Serie TV > I Borgia (Faith and Fear)
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Autore: ValorosaViperaGentile    05/11/2015    9 recensioni
{Cesare Borgia/Lucrezia Borgia} | {3x08} | {What if?}
[STORIA NOMINATA AGLI "Oscars Efpiani 2016" del forum di EFP]
La notte prima delle nozze con Alfonso d'Este, dopo il loro flamenco, Cesare scorta Lucrezia sino alla sua stanza. Ma lei, stavolta, non lo lascia andare via.
...
«Non vuoi entrare?» chiede, con le sue prime parole – un invito, chiaro come il sentimento che provano l'uno per l'altra.
Pare una colomba rossa, sua sorella.
E con gli occhi tuba; gli sta cantando la sua canzone d'amore.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cesare Borgia, Lucrezia Borgia
Note: What if? | Avvertimenti: Incest
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Birdsong
 
 
 


 
 
Il Palazzo Apostolico pare disabitato – ormai gli altri sono tanto lontani che sembra siano i soli al mondo, gli unici sopravvissuti della loro specie.

È un nido abbandonato di marmi colorati, quel luogo, di impossibili, eterne storie a fresco[1], come eterna è la volta celeste – quella che più lo diverte è Giulia travestita da immacolata Vergine[2], un'altra delle sciocche follie di Rodrigo; e poi c'è la più cara di tutte, la storia della sua Lucrezia, santa Venere d'oro, ancora casta, immersa nel verde dell'Eden.

Ma non hanno occhi per nient'altro che non sia l'amore mentre salgono in alto, senza scambiarsi una sola parola.

Cavaliere, l'aiuta con la sua gonna rossa troppo lunga per non finire sotto i piedi, gradino dopo gradino: regge un lembo con una mano e l'altra, saldo trespolo, la offre a lei.

Continuano a salire, sempre più su, in silenzio, senza smettere mai di fissarsi.

Forse stanno andando in Paradiso, ma è come se ci fosse troppo caldo persino in cielo.

Sorridono. 

Sempre più divertiti, istupiditi.

Ma v'è una sorta di perversa saggezza dietro i loro denti scoperti: il riso è lo scudo che ripara da ogni possibile gravezza, è l'armatura che difende il cuore. E perciò non rimane che ricambiare, con fare idiota, non appena lei gli sorride più ampia, sollevando gli angoli della sua dolce bocca, facendo gonfiare le guance.

Non saranno più amanti – non lo sono mai stati, non col corpo
, pensa mentre si lasciano alle spalle le strette scale: sono ancora più soli, ancora più lontani dalla terra – libera la gonna dalla presa, ma non la sua mano. 

Passeggiano senza fretta, ondeggiando le braccia, come bambini. 

E mentre vanno, lui che ha affrontato tutti, prende la decisione: sfidare Tempo, lì e subito
 perché non scoparla non significa volerle dirle addio.

Inizia allora a giocare con quella crudele divinità, con la sua impietosa arma, la sua beffarda clessidra; prende a capovolgerla di continuo, a suon di piroette, tentando di spingere via da sé, il più lontano possibile, il momento terribile in cui arriverà davanti alla porta di Lucrezia. 

Perciò le fa eseguire l'ennesima piccola giravolta, mentre lei ridacchia divertita.

Ballano, ancora e poi ancora, senza dirsi nulla, ma fra un passo e l'altro spargono nell'aria sottili versi di sollucchero 
– solo quelli, per non insultare il silenzio sacro del loro ultimo momento privato.

Ride, Lucrezia, chiara e bella.

Lui che l'ama, prende allora un gran respiro e si piega verso di lei, veloce, e poi l'afferra per i fianchi, facendola girare, lanciando gemiti bassi, carichi di falso sforzo, quasi stesse sollevando un grande macigno invece d'una ragazza di piuma. 

Solamente per farla ridere deliziata, una nuova volta.

Pare una colomba rossa[2], sua sorella, e lui vuole proteggerla: per lei ha comprato la più bella gabbia del mondo, tutta dorata, abbastanza grande da farle sognare di poter spiccare liberamente il volo, se così volesse[3] – sì, sarà perfetta. O caverà le viscere di Alfonso d'Este mentre è ancora vivo, e poi gli strapperà il cuore con un coltello da portata e lo servirà[4] alla sua fresca vedova.

Gira, gira ancora la gonna di Lucrezia.

Si gonfia quanto la ruota di un pavone e lui, un sorriso dopo l'altro, non smette di seguirla con gli occhi – non smetterà di seguire sua sorella finché non la vedrà finalmente felice; ma nemmeno allora l'abbandonerà, si corregge, perché non v'è distanza fra loro[5], neppure da lontani, neppure quando d'Este la porterà nel suo letto, a Ferrara: lei lo ha scelto, è così, eppure non è altro che il marito numero tre, l'ultimo in carica fra gli amori troppo numerosi di Lucrezia Borgia. Loro che vanno e vengono, mentre Cesare è la sua sola costante[6].

Cinguettano.

Isolati dallo scorrere rapido della sabbia, uccelli stolti e bugiardi.

Finché non sbattono le ali contro le sbarre.

«Non vuoi entrare?» fa lei a quel punto, con le sue prime parole – è un invito, chiaro come il sentimento che provano l'uno per l'altra.

Si fa ladro per lei, allora. Ruba a Tempo altri mille anni, prima di rispondere.

Deve pensare bene, lo sa.

Perché gli antichi chiamavano le colombe "uccelli di Venere". E la ragione è che stimolano coi baci, pizzicando teneramente col becco il compagno. La ragione è che sono tutte femmine, sesso e cuore[7]. 

E con gli occhi, Lucrezia, tuba; gli sta cantando la sua canzone d'amore.

Dunque, infine, si muove.

Entra e chiude la porta dietro di sé 
– sconfitto, distrutto dalla passione[8].

L'ultimo loro libero volo.

 



Note:

[1] Si tratta della versione più arcaica di "affresco".

[2] Oltre ad essere ben conscio del fatto che Giulia è tutt'altro che una santa, nell'ultima stagione della serie lei e Cesare vanno a letto insieme. 

[3] Animale importante nella religione cristiana, la colomba è portatrice di pace e simbolo dello Spirito e per questo si trova associata anche a Maria che riceve l'annuncio da Gabriele e rappresenta, dunque, candore e verginità; ma questo uccello simboleggia pure dell'anima, tanto che spesso erano raffigurate in coppia. È pure promessa di resurrezione e nuova creazione. In particolare, la colomba rossa primeggia su tutte le altre, che governa, pacifica e riunisce nella colombaia. Tutti tratti che, in qualche modo, possono essere collegati al personaggio di Lucrezia, pacificatrice della famiglia Borgia e fervida credente, in attesa, a questo punto della serie, di spiccare il volo verso una nuova vita.

[3] Il suo matrimonio con Alfonso d'Este, con tutto quanto comporta. 

[4] L'ultima parte della frase è una citazione da The Borgias.

[5] Frase detta da Cesare a Lucrezia nella stessa puntata, poco prima del banchetto.

[6] Bellissima citazione, adattata, da The Originals: si tratta di una frase pronunciata da Klaus, in riferimento agli amori di sua sorella e del ruolo che ha nella vita di lei.

[7] Oltre a quanto già visto, la colomba è, per l'appunto, l'uccello di Venere e perciò simbolo di passione e, allo stesso tempo, come sopra, di purezza o castità. Ma anche e soprattutto dell’amore carnale e dell’anatomia femminile. 

[8] Richiamo ad un dialogo della prima stagione, quando un giovanissimo Cesare confida alla madre che non può tornare a Pisa per paura di essere distrutto: non dai nemici, ma dalla sua stessa passione.
   
 
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