“Ciao”
“Vai anche tu alla scuola?” Beh, ho uno zaino in spalla, e in paese c'è una scuola sola.
“Si”
“Io sono Martin, tu?” Ad Alex scappò un sorriso
“Martin?”
“Beh, in realtà sarebbe Martino, ma non mi sembra molto fico: mi viene in mente solo un frate che suona le campane” Beh, bisogna ammettere che è simpatico.
“Io sono Alex”
“Mi stai prendendo in giro?”
“Ti giuro di no! È una sorprendente coincidenza anche per me”
“Possiamo fare la strada insieme?”
“Assolutamente si! Anche perché se no come facciamo? Uno cammina avanti e uno dietro?”
Avevano passato tutta la strada chiacchierando. Nonostante l'aspetto scuro, Martin si era rivelato una persona solare e intelligente, sempre pronta alla battuta e, nel complesso, molto simpatica. Ma Alex avvertiva qualcosa di strano in lui: era come se Martin sapesse di “quella cosa”, e stesse cercando di avvicinarlo per saperne di più. Ovviamente era impossibile, perché nessuno poteva anche solo sospettare di “quella cosa”, ma l'impressione rimaneva, e Alex non riusciva a togliersela dalla testa.

3
A scuola la classe accettò Martin molto bene. Nonostante un attimo di indecisione dovute all'aspetto del ragazzo, vederlo arrivare al fianco di Alex gli fece guadagnare punti; poche parole scambiate durante gli intervalli e Martin si era guadagnato il rispetto e l'amicizia di tutti i compagni. Alex non ne era geloso, anzi: era orgoglioso di essere tanto importante da poter influire sull'accettazione di un nuovo ragazzo nella classe, e poi Martin gli stava simpatico, tranne quella strana sensazione.
Ma alla pausa pranzo successe qualcosa di strano.
Alex stava seduto sulla panchina del giardino con i suoi due panini sulle ginocchia, quando un ragazzino del primo anno, passandogli davanti alla distanza di qualche metro, inciampò in una radice, andando a finire con la faccia dritta su una cacca di cane (che ci fa una cosa del genere nel cortile di una scuola?). Il ragazzo si alzò tra le lacrime, correndo al bagno per lavarsi il volto, mentre tutta la scuola rideva per l'accaduto. Tutti tranne Martin che, dall'altra parte del giardino, appoggiato alla parete, fissava Alex dritto negli occhi, fino a quando la ragazza con cui stava parlando, ne raccolse nuovamente l'attenzione. Lui sa. Pensò Alex, e un brivido gli percorse la schiena.

4
“Alex, facciamo la strada insieme?”
“Si, vieni, mi fa piacere” E Alex gli si mise al fianco.
“Come è andato il primo giorno nella scuola nuova?”
“Benissimo, è stato tutto molto divertente. Hai sentito di quello che è successo a Gabriele?”
Alex fece il vago “Cosa, quello che è successo in giardino? Si, è stato divertente”
“Molto divertente” Ma il tono con cui lo disse gelò il sangue di Alex nelle vene.
“Dai, si è trattato di un incidente: è stato divertente, come i programmi scemi che fanno in tv dove la gente si fa male per soldi!”
“Non guardo la tv”
Alex ne fu sinceramente impressionato “Non guardi la tv?”
“Non ho nemmeno il computer. I miei dicono che queste cose cucinano il cervello, ma io dico: ehi! Bisogna averlo un cervello, no?” Era tornato il ragazzo solare e vivace, ma mentre rideva nervosamente, Alex ebbe una certezza. Lui sa che io possiedo quella cosa.
Risultarono essere vicini di casa, con somma gioia di entrambi, e si salutarono promettendo di rifare la strada insieme anche il giorno dopo, ma quando Alex, salutati i genitori, si rinchiuse in camera, si ritrovò, sdraiato sul letto, Martin.
 
Angolo dell'autore: Grazie mille per aver letto tutto quanto. Questa storia sarà aggiornata regolarmente perché è già tutta quanta scritta! Spero tanto che vi piaccia e che possa tenervi attaccati allo schermo.
P.s.: se volete correggere errori, o se volete scrivere commenti, critiche o consigli per modificare la trama, potete lasciare una recensione. Ve ne sarò gratissimo!
   
 
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