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Autore: hinata 92    03/11/2015    2 recensioni
Chi non ricorda Jack-Jack Parr, il neonato dotato di capacità straordinarie? Sarà destinato a seguire le orme paterne, avrete pensato tutti. E se invece durante la crescita avesse perso ogni potere? Come potrà affrontare da solo un'impresa molto più grande di lui?
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Edna Mode, Jack-Jack Parr, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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-Extra-

 

Tre anni dopo, in una notte di follia…

 

Il telefono squillò un paio di volte, prima che una mano svogliata e addormentata si decidesse a trascinarsi faticosamente sul comodino e ad afferrare l’apparecchio. La proprietaria del cellulare aprì a fatica un occhio, per leggere l’ora e il nome di chi aveva osato svegliarla, poi con un sbuffo rispose con voce impastata e infastidita.

«Steve, dimmi che hai un ottimo motivo per svegliarmi alle due la notte prima della partenza della tournee dell’orchestra sinfonica, o verrò lì solo per malmenarti reiteratamente con il primo oggetto che trovo in cucina, sappilo. E sarai fortunato se si tratterà di un mattarello!»

La ragazza rimase in silenzio per qualche secondo ad ascoltare la risposta, per poi sbarrare gli occhi, completamente sveglia: «Tu hai fatto che cosa???»

 

Dieci minuti dopo era in strada, vestita con i primi abiti che aveva trovato e che non fossero già stati messi in valigia, correndo verso il centro della città e maledicendosi per non aver fatto il pieno al motorino.

«Massì, Melanie, non fare il pieno, tanto a cosa ti serve? Starai via due settimane con l’orchestra, lo fai quando torni! Stupida, stupida, stupida!»

Girato l’angolo, per poco non andò a sbattere contro la persona che l’aveva chiamata: «Steve!»

«Eccoti, per fortuna! Ho pensato di venirti incontro…»

«E me l’hai lasciato da solo?»

«Sembrava abbastanza innocuo, ora…»

Melanie trattenne a fatica l’istinto di tirare una capocciata in fronte al suo migliore amico: «Guarda, stai solo zitto, che stanotte ne hai già combinate abbastanza! Portami da lui e spiegami che avete combinato!»

Steve protestò: «Guarda che non volevo fare nulla di male! Volevo solo festeggiare la mia ammissione al corso di fisica applicata e la sua ad odontoiatria…»

Melanie non ce la fece più e lo afferrò per la maglietta: «Non volevi fare nulla di male??? Steve, mi hai fatto ubriacare uno dotato di superpoteri!!! Jack-Jack, poi, che sai benissimo che se perde il controllo diventa pericolosissimo per sé e per gli altri!!! Non ti è bastato quello che è successo tre anni fa??? L’apprendistato con Edna non ti ha insegnato nulla???»

Il ragazzo iniziò a piagnucolare: «Io non volevo farlo ubriacare, giuro, l’ho solo portato in un pub per due patatine e una birra, niente di più! Neanche troppo alcolica! Come facevo a sapere che J.J. non regge completamente l’alcool? Me ne sono accorto solo quando ha bevuto il primo sorso e il suo volto ha iniziato a cambiare colore… letteralmente, non in senso figurato, sembrava diventato un espositore di evidenziatori talmente erano tonalità accese! Rosso, giallo, blu, rosa, viola, verde, bianco, nero… mi sono messo le mani nei capelli e ho cercato di fargliela sputare, ma ormai l’aveva inghiottita. E poi ha iniziato a comportarsi come se di birre ne avesse bevute una cinquantina, completamente fuso, lo sguardo vitreo, il singhiozzo, la voce impastata… hai presente il classico vecchietto ubriaco dei film western? Ecco, uguale! Si è messo a sparlare di suo fratello, che era un pallone gonfiato, che se avessero fatto una gara di corsa probabilmente lo batteva, che lui era entrato all’università e Flash no…»

«E poi?»

«E poi ha iniziato a muovere un dito, come se dirigesse un’orchestra, si è messo a parlare di te, della tua tournee, che era contento che fossi così brava da poter andare in giro a suonare, ma che gli saresti mancata… e le luci hanno iniziato ad accendersi e a spegnersi al suo comando. Sembrava divertito, così si è messo a far muovere le scope, dicendo che gli mancava solo il cappello da mago… prima che gli venisse in mente di allagare il locale ho cercato di portarlo via, ma lui non voleva. Così l’ho sfidato.»

«Steve, ogni secondo che passa la mia stima per te perde punti, sappilo…»

«Avevi idee migliori? Gli ho solo chiesto se era in grado di rimpicciolirsi così tanto da entrare nella mia scatola di gomme da masticare. Era semplice, no? Così rimpicciolito lo riportavo a casa senza problemi, magari i suoi genitori sanno come fare fronte a delle super sbronze, ho pensato così…»

«E invece?»

Steve non rispose, si limitò a trascinare Melanie dietro l’ennesimo angolo. La ragazza rimase a bocca spalancata. Erano arrivati al parco al centro della città, ma tutti gli enormi palazzi che lo circondavano erano completamente ricoperti di una sostanza rosa e appiccicaticcia.

«Cos’avete combinato???»

Il ragazzo fece una smorfia: «A un certo punto J.J. ha fatto letteralmente esplodere la scatoletta in cui l’avevo rinchiuso, insieme alla borsa e a tutto il resto… guarda, sopra quell’albero vedi quello che rimane della mio “Fisica per supereroi”…»

«Ma chi se ne frega del tuo libro!»

«Parla per te, là dentro avevo tutti i libri del corso, non costano poco!»

Melanie iniziò a sfregarsi la fronte con indice e medio, passando ripetutamente le dita avanti e indietro sulla cicatrice che gliela attraversava da parte a parte, in un vizio che aveva preso da qualche anno quando si metteva a riflettere sulla situazione: «E J.J.

«Me lo sono ritrovato davanti, che rideva di fronte a questo macello, e si è ancora scusato dicendo che là dentro si sentiva soffocare… e poi ho pensato che fosse meglio chiamarti. In fondo sei la sua ragazza, sei comunque ancora la persona che riesce a tenerlo più sotto controllo quando gli prendono i cinque minuti di onnipotenza!»

«E allora perché non mi hai chiamato prima?»

«Pensavo che fosse una cosa passeggera e di poterlo controllare anch’io… fino a quando non ho visto quello…»

Il dito di Steve fece spostare lo sguardo della ragazza verso il lago. Una figura ci stava pattinando sopra come se fosse ghiacciato, anche se erano a inizio settembre e la colonnina di mercurio era ben al di sopra dei venticinque gradi. Le ci volle un po’ per identificarla, perché l’ombra sul lago era un po’ strana: con una mano di fronte a sé ghiacciava l’acqua, con l’altra, rivolta verso l’alto, sparava caramelle e cioccolatini colorati gridando di gioia.

Melanie sbarrò gli occhi: «Un attimo… sta usando due poteri contemporaneamente? Non dovrebbe poterlo fare!»

Steve agitò le braccia: «È per questo che ti ho chiamata!»

Melanie sospirò: «Ok, ok… adesso ci parlo io…»

Schivando ad ogni passo roba zuccherosa e appiccicaticcia che ricopriva il pavimento e penzolava dai rami degli alberi e che sembrava volersi attaccare per forza alle sue scarpe e ai suoi capelli, in qualche modo la ragazza raggiunse la sponda del lago e lì trasalì dalla sorpresa. Il suo fidanzato, ben lungi dall’aver smaltito la sbornia, aveva smesso di lanciare caramelle, ma aveva ghiacciato completamente il lago, in qualche modo si era sbiancato i capelli fino a renderli di un biondo platino lucidissimo e si era messo a cantare a squarciagola la canzone della regina delle nevi. Melanie rabbrividì, e non per il freddo.

«Per te niente più alcool e cartoni animati, a quanto pare hanno brutti effetti sulla tua psiche, eh tesoro?»

Prima che con un gesto creasse anche lui un castello di ghiaccio nel bel mezzo della città, che avrebbe sicuramente fatto la gioia di tutti i bambini e di Siberius, ma un po’ meno quella del resto della popolazione, si fece avanti gridando con tutta la sua voce: «J.J.! Jack-Jack, mi senti?»

Il ragazzo smise di cantare, si voltò verso di lei e le donò un sorriso meraviglioso, con pura gioia negli occhi, come un bambino: «Melanie! Sei qui!»

In un attimo fu di fronte a lei ad afferrarle le mani: «Che bello, che bello, volevo tanto averti qui e tu sei venuta!»

Melanie, abituata a un ragazzo decisamente più introverso, si ritrovò un po’ spiazzata: «Ehm… sì, J.J., sono qui, adesso. Però…»

«Vieni!»

Con un gesto la trascinò sul ghiaccio. Melanie sentì l’equilibrio venirle meno, ma subito Jack-Jack l’abbracciò, stringendola stretta al petto.

«J.J.

«Dici sempre che non sono abbastanza romantico… balliamo!»

La ragazza alzò gli occhi, notando che, almeno, i capelli del suo fidanzato erano tornati del solito colore: «Ehm… guarda, non mi sembra il caso… e poi non c’è neanche la musica e io non mi reggo in piedi…»

Jack-Jack sorrise e schioccò le dita. Un valzer si diffuse nell’aria, anche se non fu chiaro da dove provenisse, e Melanie improvvisamente si sentì più sicura su quella superficie scivolosa. Un altro schiocco e dei fiocchi di ghiaccio enormi, visibili a occhio nudo, iniziarono a cadere dal cielo su di loro, dando al tutto un’atmosfera magica. Senza dire altro, J.J. la prese e iniziò a ballare. La ragazza si ritrovò completamente spiazzata. Sì, è vero, gli aveva rimproverato un paio di volte di non essere molto romantico, ma mai si sarebbe aspettata tutto questo per lei. Il cuore iniziò a batterle forte, le guance le divennero tutte rosse e le ci volle un grosso sforzo per trovare il coraggio di dire: «Tesoro, è meraviglioso… ma forse adesso è meglio che ci fermiamo, eh?»

J.J. la guardò sorpreso, poi con aria delusa disse: «Tu non ti stai divertendo perché non sei ubriaca.»

La ragazza sorrise intenerita: «No, non sono ubriaca, anche se apprezzo cosa stai facendo per me. Dai, vieni, domattina, quando ti sarà passata la sbronza, ti racconteremo questa serata e ti farai anche tu quattro risate, se non ti nasconderai a vita per l’imbarazzo dentro l’armadio…»

Jack-Jack non dava impressione di aver ascoltato le sue parole: «Ma possiamo rimediare…»

Melanie impiegò qualche secondo di troppo ad afferrare il significato di quelle parole. Il ragazzo le prese con forza le braccia e lei si ritrovò a cercare di divincolarsi: «No, no, Jack-Jack, cosa stai facendo? Lasciami, mi fai male!»

Le mani del ragazzo divennero improvvisamente calde e Melanie smise immediatamente di lottare, mentre il suo sguardo si appannò di colpo. Un attimo dopo le sfuggì un singhiozzo e una risatina. J.J. le sorrise: «Visto? Adesso che siamo ubriachi tutti e due ci divertiremo di più!»

Melanie gli rispose con voce impastata: «Non dovevi, domani mattina ce ne pentiremo tutti e due… ero io che dovevo far rinsavire te, non tu ubriacare me…»

Il ragazzo alzò le spalle: «Adesso è stanotte, non domani mattina. Adesso balliamo. Tu sei la mia principessa e questa è una sala da ballo dal pavimento luuucidissimo… hai visto che bel lavoro fanno le cameriere con la cera? Ti puoi persino specchiare!»

 

Sulle sponde del lago, Steve era a dir poco disperato. Tutto si sarebbe aspettato fuorché la messa fuori gioco del suo asso nella manica. Cercando di contenere la crisi di panico, con pochi risultati, prese il cellulare, fortemente indeciso se chiamare la famiglia di Jack-Jack, il suo psicologo, il governo o tutti e tre. Con terrore, si accorse che il telefono era scarico.

«Maledizione, ma com’è possibile? L’ho caricato appena prima di uscire! Come…»

Lo sguardo si alzò verso l’amico. Possibile che nella sua follia fosse ancora stato abbastanza lucido da avergli impedito di chiamare chi non voleva?

 

Melanie, più fusa di quanto avesse creduto, si lasciò cadere fra le braccia del suo amato, che prontamente la prese.

«Vuoi fare una pausa?»

La ragazza annuì e J.J. fermò la musica.

«Sai, ho sempre desiderato chiederti una cosa… ma da sobria non lo farei mai…»

«Ma adesso sei ubriaca e puoi chiedermi tuuutto quello che vuoi. Tranne la milza. Quella non saprei come dartela.»

La ragazza si avvicinò all’orecchio e sussurrò qualcosa. Il volto di Jack-Jack s’illuminò.

«Ma certo che si può fare! Tieniti forte!»

Melanie si strinse al petto del suo amato, mentre lui l’abbracciava con un braccio, alzava un pugno e i suoi piedi si staccavano lentamente dal terreno.

Steve si mise le mani nei capelli: «No, no, no, no…»

«Si vola!!!»

Steve cercò di buttarsi verso il lago, nel tentativo di aggrapparsi alle gambe dell’amico e trattenerlo a terra, ma scivolò sul ghiaccio prima ancora che potesse sfiorarlo.

«No, fermatevi, vi prego!»

Ma le sue parole vennero completamente sovrastate dal grido di gioia di Melanie quando i due in pochi secondi si ritrovarono più in alto dei grattacieli che li circondavano, ancora ricoperti da gomma da masticare: «È bellissimo! Sembra di poter toccare le stelle!»

J.J. fece una smorfia: «Quello non te lo faccio fare, che poi mi soffochi… e poi la stella è fatta di ghiaccio, ti si scioglie in mano…»

Di tutta risposta, lei gli tirò un pugnetto al petto: «Ecco, vedi? Tu non sai essere romantico, è un modo di dire! Volevo dire che è una grande emozione…»

Gli occhi di Jack-Jack s’illuminarono di uno strano luccichio: «Vuoi un’emozione ancora più grande?»

«Sì!»

«Va bene…»

E senza preavviso la lasciò andare.

«Eh?»

Melanie impiegò qualche secondo a capire di essere in caduta libera. L’aria che le fendeva il volto e il corpo fu così violenta che quasi le tolse il respiro. Quella sensazione, l’improvvisa consapevolezza di star precipitando o, forse, il mancato contatto con J.J. che la manteneva ubriaca, la fecero improvvisamente rinsavire. Si ritrovò perfettamente lucida in pericolo di vita e non poté fare altro che gridare terrorizzata.

«JACK-JACK!!!»

Il ragazzo, dal canto suo, stava guardando l’orologio che aveva al polso: «Voglio proprio vedere se riesco a salvarla più velocemente di Flash… quanto dovrò aspettare ancora?»

«JACK-JACK!!!»

«Oh, uffa, e va bene… se grida ancora un po’ quella mi sveglia mezza città e mi rovina il divertimento…»

Veloce come un razzo, il ragazzo si precipitò sotto di lei e l’afferrò al volo fra le braccia, come se fosse la cosa più naturale del mondo: «Eccomi, eccomi! Mi stavi spaccando i timpani, sai? Piaciuta la discesa?»

Melanie, ancora col fiatone, lo guardò con serietà e un pizzico di paura per il rischio appena corso: «Ascoltami bene, tesoro.»

«Dimmi, amore.»

«Mi dici sempre che i tuoi poteri funzionano sempre solo quando ne hai bisogno, vero?»

«Sì, esatto!»

«Bene… J.J., io ho un estremo bisogno che tu torni perfettamente sobrio. ORA!»

Il ragazzo continuò a guardarla con quello strano sorriso sulle labbra. Poi, gli occhi gli si chiusero lentamente, li strizzò forte e li riaprì di colpo.

«Melanie?»

La ragazza tirò un sospirone di sollievo: «Sì, J.J., sono io.»

Jack-Jack la guardò perplesso: «Perché sei fra le mie braccia?»

Lei fece una smorfia divertita: «Non ricordi nulla, vero?»

«No… ero con Steve al pub, stavo mangiando due patatine e…»

«E hai un gran cerchio alla testa, vero? Magari pure un po’ di nausea.»

«E tu come…»

Melanie gli mise un dito sulle labbra: «Te lo spiego dopo. Ora mi devi fare un favore enorme, anche se odi farlo. Sei in grado di usare i tuoi poteri per sistemare il casino che ci circonda?»

J.J. si guardò intorno, sorpreso: «E qua cosa…»

«Dopo, ti ho detto! Puoi farlo sì o no?»

Il ragazzo annuì. Come se qualcuno avesse tirato indietro le lancette dell’orologio, i palazzi tornarono puliti, le caramelle scomparvero e il lago si sghiacciò.

Melanie tirò l’ennesimo sospiro di sollievo. Quanto era difficile essere la fidanzata di un possibile supereroe! Gli diede un bacio sulla guancia: «Bravo… ora mi puoi far scendere?»

E mentre la ragazza riguadagnava il terreno, Steve saltò fuori da un cespuglio: «La prossima volta che scongelate un lago, assicuratevi prima che non ci sia sopra! C’è mancato un pelo che non mi facessi anche un bagno, stanotte!»

La ragazza gli fece una linguaccia, raccogliendo qualcosa da terra: «Ti sarebbe stato solo bene! Così impari a fare più attenzione, la prossima volta. , J.J. è stato così gentile da ricostruirti anche libri e borsa!»

«La mia Fisica per supereroi!»

«E adesso, signori, se non vi dispiace, me ne tornerei a dormire, che dom stamattina mi aspetta una levataccia. Buonanotte! J.J., chiamami domani non appena ti sarai un po’ ripreso!»

E mentre la ragazza, esausta, si riavviava verso casa, Jack-Jack rimase basito.

«Ma si può sapere cos’è successo?»

«Te lo racconto domani! Ora andiamo a dormire, per favore!»

Ancora più confuso di prima, J.J. si avviò dietro l’amico.

«Vabbè… chi li capisce è bravo!»

 

 

E con questo piccolo capitoletto si chiude la storia di Jack-Jack Parr. Questo è un pensiero speciale per Liberty89, che quando le raccontai l’idea per questa storia mi fece vedere un capitolo di un fumetto chiamato Maschera Gialla dove effettivamente il protagonista può avere tutti i poteri esistenti... ma a caso! Tranne quando è ubriaco, come nel capitolo che mi mostrò, a cui questo è un piccolo omaggio. Anche in questo caso mi sono divertita a mettere qua e là un po’ di citazioni disneyane, ma sono facili da trovare! Ah, il libro “Fisica per supereroi” esiste davvero, l’autore è James Kakaklios ed è molto carino.

Per ultimo, come sempre, ringrazio tutti:

·         Chi l’ha messa fra le preferite, ovvero Fogli;

·         Chi l’ha messa fra le seguite, ovvero bulmasanzo;

·         Chi l’ha messa fra le ricordate, ovvero Fireslot;

·         Chi ha commentato, ovvero bulmasanzo, mergana, HelloAutumn_ e Fogli.

Non so se tornerò a scrivere su questo fandom, ma se mi verrà un’idea la vedrete.

p.s. ora spero solo che, visto che hanno appena annunciato il sequel, la trama non sia simile a questa... XD

Alla prossima avventura!

 

Hinata 92

 

  
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