Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: LittleDreamer90    07/11/2015    6 recensioni
Non abbiamo bisogno di giorni migliori, ma di persone che rendono migliori i nostri giorni..
Dalla storia: ".. [..] Non ti pare che i Kami siano dispettosi,a volte?... Sembra che abbiano fatto di tutto per far incrociare le nostre strade..[..]"
- Il destino ti aspetta sulla strada che hai scelto per evitarlo- (proverbio arabo)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 13          Il dono del mio cuore.



Se è possibile essere felice lo sarò.
Non farò il difficile e, anche se non sarà la felicità perfetta,
non farò lo schizzinoso.
Mi prenderò tutta la felicità che posso prendere.





Tempio Higurashi, inizio del mese di Dicembre.



- CHE COSA!?!? NO! Enne O! Non se ne parla! Ti ha dato di volta il cervello, nipote? -.

- Ma nonno! -.

- Non iniziare con il “ma nonno”,  o con “nonnino mio” e roba simile. Non attacca! La mia risposta è no! – sentenziò il signor Higurashi.

Kagome sospirò, finendo di bere il suo thè. Che cocciuto!

- Ti sembra giusto dover costringere Sango e Miroku ad avermi tra i piedi? Tra poco saranno marito e moglie, manca un mese o poco più! Non posso continuare a vivere con loro, ti pare? – riprovò ad argomentare la giovane.

- Certo che no! Potresti prendere in affitto un appartamento tutto tuo -.

- Non me lo potrei permettere, nonno, lo sai! – 

- Allora torna a vivere qui, la tua stanza è ancora intatta -.

Kagome lo guardò storto. Tornare a vivere dai suoi a quasi 27 anni, quando da ormai quasi 8 aveva cambiato residenza? E poi… ci avrebbe messo il doppio del tempo, ad andare al lavoro, partendo dal tempio! No, neanche morta! Ormai era indipendente!

Intuendo la direzione dei pensieri della nipote, il nonno continuò: - È inutile che mi guardi male! Sempre meglio qui, che andare a convivere con… quello là! – brontolò l'anziano.

- Nonno! “Quello là”?!? Smettila! Non mi sembra un'idea così malvagia, la mia, dopotutto! Inoltre non sarebbe nemmeno tanto distante, rispetto a dove abito al momento! –.

- Ti ho detto di no! Tu non andrai a convivere con quel tizio! Potrebbe approfittarsi di te! – continuò l'uomo, iniziando ad arrabbiarsi.

- Ancora!?! Quando lo capirai, che lui mi ama e non si approfitterebbe mai di me! Insomma, nonno! Cosa deve fare quel povero ragazzo per convincerti? Mi sembrava fosse tutto risolto! – sbuffò esasperata Kagome.

- Non capisci, bambina! Che vi sbaciucchiate mi sta anche bene, ma se lui iniziasse a volere di più, come la mettiamo? Potresti correre il rischio di… -.

- Oh, insomma! È una mia decisione, nonno, e tu non puoi… - gridò la nipote, imbarazzata per la strana piega che la conversazione aveva assunto. Il nonno che… alludeva al sesso!?! Il mondo stava andando forse a rotoli? Ok che la madre sapeva tutto, anche di Byakuya! Ma il nonno?! Santi Kami!

All'improvviso la porta scorrevole del soggiorno venne aperta con violenza.

- Avete finito!?! Basta! Piantatela di urlare! Io starei tentando di studiare, cavolo! – proruppe Sota – Già per me la chimica è un mistero irrisolvibile. Ci capisco ancora meno, se poi voi vi mettete ad azzuffarvi! Non riesco a concentrarmi! State zitti! -.

Gli altri due lo fissarono, interdetti da tanta furia.

- E comunque… Nonno! Non siamo più nell'epoca Sengoku! Il fratellone è senza colpa, sappilo! Anzi, tra tutti è il solo a non “essersi approfittato” di lei solo per diletto! Inoltre, Kagome è già stata parecchie volte a casa sua, cosa credi? – “E poi… la nave è già salpata!” pensò, senza dirlo.

- Che cosa!?! – sbottò basito l'anziano, guardando l'adorata nipotina ad occhi sgranati.

- E, sorellina. Sei grande, no? Piantala di venire a chiedere il permesso! Vuoi trasferirti dal fratellone Inuyasha perché i tuoi coinquilini si sposano? Fallo! -.

La sorella maggiore fissò il fratello a bocca spalancata. Come faceva lui a sapere che…?

Notando l'espressione sbalordita della sorella, Sota sbuffò, facendo spallucce: - Tu e la mamma dovreste stare più attente, quando vi fate le confidenze. Il nonno può anche essere sordo, ma io no! Torno a studiare. Ciao! – affermò, prima di tornare al piano superiore. 

Sentendo lo sguardo spiritato del signor Higurashi su di sè, Kagome abbassò il viso, imbarazzatissima e con le guance rosse.
Sota l'avrebbe pagata cara!

La madre fece la sua comparsa sulla soglia della cucina: - Tutto bene, nonno? Non farti venire un infarto! Va tutto bene! Come puoi vedere da solo, Kagome sta benissimo! – tentò di rabbonirlo.

Il suocero deglutì, portandosi la tazza di thè alle labbra con mani tremanti.

- Kagome, potresti venire a darmi una mano in cucina, cara? – chiese la donna.
Mai come allora la figlia fu felice di acconsentire.

Prima di lasciare il salotto, però, si rivolse all'anziano sacerdote: - Nonno? I-io… scusami se ti ho dato l'ennesimo dispiacere, se ti ho deluso – affermò.
Sostenne con tenacia lo sguardo dell'uomo, ferma e sicura delle proprie scelte: - Ti giuro però che Inuyasha non si è mai approfittato di me! Tu gli hai chiesto di non farmi del male, di non farmi soffrire. Ora tocca a te concedergli un po’ di fiducia, nonno! Anzi. Concederci. Fidati di noi, nonno. Per favore – lo pregò, prima di raggiungere la madre.


Le due donne rimasero in silenzio per un po’, concentrate nel preparare gli onigiri*.

Sospirando, la figlia si decise infine a chiedere: - Mamma? Credi che io stia sbagliando tutto, vero? – sussurrò mestamente.

La donna le sorrise: - Affatto! Stai solo facendo quello che ti senti di fare! E poi, credi forse che io stessa avrei lasciato correre su certe cose, se avessi pensato che la mia bambina stesse sbagliando? Te lo avrei detto! Per gli standard di alcuni sarebbe presto per una convivenza. – continuò.

Scoraggiata, Kagome abbassò il viso, preparandosi ad un nuovo rifiuto.

- Tuttavia, ognuno ha i suoi tempi. Ed io mi fido di quel ragazzo. È un uomo buono ed accorto. E ti rende immensamente felice. Inoltre ti conosco, figlia mia! Non avresti nemmeno preso in considerazione di abitare con lui, se non ne fossi stata sicura! Saresti tornata qui da noi. Nemmeno tu sei una ragazza avventata, che agisce senza cognizione. Se hai deciso di compiere determinati passi è perché lo volevi ed eri sicura che fosse giusto, no? – affermò, facendole l’occhiolino, allusiva.

La ragazza avvampò violentemente, capendo l'implicito riferimento.

- Mamma! – farfugliò imbarazzata.

- È normale, cara! Vi amate! E anche il Nonno lo sa! Se non fosse così, sarebbe già corso ad esorcizzare il tuo ragazzo, non credi? Invece è ancora di là a finire il suo thè – ridacchiò la signora Higurashi.

Per alleggerire l'atmosfera provò a cambiare argomento: - Allora… Sango sta tenendo sotto controllo il fidanzato fino al grande giorno? A che punto sono, con i preparativi? -.

- È quasi tutto pronto, ormai! Manca la torta nuziale e… sistemare me! Devo ancora cercare il vestito! Anche se sono la sua damigella, Sango mi ha lasciato carta bianca in proposito. Per quanto riguarda la casa… beh, l'appartamento appartiene alla famiglia di Miroku e mi sembra più che lecito che vogliano vivere lì, per il momento! È casa loro. E le stanze da letto mia e di Sango sarebbero perfette come camere per i bambini – riflettè – Sembra strano, e nessuno se lo aspetterebbe da lui, ma Miroku vuole avere un bel po' di figli da Sango! -.

- Riguardo al trasferimento, Kagome, sono certa che il nonno non sia totalmente contrario come vuol farci credere. Sai come è fatto, no? Gli piace sondare il terreno, mettervi alla prova! Forse sarebbe il caso che anche Inuyasha venga a discuterne con lui. Se saprà essere fermo e deciso come ha sempre fatto e come hai dimostrato di essere tu, il nonno darà la sua approvazione. Ammetto anche che io stessa mi sentirei più tranquilla, sapendoti con lui, invece che in un appartamento tutta sola -.

Kagome sospirò: - Peccato che per Inuyasha sia un periodo parecchio stressante, questo! È un testone! Si è incaponito nel riuscire ad ottenere le ferie per Natale e il mese prossimo, per il matrimonio di Sango e per aiutare me nel trasloco! Quindi si è fatto assegnare i doppi turni. Non lo vedo da giorni e non ho nemmeno osato chiamarlo, per paura di disturbarlo – sospirò di nuovo.

- Che caro ragazzo! – commentò la madre.

La figlia però si accigliò: - Non ce n’era affatto bisogno! Non mi va che lui faccia tanti sacrifici per me! Me la so cavare anche da sola! –

La madre le sorrise, accondiscendente: - E se per lui non fosse un sacrificio? Non nego che gli costi fatica, ma è stata una sua scelta, per poter passare poi del tempo con la persona che ama. Come hai detto tu stessa, nessuno lo ha obbligato. Ha deciso di fare così in virtù di un altro scopo, ossia avere la possibilità di essere libero da impegni per te. È un compromesso, una questione di priorità – tentò di farle capire.

Kagome ammutolì.
In effetti, avrebbe potuto dirle: “Arrangiati! Non ho tempo! Devo lavorare”.

Invece la sua priorità era stata lei. Anche a costo di ammazzarsi di lavoro. Sia prima che poi, dovendo aiutarla a spostare oggetti, inscatolarli eccetera.
Non si era mica preso le ferie per farsi un viaggio di piacere, ma per sgobbare insieme a lei.

Forse però a lui non pesa, dover sgobbare. Perché anche quello è un modo per passare del tempo insieme a te, con la sua ragazza. Gli basta essere con te, non importa per cosa” le suggerì la coscienza.

“Oh, Inuyasha!” pensò, sopraffatta da un moto di tenerezza.

Sorridendo, posò lo sguardo sugli onigiri che stava preparando e le venne un'idea.
- Mamma? Ti dispiace se ne faccio qualcuno in più? -.

 
~*~*~*~*~*~*~*~




St. Luke's international hospital, ore 12.30.


Inuyasha sbuffò, stanco ed esasperato, di fronte all'ennesimo moccioso lagnante. Che strazio!
Non bastava l'epidemia di influenza, no! Ora, nel pronto soccorso c'erano ovunque bambini che vomitavano o preda della dissenteria, per colpa del cibo avariato servito in una mensa di una scuola elementare.
Dannata mania di fare all'occidentale e usare una società di catering! Ai suoi tempi, ognuno si portava il bento da casa. Così ne sarebbe stato male uno, di bambino, non mezza scuola!

- Ehi, tu! Moccioso! Non.Ti.Azzardare. – ringhiò ad uno dei piccoli pazienti – la flebo serve per reidratarti. Se ti stacchi ancora l'ago dal braccio, giuro che te lo metto direttamente in gola. E farà male! – lo minacciò.

Il bambino, colto in flagrante, trasalì e lo fissò terrorizzato, fermando la mano a mezz’aria.

Il mezzo demone sospirò, chiudendo per un secondo gli occhi e pizzicandosi la radice del naso.
“Basta! Non ce la faccio più! Quando finisce questo dannato turno?!?” pensò.
Era distrutto!

- Inuyasha? – si sentì chiamare.

- Dimmi, Jinenji. Che c'è? – gli rispose, voltandosi.

- Ecco… tu fra quanto vai in pausa? Perché ci sarebbe una visita per te -.

Il giovane aggrottò le sopracciglia. Una visita?

- La tua ragazza – specificò il collega.

Inuyasha si allarmò per un secondo: “Kagome è qui?”.

- Taisho, vai pure! È da stamattina alle sette che non ti fermi un attimo. Fai un'ora di pausa. – gli ordinò il dottor Suikotsu, giunto in quel momento da loro.

- Jinenji, per cortesia, metti al suo posto questa cartella. E queste altre mandale su in pediatria – disse il primario al massiccio mezzodemone dagli occhi color ghiaccio, passandogli una pila non indifferente di cartelle mediche.

- Sì capo! -.

Intanto Inuyasha si squadro per un attimo da capo a piedi. Arriccio il naso, contemplando i pantaloni sporchi della divisa sanitaria da infermiere. Maledetti bambini vomitini! Puzzava peggio di una discarica!
- Ahem, Jinenji? Potresti dire a Kagome che arrivo tra dieci minuti? Vado a darmi una ripulita – mormorò al collega.



Tornato in sala d'aspetto, il grosso demone riferì il messaggio alla ragazza: - Arriva, eh? È andato a farsi la doccia. Epidemia di vomito e di influenza infantile – le spiegò.

Kagome arricciò il naso: - Uh, accidenti! Allora la mia non è stata una grande idea! Gli avevo portato il pranzo – constatò mortificata.

Il demone fece una smorfia che voleva essere un sorriso: - Tranquilla! Mangerà di sicuro! Un pasto non si rifiuta mai, specialmente nel nostro caso, quando non si sa nemmeno quando e se si potrà mangiare un boccone -.

La ragazza gli sorrise, rincuorata, facendolo arrossire: - Grazie! E scusami per l'impiccio che ti ho dato! Sono piombata qui all'improvviso -.

- F-figurati! È st-tato un piacere per me – balbettò, congedandosi da lei.


Poco dopo Inuyasha la raggiunse, fresco di doccia, indossando un camice pulito e con il cappotto sotto braccio: - Ciao! Come mai da queste parti? È successo qualcosa? – le chiese.

- Oh, no, tutto bene! Ti ho portato qualcosa da mangiare. Però, data la situazione, immagino che tu non avrai neanche fame – mugugnò, abbassando lo sguardo – Fa nient- -.

- Nah! Ho una fame da lupi, invece! – la interruppe lui, guardandola dolcemente – Onestamente non ricordo nemmeno quando è l'ultima volta che ho messo qualcosa sotto i denti, con tutto questo casino! Ti va di prendere una boccata d'aria? Mi restano circa quarantacinque minuti di pausa -.

Kagome annuì, ma si meravigliò quando lui, prendendola per mano, la trascinò verso gli ascensori, superando il bancone dell'accettazione.

- Ma… ehi! Dove stiamo andando? Avevi detto che – protestò.

- Sht! Fidati! Non posso allontanarmi dalla struttura ospedaliera, purtroppo! Vieni con me! – le ordinò.

Entrati in uno degli ascensori, il giovane premette il tasto dell'ultimo piano.

Kagome sbirciò il display, sporgendosi oltre la spalla di lui. Chissà dove la stava portando…
Non ebbe il tempo di pensarci oltre perché fu distratta dal giovane. Approfittando del fatto di essere soli nel cubicolo, la intrappolò tra la parete dell’ascensore ed il proprio corpo.

- Ciao – le sussurrò con voce roca e suadente.

La giovane lo guardò, stranita. Ma, annegando in quelle gemme color oro non poté esimersi dal sorridere, mormorando a sua volta un – Ciao -.

- È da un po' che non ci vediamo, io e te, vero? – continuò il mezzo demone.

- Già. Però, come vedi, siamo riusciti a rimediare, in qualche modo – gli rispose lei, alzando una mano ad accarezzargli una guancia.

Di riflesso Inuyasha chiuse gli occhi, sospirando appena.

- Sei stanco, vero? Si nota chiaramente – continuò la ragazza – Non avresti dovuto farti dare così tanti turni, tesoro! Lavorare troppo non fa bene, nemmeno a te che sei un mezzo demone – lo rimproverò.

Lui riaprì gli occhi, specchiandosi in quelli marroni di lei, traboccanti di preoccupazione.
- Finisco tra cinque ore, alle diciotto – la rassicurò – Poi sarò libero come l'aria, tutto per te e a tua completa disposizione. Per tutto il tempo che vorrai e per fare qualsiasi cosa tu voglia -.

Kagome arrossì, borbottando: - Ehi! Decisamente devo allontanarsi da Miroku! Ha una pessima influenza su di te. L'aria da latin lover non ti si addice proprio -.

Inuyasha sorrise, facendo perdere un battito al suo cuore.
In quei mesi si era lasciato andare parecchio. Restava sempre il solito brontolone, ma, quando era con lei, si apriva sempre più spesso in sorrisi e in sguardi dolci che la facevano sciogliere.

- Mhhh… Quindi non mi si addice… l'avere una voglia matta di baciare la mia ragazza che non vedo da… umh… Domenica pomeriggio ed oggi è Venerdì? – affermò il ragazzo, facendosi ancora più vicino.

- Idiota! – sussurrò Kagome, spostando la mano tra i lunghi fili argentati che erano i suoi capelli ed azzerando la minima distanza che ancora c'era tra le loro labbra, baciandolo con una passione che non credeva di avere. Le era mancato così tanto!

Le loro lingue si rincorsero, frenetiche, e la ragazza si ritrovò stretta nella morsa delle braccia di lui che con una mano le percorreva la schiena, e poi un fianco, l'inizio della coscia, alzandole un po' il cappotto per poter sentire il calore della sua pelle anche attraverso i collant pesanti.

Inuyasha trasalì, sibilando un – Ahi! – seguito da un ringhio soffocato ed eccitato.
Kagome infatti, presa dalla passione, gli aveva morso il labbro inferiore.

Quello bastò a frenare l'impeto di lui, facendogli riacquistare un minimo di lucidità. Continuando così, avrebbe rischiato di farla sua in quell'ascensore!

- S-scusa – riuscì a mormorare lei, tra un respiro affannato e l'altro.

Il ragazzo ghignò: - Scusa? E di che? In realtà… non mi è dispiaciuto per niente, essere assalito da te così – la stuzzicò.

La giovane divenne paonazza: - A-assalito?!? I-io non ti ho assalito ! T-tu hai iniziato a… - balbettò.

Il campanello dell’ascensore trillò, annunciando l'arrivo al piano richiesto.

Santi Kami! Se qualcuno avesse chiamato l'ascensore durante la salita, li avrebbe beccati ad amoreggiare!!!

Lui la riprese per mano, facendola uscire, dopo averle dato un veloce bacio a stampo.
Deviò poi verso destra, aprendo una porta antipanico, verso…
“Le scale anti incendio?” appurò Kagome “Ma, da questa parte si sale sul…”.
- Mi stai portando sul tetto? – realizzò di colpo.

- Già! Posto segreto! Beh, oddio, mica tanto! Tranquillo, più che altro. Senza rompiscatole in giro – ammise il mezzo demone.

Giunti all'esterno, lui si stiracchiò, godendosi l'aria frizzante tipica dell'inverno: - Uff! Finalmente un po' di fresco! Non sopportavo più il riscaldamento. Se hai freddo, però rientriamo, eh?! – si preoccupò, mettendosi il cappotto.

- Oh wow! – commentò lei – Da qui si vede bene la St Luke's Garden Tower**! Non avevo mai realizzato che fosse così alta! -.

- Sai che dal 47esimo piano si possono vedere chiaramente il monte Fuji e la Torre di Tokyo? E c'è anche un ristorante! -.

- Davvero? Non ci sono mai stata -.

- Ti ci porterò, allora! Ne vale la pena. Ammesso che tu non ti metta ad urlare per l'altezza, miss soffro di vertigini! – sghignazzò, conquistandosi un'occhiata truce di lei.

- Scemo! Osi ridere delle mie disgrazie? Ti sei giocato il pranzo! Non te lo do più! – smucciò, offesa, nascondendo la sporta con il bento dietro la schiena.

Il mezzo demone abbassò le orecchie: - Ma io ho fame! – mugugnò, con espressione da cucciolo.

L'amata sospirò. Non riusciva proprio a tenergli il muso, davanti a quell'espressione. E quando lo sentiva ridere. Era così bello e raro sentirlo ridere di gusto!

- Tieni, uomo impossibile! Mangia! Il tempo scorre! – gli disse, passandogli il bento – Non è nulla di che, solo degli onigiri ripieni, senza sesamo, visto che non ti piace. E nel thermos c'è del thè caldo -.

- Tu hai già mangiato? – le domandò, prima di attaccare la prima polpetta.
Si gustò il primo morso, finendo il resto dell'onigiri in fretta, scoprendosi affamato.

- Sì, non ti preoccupare. Ehi! Mangia piano! Se ti dovesse andare di traverso qualcosa, non avrei idea di come salvarti! Non sono io, l'infermiere, tra i due – lo sgridò, sedendoglisi accanto.
Gli chiuse meglio il cappotto e gli pulì un angolo della bocca sporco di riso.

- Stamattina ho provato a parlare con il nonno – iniziò a dirgli, titubante.

Inuyasha strabuzzò gli occhi, allarmato: - Oh cavolo! Non avrete mica fatto una scenata come l'ultima volta, vero? –.

- No, tranquillo. È abbastanza restio sul fatto che io venga a stare da te. Mamma pensa che sarebbe il caso che anche tu vada a parlargli. Così si convince -.

- Io?!? Tsk! Certo, come no! Andrebbe tutto a posto… feh! Non farmi ridere! – ironizzò il giovane, prima di bere un sorso di thè.

- Uff! Basterebbe anche solo fargli capire che in casa tua io starei benissimo, ancora meglio che nella sistemazione attuale da Miroku. Ci sono! – gridò eccitata, balzando in piedi – Potremmo organizzare una cena! Sì, una cena a casa tua, camuffandola da festa in onore di Sango e Miroku. In realtà sarà l'occasione per mostrare al nonno casa tua! Così si convincerà! – affermò convinta.

Inuyasha la fissò perplesso, ingoiando il boccone: - Che!?? Una cena? -.

- Ma sì, solo per noi, Sango, Miroku, il nonno, la mamma, Sota e Jakotsu! -.

Il mezzo demone sgranò gli occhi, terrorizzato: - No! Jakotsu no! Lui in casa mia no!!! – gli uscì in tono lamentoso.

- Dai, amore! Potrebbe esserci di aiuto nel convincere il nonno! Ti prego! – mugugnò Kagome.

Inuyasha sospirò, sconfitto, contemplando l'onigiri che aveva in mano: - Va bene! MA… - la prevenì – Ma i tuoi devono essere d'accordo. E informati del secondo scopo della cena. Sì, non fare quella faccia! Hai capito bene. Non mi piacciono le bugie, le scappatoie ed i mezzucci, Kagome! – ribadì, vedendola sul punto di protestare – Infine… un passo falso di Jakotsu e lo lancio dalla finestra seduta stante! Mi ha rotto, con le sue moine! Intesi? -.

La ragazza annuì: - Intesi! E, su Jakotsu non ti preoccupare. Sembra che l'infatuazione per te gli stia passando. Ha messo gli occhi su un nuovo collega di lavoro – lo rassicurò.

Il trillo del cerca persone del mezzo demone pose fine alla conversazione.

- Pausa finita! Devo andare. Dai, ti riaccompagno giù – le disse lui.

- Vai pure, se devi. Credi che non mi sia accorta che, prima, hai preso l'ascensore solo perché c’ero anche io? Normalmente ti saresti fatto le scale di corsa in un attimo, ammettilo! -.

- Umh… sì, può darsi – le rispose vago – Ci vediamo dopo, quando stacco? – le chiese, giunti davanti alla porta antipanico.

- No, mi spiace! Alle 17 e 30 devo andare a recuperare Shippo e Rin all'asilo. Posso venire direttamente a casa tua per cena, se vuoi -.

- OK. A più tardi, allora. Grazie per il pranzo – replicò Inuyasha – Accidenti! Hai il naso rosso e sei gelata! Non volevo farti prendere freddo – constatò, avvicinandosi per salutarla con un bacio.
Le sfregò dolcemente le braccia, stringendola a sé: - Peccato dover aspettare stasera per “scaldarti” – soffiò malizioso.

- Inuyasha!!! Insomma!!! Vai a lavorare, su! – sbottò Kagome.

Lui si limitò ad emettere una bassa e profonda risata -che lei trovò maledettamente sexy- e baciarle una guancia arrossata per poi voltarsi e scendere velocemente le scale.


Quartiere Taitō, ore 18.30


Kagome entrò nell'appartamento di Inuyasha brandendo una sportina di plastica contenente la cena, parlando nel mentre al cellulare con Sango e chiudendo la porta con un calcio.

- Sì, certo! Ti accompagno volentieri a scegliere la torta nuziale – disse, posando a terra la cena per togliersi scarpe e cappotto.

- Non avevo dubbi, amica mia! Non rinunceresti agli assaggi e ai dolci per nessuna ragione, vero? Golosona! – la canzonò l'amica.

- Ah-ah, che simpatica! – sbuffò Kagome, dirigendosi verso il frigo – A domani, allora! Fate i bravi e… non picchiare troppo Miroku! – scherzò, riattaccando.

“Oh, meno male che sono passata da Myoga a prendere qualcosa d'asporto! Ha il frigorifero completamente vuoto! Da quanti giorni non torna a casa, quello stupido?” considerò.

Lo stupido in questione fece la sua comparsa, ancora umido di doccia, trascinando i piedi ed arrancando verso il rubinetto del lavello della cucina.
Prese un bicchiere e lo riempì di acqua.

Kagome alzò lo sguardo dal frigo ed ebbe un attimo di smarrimento: - Oh! – mormorò solo, lanciando una veloce occhiata al calendario appeso al muro.

Il giovane alzò gli occhi color della notte verso di lei, finendo di bere: - Zitta! Lo so, non dire niente! Ci mancava solo la Luna Nuova! Non chiedermi come io riesca ancora a reggermi in piedi perché non saprei proprio cosa rispondenti! – sbuffò – Sono talmente distrutto che non riesco nemmeno a prendere sonno! Ci ho provato, ma non ci riesco! -.

La ragazza gli sorrise dolcemente: - Vuoi cenare? – gli chiese – no? Allora metto via tutto. Sarà il pranzo di domani – affermò a fronte del cenno di diniego di lui.

Chiuse il frigo e gli si avvicinò. Lo prese per mano e lo tirò verso il divano, sussurrandogli: - Ora ci penso io, a te! -.

 
~*~*~*~*~*~*~


Kagome si stiracchiò, massaggiandosi la schiena dolorante.

-Scusa – sussurrò Inuyasha, osservandola, seduto su una sedia e con i gomiti appoggiati al bordo del tavolo della cucina.

Avevano dormito sul divano. O meglio, lui aveva dormito, lei sonnecchiato da seduta.
Inuyasha aveva infatti ceduto al sonno con la testa appoggiata sulle gambe di lei, che, mentre guardava la televisione, aveva iniziato ad accarezzargli dolcemente i capelli scuri.
Quel tocco era stato rilassante e gli aveva ricordato di quando, da bambino, sua madre faceva la stessa cosa per farlo addormentare.
La ragazza, per non svegliarlo, era rimasta tutta la notte in quella scomodissima posizione!

- Scusa? E di che! Sciocco! – gli rispose, serena.

- Hai dormito malissimo. Ti sei anchilosata tutta per non svegliarmi. Non hai cenato – elencò lui – E poi… magari avresti voluto… uscire, o fare qualcosa insieme. Invece io non sono stato affatto di compagnia – continuò – So benissimo che, da stanco, divento impossibile ed irritabile ancora più del solito. Avresti almeno dovuto lasciarmi lì da solo sul divano ed andare a dormire nel letto. –

Kagome si corrucciò: - Ci ti ha messo in testa queste stupidaggini? – affermò - Punto primo: chiunque diventa irritabile, da stanco! Anzi, mi stupisco che tu sia riuscito a farti bastare un’unica notte di sonno per recuperare le energie! Al posto tuo io avrei dormito per giorni!
Punto secondo: dove cavolo saremmo dovuti andare?!? Ti sembra che io, sapendoti distrutto, avrei potuto romperti le scatole perché volevo… uscire?! – sbottò basita.

Preso in contropiede, Inuyasha si sentì quasi in difetto e deviò lo sguardo.

- Punto terzo: ti faccio notare che “qualcosa” lo abbiamo fatto! Abbiamo dormito, rilassandosi sul divano, stando vicini – concluse la ragazza, addolcendo lo sguardo – Non so come ti avesse abituato quella Kikyo in passato, ma a me bastano cosa semplici come queste, Inuyasha – ammise con sincerità.

Il mezzo demone sentì il proprio cuore riempirsi di calore.

- Vieni qui – le disse, allungando un braccio verso di lei.

Quando la ragazza lo raggiunse, la abbracciò, facendola sedere sulle sue ginocchia ed appoggiare il capo contro il suo petto.
Chiuse gli occhi, inspirando il suo profumo, baciandole il capo: - Kagome – mormorò, stringendola un po' di più – Non ringrazierò mai abbastanza tutti quei cretini che si sono lasciati scappare una persona splendida come te. Non ti merito. Non ti merito per niente -.

La giovane sorrise, alzando la testa a guardarlo: - Scemo! – gli disse, prima di baciargli il mento.

- Mhh – mugugnò lui, strofinando il naso nella frangia corvina della ragazza – Invece di insultarmi, che ne dici di baciarmi come si deve, signorina? -.
- Ai suoi ordini – sorrise lei, prima di accontentarlo.


Molti baci più tardi, riuscirono finalmente a fare colazione.

- Mi accompagneresti a fare la spesa? – gli chiese la giovane, mentre finiva di lavare i piatti.

- Per la famosa cena? Che hanno detto? -.

- Che è una bella idea. Domani sera va bene? Meglio battere il ferro finché è caldo! La mamma si è offerta di darmi una mano nel cucinare – gli disse – Ah! A proposito! Mi ha detto di dirti che per l'ultimo dell'anno ci vuole a cena da lei! Ed è un ordine – lo avvertì.

- Ah!  Sì, ti accompagno. Va bene e.. OK! – “Non sia mai che mi metta a contraddire la suocera!” si ritrovò a pensare.

- Grazie, tesoro – gli sorrise la ragazza – Però, poi, oggi pomeriggio ti lascio solo. Devo vedermi con Sango per la torta e per sistemare gli ultimi dettagli del piccolo ricevimento che faranno. Torno a casa con lei e domani lavoro, di mattina – mormorò dispiaciuta.

Inuyasha fece spallucce: - Beh, ne approfitterò per mettere in ordine la casa, visto che ci saranno ospiti -.

- Brava la mia massaia! – lo sbeffeggiò Kagome.

- Ehi!!! Ma sentitela! Che ne sai? Potrei anche rivelarmi il tipo d'uomo che pretende di essere servito e riverito! – la stuzzicò.

- Nah! Se così fosse, saresti annegato nella sporcizia da molto tempo. Invece casa tua è sempre in ordine, mr precisino! – gli fece una linguaccia la ragazza, dirigendosi verso il bagno dopo avergli lanciato addosso a tradimento lo strofinaccio con cui si era asciugata le mani bagnate.

Inuyasha le andò dietro, sollevandola di peso tra le braccia.

- Inu! Che stai facendo? – strillò, colta di sorpresa. Dannata velocità demoniaca!

- Vengo anche io in bagno, che domande! Dobbiamo lavarci, se vuoi uscire a far compere – le rispose semplicemente lui.

- Mhhh. OK. Ma sia chiaro: non farti venire strane idee! Niente vasca o cose sconce nella vasca! – rise la giovane.

Il mezzo demone le pizzico un fianco per dispetto: - Oh, ma sta zitta, cretina! – ghignò - Eccoci arrivati, principessa! – annunciò con fare solenne, mettendola giù davanti alla doccia.

Kagome si allungò a baciarlo: - Grazie, mio principe – scherzò – Allora…. Resti? – gli chiese.

Inuyasha sorrise, sghembo: - Se proprio insisti – soffiò, prima di chinarsi e baciarla ancora.







- Abbiamo preso tutto? – chiese il ragazzo due ore più tardi, seguendola fuori da un negozio di alimentari.

- Sì, per fortuna! Uff! Che fatica! – sbuffò Kagome, arrancando.
E pensare che le due sportine che teneva in mano, una per lato, erano quelle che contenevano le cose più leggere! Intanto Inuyasha ne stava trasportando altre quattro, con tutto il resto, senza fare il minimo sforzo!

- Ce la fai? Dai a me anche quelle! Non cambia nulla, per me! – le disse il giovane.

- No, ce la faccio, tranquillo! – ansimò la ragazza.

Lo sguardo le si spostò inconsciamente verso l'altro lato della strada.

- Uh, che bel vestito! – esclamò all'improvviso, deviando verso la vetrina di una boutique lì di fronte.

- Ehi! Ma pensa un po'! – borbottò Inuyasha, affrettandosi a raggiungerla.

La trovò imbambolata a contemplare un abitino color porpora, con lo scollo a v, il corpino stretto e la gonna plissettata che arrivava circa al ginocchio.
- Andrebbe proprio bene da usare per il matrimonio di Sango – considerò la giovane, ma sussultò quando l'occhio le cadde sul listino prezzi: - Oh accidenti! Costa tantissimo! Beh, ovvio, è di boutique! Ciao ciao, bel vestito! – sospirò, tornando subito a sorridere.
- OK, andiamo? – domandò al suo ragazzo.

Il mezzo demone però era rimasto imbambolato ad osservare la vetrina, notando qualcosa oltre il vestito esposto, dentro nel negozio: - Oh, cazzo! No! – imprecò, irrigidendosi.
- Non di nuovo! – sbottò, guardandosi freneticamente attorno, soffermandosi infine su…
- Via, presto! Nascondiamoci! Nel vicolo! – sibilò, agitato.

- Eh!? Ma che stai… Inuyasha!!! Ahi! Non mi tirare il braccio! Ahi! Aspett- - tentò di protestare Kagome.

Che gli era preso, così all'improvviso?

Prima che potesse domandarglielo, lui la zittì, nascondendosi con lei nel vicolo: - Shht! Aspetta un secondo. Poi mi ringrazierai! – borbottò, sbirciando oltre lo spigolo.

Kagome lo imitò, stringendosi a lui e allungandosi oltre la sua spalla: - Oddio! – sussultò.

Una donna dall’aria alterata ed indignata era infatti uscita dal negozio davanti al quale i due stavano poco prima.

- Kikyo! Dai, non fare così – tentò di fermarla Naraku, uscendo a sua volta dalla boutique – Non è colpa della commessa se, nelle tue condizioni, non sei in grado di provare un vestito di quella taglia. E se le taglie disponibili arrivano fino a -.

- Infatti è tutta colpa tua, brutto idiota! – ringhiò Kikyo offesa, stringendosi nel cappotto.

Quando si voltò nella direzione in cui erano nascosti Kagome ed Inuyasha, i due rimasero di sale.

- Oddio! No! Non ci posso credere!!! – sussurrò basito il mezzo demone cane.

- Oh cielo! – gli fece eco Kagome – Lei è… -.

- Andiamo! Per l'amor del cielo, Kikyo! Manca poco, dopo tutto! – continuò Naraku – Partorirai a giorni, no? E poi vedrai che tornerai alla tua splendida linea di sempre – tentò di rabbonirla il compagno, un po' scocciato dai capricci della donna.

- Forma a cui non avrei dovuto rinunciare, se tu non fossi stato così stupido da andare a confidarti con tua madre, quando ho scoperto di essere rimasta incinta! E se tua madre non avesse rotto le scatole, imponendomi di non abortire! È tutta colpa vostra, tua e di uno stupido preservativo rotto proprio nel periodo in cui stavo cambiando tipo di anticoncezionale! – strillò lei.

Naraku si alterò: - Colpa mia!?! È così sbagliato che io desideri quel bambino? E poi, mi pare che tu avessi accettato il nostro compromesso, donna! Io ti sposo, ma tu tieni il bambino! Tra tre mesi saremo marito e moglie, Kikyo! Non era questo, che volevi? Non mi sembra il caso di fare tutte queste scene solo perché vuoi essere glamour anche durante il parto ma non ti entra il vestito che vorresti! -.

- Mi entrerebbe, se non dovessi andarmene in giro con le dimensioni e la forma di una botte! – strillò ancora la donna, quasi sull’orlo di una crisi isterica.

Si calmò un poco, notando una vecchina passarle a fianco, lanciandole un'occhiataccia e scuotendo la testa in segno di disapprovazione e disprezzo.
- A certa gente dovrebbe essere impedito di riprodursi – la sentirono borbottare Kagome ed Inuyasha, quando l'anziana passò vicino al vicolo.

Intanto Naraku si massaggiò lentamente una tempia: - Va bene. Io torno a casa. Quando gli ormoni avranno finito di farti starnazzare come una gallina in punto di morte, chiamami – le disse, iniziando ad allontanarsi.

Kikyo sgranò gli occhi: - N-naraku? Amore!?? Dove vai?!? Naraku!?? Aspettamiiii!!!! Non puoi lasciarmi qui!!! – strillò di nuovo, arrancando per raggiungerlo.


- Ti prego, dimmi che non ho visto ciò che ho appena visto! – balbettò Kagome in stato di shock – E che lei non si è messa ad urlare in strada… certi particolari! -.

Inuyasha emise uno strano verso, come se stesse tentando con tutte le sue forze di non scoppiare a ridere: - Oh Kami! No, tesoro! Temo che tu abbia visto e sentito bene! – riuscì a risponderle – Ecco perché lui è il suo quasi futuro marito! Si fa sposare perché incinta! E non credevo che esistesse una persona in grado di tenerle testa, e di esserle predominante caratterialmente! La suocera le darà filo da torcere, a quanto pare! Kikyo è sempre stata così altezzosa e piena di sé! – considerò.

- E tu hai trascorso quattro anni con quella lì? – lo punzecchiò Kagome.

Inuyasha sbuffò: - non ricordarmelo! Ribadiscono ciò che ti ho detto stamattina: devo solo ringraziare quel Naraku per avermela tolta dai piedi e avermi lasciato te! – le sussurrò amorevole – Andiamo, adesso, piccola! Farai tardi per l'appuntamento con Sango – le disse, uscendo dal loro nascondiglio improvvisato.


Il resto della giornata di Kagome trascorse frenetico: pranzo al volo con Inuyasha, il pomeriggio con Sango.
Stanca, si buttò sul suo letto. Erano solo le 21 e 30.
Adducendo come scusa il fatto di essersi rimpinzata di torta, aveva saltato la cena.
Anche la chiamata che aveva fatto al suo ragazzo per augurargli la buona notte e mettersi d'accordo per la sera seguente, era stata breve e di tono un po' mogio.
Chiuse gli occhi, tentando di scacciare il senso di inquietudine che l'aveva pervasa tutto il pomeriggio e che tornava prepotente non appena ripensava a ciò che lei ed Inuyasha avevano origliato quella mattina.


~*~*~*~*~*~*~


- Ehilà, gente! Come state? – domandò allegro Jakotsu la sera seguente, raggiungendo Sango, Miroku e i familiari di Kagome, fermi davanti al portone del palazzo di Inuyasha.

- Buona sera, caro! Ti trovo in splendida forma – gli disse la Signora Higurashi.

- Cos'hai lì, Jako? – gli chiese Sota, ammiccando verso l’involto che il giovane teneva in mano.

- Il dolce! Imagawayaki*** fatti in casa, con vari tipi di ripieno: crema, vaniglia, marmellata di fragole come piace a Kagome e anko**** per il nostro nonno Higurashi, che sappiamo essere un tradizionalista convinto – scherzò l'amico.

- Oh, bene! Come fa i dolci Jakotsu non lo batte nessuno! – commentò entusiasta Sango.

- Dunque. Taisho… Taisho… ah, eccolo qui! – mormorò Miroku, osservando i nomi sul campanello – Io suono, eh? -.

Saliti, trovarono Inuyasha ad attenderli davanti alla porta del suo appartamento: - Benvenuti! Accomodatevi! I cappotti lasciateli pure a me – li accolse.

- Ciao, fratellone! – lo salutò Sota mentre si toglievano le scarpe.

- Ohhhh! Che bella casa accogliente! – esalò Jakotsu facendo sbuffare il mezzo demone.

- Jakotsu… non cominciare, ti prego! – gli disse.

L'amico gli rivolse un'occhiata tragica e fintamente ferita: - Ma sì, ma sì!! Faccio il bravo! Ho portato anche il dolce! Più bravo di così… Non ti piacciono i dolci, Inu-chan? – gli chiese, sbattendo le ciglia con fare teatrale.

- Kami, datemi la forza! – sbottò il giovane, alzando gli occhi al cielo.

La Signora Higurashi ridacchiò: - Andiamo a vedere cosa sta combinando mia figlia in cucina, Jakotsu! Così posi il dessert –.

- Sì, la prego! – concordò Inuyasha – Ho il terrore che mi incendi la cucina – scherzò.

- Ehiii! Guardate che vi sento! – urlò dalla stanza accanto la ragazza – Disgraziati! -.

Mentre tutti ridevano e prendevano posto, il padrone di casa osservò di soppiatto il Signor Higurashi che si stava guardando intorno: - Bella casa davvero. Quel matto di Jakotsu non ha torto - lo sentì mormorare.

- Bambini!!! Tutti  a tavola! È pronto!!! – trillò Jakotsu, entrando in soggiorno insieme alle due donne, portando un vassoio ciascuno.

Sango rise nel notare l'espressione sconfitta del mezzo demone: - Rassegnati, Inuyasha! Dobbiamo tenercelo così -.

Il pasto fu caratterizzato da un'atmosfera gioviale, rilassata e conviviale ed i commensali si godettero il sostanzioso menù, composto, tra le varie cose, da Sushi, Ramen, Oden, Soba, Onigiri, Tonkatsu***** e pesce alla griglia con verdure.

- Questa volta ti sei messo lontano, vero, fratellone? – rise Sota, ammiccando verso il Nattō e la Soba, facendo ridere il giovane ed imbarazzare la sorella.

- Allora, Signor Higurashi, che ne pensa della casa del nostro Inuyasha? – chiese ad un certo punto Miroku.

Sango lo fulminò con lo sguardo bisbigliando tra i denti il suo nome come ammonimento. Il fidanzato fece spallucce in risposta.

- Mhh, sì, è un bel posto. Soggiorno grande, un bel bagno, una camera da letto ciascuno… - mormorò l'anziano.

- Ma come! Non pretenderà di farli dormire separati, vero? E non mi dica che non le farebbe piacere diventare bisnonno! – gli chiese Jakotsu, serissimo – Chissà  che bei nipotini ne uscirebbero! – continuò con espressione sognante.

Inuyasha quasi si strozzò con il sorso di thè che stava bevendo e gli altri guardarono l'esuberante amico con facce basite. Ad esclusione di Kagome e di suo nonno che si erano fatti l'uno livido in volto e l'altra pensierosa, quasi preoccupata.

- Che c'è? Che ho detto? – chiese Jakotsu, guardandosi attorno confuso.

Proverbiale fu la reazione della madre di Kagome, che si mise a ridere: - Oh, caro Jakotsu! Sempre pronto a scherzare!  Vero, nonno? -.
Il suocero la osservò, non troppo convinto.

- Chi vuole il dolce? – chiese Sango, alzandosi e ridacchiando nervosa – Vado a prenderlo -.

- Giusto! Siamo qui anche per festeggiare i due futuri coniugi – le diede man forte Sota, zittendo Jakotsu con una gomitata senza farsi notare dal nonno.

Il ragazzo infatti aveva iniziato a bofonchiare un – Ma io non stavo mica scherz- -.

L'atmosfera tornò più rilassata e distesa e la serata si concluse senza intoppi con molti brindisi in onore di Sango e Miroku.

Ad Inuyasha però non sfuggì l’espressione un po' abbacchiata di Kagome.

Prima di congedarsi, l'anziano sacerdote Higurashi si rivolse al mezzo demone e alla nipote: - Allora… come sistemazione può andar bene. Vale però sempre la regola del tenervi d'occhio e degli O-fuda – affermò guardando soprattutto Inuyasha – E – fece una pausa ad effetto – Per favore, niente nipotini, ragazzi – sentenziò per poi aggiungere, sornione – Non ora, almeno! Buona serata e grazie per l'ospitalità, ragazzo! Ci vediamo all'ultimo dell'anno, eh? – concluse, salutando.

Il giovane e la ragazza lo fissarono increduli, notando la madre di Kagome ridacchiare e far loro l'occhiolino.
 
~*~*~*~*~*~*~


Inuyasha si lasciò cadere sul letto di schiena, sospirando di sollievo: - Uff! È andata! Resta il fatto che Jakotsu non sopravvivrà ai miei artigli! – borbottò – Per un momento ho temuto che al vecchio venisse una sincope! – scherzò – E meno male che doveva esserci di aiuto, quello là! Col cavolo! -.

Kagome però non gli rispose e lui si girò a guardarla.

La ragazza era seduta ai piedi del letto, spazzolandosi i capelli con fare pensieroso ed assente.

- Ehi, Kagome? Che succede? – le chiese, tirandosi su.

Lei sussultò: - Eh? Ah, niente! Dicevi? -.

- Kagome… - la rimproverò. “Siamo alle solite! Qualcosa le frulla in testa ma non me lo vuole dire!” pensò, scoraggiato.

Senza sforzo la agguantò per la vita sottile, togliendole di mano la spazzola, tirandosela contro e facendole appoggiare la schiena contro il suo busto.
La ragazza sospirò.

- Cosa c'è? Parlami, Kagome – la esortò, posando il mento sul suo capo.

La giovane si mosse nel suo abbraccio, affondando il viso nell'incavo del suo collo.

- Ho fatto o detto qualcosa di sbagliato? – le domandò Inuyasha – Fino a ieri mattina andava tutto alla grande. Oggi, invece non… cioè, credevo fossi nervosa per la cena, però… - borbottò, non riuscendo a spiegarsi bene.

L'aveva notato, eccome se l'aveva notato! Qualcosa non andava! Era troppo pensierosa, stava rimuginando su qualcosa.

- I-io. N-no, tu non c'entri! È che io – balbettò Kagome.
Si interruppe e sbuffò, affondando ancora di più il viso contro la pelle calda del mezzo demone.

Sentendola tesa, lui le accarezzò dolcemente la schiena, tentando di farla rilassare.

- Inuyasha? – lo chiamò.

- Dimmi. Lo sai che puoi dirmi tutto, vero? – la rassicurò.

- Se io… se tu… - ritentò, impappinandosi e sbuffando ancora.

Il mezzo demone la afferrò per le spalle, costringendola a guardarlo negli occhi: - OK. Da capo! Un bel respiro e riparti dall'inizio – le ordinò scherzoso, riuscendo a strapparle un piccolo sorriso.

- Uff! Io… è da quando abbiamo rivisto Kikyo che mi sono messa a riflettere su una cosa. Ho pensato: per ipotesi, se mi fossi trovata in quella situazione, che avrei fatto? – riuscì a dire – cioè… quanto cavolo può essere egoista una donna che accetta di tenere suo figlio solo previo compromesso?!? Se fosse capitato a me… a noi – prese un respiro – OK, non è successo. Però, voglio dire…  io non avrei mai potuto anche solo considerare di rifiutare quell’eventuale frutto del nostro amore! Ammetterei di non sentirmi abbastanza in grado, nel fare la mamma, certo. Ma mai rifiuterei o mi metterei a dare la colpa unicamente a te! Che razza di discorso egoista e meschino è dire: “è solo colpa tua, perché non ti sei accorto che si è rotto il preservativo”! I figli si fanno in due! – si infervorò.

Le parole dell’ex di Inuyasha l’avevano profondamente turbata.

- Poi, però ho pensato anche che… questa sono io. È il mio pensiero. Tu sei diverso da me, potresti pensarla come lei – si agitò, serrando le palpebre, le guance rosse ed il respiro agitato – Tu detesti i bambini e… oddio, che razza di discorso senza senso! Scusa, dimentica tutto! I-io sono una scema! Io -.

- Kagome – la chiamò il ragazzo, guardandola con dolcezza, come mai aveva fatto.

Lei però non lo notò, avendo gli occhi chiusi.

Inuyasha sorrise. Quante paturnie!
Gli fu tutto chiaro: il perché dell'espressione di lei quando quel decerebrato del suo amico aveva parlato di “nipotini”. Perché fosse così silenziosa. E perché, parlando con lei al telefono la sera precedente, le fosse sembrata distante.

- Guardami, sciocca ragazza meravigliosa, pura e dal cuore grande – Le mormorò – Stupida scema – aggiunse, stuzzicandola per ottenere una sua reazione.

Kagome riaprì gli occhi, specchiandosi in un mare d'oro.

- Stupida scema?! Questa mi mancava! È nuova? – ironizzò, stiracchiando le labbra in un pallido sorriso.

- È un rafforzativo! – sbuffò il giovane – Lo sai quanto è frustrante vederti affogare nei pensieri e non poter far nulla perché tu non ti vuoi confidare! -.

- Da che pulpito! Guarda che anche tu fai la stessa cosa, eh! – mugugnò la ragazza – Scusa. È che io ho avuto un’insensata paura che– ricominciò, ma venne fermata dal mezzo demone che la baciò a tradimento.
Fu solo uno sfiorarsi di labbra, perché Inuyasha la lasciò quasi subito, alzandosi per mettersi a frugare nella cassettiera.

Le rispose restando girato di spalle, cercando chissà cosa: - Dunque, fammi capire bene. Il nocciolo della questione è che… se ci fosse capitato di concepire un bambino, tu, anche se non previsto, saresti comunque felice di avere un figlio da me? E ti sei agitata perché hai realizzato di non sapere la mia opinione, i miei desideri a riguardo? – tirò le somme, tornando verso il letto con una scatoletta piatta tra le mani.
Kagome confermò con un piccolissimo cenno del capo.

Inuyasha sbuffò, sedendosi vicino a lei: - Lo ripeto: cretina! Davvero hai temuto che, restando incinta, io potrei non volerti più? O non accettare il bambino? O pensare di lasciarti, dato per assodato il tuo categorico rifiuto di abortire? Questa tua insicurezza mi stupisce, tesoro! Nessuno meglio di me sa cosa vuol dire crescere senza un padre o vedere la propria madre destreggiarsi tra mille difficoltà e sacrifici per crescere un figlio da sola! -.

A quelle parole lei si sentì davvero sciocca ed in difetto.

- Guarda, ti faccio vedere una cosa – continuò il mezzo demone – Aprila – le disse, porgendole la confezione.

La ragazza la studiò, curiosa.
Sembrava una vecchia custodia di quelle usate per i gioielli.

Quando, titubante, la aprì, la prima cosa che vide fu una foto un po' sgualcita.
Si soffermò con lo sguardo sulla donna ritratta: una bellissima donna dai lunghissimi capelli neri, stretta tra le braccia di un uomo che le cingeva la vita da dietro. Anzi, no! Non un uomo! I lunghi capelli argentati raccolti in una coda alta erano inequivocabili. Così come i marchi demoniaci sugli zigomi e i particolari occhi color oro, forse un poco più scuri rispetto al paio che conosceva lei.

Trattenne il fiato, capendo chi fossero le due persone ritratte.
Sembravano così felici! Inu No Taisho stringeva teneramente la moglie, gli occhi rivolti all'obiettivo. Izayoi si lasciava abbracciare, stringendo con una mano quelle del marito, intrecciate sul suo ventre, fissando l'amato e sorridendogli dolcemente.

Con timore quasi reverenziale, la ragazza sollevò la fotografia, mentre Inuyasha non aveva distolto lo sguardo da lei neanche per un istante.
- Gli somigli davvero molto! Sei la copia di tuo padre e, nelle notti senza luna, diventi uguale a tua madre – mormorò la ragazza.

- Già. Anche lei me lo diceva sempre. Però non era questo, ciò che volevo mostrarti. Guarda nella scatola – le suggerì.

- Oh! – la foto nascondeva alla vista un bellissimo fermaglio per capelli in argento a forma di fiore, ricoperto da piccolissime gemme scarlatte, incastonate. Sembravano quasi brillare di vita propria.
- Sono rubini? -.

Inuyasha lo confermò: - Questo è l'unico gioiello che mia madre ha conservato, l'unico da cui non si è mai separata. E che ha poi donato a me – mormorò, sfiorando appena un petalo luccicante. – Guardarlo bene, non ti ricorda niente? -.

Kagome sgranò gli occhi, riconoscendo quella forma: - È una camelia! Una camelia scarlatta – realizzò.

- Esattamente. Questo gioiello era molto importante per lei. Rappresenta il loro amore. In realtà, papà glielo regalò in un'occasione particolare, diciamo. Per celebrare un'occasione speciale – le raccontò, distogliendo lo sguardo, lievemente… imbarazzato?!?

Avvertendo lo sguardo interrogativo della sua ragazza su di se, il mezzo demone le prese dalle mani la fotografia, mettendogliela davanti al naso: - guarda bene. A parte le ovvietà, cosa noti? Questa non è finita insieme al gioiello per caso -.

Kagome si concentrò.
Tra i capelli di Izayoi c'era… il fermaglio!
Che fosse un regalo di anniversario, dunque? No. Qualcosa le sfuggiva.
Esaminò di nuovo la fotografia: gli occhi del padre di Inuyasha sembravano pieni di… felicità e orgoglio. E il sorriso della donna aveva qualcosa, sembrava speciale, dolce, raggiante. Traboccante di gioia.

Come se…

Si soffermò di nuovo su un particolare che le era parso secondario.

Boccheggiò, capendo, e gli occhi le si fecero lucidi.
Le loro mani.
Le mani intrecciate sul VENTRE di Izayoi, come a voler proteggere un qualcosa di importantissimo, come…

Inuyasha le baciò i capelli, sorridendo: - Ehi, non metterti a piangere, eh? Sciocchina! – rise, sentendo un lieve odore di sale.

Lo sguardo che lei gli rivolse era traboccante di commozione. Un sorriso dolcissimo e fiero le si disegnò sulle labbra.
- Nella sua pancia c'eri tu, vero? L'occasione speciale era la notizia di aspettare un figlio? -.

- L'ho sempre pensato, che fossi arguta – la prese in giro il ragazzo per stemperare un po' l'emozione del momento – Esattamente. Inoltre – continuò, facendosi estremamente serio – Questo gioiello rappresenta una promessa. Un legame d'amore –.

Lo sguardo gli si incupì per un istante. All'improvviso, le tolse dalle mani la scatola, abbracciandola.

- Sai… prima di morire, lei me lo ha lasciato, facendomi una richiesta che, nella mia mente di ragazzino adolescente, sembrava quasi senza senso – sospirò, aumentando appena la stretta su di lei prima di scostarla appena per guardarla negli occhi.

A Kagome mancò il fiato. Gli occhi di lui erano… liquidi, traboccanti di un sentimento d'amore così intenso da darle le vertigini. Tutto il suo mondo era racchiuso in quegli occhi.

Le scostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, prima di continuare, chinandosi appena per sussurrarle, guardandola intensamente: - Ricordo ancora le sue esatte parole: "Questo è un pegno, figlio mio. Un pegno d'amore. Te lo dono, affinché tu possa donarlo a tua volta, quando avrai trovato quella persona che amerai per tutto il resto della tua vita. Quando il tuo cuore ti urlerà che è lei, lei sola, quella perfetta, quella senza la quale non potrai respirare, quella a cui apparterrà il tuo cuore… dà a lei questo fermaglio, come simbolo del vostro amore. E, se avrai dei figli, tramandalo loro, in modo che possano fare lo stesso”.-

Kagome sentì un groppo bloccarle la gola ed il cuore fermarsi un istante, per poi ritornare a battere a ritmo mostruoso.

- Ed io – continuò il ragazzo con voce roca, carezzandole il viso – Io credo proprio di aver finalmente deciso a chi affidare questo dono, e, insieme ad esso, il mio cuore. Io - fece una pausa, quasi ridendo di se stesso - Sembra avventato, me ne rendo conto. Stiamo insieme da soli otto mesi. Però sento che non potrei dare questo gioiello a nessun altro. Se lo vuoi, si intende, se lo accetti... È tuo -.

Le lacrime che Kagome era riuscita a trattenere fino a quel momento le invasero le guance, bagnando anche le dita della mano di lui ancora ferma sul viso della giovane.

Inuyasha rise: - Piange! Io sono quasi morto nel tentare di farle una specie di dichiarazione d'amore... E lei piange - la sgridò bonariamente, mentre tentava di asciugarle gli occhi.

- Oh, ma piantala, stupido! – riuscì a dirgli tra le lacrime, ridendo e piangendo insieme, dandogli un innocuo pugno sul braccio.
Infine gli gettò le braccia al collo con così tanto impeto da farli ribaltare entrambi, lunghi distesi sul letto.

- Donna violenta! – commentò lui, sistemandola meglio contro il suo petto.

- IO sono morta, non tu! – ci tenne a precisare lei.

- Devi sempre avere l'ultima parola, tu, vero? – sbuffò il giovane, giocando pigramente con una ciocca dei capelli della ragazza.

Kagome si alzò sui gomiti, contemplandolo.
Sentiva il cuore in procinto di scoppiare. Kami, quanto lo amava!

- Sei davvero sicuro? Vuoi davvero darla a me? È un oggetto così importante. E non è detto che io sia degna di… – osò domandargli, guardandolo timidamente negli occhi.

Lui non rispose, limitandosi ad alzare un sopracciglio e sbuffare appena.
Senza distogliere lo sguardo dal viso della giovane, allungò una mano alla cieca, afferrando la scatola.
In silenzio le infilò il fermaglio tra i capelli, osservandola per bene.
- Perfetta. Sei perfetta – sussurrò emozionato, facendole una carezza.

Stettero così, occhi negli occhi, senza parlare, lei sdraiata su di lui, per interminabili minuti.

Infine la ragazza si mosse, intrecciando una mano a quella del giovane, sporgendosi in avanti per baciarlo.

- Grazie. Avrò cura del tuo cuore, Inuyasha. Te lo giuro, amore mio – gli sussurrò.

- Ed io avrò cura del tuo, mia pazza e dolcissima Kagome – le rispose il mezzo demone, riservandole uno sguardo carico di promesse.

Lei si lasciò avvolgere dal calore dei suoi occhi, del suo abbraccio e delle sue labbra che continuavano a tormentarla con tanti piccoli e delicati baci, sentendosi felice, soddisfatta della sua vita e speranzosa nel futuro.

Sì, ne era certa, tutto sarebbe andato bene ed il domani le avrebbe sorriso se avesse avuto accanto il suo Inuyasha.
L'uomo che amava e a cui era stata destinata, la sua metà, il suo tutto.





*L'onigiri (御握り; おにぎり?) anche conosciuto come omusubi (御結び; おむすび?) è uno spuntino tipicamente giapponese, composto da una polpetta di riso bianco, con un cuore di salmone (sake), tonno (tsuna), o altro, con l'aggiunta di vari condimenti possibili, come l'umeboshi, il sesamo, ecc. Di solito l'onigiri ha una forma triangolare, con una striscia di alga norisu un lato per poter essere afferrato comodamente: si tratta, infatti, di un cibo destinato spesso al consumo per strada.
Si potrebbe considerare il simbolo della cucina giapponese ed esistono negozi specializzati chiamati onigiri-ya che vendono solo onigiri fatti a mano nelle diverse varianti.


**The Saint Luke's Tower (Japanese: 聖路加タワー Hepburn: Sei Ruka Tawā?) è un grattacielo situato a Chūō, Tokyo, Japan. La costruzione fu terminata nel 1994. È situato nei pressi del fiume Sumida. È alto 221e consta di 51 piani in totale. In realtà è composto da due torri di diversa altezza. Quella più bassa ospita abitazioni, la più alta uffici. Sono connesse tra loro da un ponte all'altezza del 32esimo piano. Esso è considerato l'elemento distintivo della costruzione. Delle torri si vede tutta Tokyo e si può godere della vista della baia di Tokyo.
Oltre al ristorante, è presente anche un albergo di lusso dal piano 32 al 38 della torre residenziale. Inoltre, dal secondo piano della torre residenziale, si può entrare direttamente nell'ospedale, che, a quanto pare, è situato in mezzo alle due torri XD (almeno così ho capito XD i siti erano tutti in Inglese! ^^’ scusatemi nel caso io abbia scritto cose non vere T-T )

***L'Imagawayaki (今川焼き?) è un dessert giapponese. Si trova spesso in vendita nei banchi dei matsuri ed è consumato abitualmente anche a Taiwan (dove prende il nome di chēlún bǐng 車輪餅 o hóngdòu bǐng 紅豆餅). Viene preparato mettendo della pastella in una particolare padella — simile alla piastra per la preparazione dei waffle — e farcito con anko secondo la ricetta tradizionale. Con il tempo si sono diffuse molte varianti che prevedono un'ampia varietà di ripieni: crema alla vaniglia, creme e confetture di frutta, curry, carne, verdura, patate e maionese.[1][2]
 
Questi dolci furono venduti per la prima volta nei pressi del ponte Imagawabashi a Kanda nell'era An'ei (anni 1772 - 1781) del periodo Edo; il nome imagawayaki per indicare i dolci nasce in questa occasione.

Gli imagawayaki assumono vari nomi che variano a seconda delle zone di produzione, delle ditte che li vendono o del periodo storico.


**** l'anko è una marmellata giapponese preparata con i semi di azuki (Vigna angularis), una leguminosa estensivamente coltivata nell'Asia orientale.
Gli azuki presentano un sapore dolciastro che si presta alla preparazione di marmellate e altri dolci.
L'anko è ampiamente utilizzata nella cucina giapponese come ripieno di alcuni dolci, come ad esempio i daifuku, i taiyaki o idorayaki, talvolta anche come condimento per il gelato.


sera ^^ w lo zucchero, eh? XD beh. Personalmente, ,considero questo come il capitolo conclusivo. Il piccolo epilogo che ancora manca, è un "di più", il coronamento della curiosità su cosa sia successo dopo ^^
Spero di non avervi annientato, emozionalmente parlando, con il finale XD è venuto il magone anche a me XD alla prossima ^^

   
 
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