LA NASCITA DI UN EROE
La luce della luna che filtrava dalle finestre mostrava chiaramente lo sporco intorno ai vetri. Ormai la gente che soggiornava nell'albergo ci aveva fatto l'abitudine. Si era capito che in quel posto le pulizie non erano all'ordine del giorno.
Kurt e Dave dormivano tranquillamente nei loro letti. Luis invece continuava a mormorare qualcosa nel sonno in spagnolo, con un espressione maliziosa dipinta sul viso.
Scott sorrise. Il ricordo andò al giorno del suo arrivo in prigione, quando appena entrato in cella si ritrovò questo ragazzo dalla pelle scura che lo accolse con un sorriso smagliante, una pacca sulla spalla e un allegro "Ehilà! Benvenuto amico".  Luis aveva reso in un certo qual modo quelle giornate divertenti e decisamente fuori dall'ordinario. E Scott gli sarebbe sempre stato grato per essersi comportato da vero amico. Sempre.
Tornò a guardare la luna con la schiena appoggiata al muro. Non riusciva a dormire. Continuavano a tornargli in mente le parole di quello scienziato, il dottor Hank Pym. L'uomo di cui non sapeva nulla ma che gli stava totalmente cambiando la vita.
"Le seconde possibilità non arrivano spesso Scott. Guardati intorno. Questa è la tua occasione di meritare quello sguardo negli occhi di tua figlia. Di diventare l'eroe che lei già pensa che tu sia"
Quello che lo aveva colpito era la convinzione con cui Hank aveva pronunciato quelle parole. Davvero poteva essere un eroe per Cassie? Quell'uomo ci credeva sul serio.
Cercando di fare meno rumore possibile, Scott si alzò e andò in bagno. Si sciacquò la faccia e poi si guardò allo specchio. Gli occhi verdi erano spenti, aveva la barba incolta di qualche giorno e i capelli scuri trasandati. 
Abbassò lo sguardo e chiuse gli occhi, tremando per la vergogna. Ora le parole che gli tornavano in mente non erano quelle gentili e piene di fiducia del dottor Pym ma quelle fredde e dure di Maggie, la sua ex moglie e di Paxton, il nuovo compagno che disprezzava Scott con tutto se stesso. Quel pomeriggio, al compleanno di Cassie, i due lo avevano fatto sentire un completo fallito. 
"Per favore, e' mia figlia. Ho il diritto di vederla!" aveva implorato ma non era servito a niente. Se n'era dovuto andare, accontentandosi di soli cinque ma felici minuti passati con la sua bambina.
Riapri' gli occhi. 
Doveva andarsene da li subito.
Tirò fuori la valigetta da sotto la vasca e l'apri. Gli scappò un sorriso. E pensare che la prima volta l'aveva scambiata per una tuta da motociclista. 
Si preparò. Doveva fare una visita.


Scott era seduto al bordo del letto e osservava Cassie mentre dormiva. Gli venne in mente la prima volta che vide sua figlia appena nata, la prima volta che la tenne tra le braccia, la prima volta che la vide dormire nella culla, il primo abbraccio dopo tre anni passati in prigione senza mai vederla ma senza un solo giorno non passato a pensare a lei. 
Cassie era l'unica persona al mondo che lo vedeva non come un ladro, un ipocrita o un egoista ma semplicemente come suo padre. Qualcuno a cui voleva bene. Qualcuno che ammirava. Qualcuno per cui era considerato  un eroe.
 Le diede un bacio sulla fronte e le sussurrò all'orecchio "Ti voglio bene puzzola". Un sorriso spuntò sulle labbra della piccola.
Scott si alzò in piedi. Ormai era fatta. Era deciso più che mai a realizzare ciò che il dottor Pym gli aveva proposto.
Guardò Cassie un ultima volta.
Per lei.
Lo avrebbe fatto per lei.
Era pronto.
Sarebbe diventato  un eroe.
Sarebbe diventato Ant Man.
Premette il pulsante al centro del guanto destro della tuta e spari nel cuore della notte e dalla vista di chiunque.