IL CLOWN
Anni e anni passati in quella casa,e non mi spiego perchè
quell'affare sia ancora appeso lì. Non che ci sia nulla di male in
un quadro,generalmente mi piacciono. Abbelliscono l'ambiente,lo
rendono più accogliente. E quando sono ritratti di paesaggi,anche
inventati dall'artista,hanno quel potere travolgente di incantarti
come quando ti trovi davanti al fuoco di un camino. Per esempio in
camera mia c'era un dipinto,fatto a mano da un artista di strada. Me
lo aveva regalato mio padre quando siamo andati in Italia. Il dipinto
era semplice. Aveva solo due colori,il blu notte e il bianco candido.
Ricordo ancora il momento in cui quel ragazzo lo stava realizzando.
Non aveva pennelli,o strumenti particolari. Usava le dita per passare
il colore su quel cerchio di vetro. In quel disegno c'era tutta la
sua infinita immaginazione. “Hai un soggetto preferito?”
ricordo che mi chiese. Ma io scossi la testa “No. Fai tu.”
sorridendogli. Nel giro di qualche minuto aveva realizzato un
panorama quasi magico. In lontananza delle montagne,leggermente
illuminate da una luna piena bellissima. Da queste montagne scendeva
un fiumiciattolo a zig-zag. Poi si fermò. Sui bordi attaccò della
colla a caldo e sovrappose una lastra di vetro della stessa
dimensione su quello specchio. E continuò a dipingere. Partendo da
dove si era fermato,ovvero dal fiumiciattolo,fece un'enorme
dislivello,da cui si riversava impetuosa una bellissima cascata.
Aggiunse il lago ai piedi della cascata e come fatto in
precedenza,mise altra colla e sovrappose un altro strato di vetro.
Questa volta dipinse due alberi alti quanto tutto il dipinto,proprio
in primo piano,ai lati,facendogli fare da cornice al tutto. Aggiunse
le rive su cui si ergevano i due arbusti e qualche increspatura
nell'acqua. “Che ne dici? Ti piace?” chiese mentre
applicava sul retro un gancio per appenderlo.
Io lo presi e rimasi a bocca aperta. Non ero capace nemmeno di
disegnare un fiore,e lui nel giro di dieci minuti aveva realizzato un
capolavoro “E'...è meraviglioso! Bellissimo. Grazie tante!”.
Ecco quello era un dipinto di cui andare fieri. Non quest'affare che
si era introdotto con prepotenza tra gli altri ritratti qualche anno
fa e che inquinava la parete. Ma d'altronde non ero stata di certo io
a metterlo lì,e non avevo il diritto di spostarlo. Però era davvero
inquietante. Un pagliaccio,triste,con le lacrime che con una mano si
asciugava la guancia. Tutto il suo trucco era sbavato. Praticamente
pelato,con un solo ciuffo all'insù. Ogni volta che ci passavo
davanti,un brivido gelido mi percorreva la schiena e mi costringeva a
incrociare le braccia al petto come quando entra uno spiffero dalla
finestra.
“Si può
sapere cos'hai contro i pagliacci?” mi
ridestò una voce alle spalle. Era mio fratello,Matt. Era vestito ti
tutto punto,perfetto per l'atmosfera natalizia. “Guardalo...è
inquietante. Sembra che voglia uccidermi...” dissi
continuando a guardarlo. Ma mio fratello si fece sfuggire una
risatina “Un quadro maledetto di un pagliaccio assassino
che prende vita la notte di Natale per uccidere la piccola
Sofia...Andiamo,sembra la trama di un pessimo film Horror...E poi non
è così male. E' solo un pagliaccio,non esistono certe cose....”.
Io gli lanciai un'occhiata
sorridendogli “Piccola Sofia? Ho 24 anni io...sono
cresciuta ormai! E poi con tutte le stranezze che ci sono nella
nostra famiglia tu fai fatica ad immaginare un Clown assassino? ”.
In risposta ottenni un
abbraccio e un sorriso.
Natale. Chi se lo immaginava che arrivasse così velocemente. Mi
sembra ieri che ero sdraiata sul lettino in spiaggia a crogiolarmi al
sole. E adesso in fretta e furia eccoci qui a cucinare e
apparecchiare la mega tavolata che occupava tutta la sala da pranzo.
Eh,si. Perchè la mia famiglia era molto numerosa. Mia madre aveva 3
fratelli più piccoli,di cui due avevano tre figli ciascuno. E per di
più abitavamo tutti nello stesso palazzo. In appartamenti
divisi,ovvio. In più in questo periodo venivano a festeggiare da noi
anche i suoi cinque cugini,tutti con tre figli ciascuno. Eravamo
davvero tanti.
In quella speciale festività,ci riunivamo tutti a casa di mio nonno
per festeggiare tutti insieme. La mia famiglia è sempre stata dedita
ai festeggiamenti. E il natale esaltava il nostro animo festaiolo.
C'era musica,cibo,bambini che correvano impazziti per tutta la casa.
E c'era anche una camera,che veniva tenuta chiusa,fino alla
mezzanotte,in cui erano nascosti decine e decine di regali
impacchettati. Quando ero piccola ogni mezzo era lecito per riuscire
ad arrivare ad aprirla. Ma ovviamente c'era sempre uno zio o un
parente che mi bloccava. E io,con il mio bel vestitino e le
trecce,finivo seduta a tavola con il broncio e le braccia incrociate.
Era una serata così piacevole e ricca di risate,che quasi la
mezzanotte arrivò in un lampo. Il cugino di mia madre si andò a
nascondere sul pianerottolo con una busta piena di vestiti rossi e
bianchi. I piccolini di casa aspettavano Babbo Natale! E io,come mio
fratello prima di me,ero finita a fare la sua assistente-vedetta. Non
potevamo permettere che qualcuno rovinasse il momento.
Poi
una volta pronto,suonò alla porta. In un attimo ci fu il silenzio
più totale. Un sorriso mi si stampò in faccia. Tutti i bambini di
casa,fondamentalmente cuginetti,erano tutti fermi all'ingresso con
gli occhioni sbarrati e le facce preoccupate. Era bellissimo vederli
così. Aspettavano Babbo Natale,ma un po' erano anche spaventati da
quell'omone barbuto e paffuto che gli portava tanti regali.
“Oh,ma chi
sarà mai?” dissi fingendomi
sorpresa “Matt,per caso aspettavamo visite?”
coinvolgendo anche mio
fratello.
Lui
facendosi spazio tra la folla di parenti pronta ad immortalare il
momento dei regali disse “Mah..non so...probabilmente
qualcuno che ha sbagliato. Mi sembra molto tardi...”
ridacchiando.
Ma
non riuscì nemmeno a finire la frase che i cinque bambini davanti a
me si voltarono quasi all'unisono “E' Babbo Natale!!!”
mostrando a mio fratello i loro occhi minacciosi che ormai erano
diventati color oro “Va bene,va bene bambini. Se fate i
bravi aprirò la porta!” cercando
di richiamarli ma mantenendo sempre una faccia molto divertita. Loro
sorrisero e i loro occhi cambiarono di nuovo,alcuni verdi e alcuni
marroni.
Essere una dei cugini più grandi in questa famiglia non è affatto
facile. Soprattutto in una famiglia di lupi mannari. I bambini
crescevano a vista d'occhio,e i loro sensi si acuivano. Ma non era
ancora facile per loro mantenere il controllo. Fortunatamente non
erano ancora cosìgrandi da riuscire a percepire l'odore di chi si
nascondeva sotto il vestito rosso e bianco.
Fondamentalmente erano innocui. Avevo sperimentato i loro morsi e i
loro artigli. E non erano nulla di più di qualche graffio.
Così
aprii la porta e il grande omone barbuto vestito di rosso e bianco
entrò facendo un “Oh,Oh,Oooh!!”
tipico. Ci furono
foto,regali,baci a Babbo Natale e battute pessime di zii lontani che
dicevano “Dove hai
parcheggiato le renne Babbo?” oppure
“Eeeh Babbo ti sei
invecchiato,sei un po' in ritardo!” ma
comunque si buttava sempre sul ridere.
Una volta che i più piccoli furono premiati con i loro amati regali
anche noi potemmo aprire i nostri.
“Ahahaha! Hai
visto che facce che hanno fatto?” mi
si avvicinò Matt ridendo.
“Stavi per
essere morso! Ma si,mi hanno fatto morire dalle risate! Non dovremo
giocarci così,quando saranno grandi potranno vendicarsi.”
facendomi scappare un'altra
risata.
“Non credo che
sarò mai stanco di tutto questo.” riferendosi
alla scena di poco prima.
“Già.”
sorridendogli mentre buttavo la
carta dei regali in un bustone ai piedi del Pagliaccio inquietante.
Dopo qualche ora la festa era finita. Tutti avevano avuto il suo
regalo e i miei genitori,seguiti da mio fratello cominciarono ad
incamminarsi per le scale e tornare così al piano superiore dove
abitavamo. Io mi presi qualche minuto in più per aiutare mia zia a
risistemare e mentre mi occupavo del salone,due gambette piccole
piccole che si muovevano a mezz'aria sul balcone della finestra mi
pietrificarono. La mia cuginetta Anne era praticamente sdraiata sul
davanzale della finestra completamente sporta di fuori. In un attimo
mollai i piatti che caddero rumorosamente sul tavolo e mi precipitai
ad afferrarla.
“ANNE!!!!”
cingendole i fianchi e
togliendola da quella posizione pericolosa “Che cosa
stavi facendo?!? E' pericoloso sporgersi così! Potevi cadere di
sotto!!” la sgridai
mettendola a terra e inginocchiandomi alla sua altezza.
“I
fuochi,Sofia! Ci sono i fuochi nel cielo!” cercò
la piccola Anne di tirarmi di nuovo verso la finestra. Ma io la
riportai alla mia attenzione continuando a sgridarla “Non
devi mai più fare una cosa del genere,mi hai capito? Potevi cadere!
Se volevi vedere fuori dovevi chiedermelo! Mi hai fatto morire di
paura signorina!” puntandole
un dito contro. Ma lei in tutta risposta cominciò a piangere e i
suoi occhi cambiarono di nuovo “Mi dispiace...” mi
disse tra un singhiozzo e l'altro.
Il
suo pianto attirò i miei zii,che vedendo la loro piccolina piangere
mi guardarono in modo interrogativo. Così,facendogli un cenno con la
mano di aspettare,mi rivolsi di nuovo alla mia cuginetta “Va
bene Anne,non c'è bisogno di piangere. Sai che facciamo? Adesso
scendiamo in strada io e te e andiamo a vederli da qui sotto. Che ne
dici? Però prima devi smettere di piangere. Puoi farlo per me?”
accarezzandole i capelli castani.
Lei
mi fece un sorrisone,si asciugò le lacrime e scosse la testa
entusiasta “Si!” la
presi in braccio e i suoi occhi tornarono normali. Lanciai uno
sguardo ai miei zii che sorrisero e mi avviai per le scale.
Mentre
aprivo il grande portone,mi accorsi che mio fratello era sceso e ci
aveva seguite “Due giovani donzelle che escono ad un'ora
così tarda,hanno bisogno di un bel principe che le tenga al sicuro.”
Si avvicinò a noi e prese in braccio Anne. Lei era
felicissima,adorava mio fratello e andavano molto d'accordo. Matt
sapeva come trattare con i giovani lupi del branco. Così come me.
Anche se io purtroppo non avevo sviluppato alcun tipo di mutazione.
Ero l'unico essere umano della famiglia,apparte mio fratello più
piccolo,che al momento stava festeggiando a casa di un amico.
Che vogliamo farci?Purtroppo non avevo ripreso i geni,ma d'altro
canto ero diventata una bravissima infermiera. Conoscevo tutto ciò
che c'era da sapere sui lupi mannari e ciò che era nocivo per loro.
Se non potevo combattere per loro,almeno potevo guarirli.
I fuochi d'artificio erano veramente stupendi. Mille colori che
risaltavano in quella notte così scura e suggestiva. Ogni volta che
uno di loro esplodeva sembrava come se lo scoppio facesse parte di
me. Come se fosse un amplificazione del battito del mio cuore.
Bellissimi.
Anne,sempre in braccio a mio fratello maggiore,li indicava,rideva e
strattonava Matt,come se volesse andare fino lassù per toccarli.
Mi feci un po' cullare da quella scena.
Poi
Anne e Matt tutto d'un tratto cominciarono a puntare il buio davanti
a noi. I lampioni non funzionavano bene nella nostra zona e di notte
era sempre buio pesto. Quando un altro fuoco d'artificio esplose nel
cielo,la sua luce illuminò per qualche attimo la zona che mio
fratello stava sorvegliando. Per un istante mi sembrò di vedere una
sagoma scura appoggiata ad un cassonetto dell'immondizia “Il
solito ubriacone di Natale,non preoccuparti!” sorridendo
a Matt.
Ma
i suoi occhi cambiarono diventando color oro “Non è un
ubriacone...”.
Quando mi voltai un altro fuoco era appena esploso e in quell'attimo
di luce notai che quell'individuo era caduto a terra,e ci guardava
minaccioso con due lucenti occhi blu.
Il mio primo istinto fu quello di scappare,ma mio fratello mi tenne
incollata lì “Vado a vedere,prendi Anne e andate a casa. Se non
torno tra dieci minuti avverti papà.” mi ordinò senza
togliere lo sguardo da quella persona.
“Daccordo.”
dissi e voltandomi rientrai
velocemente nel palazzo. Chiusi il portone e mi diressi al piano
superiore. “Perchè Matt rimane fuori?” mi
sentii chiedere da Anne “Perchè non sappiamo chi sia
quella persona. Se vuole fare qualcosa di cattivo dobbiamo mandarlo
via.” dissi mettendola a
terra e dandole la mano per aiutarla a salire l'ultima rampa di
scale. I suoi occhi erano tornati normali.
“Come quando
Alex ti ha attaccata?” chiese
confusa.
Io
mi fermai un momento. Ripensare a quel nome mi fece rabbrividire. Ero
quasi morta quando quell'essere mi aveva attaccata. E le cicatrici le
portavo ancora sulla schiena. Non sapevo cosa rispondere “Non
lo so...ma adesso ti porto a casa e torno a vedere,ok?”.
Mentre la lasciavo alle cure dei miei zii,spiegai la situazione anche
a loro,dicendogli di non alzare un polverone visto che se ne stava
occupando Matt.
Loro
capirono,anche se un po' contrariati “Se succede qualcosa
dì a tuo fratello di ruggire...saremo tutti qui sotto in un attimo.”
disse mio zio Phill serio. Ma
sapevo che non era necessario far muovere tutto il branco per una
sola persona. Certo,sempre se era solo uno.
Comunque presi la mia borsa delle emergenze,che portavo sempre con
me,e come un fulmine mi precipitai di nuovo all'ingresso del palazzo.
Quella borsa era tutta la mia vita,era tutto per me. Cerano gli
oggetti necessari per difendermi dai lupi mannari,ma anche dai
wendigo,dagli skinwalkers,perfino dai ghoul e dai djiin. Anche se di
questi tempi se ne vedevano pochi in giro. Ma più importante di
tutto c'erano tantissimi rimedi ed erbe per le ferite. E da quando
qualcuno aveva risvegliato il Nemethon non si sapeva mai.
Spalancato il portone,notai mio fratello accucciato ad esaminare
quell'individuo.
Si voltò e mi fece un cenno con la mano. O almeno credo. I fuochi
erano finiti e la visuale era nulla. Per di più nel palazzo c'erano
migliaia di luci colorate e passando ad un buio pesto i miei occhi
dovevano abituarsi.
“Datti una
mossa Sofia!! E' messo molto male!!” mi
sentii urlare contro.
Facendomi forza corsi da lui,e appena arrivai,notai che l'asfalto era
piuttosto scivolosa in quel punto,e c'era un odore davvero
terribile,quasi ferroso.
“Cavolo! Si
scivola.” imprecai cercando
di non insudiciare con qualsiasi cosa fosse,le mie scarpe nuove “Ti
ha detto niente? Cosa è successo? Non si vede nulla...”.
Matt
si alzò e prese il suo telefono “Adesso accendo la
torcia,preparati...”.
Accese la luce del suo telefono e quello che vidi mi immobilizzò.
Non capivo bene da dove uscisse,ma quello che prima era una sostanza
ben poco identificata e scivolosa,era in realtà il sangue di quel
tipo “O mio Dio...” fu l'unica cosa che riuscii a dire.1
Mi avvicinai ancora mettendomi in ginocchio di fianco a quel tipo,che
appena sentì la mia presenza cercò di muoversi “Sta fermo,è
tutto okay...Come ti chiami?” cercai di chiedergli mentre
aprivo la borsa.
Matt era attento ad ogni suo movimento. Girava intorno a noi sempre
illuminandolo con il telefono. Si guardava intorno e poi ricominciava
a girare. Si vedeva che era nervoso.
Nella posizione in cui si trovava quel ragazzo,non potevo aiutarlo
molto,così provai a farlo girare a pancia in su. Ma come lo
toccai,scattò in piedi come una furia tentando di graffiarmi.
“Sofia!!” mi
allontanò Matt appena in tempo. Il telefono era caduto a terra e gli
occhi di quell'individuo brillavano di un blu intenso “Matt...è
come noi...”riuscii a dire
riprendendomi dallo spavento,ma sapevo che Matt se ne era già
accorto.
Il
ragazzo era spalle al muro e il suo sguardo era feroce. Sembrava
volesse ucciderci. O quanto meno spaventarci “Ehi! Non
siamo noi i cattivi qui,brutto idiota!” gli
inveì contro Matt “Sei nel nostro territorio. Possiamo
ucciderti,o aiutarti. Dicci chi sei.”
avvicinandosi completamente trasformato.
Io rimasi dietro di lui,ma qualcosa mi spinse a bloccare la sua
avanzata. Il ragazzo stava per attaccarlo,e io conoscevo bene i lupi
feriti. In quelle condizioni,qualsiasi animale che venga avvicinato
da un altro,apparentemente ostile,è spinto ad attaccare. E per la
maggior parte dei casi,quello produceva un unico esito:la morte.
Sapevo bene che Matt non si sarebbe risparmiato. Per lui l'unica cosa
importante era il branco e quella persona in quel momento era una
minaccia.
Così
lo presi per un braccio “Aspetta. Non credo che
avvicinarsi in questo modo lo farà fidare di noi...”
dissi sincera. Lui aggrottò le sopracciglia,storse la testa e
lentamente tornò al suo aspetto naturale “Non se ne
parla!Ha cercato di aggredirti. E' una minaccia. Non sei come noi,se
dovesse ferirti non guariresti velocemente!”
ringhiò contro quel ragazzo.
Ma io lo strattonai di nuovo per un braccio “Non succederà.
Lasciami fare”.
Lui mi guardò e lo superai andando a mettermi tra di lui e il suo
“nemico”.
I miei occhi finalmente si erano abituati quel tanto necessario a
lasciarmi intravedere il suo volto.
Aveva dei lineamenti taglienti e degli occhi così duri e minacciosi.
Fondamentalmente un gran bel ragazzo. Con una carnagione chiara e dei
capelli neri corti che gli facevano risaltare gli occhi prigionieri
di quel broncio da animale ferito.
Provai ad avvicinarmi tendendo una mano verso di lui,e lasciando la
borsa lentamente per terra. Ma lui in tutta risposta mi ringhiò a
denti stretti avvicinando il suo viso a me. Io allora,mettendo da
parte la paura,feci un passo deciso verso di lui “Smettila. Non
voglio farti niente!” dissi decisa.
Il ragazzo rimase un po' sorpreso,e cercando di mantenere la
posizione si appoggiò al muro tenendosi il fianco. Guardò per
terra. Poi guardò Matt. Infine posò il suo sguardo su di me,e preso
dalla stanchezza e dall'evidente perdita di sangue si lasciò
svenire. Io e Matt lo prendemmo al volo “Quest'idiota! Cosa
pensava di fare...” sbuffò Matt facendo passare il braccio del
ragazzo intorno al suo collo. Io feci lo stesso con l'altro
braccio,in modo da poterlo sostenere “E adesso che facciamo? Non
possiamo rimanere così,ha bisogno di cure...” lasciandolo un
secondo per riprendere la borsa e riallacciando la presa sul suo
braccio e sul fianco.
Matt mi sembrava pensieroso. E anche preoccupato ma comunque mi rese
partecipe del suo piano “Lascialo a me. Lo porterò nel palazzo.
Tu devi avvisare Nonno...”.
Quelle parole mi pietrificarono “Io? Non credo che
accetterà...si,questo tipo ha bisogno di cure ed è come noi...ma le
leggi del branco sono ferree su questo punto. Non possiamo introdurre
nella comunità lupi di altri branchi...non senza prima riunire il
consiglio...Dovresti saperlo meglio di me.” dissi dura.
“Certo che lo
so. Non ho mica detto che da domani sarà parte del nostro branco.
Però se vogliamo aiutarlo avremo bisogno del consenso del Nonno. E'
lui l'Alpha.” mi spiegò.
Io
annuii “...daccordo...allora vado a parlarci...”.
Detto questo mi tolsi quelle terribili scarpe con il tacco e correndo
a piedi scalzi rientrai nel palazzo,avendo cura di mettere la
catenella all'enorme porta,per facilitare l'ingresso a Matt.
Salendo le scale notai che le mie ginocchia,così come la parte
inferiore delle gambe e i piedi erano sudice di sangue. Se fossi
entrata così,chissà cosa avrebbero pensato. Così mi tolsi il
giacchetto,un po' a malincuore e mi pulii per bene strofinandomelo
addosso. Sapevo che non sarebbe servito a nulla. Sicuramente i miei
parenti avevano già avvertito l'odore del sangue,ma tra il sentirlo
e il vedermelo addosso c'era una bella differenza. Ero l'unica umana
della famiglia,e loro erano sempre un po' più protettivi nei miei
confronti. Bussai alla porta di casa di mio Nonno e mi aprì la
sorella più piccola di mia madre,zia Mel. Lei abitava con mio
Nonno,non essendosi ancora sposata.
“Sofia,che
succede? Sentivo la puzza di sangue con la porta chiusa. Perchè ne
hai addosso? E di chi è?”
chiese sorpresa mentre richiudeva la porta e mi guardava andare
spedita verso il salone.
“Di un
ragazzo. E' ferito e ha bisogno di cure. Devo parlare con il Nonno.”
svoltando a sinistra nel
corridoio e entrando nel salone.
Mi fermai. Nonno era affacciato alla finestra. Sporto di fuori in una
posizione comoda. Le gambe accavallate e i gomiti poggiati sulla
ringhiera.
“Avrà
visto tutto?” pensai
immediatamente. Così mi avvicinai a lui “Nonno...”
mostrandogli tutta l'insicurezza che avevo dentro.
Ma
lui si voltò “Conosci
le regole Sofia. Non può restare. Non è uno di noi.”
con tutta la calma di cui era capace solitamente.
Ma
io ribattei “E'
ferito,Nonno. Non voglio di certo farlo restare,ma se tu mi dessi
l'opportunità di guarirlo così che possa tornare da dove è
venuto,te ne sarei riconoscente...”.
“Non
possiamo accogliere qualsiasi individuo che si trova in difficoltà.
Ci sono delle leggi,nipote. E vanno rispettate. Ci vorrà almeno una
settimana perchè si riprenda. Quelle sono ferite inferte da un
Alpha. Posso percepirne la gravità.” spiegò
indicando la finestra con tono seccato.
“Ma,non
sappiamo come se le sia fatte. Potrebbe essere un Omega. Magari
cercava un branco ed è stato rifiutato. Non possiamo saperlo finchè
non lo curiamo.” cominciavo
a spazientirmi.
“E se avesse
cercato il potere? Se avesse provato a uccidere il suo Alpha? Vuoi
davvero introdurre nel branco un animo ribelle? Devo forse ricordarti
di Alex?”.
Colpo basso Nonno. Non mi aspettavo che tirasse in ballo di nuovo
quella storia.
“Era diverso a
quel tempo. E Alex faceva parte della famiglia. Tutti conoscevano la
sua natura ma nessuno mi ha mai dato retta su come andava gestita. E
poi quando ha cercato di prendere il tuo posto,IO sono stata l'unica
che è riuscita a fermarla! Nessuno ha mosso un dito per
aiutarmi...solo i miei fratelli. E ho le cicatrici che lo provano!”.
Risposi al fuoco con il fuoco. Sapevo che mio Nonno non si perdonava
per quell'accaduto di parecchi anni fa,ma non sapevo se fosse
abbastanza per convincerlo.
In
tutta risposta lui mi guardò accigliato,strinse i denti producendo
un movimento della mascella e si sedette al tavolo incrociando le
mani sotto il mento.
“E'
proprio per questo,Sofia,che non voglio inserire elementi ostili nel
branco. Non voglio che la storia si ripeta.” disse
sospirando.
Io
mi sedetti vicino a lui con le spalle a quel dannato quadro
inquietante che ci guardava. Davvero non lo sopportavo. Infatti gli
lanciai un occhiataccia,tornando però immediatamente ad incrociare
lo sguardo di mio Nonno “Non
possiamo sapere come si svolgeranno gli eventi. Ma se per qualsiasi
motivo mi renderò conto che ha intenzioni ostili,sarò la prima a
cacciarlo. Fidati di me...”
chiesi abbozzando un piccolo sorriso.
Non sapevo che altro fare.
Poi
mio Nonno mi prese la mano “All'ingresso
ci sono le chiavi dell'appartamento al quinto piano. Tienilo lì
finchè non si sarà rimesso. Dopodiché mandalo via.”.
Gli sorrisi e lo abbracciai “Grazie Nonno.”.
“Sbrigati prima che cambi idea. E mandami qui Matt. So che è
stata una sua idea” disse sospirando.
“Non ti
arrabbiare con lui,ha fatto solo ciò che gli sembrava giusto. In
effetti se non lo avessi fermato lo avrebbe ucciso....” alzandomi
e incamminandomi all'uscita del salone “Allora
vado,grazie ancora. Non ti deluderò.”.
Mio
Nonno si limitò ad abbozzarmi un sorriso e ad alzare una mano. Io mi
diressi nel corridoio incrociando mia zia Mel.
“Sicura che
riuscirai a gestire questa cosa? Non mi sembra il caso di andarci
alla leggera...” disse
preoccupata.
“Non sono più
una bambina zia. E so fin dove arrivano le mie capacità. Dovete
cominciare a pensare a me come ad un'adulta. Non come la stupida
adolescente con le trecce che si è fatta pestare...da sua cugina...”
sorpassandola e uscendo da
casa.
Non
le diedi il tempo di ribattere. Non mi interessava la sua opinione
sull'accaduto. Le volevo bene,come a tutti gli altri zii,ma non era a
loro che dovevo la mia vita. Quindi non avevano il diritto di
giudicare quello che stavo facendo.
Dirigendomi
di nuovo al portone trovai Matt a fumare tranquillamente una
sigaretta,fuori dal portone,con una mano in tasca. Il ragazzo era
accasciato per terra,seduto contro il muro dell'ascensore che portava
ai piani superiori. La mia prima reazione fu quella di socchiudere
leggermente gli occhi e corrucciare leggermente le sopracciglia “Che
cavolo...Lo hai mollato qui?”
leggermente infastidita. Ma lui si limitò a girarsi “Da
quello che ha detto il Nonno,adesso è un problema tuo. E,si. Ho
sentito tutto. E,no. Non ti aiuterò ad occuparti di lui. Comunque
sia credo che sia proprio questo che il Nonno voglia dirmi. Perchè
vuole parlare con me,no?”
disse entrando e cominciando a salire le scale.
“Dannato udito
da lupo...” dissi scocciata
“Anche se la casa del Nonno è al primo piano e la porta
di casa è rimasta aperta,non ti dà il diritto di origliare...”.
Matt
mi si avvicinò e mi diede un bacio sulla guancia “Notte
sorellina. Ci vediamo domani.”.
“Si,buona
notte...è meglio che mi sbrighi o non so se sopravviverà.” dissi
allacciando un braccio del ragazzo sul mio collo e cominciando a
trascinarmelo dietro.
Arrivare
all'ascensore non fu un grosso problema. Fare la rampa di scale in
discesa con un peso morto in spalla,quello si che sarebbe stato da
medaglia d'oro. Potevano darmi una medaglia per la mia bravura. Non
ero mai inciampata,non avevo mai perso la presa e non una sola volta
mi ero fermata. Nonostante non fossi un lupo mannaro,ero molto più
forte di un qualsiasi essere umano.
Ma
non riuscivo bene a spiegarmi il perchè.
Comunque
feci fare qualche mandata alla serratura,che scattò con un forte
rumore e si aprì in un istante.
La
casa era arredata e ben tenuta. L'ingresso era semplice con una
piccola libreria,un attaccapanni e un mobiletto su cui poggiava il
telefono di casa. Subito a destra c'era una camera per gli ospiti.
Dritto per dritto la cucina con affianco il bagno. A sinistra c'era
l'enorme salone a vista e proprio attaccato,un enorme camera da
letto. Era arredata in modo semplice. Il colore che predominava era
il crema. Cerano due cassettiere sulla destra appena si entrava,una
attaccata all'altra. Mentre sulla sinistra il grande letto
matrimoniale,illuminato dall'unica grande porta finestra che
affacciava su un piccolo terrazzino.
Facendomi
forza mi avvicinai al lettone. Con la mano libera aprii le coperte e
mi sedetti,portando meccanicamente a sedere anche la mia “zavorra”.
In quel momento il ragazzo sembrò svegliarsi.
“Dove mi
trovo...” chiese cercando di
restare sveglio.
“Al sicuro. Ti
dispiace se mi occupo delle tue ferite?” provai
a chiedere ricordando qualche momento prima in cui aveva cercato di
attaccarmi.
Non
disse nulla. Annuì leggermente,continuando a fissare il pavimento. I
suoi occhi erano stanchi e sembrava come se stesse per perdere di
nuovo conoscenza. Così facendo più velocemente possibile gli sfilai
la giacca nera.
In
quel momento avevo la visuale libera sulla sua schiena e le sue
effettive condizioni. Quattro tagli profondi partivano dal costato di
destra,e continuavano in obliquo fino al fianco sinistro.
Erano
segni di artigli. Li conoscevo bene. Alzai un momento lo sguardo per
riprendere fiato.
Quella
ferita era simile alla mia. Poi mi accorsi che proprio sul muro su
cui si appoggiava il letto c'era un quadro. E non mi sembrò
possibile. Ancora quel Clown. Mi perseguitava non c'era dubbio. “Al
Nonno deve piacere davvero molto questo quadro inquietante,se ha
deciso di metterne uno anche qui.”
pensai.
Comunque
non potevo distrarmi così ripresi a “visitare il mio paziente”.
Sul
braccio sinistro si intravedeva una ferita ma non riuscivo a
stabilirne la gravità.
Così
sfilai dalla mia borsa un paio di forbici.
Lui
mi guardò confuso. Allora gli lasciai mettere a fuoco e vedere così
l'oggetto che avevo tra le mani “Devo tagliare la
maglietta. Te ne procurerò un'altra,ma ti prego...lasciami fare.”
chiesi.
Lui
riprese a guardare per terra e con un soffio di fiato mi rispose
“Derek...”.
Parlava talmente piano che non riuscii a sentirlo “Cosa?” .
“Mi avevi
chiesto chi ero...Derek...il mio nome è Derek.” disse
con la voce scossa da una fitta di dolore.
“Molto
piacere,Derek. Io sono Sofia.”