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Autore: pamina71    03/11/2015    22 recensioni
Questa storia inizia nel luglio 1788 e ci informa della sparizione di alcune donne (senza una logica apparente che ne faccia intuire la ragione e senza che la Maréchaussée riesca a venire a capo di questi fatti), motivo di paura e panico nella capitale, per placare i quali viene creata una Compagnia Speciale con lo scopo di ritrovarle.
Compagnia nella quale vengono cooptati André ed Oscar, loro malgrado.
La parte poliziesca vive di vita propria, mentre la storia d'amore prosegue da dove l'abbiamo lasciata con Il Gigante armato di cui, da questo punto di vista, Con gli occhi del lupo costituisce il seguito.
Una narrazione sulla scia delle Storie Gotiche della Ikeda, uno sguardo sulla Parigi del tempo, un "lupo cattivo" da trovare in fretta, una storia d'amore che invece procede con quotidianità e passione.
Credits per le suggestioni visive:" Il collezionista", "Sweeney Todd"; credits letterari: Nesbo, Chesterton, Camilleri, Vitali, Montanari.
Genere: Storico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lupi, Giganti ed altre avventure'
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Disclaimer: questa fan-fiction non è stata scritta a fini di lucro; i personaggi non mi appartengono, ma sono dovuti alla matita di Ryoko Ikeda od alla Storia, alle quali verranno restituiti dopo essersi gentilmente prestati a questa piccola finzione.

 

 

 1. Aiuto ahimè!

 

Oscar si alzò di malavoglia dallo scomodo letto che si trovava nella stanza attigua al suo ufficio della Caserma.

Aveva dormito malissimo, le pareva quasi di essere in uno stato ancora peggiore di quanto fosse la sera prima. Le piogge incessanti di quel luglio insopportabile[1] non avevano abbassato le temperature, ma solo reso l'aria spaventosamente umida. Guardò il letto sfatto da una notte agitata, le lenzuola madide ed il cuscino fradicio.

Le sue notti erano sempre inquiete, quando André era di turno[2] per le ronde notturne. Paura che gli accadesse qualcosa e mancanza della sua pelle rendevano tormentato il sonno.

Sbuffò e si avvicinò al catino per darsi un'aria almeno ordinata e presentabile. Anche l'acqua nella brocca era insopportabilmente calda. Guardò con astio la fasce ordinatamente poggiate accanto al letto, sospirò ed iniziò a vestirsi.

Come ultimo gesto, fissò la spada al fianco e diede un ultimo sguardo nello specchio per controllare che tutto fosse a posto.

Stava quasi per uscire, quando udì un leggero bussare alla porta. Riconobbe il tocco. Dopo circa venti mesi passati in caserma, stava cominciando a conoscere i propri soldati. Alain De Soisson bussava come se avesse dovuto sfondare la porta, il timidissimo Lasalle doveva riprovare almeno tre o quattro volte prima di produrre un suono udibile, Armand tutte le volte si schiariva la gola ed era pertanto riconoscibilissimo. Ma questo era André, di cui conosceva i gesti ormai da anni.

Però era strano che si facesse vivo così presto.

- Vieni avanti!

Appena mise piede nell'ufficio, Oscar notò gli occhi verdi segnati dal turno di notte, da cui doveva appena essere smontato. Gli carezzò dolcemente una guancia coperta da un velo di barba.

- Cosa succede? Dovresti essere a riposare, adesso.

- Lo so, ma rientrando io ed Alain abbiamo incontrato un visitatore, che avrebbe urgenza di vederti. Allora ho pensato di venirti ad avvisare, mentre ti attende nella sala visite degli Ufficiali.

- E chi sarebbe questa persona che vuole vedere me a quest'ora antelucana e oserei dire indelicata, visto che vorrei almeno rompere il digiuno, prima?

Gli occhi del Comandante mostravano una certa irritazione.

- In realtà vuole vedere noi due, ed é Antoine-Laurent Lavoisier.

- Quello del flogisto[3]?

- Proprio lui. Sembra distrutto, ha l'aria di chi ha trascorso più di una notte insonne. E' estremamente agitato, e sostiene che sia una questione di importanza vitale.

Oscar sospirò.

-  Andiamo a vedere.

 

Lo scienziato era seduto sulla poltroncina foderata in velluto cremisi della saletta.

Seppur vestito con abiti di ottima fattura, il fatto che fossero stazzonati e le occhiaie scure facevano pensare che non fosse neppure andato a letto. Con la mano destra tormentava nervosamente un polsino di pizzo, ed evidentemente la cosa continuava da un pezzo, visto che l'orlo stava cominciando a cedere. Evidentemente, qualcosa di serio lo aveva spinto a cercarla.

- Buongiorno a Voi, e grazie per avermi ricevuto così presto. So benissimo che non è affatto indice di buona creanza piombare dalle persone in questo modo. Me ne scuso ancora. Però sono disperato!

- Non ve ne preoccupate, immagino sia una questione della massima importanza, per Voi. Non è il caso di scusarvi. Ma potreste esser un po' più chiaro?

- Mia moglie. E' scomparsa.

 

Oscar non gli fece nemmeno le domande d'uso in questi casi. Siete sicuro che non si sia allontanata volontariamente? Potrebbe essere dai parenti? Potrebbe avere un amante?

Non era necessario. Non questa volta.

Prima di lei erano misteriosamente scomparse la soprano Anne Chéron[4] e la Contessa De Chevigné[5]. Con M.me Lavoisier il conto saliva a tre.

Tre donne di una certa caratura intellettuale.

Anne Chéron aveva avuto un discreto successo in primavera nella parte principale di un'opera che, lasciata incompiuta dall'autore scomparso, era stata conclusa per volere della Regina Maria Antonietta e messa in scena dalla Académie Royale de Musique.

La Contessa aveva un salotto frequentato dai migliori spiriti dell'epoca, anche in odore di ribellione alla corona. Per ora le due notizie non erano ancora state collegate, ma presto le Gazzette avrebbero notato la cosa. Le due donne frequentavano ambienti diversi Quindi non vi erano dietro motivi politici. Si chiese se l'Intendente Sauvigny[6] avesse pensato di collegare le due cose.

E ora, la moglie dello scienziato. Cosa potevano avere in comune?

 

- Capisco perfettamente. Ma non mi è chiaro perché siate venuto da me, e perché abbiate voluto vedere noi due.

- Perché l'Intendente Sauvigny per ora non si è mostrato all'altezza della situazione. Già due donne sono scomparse, due donne molto attive intellettualmente. E non mi pare abbia fatto i dovuti collegamenti. Voi invece sì, visto che non avete neanche provato a farmi le domande di rito, ma avete taciuto per un momento mentre nella vostra mente andavano a posto i dettagli della cosa.

Però, che osservatore! Pensarono all'unisono i due militari.

- Inoltre, non avete avuto problemi nel liberare le ragazze rapite che si trovavano nel Convento di Sainte Marguerite, o nello smascherare la Contessa di Montéclair[7]. E in quei casi voi due lavoravate insieme. Quindi voglio che ve ne occupiate voi.

Fece una pausa.

- Se accettate, andrò da Sua Maestà a chiedere che possiate coadiuvare l'Intendente Sauvigny. Anche se non ne sarà contento.

- Se si tratta di coadiuvare...

 

- Parlatemi di vostra moglie. Intanto vi faccio portare un tè e qualcosa da mangiare, avete l'aria sfinita.

- Si chiama Marie-Anne Pierrette Paulze, al momento ha trent'anni. Statura abbastanza elevata, per essere una donna, alta quasi quanto Voi, con occhi e capelli castani. Se volete, abbiamo fatto fare da poco un nostro ritratto dal pittore David[8], potete venire a casa mia per sapere che aspetto ha.

- Potrebbe essere utile. E della sua personalità, che mi dite?

- E' una donna notevole. Molto intelligente, e molto colta. Quando ci siamo sposati aveva solo tredici anni.

Oscar non riuscì ad impedirsi di alzare un sopracciglio.

- Non sembrate d'accordo.

- Non siamo qui per commentare la vostra vita privata, ma per ritrovarla.

Entrò un soldato con un vassoio.

- Grazie, Laurent. Lascialo qui.

- Comunque, durante gli anni di matrimonio ha collaborato con me, seguendo le mie ricerche ed illustrando molti dei miei libri, giacché ha un dono per il disegno. Ha studiato le lingue, ed ha tradotto molti testi dall'inglese. E' una valida assistente, una lavoratrice attenta ed aver a che fare  con lei in laboratorio è sempre una bella esperienza.

- Vi siete infilati in dispute con colleghi o rivali talmente agguerriti da farvi supporre che la rapirebbero per danneggiarvi?

- Sapete, me lo sono chiesto anch'io. E mi sono detto di no. Querelles aspre ci sono, nella scienza come in letteratura e nelle arti, ma i miei colleghi cercherebbe piuttosto di screditare il mio lavoro, di farmi considerare un povero stolto, piuttosto direbbero che ho copiato il lavoro altrui, potrebbero dire che mi glorio dell'opera si mia moglie, ma nessuno di loro si sognerebbe mai di rapire Marie. Ne sono certo.

Andrè si introdusse nel discorso: - Voi lavorate anche come Fermier Général[9]. Non potrebbe esserci un collegamento. Anche per via del muro[10]?

- Non lo posso escludere, la cinta daziaria non è gradita alla gente.

- Rapire vostra moglie per vendicarsi di voi, dunque. Ma la proposta del muro risale a ben quattro anni fa. Ostilità più recenti?

- Non potrei dirlo. Non è certo un mestiere che crei amicizie. Qualcuno che avrebbe voluto appaltare la Ferme al mio posto. Qualcuno a cui ho bloccato dei commerci fiorenti, qualche grossista furente; dovrei fare un elenco e portarvelo. Ma siete sicuri di questa possibilità?

- No, ma non la si può trascurare. Anche se la scomparsa di tre donne di una certa notorietà non è cosa da passare inosservata.

- Verremo nel pomeriggio a casa vostra per osservare il ritratto. Nel frattempo, dopo aver sbrigato le incombenze quotidiane per la caserma, andrò dall'Intendente Sauvigny per informarlo della vostra richiesta. Per potervi aiutare ho bisogno della sua collaborazione e del suo permesso.

- Io utilizzerò tutte le mie conoscenze per farmi ricevere oggi stesso da Sua Maestà e perorare la mia causa. Intanto vi ringrazio per il tempo e la colazione. Vi auguro buona giornata.

- Non posso augurare lo stesso a Voi, vista la situazione. Spero almeno che sia fruttuosa.

- Vi accompagno. - Disse André e scortò lo scienziato oltre il cortile interno sino alla cancellata.

 

Quando rientrò Oscar non gli diede nemmeno il tempo di chiudere la porta: - Che ne pensi?

Andrè si passò una mano sul mento.

- Penso che una controllata al suo incarico di Fermier Général sia d'obbligo; ma mi preoccupa molto di più la sequenza di tre donne scomparse. Tu hai detto subito rapite. Non ti pare di correre troppo, davanti ad un parente di un'eventuale vittima?

- Non con lui. E' intelligente, non valeva la pena di fare questi giochetti. Meglio essere diretti.

- Cosa che non ti converrà fare con l'Intendente Sauvigny.

- Questa situazione mi incuriosisce molto, e se qualcuno sequestra le donne di Parigi farò di tutto per fermarlo. Ma preferirei non dover frequentare troppo da presso Sauvigny. Mio padre ne parla come di un arrivista, molto, troppo attento a che nessuno gli pesti i piedi. Credo che non apprezzerà il nostro intervento. Io mi occuperò di ottenere un appuntamento con lui, tu vai a riposare. Sarai distrutto, e ho l'impressione che questa storia non alleggerirà di certo le nostre incombenze.

 

Entro mezzogiorno Lavoisier aveva già ottenuto un'udienza personale presso la Corona. Smuovendo L'Accademia delle Scienze, un Duca e tutte le conoscenze possibili, era riuscito ad ottenere l'inimmaginabile, in quel periodo turbolento: essere ricevuto nel giro di un paio d'ore. Anche la notizia della scomparsa della bella moglie lo aveva aiutato. I soliti bene informati dissero che la Regina in persona si fosse presa a cuore il fatto.

Aveva chiesto alle Loro Maestà la creazione di un gruppo di uomini scelto tra le differenti armi per venire a capo del mistero. Senza esprimere i propri dubbi sull'operato di Sauvigny, aveva espressamente fatto pressione perché del caso si occupasse il giovane Generale di Brigata Jarjayes, con l'aiuto esplicito del suo ex-attendente, con le stesse motivazioni espresse loro la mattina.

La Regina si era subito mostrata favorevole, ogni lode espressa all'operato  della sua amica era come se fosse una lode alla sua propria persona. Re Luigi appariva più dubbioso. Non vi erano certezze riguardo ad un eventuale legame tra le tre sparizioni e, soprattutto, la cosa avrebbe significato un dispendio di tempo e, soprattutto, di denaro che le casse del regno al momento non avrebbero potuto sostenere.

Diede quindi l'assenso ad una collaborazione tra l'Intendente Sauvigny e Oscar François de Jarjayes, a patto che si prestasse a collaborare al "caso" (sempre che un caso effettivamente ci fosse, come Sua Maestà rimarcò con enfasi) senza chiedere alcun emolumento aggiuntivo per l'incarico. Sapeva che era stata l'unica persona che avesse mai respinto i doni della Regina, e che, in seguito alla promozione da Capitano a Colonnello, aveva rifiutato l'aumento dell'onorario, caso talmente unico da essergli rimasto impresso nella memoria. Aveva quindi la certezza che quella donna soldato non avrebbe avuto problemi a lavorare gratuitamente in quell'occasione.

Venne dunque preparato un doppio dispaccio, ed un messo reale fu incaricato di consegnarlo ai due destinatari. André Grandier veniva naturalmente citato ed assoldato, senza che nessuno ovviamente si fosse preoccupato di informarlo.

 

 

 

 

 


[1] Nel 1788, la siccità si ripresentò molto più forte rispetto al 1785, e le temperature della primavera furono molto elevate con punte superiori ai 32-34 gradi, con il risultato che mandarono praticamente in fumo quasi tutto il raccolto di cereali. A metà luglio dello stesso anno, sulla Francia centrale, si abbatté un tempesta di pioggia e grandine che distrusse il raccolto dell’uva, di grande importanza per l’economia del paese.

[2] Questa ff segue dal punto di vista del rapporto tra Oscar ed André "Il Gigante Armato". Si amano, ed André ha persino chiesto la mano di lei al Generale, che al momento del racconto si trova in missione e si è riservato ri rispondere al ritorno.

[3] Antoine-Laurent Lavoisier (Parigi, 26 agosto 1743 - ghigliottinato nel 1794). Chimico, scopritore di molti elementi,  fu lui ad enunciare la Legge di Conservazione della massa .  Oscar si riferisce a Reflexions sur le Phlogistique, in cui  Lavoisier mostrò che la "teoria del flogisto" era inconsistente.

[4] Anne Chéron (nata Anne Chameroy), soprano, ebbe la parte principale nell'Arvire et Evélina di Antonio Sacchini, che fu messa in scena per la prima volta a Prigi il 29 aprile 1788.

[5]   Personaggio fittizio, il nome é un omaggio a Proust

[6] Louis Bénigne François Bertier de Sauvigny (1737- 1789), Intendant di Parigi e, precedentemente  Intendant  adjoint sotto suo padre (ovviamente l'Intendant precedente!) Louis Jean Bertier (1709-1788, non so in che mese muoia, per cui ai fini della mia storia lo terrò in vita sino all'autunno!).

Un Intendant (che per comodità chiamerò Intendente) come Intendant de police, é incaricato del mantenimento dell'ordine pubblico, comanda la Maréchaussée (corpo di polizia), monitora l'opinione pubblica. È responsabile per i rifornimenti e lo stazionamento delle truppe. Approvvigiona forniture militari. Sorveglia la Milizia Provinciale. È anche coinvolto in questioni religiose e ha la supervisione delle scuole di ogni ordine. Troppa roba, per farla bene.

[7] Due delle Storie Gotiche.

[8] Mi riferisco al quadro che compare appena si cerca Lavoisier online.

[9] Esattore delle tasse in appalto.

[10] Cinta daziaria eretta dal 1784 e proposta da Lavoisier. Non era un muro difensivo, ma serviva a controllare meglio l'ingresso delle merci in città.

   
 
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