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Autore: NightWatcher96    06/11/2015    2 recensioni
Spesso le malattie ritornano e talvolta più forti di prima. Mikey è stato un bambino colpito dalla leucemia infantile, si sa... ma sarà in grado di sconfiggere il vecchio nemico adesso che è molto più forte? Sequel di "My Peace of Heart"
Genere: Azione, Fluff, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello, Splinter
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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N/A   Buonasera, amici virtuali! Rieccomi puntualissima ad aggiornare una storia che mi ha davvero preso, con il sesto capitolo! (Wow! Già al sesto? Ammazza!) 
Voglio ringraziare, come sempre e col cuore, le mie dolcissime Abyss, Gru, LaraPink777 e la suprema Zoey_Charlotte_Baston che mi ha affibbiato un nome veramente incredibile! E sia! Per te sarò come tu mi chiami! :) Detto ciò, qui c'è un capitoletto corto ma essenziale. E' un anello importante per il prossimo capitolo.
Buona lettura!




Splinter si malediceva. Era solo colpa sua perché non si era fidato dei suoi istinti di padre. Si odiava come non mai mentre guardava i suoi figli inginocchiatogli davanti guardando di tanto in tanto il piccolo Mikey, disteso su un futon fra lui e gli altri.

Era così tranquillo, ignaro della terribile deduzione al quale erano arrivati.

Il topo era stato informato e ancora non poteva esporsi, tutto il cuore doleva come immerso nel fuoco assassino... aveva miseramente fallito.

Preso un respiro angosciato, si rivolse al rosso: “Raphael, per favore, portami il referto che hai trovato nel ripostiglio. Vorrei accertarmi di alcune cose”.

Il secondo in comando si alzò, si inchinò rispettosamente com’era solito fare e obbedì in fretta e furia al semplice comando. Mentre correva verso la sua meta, il suo cuore pulsava nella trachea, il sudore gocciolava lungo i lati del suo viso di un verde intenso dalla paura di conoscere nefaste risposte.

Buttò tutto all’aria nello sgabuzzino, senza neanche preoccuparsi di accendere la luce o di fare attenzione a non inciampare e farsi del male; in quel momento troppo veloce perfino per lui non pensava che al suo fratellino, a come aveva assistito ciecamente a un declino inesorabile in tutti quei dannati giorni e a poco a poco la sua visione si sfocava di lacrime calde.
“Mikey... perdonami...”- sussurrò, scavando in uno scatolo polveroso.

Nella foga, per poco non scaraventò qualcosa verso un vecchio vaso di porcellana rifinito a mano che il sensei aveva portato lì per evitare che potesse frantumarsi. Non era di grande valore, anzi, era uno di quei comuni vasi venduti anche nel reparto casalingo dei grandi centri commerciali; di un brillante bianco, con fiori blu e petali di pesco, aveva ugualmente una piccola crepa sulla bocca del vaso e un’incrinatura al collo stretto.

Chissà, forse, in passato aveva già avuto la sfortuna di sbattere contro qualcosa.

Raph scosse leggermente il capo, mentre stringeva tra le dita sudate il referto dalle pagine leggermente gonfie d’umidità e si avvicinò, senza un motivo, al vaso. Lo fissò con apatia per qualche istante, poi decise di afferrarlo e di vuotarlo verso il pavimento.

Non sapeva nemmeno lui perché lo stesse facendo ma quando vide sbucare un giornaletto arrotolato, ridivenne più lucido. Con il referto che passò sotto l’ascella, tirò fuori quello che rivelò essere un quadernetto dalla vivace copertina arancione.

“Questo è...”- sussurrò sconcertato. “E’... di Mikey...”.

Esattamente. Era il diarietto che il suo fratellino custodiva dal sesto anno d’età e che al compimento del dodicesimo anno svanì misteriosamente.

Raph lo sfogliò velocemente: c’erano tanti disegnini buffi, un po’ tremolanti, altri più definiti, sicuri e con l’esperienza nel campo del disegno in continua evoluzione pagina dopo pagina. Fra le righe nere, c’erano frasi scritte con una penna rigorosamente blu, a volte anche con numerose sbavature.
“Mikey è mancino...”- fece Raph, con un sorriso sornione.

Quando giunse alla penultima pagina, la sua espressione, però, cambiò.
 

Caro Diario,
mentre spolveravo nello sgabuzzino ho trovato una cosa che mi ha dato estremamente da pensare... parlo del referto medico di quando fui ricoverato a quattro anni a causa della leucemia. Non so esattamente se quello che ho letto segnerebbe un ritorno alla malattia e non voglio neanche chiederne conferma a Donnie. Conoscendo mio fratello, credo che allarmerebbe tutti quanti per nulla.
Io mi sento benissimo, non ho sintomi. Forse dovrei semplicemente nascondere quell'ammasso di carte inutili e darmi alla bella vita.
A proposito, non riesco a capire chi possa aver messo te, amico diario, dentro quel vaso di porcellana dimenticato da tutti. Spero non sia stato Raph!
Adesso vado. Mi stanno chiamando per la cena e se non mi presento nessuno mi evita una bella batosta verbale!
                                                                                                          Mikey
 

Gli occhi di Raphael erano ormai ampi e lustri come smeraldi puri e incontaminati: allora era stato il suo dolce Otouto a nascondere in un posto improbabile quel dannato referto, nella remota possibilità che nessuno lo trovasse!.

"Mikey, ma perché... perché non ne hai parlato subito con noi?"- mormorò a bassa voce, mentre la rabbia lo faceva lentamente sua preda.

"Raph!".
La voce proveniente dalla stanza del maestro era di Leo.

"L'ho trovato!"- esclamò il rosso, ancora abbastanza scosso.

In un lampo tornò dalla sua famiglia e mentre consegnava il referto a suo padre guardava il suo fratellino. In quell'attimo notò un leggero movimento della testa sul cuscino e avvolto dalla gioia, Raph fece segno con un dito puntato sull'Otouto di rimandare momentaneamente la discussione.

"Ehi..."- salutò dolcemente Leo, accarezzandogli la testa. "Come va?".

Il piccolo Mikey osservò la sua famiglia per qualche istante per cercare gli ultimi ricordi nel baule della sua memoria momentaneamente in stand-by.
Ricordava ancora della sua furia verso Hun, l'istinto protettore per Murakami e la disfatta dei Foot Bot Ninja e poi il buio del dolore.

"Non proprio bene... la mia gamba mi sta uccidendo..."- ammise con un sorriso sbilenco.

"Mikey, è arrivato il momento di parlare di qualcosa che per anni abbiamo quasi scordato ma che adesso è imminente ripristinare. Ti chiedo solamente di essere forte."- parlò Leonardo, con calma glaciale.

Il giovane inclinò la testa da un lato, non avendo perfettamente capito il nocciolo di quel velo di dolore intrappolato a malapena nella voce piatta del maggiore.
"Che vorresti dire, Leo?"- chiese, mentre cercava di mettersi seduto.

Quel gesto, però, gli accese una tremenda fitta bruciante giusto al femore. Mikey si arricciò in una palla stretta, stringendo il muscolo incriminato mentre il suo respiro si faceva incostante e lui stesso diventava l'oggetto di paura della famiglia.

"Figliolo, ricordi questo?"- cominciò Splinter, mostrandogli il referto.

"Sì. Certo".

Il topo annuì e guardò Donatello affinché legasse quella domanda introduttiva all'esauriente filo del discorso con le varie ramificazioni chiamate ipotesi.

"Mikey, siamo stati ciechi e come anni fa ti abbiamo trascurato. Tutto ciò che ti ha caratterizzato fino ad ora, parlando dei sintomi e dei dolori ch-".

"Nononononono!"- sbottò il giovane. "Non mi starai dicendo che potrei avere di nuovo la malattia? Donnie è impossibile! Forse mi sarò slogato la gamba durante una corsa o il mio solito rimbalzare!".

Il giovane Donnie scambiò un'occhiata rammaricata con il resto della famiglia: Mikey si era appena rifiutato di capire e questo non faceva altro che complicare le cose.

"Mikey, i tuoi sintomi indicano che dobbiamo intervenire!"- provò, allora, Leonardo.

"Non ho la leucemia, capito?!"- gridò l'altro, tremando come una foglia.

A quel punto, Raphael Hamato lo afferrò per le spalle e guardandolo fermamente negli occhi, esclamò: "Adesso ti portiamo sul Nexus e ti faremo fare tutti i controlli necessari per toglierci anche il più piccolo dubbio. Mikey, dannazione, cerca di capire! Tutti noi vogliamo proteggerti ma se i tuoi sintomi equivalgono a quelli della leucemia, dobbiamo fare in fretta. Se malauguratamente dovresti essere nuovamente la vittima della malattia, sarebbe più difficile batterla, capito, sì o no?!".

Il giovane allargò gli occhi nel terrore puro e guardò il maestro Splinter ma quest'ultimo chinò lo sguardo... e allora per l'allievo tutta la sua convinzione crollò miseramente.
"Ho... la leucemia, allora...?"- mormorò con un filo di voce.

"Non stiamo dicendo proprio questo ma vogliamo solo capire se questi tuoi costanti malesseri fungano da campanello d'allarme. Mikey, devi fidarti di noi."- fece Donnie, appoggiandogli una mano sulla magra spalla. "Per favore...".

La tartaruga con le lentiggini chiuse gli occhi per un breve lasso di tempo, mentre rifletteva cautamente sulle circostanze strane che avevano fatto protagonista il suo corpo negli ultimi tempi.
Convincersi che stava bene era una menzogna; mentire a se stesso era impossibile per lui, empatico allo stato puro. Michelangelo sapeva che non poteva assolutamente sperare di continuare a vivere pacificamente, non con quel seme oscuro di preoccupazione, così, preso un sospiro pesante, allungò timidamente le mani verso i tre fratelli che gli stavano seduti davanti.

"Io... mi fido di voi..."- disse.

"Bravo, fratellino."- sorrise Leo, prendendogli la mano destra.

"Siamo orgogliosi di te!"- seguitò Donnie, poggiando entrambe le mani su quelle di Mikey.

"E ti aiuteremo anche stavolta. Almeno non ho fatto il dispettoso, no?"- sogghignò Raphael, stringendo la mano sinistra.

Commosso almeno interiormente per preservare una certa dignità, Splinter avvolse i suoi tre figli in un abbraccio di gruppo molto forte, dolce, potente e familiare.
"E' il momento di andare."- sussurrò.

"Che dobbiamo fare?"- domandò Mikey, sbattendo i suoi grandi occhi azzurri.

"Prepararti lo zainetto con quello che più ti servirà. Non si può mai sapere. Se hai bisogno di un ricovero, allora saremo anche avvantaggiati."- spiegò Donnie.

"Ma se mi ricoverano... poi non ci vedremo sempre?"- piagnucolò il piccolo.

Raph scosse leggermente il capo e lo abbracciò strettamente, strofinandogli il mento sulla testa con dolcezza: "Come ti viene in mente, Otouto? Ti staremo vicino anche se l'orario delle visite si concluderà!".
L'arancione ridacchiò, mentre si strofinava sul petto del secondo in comando; Raph era morbido, caldo ed essere inglobati dalla sua aura forte apportava un sottile strato di protezione su tutto il corpo.
Mikey non poteva chiedere di più.

D'un tratto, però, nel suo calore percepì un mano fredda contro la sua fronte: era ancora il rosso che stavolta lo stava tenendo nella piegatura del braccio e con l'altro arto misurava la sua temperatura corporea.
Perché?

"Mikey, sei un po' troppo caldo."- profferì, con una linea di preoccupazione.

"Sbrighiamoci."- mormorò Leo, in piedi. "Don, prepara lo zainetto di Mikey. Io prenderò i relativi documenti. Raph, aiuta il nostro Otouto a infilarsi la giacca".

"Io mi occuperò del portale."- fece Splinter, estraendo dall'ampia manica del suo kimono un gessetto bianco...
 
 
  
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