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Autore: milla4    08/11/2015    2 recensioni
Ognuno di noi è speciale, Kloss lo è di più....o almeno il suo ego crede di esserlo.
Non è un tipo facile, ma una volta conosciuto non potrete far altro che seguirlo nella sua follia!
Storia molto trash che spero diverta come ha divertito me scriverla!
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rapporto 1 – 15 Aprile dell’anno mille (seconda era)

Era stato facile sbarazzarsi delle guardie, normale, noiosa routine.
Dovevano essere state in dodici o in quindici, non ci prestai molta attenzione perché, in effetti, non avrebbe fatto la differenza.
Sganciai il mio braccio destro opportunamente arcuato e lo lanciai: lui fece il resto.

Bravo il mio braccino!

Esplose dopo pochi secondi lasciando dietro se morte e distruzione.
Ero ancora deliziato da quel lavoro perfettamente compiuto quando un – Kloss- mandò in fumo tutti i piani di festeggiamento. Mi girai e vidi l’oggetto del mio odio: Comandante Ursula Von Kiss, conosciuta tra noi poveri sottoufficiali come “sbattimento ambulante”.
-Lei non sa in che guaio si è cacciato- annunciò in tono imperioso. Sospirai: stessa frase per ogni mia piccola azione.
Come di norma la raggiunsi nel suo ufficio (il mio passo mostrava tutto il disappunto) e mi sedetti dalla parte opposta dalla postazione del mio capo.
-Le era stato ordinato di aspettare rinforzi in modo da fermare i nemici ancora vivi… aspettavamo una loro mossa da mesi, sono per catturarli e come al solito, per colpa sua tutto è andato a monte!- non ascoltai il resto della ramanzina, del resto era talmente inutile… gli argomenti, da che io ricordi, erano sempre gli stessi: cominciava con il precisare che avevo rovinato una missione I-M-P-O-R-T-A-N-T-I-S-S-I-M-A per poi passare ai suoi molteplici richiami ed infine, con un lungo sospiro (oserei dire ricco di pathos), si chiedeva come mai io fossi ancora lì a rinforzare l’esercito quando si potrebbero trovare milioni (esatto, dice milioni) di Nuovi Terrestri pronti a prendere il mio posto.
Finito il tutto, mi mandò via con fare disilluso… quella ragazzina! Avrà poco più di vent’anni, ma già sapeva come far spazientire un uomo anche se, devo ammettere che come comandante era molto esperta e rieusciva a farsi rispettare persino dal presidente Plikanson, ma per i mille pianeti, quanto mi fa incavolare! Era un metro e mezzo di pura pignoleria, e i suoi abiti austeri certo non invogliano una conoscenza più intima (ed io non sono schizzinoso).
Decisi di andare alla mensa, se Misia era di turno mi avrebbe fatto sicuramente scroccare qualcosa; era da secoli che cercava di uscire con me e pensava che con un piatto di pasta dopo l’altro si stesse avvicinando alla sua meta…illusione pura, ma molto comoda!
Mentre entravo in cucina sfoderando il mio miglior sorriso, qualcuno stravolse i mie piani – Sergente Kloss- mi girai lentamente, sapevo fin troppo bene chi fosse e cercai di far pesare il mio disappunto –Vadea, cosa ci fa qui? – fissai con decisione l’orologio al polso, rotto ormai da mesi (ma che aiuta a fare scena) e, con tono imperioso e abbastanza incavolato, dissi – Lei a quest’ora dovrebbe trovarsi nella zona di addestramento 251-kkw, e non a gironzolare per i corridoi della base sen…- avevo fatto centro: il mio interlocutore era diventato di un colore simile al pompelmo maturo e, dal suo occhio bionico, si poteva vedere chiaramente la l’iride farsi verde, sintomo di colpa. –Signore, mi perdoni… sono da poco arrivato e ancora non mi sono abituato agli orari e…-

Decisi di prolungare la sua agonia.

– Lei è un inetto, se fosse in guerra sarebbe già morto, lo sa questo vero? Ci vuole organizzazione… - il ragazzo abbassò la testa: era mortificato allo stremo.
Sinceramente mi fece talmente pena che decisi di dargli una mano – Bene, visto che sei qui ti accompagnerò io stesso dal tuo istruttore di riferimento e ci alleneremo insieme- il suo sguardo si illuminò, l’iride divenne di un colore simile alla prugna – Oh signore, sarebbe perfetto, non avrei mai creduto che lei, si abbassasse al mio livello, non so se sono degno di…- - Si si va bene, muoviti- lo fermai prima che la cosa diventasse ridicola.
Rinvigorito da tanta devozione, cominciai a incamminarmi verso la palestra quando – Ehm signore- la recluta riparlò – Il suo braccio…-

Merda! La Von Kiss mi aveva fatto incavolare a tal punto che mi ero dimenticato di passare alla zona cambi per farmi sostituire il braccio…. In effetti sentivo che mi mancava qualcosa, ma l’avevo imputato al buco dello stomaco dovuta allo scontro –Si, ok, aspettami davanti alo spogliatoio già preparato, grazie- poi con un gesto della mano lo congedai e corsi da Plus prima che desse via i pezzi migliori.

Arrivato davanti alla porta, bussai tre volte e l’Ameba mi aprì. Non c’era altro modo di chiamarlo, era un essere viscido, piccolo e rattrappito dall’età (si dice che avesse più di duecento anni) dovuta ai pezzi che sottrae illegalmente alla caserma sotto gli occhi di tutto.
Era il boss indiscusso del nostro reparto, se gli piacevi ti dava roba di prima qualità, con le innovazioni più recenti (e delle rifiniture niente male!), se ti odiava… beh, era meglio non farsi odiare da un essere così!
Fortunatamente io gli andavo a genio. –Kloss, amico mio, entra pure!- con il suo stecchino di braccio mi invitò ad entrare – Il braccio vedo… e anche quella gamba…uhm..- non ebbi bisogno di parlare, l’Ameba conosceva il suo lavoro, cominciò subito a tirar fuori da una botola nel muro alcune cose di lega di prima qualità e dopo piccoli miglioramenti (come inserire delle splendide cromature oro e blu) mi inserì il braccio nuovo di zecca nella scapola vuota e, toltami la gamba, la sostituì con un’altra ultraleggera, gemella di quella sinistra, già cambiata da mesi.

Ci vollero pochi secondi per far apprendere le potenzialità del mio nuovo arto superiore al resto del mio corpo. Una ficata assurda!
Ringraziai il mio viscido amico – Cento trew come mancia- e senza pensarci due volte. mi diressi verso il centro d’addestramento.



Rapporto 2 – 15 Aprile dell’anno mille (seconda era)

Dovevo averlo spaventato per bene perché Vadea mi aspettò già pronto per l’addestramento: una canottiera di tessuto traspirante e una paio di pantaloncini rigorosamente verdi, come l’indumento superiore.
Osservai il corpo di quel pivello, non sarebbe mai stato un ottimo soldato: se la sua parte destra era perfetta per una guerra grazie alle rinforzature meccaniche, l’altra parte era debole e senza muscoli, ma forse aveva un papà molto influente (e ricco) per cui quello svantaggio era stato palesemente ignorato.
-Bene Vadea, vedo che ha eseguito i miei ordini alla lettera… io non ho bisogno di cambiarmi quindi per me possiamo cominciar…-
-Kloss- e ora chi diavolo era? Mi girai con un sorriso molto falso e mi pentii immediatamente di essermi alzato dal letto, quella mattina.
Era tutta lì, o quasi, la truppa speciale di Miona. Il generale Miona… l’essere più ottuso e arrogante della base, anni al suo servizio e ancora non mi capacito della mia resistenza dall’ucciderlo!
- Pi, Grody, Pi2, Borìa e… la incontenibile Rusha- mi avvicinai al mio vecchio gruppo con nonchalance e mi piantai davanti loro.
Grody fu il primo a parlare, salutandomi - Kloss- beh, bisognerebbe dire grugnare visto il suono rozzo e selvaggio che uscì da quella bocca fetida: ancora non aveva imparato come si cambiassero i denti, il troglodita.
Mi spostai disgustato giusto in tempo per evitare uno stritolamento da parte dei gemelli Pi: un corpo, due teste e mezzo cervello - Ciao ragazzi!- dovevo togliermi da quella situazione imbarazzante, non potevo certo permettere che una recluta mi vedesse socializzare con certa gente.
-Kloss… quanto tempo, non sei cambiato per nulla- un sorriso che trasudava arroganza spuntò su quel viso che per anni ho odiato senza pietà. Non ho mai capito il perché Borìa non mi sopporti, è una cosa che andava avanti fin dal nostro primo giorno di addestramento, la cosa rimane per me un mistero.
Decisi di ignorarlo per andare a salutare l’ultimo componente della mia sgangherata ex squadra: Rusha era appoggiata allo stipite della porta, nella sua solita posa da diva, per farsi ammirare meglio. Perché, diciamocelo, era una sexy cyborg e lei lo sapeva fin troppo bene.
Gambe robotiche color fucsia, con un busto quasi totalmente umano da cui non si poteva non guardare il prosperoso seno stretto in una tutina, che in teoria doveva proteggerla da colpi di proiettile, ma che invece attirava solo occhi affamati, come i miei.

Sorrisi appena i miei occhi si posarono sulla sua faccia e precisamente sui suoi capelli gadget: erano strabilianti, ogni ciocca finiva con piccolo palloncino… quella ragazza era letale, in tutti i sensi, se mi capite.
Appena mi avvicinai, lei con passo suadente (ci sapeva fare, la ragazza) mi venne incontro e allora la baciai.

O meglio, lei mi afferrò la faccia e la spalmò sulla sua, ma sono solo punti di vista.

Wow, se avessi avuto ormoni nel mio corpo, avrei detto che quella era una bomba ormonale! Durò pochi secondi, ma per me era abbastanza per destabilizzarmi.
-Ciao Kloss, è sempre bello rivederti- disse quelle parole con molta malizia e se ne andò sfiorandomi appena.
Ah le donne! Mi rigirai anche io giusto in tempo per vedere una strana connessione tra Rusha e Borìa… ma che potevo farci? Erano passati anni dal nostro ultimo incontro e lei sicuramente aveva trovato altri modi per riscaldarsi la notte.
I loro occhi si incontrano ed era come se si capissero al volo.
-Bene ragazzi, ora avrei da fare… sapete il mio compito è anche quello di istruire le nuove reclute e…- Grody mi interruppe -Perfetto, ti aiuteremo noi: facciamo vedere al pivello come lavorano i Miona's-
Non l’avrà detto? Anni per togliersi quel soprannome da dosso e ora almeno metà spogliatoio lo avrà sentito. Sì, perché Grody quando grugnisce lo fa per bene, con tanto di megafono incorporato.
-No, davvero ragazzi, non ce n’è bisogno- decisi di troncare la cosa sul nascere, ma non tutti erano della mia stessa opinione
-Oh Signore sarebbe magnifico- una piccola voce traditrice parlò proprio dietro di me: lo avrei ucciso il ragazzino, parola di Kloss!
-Bene Kloss è deciso, ci vediamo tra poco nell’arena- non so chi avesse parlato, ero troppo incavolato per pensare, figurarsi ascoltare. Non li volevo tra i piedi, questo è certo. Era il mio passato e doveva rimanere tale.
Ma ormai il danno era fatto così mi incamminai sconsolato verso l’arena, pronto a dare il mio massimo contro delle bestie assassine.

Che gioia!

Neanche ebbi messo il piede dentro che subito un disco di fuoco mi sfiorò la testa –Ma cos…- non feci in tempo a finire la frase che un altro disco mi colpì in pieno volto.
Caddi all’indietro, ma i propulsori dei miei nuovi gioiellini mi spinsero in alto permettendomi di sorvolare l’intera area.
Decisi di fare il punto della situazione: a destra avevo i gemelli, quelli che mi avevano sparato quei cosi fastidiosi in faccia; al centro Grody con il suo corpo completamente ricoperto di pelo verdastro e oserei dire lurido; a sinistra Rusha mentre Borìa era a pochi passi da me.

Dunque: innocuo, innocuo, cattivo, dolore e, morte. Grandioso, ce l‘avrei fatta.

Scesi subito fino a terra accanto a Rusha, la quale subito mi lanciò due o tre palle color arancio: la velocità era il suo punto forte.

Arancio… arancio … cos’era?

Ustionante, così mi fecero capire le grida dei gemelli, quando mi gettai dietro i loro corpi lunghi e affusolati, per cercare riparo.
Una nauseante puzza di bruciato uscì rapidamente da quei due, un po’ mi dispiacque, non erano stati mai dei geni e non era certo la prima volta che li avessi usati come scudo.
Mentre loro si gettavano a terra, un qualcosa di viscido mi afferrò prima le gambe e poi tutto il corpo. Grody era entrato in azione.
Ogni filamento di quella coperta mi stava trascinando verso il suo proprietario.
In realtà non erano peli, ma una strana tecnologia che gli permetteva di intrappolare ogni cosa. Un aspirapolvere umano, in pratica.
Decisi di usare il mio braccio nuovo di zecca per sparare una fiammata contro il mio aguzzino, ma ormai mi stava trascinando e il colpo andò a vuoto.
Una palla verde mi colpì il petto: un paralizzante, questo colore lo ricordavo fin troppo bene.
Quindi era un tutti contro Kloss? Ok, divertiamoci!
Afferrai l’ultima palla color arancione che Rusha, gentilmente, mi lanciò contro e la tenni ben stretta, cioè dovevo farlo perché ormai Grody mi stava risucchiando verso di lui e grazie al paralizzante non potevo neanche girarmi.

Per fortuna.

-Beccato Kloss, sei fottuto- vidi un testone ghignante e con tutta la poca forza che avevo, riuscii a strappare la tela di fili che tratteneva il mio braccio e ficcai quella bomba arancione direttamente nella bocca del mio amico, se così si poteva definire .
Evito di dire il resto, sarebbe inutile e schifoso anche perché, il peggio doveva ancora venire.
Borìa era al centro della sala e si era messo in posa, nella sua Posa.
Gamba tesa piantata per terra, l’altra indietro, un braccio arcuato orizzontalmente e l’altro pronto a spingere… merda, la Piroetta.
Finii di liberarmi da quell’ammasso di urla che ormai era Grody e corsi più velocemente possibile verso l’uscita, ma, ormai era troppo tardi; Borìà cominciò a girare e con lui ruotò anche l’aria ad una velocità strabiliante.
Un giro e si alzò una nube di polvere.
Rusha lanciò le sue palline all’interno del mulinello che si stava creando, i gemelli cominciarono a sparare i loro inutili dischi rossi, mentre Grody era fuori combattimento.
Era questo il nostro punto forte, l’Inserimento, ogni arma si inseriva nell’altra per dare vita a qualcosa di unico e inimitabile.
Due giri e il mulinello divenne una tromba d’aria, poi un uragano, palle dai mille colori roteavano insieme a dischi rossi e il tutto si stava dirigendo verso di me.
Ero finito, spacciato, morto; se avessi avuto ancora i dotti lacrimali, avrei cominciato a piangere come una bambina quando una voce tanto odiosa, mi ridiede la speranza.
-Cosa state facendo?- Von Kiss, odiosa e amata Von Kiss, ti adoro!
Subito tutto si fermò come era cominciato –Ci stiamo allenando Signora…- Borìa rispose con il suo solito atteggiamento da macho.
-Comandante Von Kiss, capo della base che voi stavate tentando di distruggere poco fa- il suo tono, tra l’autoritario e lo sdegnoso, era musica per le mie orecchie – Ora andatevene subito prima che chiami i vostri superiori e racconti loro i vostri passatempi-.
Il suo tono non ammetteva repliche, uno dopo l’altro i miei ex compagni di squadra si misero in fila indiana per uscire perché, anche se erano degli eroi super decorati, la Von Kiss era peggio di un plotone di Squaiz.
-Tu- lo "sbattimento ambulante” indica Vadea che era rannicchiato un angolo.
Cavolo, aveva visto tutto… anche la mia dolorosa sconfitta.
-Aiuta il sergente Grodias e i sottoufficiali Pi ad andare in infermeria, poi subito nella tua stanza, capito?- Vadea non rispose, dal suo sguardo sembrava avesse visto un fantasma. -Vadea, ha capito?- il comandante si avvicinò con fermezza vicino alla recluta che, seppur alta il doppio del suo superiore, cominciò a correre per eseguire gli ordini.
Durante tutto questo fracasso cercai di allontanarmi ma…- Kloss, nella sua stanza, ora-
Ebbene, ho il piacere di annunciare di aver superato la barriera del suono con la mia fantastica corsa verso il mio alloggio.


Rapporto 3 – 15 Aprile dell’anno mille (seconda era)

Mi sdraiai sulla mia brandina e aspettai che il mio cuore meccanico si calmasse.
Era successo tutto troppo in fretta, il combattimento, l’ennesimo richiamo, loro.
Speravo di averli seppelliti per sempre e invece eccoli lì a spuntare come funghi in un bosco.
Ogni volta che li vedevo, il mio cervello andava nel caos perché tentava di recuperare informazioni che dovrebbe aver avuto, ma che non aveva.

Perché sapevo che erano i miei compagni, ma non sapevo di quale missione.

Perché non avevo ricordi di nulla prima del mio risveglio nell’ospedale militare, dopo che mi avevano colpito in un agguato.

Perché non avevo più parti umane.

Perché ero un androide e non un cyborg.

Ero un uomo di latta e basta.

Chiusi gli occhi e ripensai alle nozioni base che ogni Nuovo Terrestre dovrebbe imparare prima delle operazioni di modifica, sempre più frequenti in questo mondo narcisista: quando un essere umano decide di impiantarsi parti meccaniche, una parte della sua umanità svanisce, ricordi e sentimenti si affievoliscono.
Sbuffai cercando di scacciare quei pensieri così pesanti e mi alzai per compiere la mia missione.
In fondo la Von Kiss mi aveva salvato la pelle e qualcosa si meritava, poi era una donna e le donne amano il cioccolato, no?
Mi preparai a uscire dal mio alloggio (ero un bijoux con il mio completo formale!).
Sperai di non fare colpo però, se no dopo chi se la sarebbe scollata più quella?

Compiei il tragitto fino alla sua camera pieno di spavalderia e, arrivato, bussai.
Una volta, due volte, alla terza decisi di buttare giù la porta: non c’era nessuno, ma sentii dei rumori provenire dal bagno. Che la stessero attaccando?
Aprii la porta del suo bagno personale e vidi un corpo totalmente umano.
Rimasi stupefatto, con i cioccolatini in mano ormai sciolti per il gran calore prodotto dalle mie mani.
La Von Kiss era 100%umana, neanche un filo di nylon c’è in quel corpo, neanche un ponte ai denti, niente.
La mia calamita interna non rilevava tracce metalliche, evidentemente i suoi vestiti finora l’avevano schermata.
E lì mi accorsi di un fatto ancora più importante: era nuda.

Nuda, e io la stavo osservando da una mezz’oretta buona, mentre lei non si era accorta di nulla; era troppo impegnata ad ascoltare una canzone melensa che proveniva dal suo specchio digitale.

Un maniaco, ecco cosa sono! Mi allontanai con molta più fretta di come ero entrato e mi rintanai in uno sgabuzzino lì vicino.
Non avrei mai più potuto vederla con gli stessi occhi di prima, mai!

Eppure non era male, il suo corpo non è a vitino di vespa come Rusha, però ha una morbidezza e una brutalità tutta sua, è burroso ma tonico… insomma si vede che è allenata ma non tanto da sembrare un uomo e…
Ma cosa diavolo vado a pensare?
Aaaah, sto impazzendo!





Rapporto 27 – 26 Aprile dell’anno mille (seconda era)


Ogni cosa era strana da giorni, ormai; l’aria era cambiata.
Tutti erano inquieti tranne il mio capo e il suo di capo, il Generale Terrier (sì, come il cane).
Era arrivato poco dopo il mio… incidente con una certa porta, e da allora tutto era cambiato.
L’Ameba era scomparso da giorni, nessuno sapeva che fine avesse fatto, ma ero sicuro che se la stesse spassando in qualche alberghino di lusso mentre il mio nuovo braccio avrebbe avuto bisogno di una revisione urgente.
Anche io mi sentivo strano, ansioso e in allerta, non so. Come se da un momento all’altro dovessero arrivare diecimila ninja bionici per annientarci. Strana sensazione, davvero.

Il 24 Aprile, dopo il mio consueto allenamento, rientrai nel mio alloggio e trovai dei documenti poggiati sul mio letto; grazie alla mia vista ipersonica lessi tutto in poco tempo.
Potei solo dire: merda.
Cosa avrei fatto? Chi avrei dovuto contattare? Tutti potrebbero essere già cambiati e… arrivai nel suo studio dopo cinque secondi.

-Kloss, non le hanno insegnato a bussare?- gridò lei con il caffè completamente versato sulla sua camicia bianca
- Comandante, se legge questo dopo gliene compro dieci di caffè e di camicie- le lanciai il faldone sulla scrivania, mentre chiusi ogni tenda e porta di quel buco d’ufficio.
Essendo solo un’umana ci mise almeno mezz’ora per leggere tutto; nel frattempo io giravo per la stanza senza una meta, implorando il dio degli occhi di darle una svegliata; appena finito, alzò gli occhi –Dove lo ha preso questo?- sembrava…dubbiosa?
-L’ho trovato sul mi letto, Signora- lei sospirò- E non le viene in mente che sia solo uno scherzo? Avanti, chi potrebbe avere tali informazioni e volerle proprio condividere con lei poi? E perché poi lei ha voluto darle a me?-
Ok, dovevo fare un discorso serio alla mia linguaccia.
-Perché lei è ancora completamente umana e non soggetta a condizionamenti mentali e..-
Mi dovetti fermare: la sua faccia era di un colore viola acceso –E lei come diavolo fa a sapere che io…- si bloccò.
-Kloss, per favore mi dica che non è stato lei a intrufolarsi in camera mia- ero nei guai, ma per una volta non mi importava, doveva aiutarmi.
-Signora, sì sono stato io, ma ora c’è qualcosa di più importante da fare, dobbiamo trovare Vadea- il mio tono risoluto la calmò all’istante; forse, per una volta, si sarebbe fidata.
-Va bene, mi dica il suo piano mentre andiamo in sala mensa: è l’ora del rancio- si incamminò verso la porta e io la seguii senza fiatare.
Era stata un’illuminazione improvvisa che mi aveva colpito mentre andavo dalla Von Kiss; erano giorni che Vadea mi evitava senza un motivo, precisamente da quando la mia ex squadra se n’era andata. Era come se avesse paura di qualcosa, non di me, ma di qualcosa che riguardasse me.

Giungemmo dentro la mensa e, stupidamente, poggiai una mano sulla spalla della mia piccola alleata; stupidamente perché Misia, mentre stava servendo ai tavoli, vide il gesto come un’offesa al suo ego.
Vi dico solo che, un pentolone pieno di carne di salterino impregnato di sugo, lanciato addosso, attira fin troppo l’attenzione e, quella che doveva essere una cosa sotto copertura, divenne uno show visto da almeno diecimila militari. Tra cui Vadea.
Appena ci vide capì il motivo della nostra visita, perché in altri casi, io e il nostro superiore ci saremmo sbranati pur di non stare così vicini.
-Non voglio sapere nulla, Kloss, ma se la mia camicia sarà sporcata nuovamente a causa sua, le prometto che me la tesserà un’altra lei stesso- mentre venivo minacciato, lanciai un cenno alla recluta che capì che doveva seguirci fuori dalla stanza.
Usciti, ci dirigemmo subito in uno sgabuzzino delle scope, uno dei pochi posti senza telecamere o spie nascoste ovunque.
Entrati, premetti i miei occhi (che schifo, eh?) che divennero due fari.
Fu la Von Kiss la prima a prendere la parola –Bene Vadea, siamo pronti per le sue spiegazioni-
Illuminai il suo interlocutore con i miei occhi e rimasi orripilato: il suo occhio meccanico e ogni altra parte artificiale era stata tolta, quasi strappata; quello che avevo davanti non era il ragazzo di prima, era un cadavere che camminava.
Sospirò –Non sapevo cosa fare, ho trovato quei documenti nell’ufficio di mio padre e poi sono cominciati quei strani pensieri e il Sergente Kloss è sempre stato diverso dagli altri miei superiori e..- era entrato nel panico e in questo stato non sarebbe stato di nessun aiuto.
-Buono, buono: parti dall’inizio e con calma- gli poggiai una mano sulla spalla.
Un altro sospiro e ricominciò a parlare –Mio padre è sempre stato attratto dal potere e da qualche mese è sempre in riunione con qualche capo militare o cose così. Un giorno ero entrato nel suo studio per prendere una penna e il mio vecchio occhio meccanico si è concentrato su una cartella con su scritto “Miona – Kloss”. Sapete, lo avevo impostato per ricercare alcune parole tra cui il suo cognome, Signore. Mi incuriosiva il suo passato-
Il volto smagrito del soldato s’illuminò di colpo – Lei è sempre stato il mio idolo- la luce si rispense in lui –Appena ho aperto, ho visto tutto: i piani di conquista, la finta missione in cui lei doveva essere implicato… il signor Plus assoldato come tecnico e il motivo della nostra sezione speciale….
Hanno riunito qui i soldati più addestrati e con almeno una parte meccanica per farci fare un colpo di stato; spinto dalla curiosità ho inserito una Chronospia nella scrivania di mio padre e ho sentito il resto –
Vadea si girò di scatto e concentrò il suo sguardo sulle sue mani –Lei…lei sergente Kloss, è la loro arma finale. Non è mai stato umano, è stato creato per distruggere: tutta la sua vita passata è stata inventata per darle credibilità-.

Buio. I miei occhi si spensero di colpo lasciando tutti al buio.

Ero, sono una stupida arma. Non sono nessuno.
-Kloss si calmi- una voce ovattata mi raggiunse troppo tardi: ormai ero esploso.
Allargai le braccia e lasciai che la potenza del fuoco fluisse da me, ero stato usato nel modo peggiore.
Lo sgabuzzino esplose facendo un gran fragore, tante guardie allarmate ci raggiunsero per vedere se ci fossero morti o feriti, ma per fortuna la Von Kiss e Vadea erano usciti poco prima dell’esplosione, solo io ero rimasto, ma non ero né morto né ferito e neppure vivo.
Ero un ammasso di latta in combustione.
Mi portarono in infermeria per farmi sfiammare.


Rapporto 28 – 29 Aprile dell’anno mille (seconda era)

Rimasi in infermeria per tre giorni netti, delle guardie mi piantonavano per impedirmi di fuggire: il piano Miona era cominciato.
Dal giorno del nostro incontro tutto era cambiato, ogni soldato cyborg era stato “reindirizzato” per scongiurare una fantomatica ribellione del presidente Plikanson, ormai etichettato come nostro nemico di cui io ero un pericoloso alleato. Patetici.
Una volta, forse durante la notte del secondo giorno, qualcuno mi baciò sulle labbra, ma forse era solo un sogno.
Al culmine del terzo giorno uno schiaffo mi svegliò improvvisamente – Forza Kloss, stanno arrivando- la Von Kiss mi stava slacciando le catene di ambra che mi tenevano incatenato al letto –Vadea e un gruppo di suoi amici stanno disattivando dei soldati qui vicino, il resto del gruppo sta davanti alla porta per aiutarci-
Avevano organizzato una resistenza mentre io me ne stavo in panciolle, cavoli che organizzazione!
Appena liberato, chiusi gli occhi e tentai di contattare ogni parte del mio copro: c’era tutto, niente era stato compromesso.
Un altro schiaffo –Kloss, non è il momento di dormire-
Il mio ex capo, ormai, mi diede un’uniforme da cameriere (non fate domande…) e mi trascinò fuori la camera, dove ci stavano aspettando altri camerieri armati.
-Come avete fatto a non farli impazzire?- chiesi stupefatto indicando inostri alleati –Ci ha pensato Plus. Capendo cosa avesse fatto, si è deciso a tornare con i buoni-.
Non ci avrei creduto neanche morto –Cosa gli avete promesso? –lei mi guardò e per la prima volta sorrise –Un posto di rilievo in caso di vittoria- Ah, il vecchio Ameba!
Percorremmo il corridoio A - s - k e il corridoio A - s - w per dirigerci verso i sotterranei, quando fummo intercettati da una mia vecchia conoscenza.
Un disco rosso colpì in piena faccia un soldato a me vicino, scaraventandolo una quindicina di metri più in là, per fortuna si rialzò quasi subito e con un salto raggiunse subito i gemelli che intanto continuavano a sparare i loro inutili cosi.
Tutto qui? Pi e Pi2 erano la loro unica arma?
Il soldato cominciò a urlare con quanto fiato avesse in gola, ma dalla sua bocca oltre il grido uscirono anche dei potenti laser che subito ridussero in piccoli pezzi il suo avversario.
I gemelli erano andati come erano venuti, in un secondo.
Non ci volle molto a capire che fossero solo una distrazione, improvvisamente ci trovammo impantanati sul pavimento, una strana coperta ci tratteneva e non potevamo fare altro che rimanere fermi.
Alcuni tentavano di tagliarla ma era stata creata apposta per emanare scariche elettriche a contatto con coltelli o armi simili, cosicché il nostro contingente si restrinse di molte unità.
-Grody- salutai facendo un cenno con il capo –Che ci fai qui Kloss? Dovresti essere in infermeria a riposare, prima della tua fine – un ghigno comparve in mezzo alla foresta di fili verdastri: era stato sfigurato dall’acido.
-Camione, usa le braccai!- sentii un urlo provenire da Vadea e, poco dopo, un urlo ancora più forte mi fece capire che qualcuno si era fatto male.
Freddo, tanto freddo e ghiaccio, quel Camione aveva congelato i nostri carcerieri fino ad arrivare a Grody e a farne una palla di pelo assiderata.

E brave le mie reclute, questo sì che è combattere!

Avanzammo con molta più calma, ce ne mancavano due ed erano i più pericolosi.
Improvvisamente fummo accerchiati da migliaia e migliaia di cyborg impazziti che volevano me, o meglio, quel che ero.
Ci mettemmo in posizione difensiva, schiena contro schiena. –Sergente Kloss, comandante Von Kiss, scappate, questi li tratteniamo noi- era stato nuovamente Vadea a parlare.
Era cresciuto in fretta il mio pivello… non volevamo lasciarli ma era troppo pericoloso rimaner lì e così decidemmo di raggiungere la nostra meta, le Segrete.
No, no, niente di medievale, erano chiamate così i bunker sotterranei contenente reperti archeologici di grande pregio. Il mio preferito era un pezzo di affresco che prima si trovava sul soffitto in una cappella: rappresentava due uomini, uno più giovane e l’altro più vecchio nell’atto di congiungersi.
Ogni tanto venivo a guardarlo e mi faceva sempre lo stesso effetto di pura meraviglia.
-Siamo soli- la voce della Von Kiss era bassa, in lei non c’era paura, solo determinazione –E io dovrò proteggerla a costo della mia vita-
Raggiungemmo le Segrete piuttosto in fretta, oramai ero diventato esperto di quei cunicoli bui.
Riaccesi i miei occhi e la sorpresa che trovai non fu molto gradita: Rusha in versione guerriera era proprio lì davanti a noi.
Eravamo due contro uno, solo che una di quei due era un’umana senza armi segrete nel corpo, quindi inutile.
-Bene, bene è qui che porti tue conquiste ora Kloss?- Rusha squadrò la mia compagna – Sei caduto davvero così in basso…-
Ora, non so voi cosa sappiate di donne, ma dire certe cose equivale a morte certa.

La Von Kiss mi si gettò davanti –Coman…- -Chiamami Ursula, ora va e mettiti in salvo, a lei ci penso io- Non potevo lasciarglielo fare.
-No Ursula, ho un conto aperto con lei- ogni bacio da lei datomi, anche mentre eravamo una coppia, era solo un modo per carpirmi informazioni, di cosa non so visto che ero all’oscuro persino di cosa fossi, ma era il gesto che non sopportavo.
Rusha fece la prima mossa, lanciandoci contro, a una velocità disarmante, mille e più palle di colori diversi.
Ursula riuscì a schivarle con grande maestria volteggiando, saltando come un’acrobata mentre l’altra continuava imperterrita lanciarle contro.
Io mi ero spostato più a destra per distrarla, ma era impossibile: quella non era una guerra tra due avversarie, quella era una guerra tra donne. Che la mia ex abbia visto la Von Kiss nuda durante l’ultimo trasbordo d’informazioni?
Qualcosa mi colpì, la sequenza dei lanci era sempre la stessa: blu, arancione, verde, ocra… blu e così via.
E se arancione è “ustionante”, blu doveva essere “veleno”, verde “paralizzante” e ocra “sonnifero”…sapevo cosa dovevo fare.
Mentre il balletto continuava, Ursula aveva preso una sottile lama di ferro con cui bloccava i colpi e cercava di rispedirle al mittente, purtroppo con scarsa fortuna.
Rusha era così impegnata che non si accorse del mio spostamento verso destra, proprio dove si trovava lei; mi avvicinai facendo attenzione a non farmi sentire e, con rapidità, cercai di staccare la pallina blu dai sui capelli ma senza successo, o almeno così credeva lei che, accortasi del gesto, si girò sdegnata premendomi contro il petto una palla una blu.
Ero stato avvelenato, quello che aveva in mano era un virus cybernetico che colpiva gli inserti nervosi del mio corpo e mi rendeva inoffensivo come un agnellino, ma non aveva importanza perché grazie a me Ursula era riuscita a rilanciare una pallina verde paralizzando all’istante Rusha. Con le poche forze rimaste le presi una pallina ocra e gliela gettai contro.
Entrò in coma all’istante. Io caddi a terra senza forze.

Nulla, non sentivo nulla, solo il mio corpo.
Riuscivo a sentire ogni legamento, ogni filo, ogni cosa pulsava in me. Ero come libero dal mio materiale ferroso, solo un essere pieno di energia. E compresi.



Rapporto 29 – 29 Aprile dell’anno mille (seconda era)

Ero in piedi, davanti a me Borìa era in piena fase creativa, la sua piroetta era al massimo della forza; Ursula ero dietro di me che si proteggeva dalle raffiche di detriti e pezzi di ferro che sferzavano intorno a noi.
- Tu non sai cosa significa essere uno scarto, una cosa creat per arrivare ad un essere perfetto ; io sono perfetto – andava avanti da almeno mezz’ora, il succo del monologo di Borìa era che la squadra Miona era costituita da progetti scartati e che io li avevo fatti cadere nel dimenticatoio. Poverini.
-Ora- due mani mi afferrarono le gambe e, con molta fatica mi tirarono su; io allargai le braccia e girai il mio busto di 180°.
Click, clock…click, clock, il mio intero corpo si stava modificando, dal mio petto uscì una teca contenente un liquido rossastro che al mio tocco si solidificò all’istante.
Ero stato attivato.
Estrassi quella cosa dalla teca e la ingurgitati, il sapore era orribile ma sentii miliardi di fotoni di energia imperversarmi nelle viscere; brillavo come una lampadina.
Buttai la testa all’indietro e aprii la bocca, il resto lo fece il cavaliere. Sì, perché ero diventato una spada, anche se tenuta al contrario!
Ursula mi usò come riparo, poi avvicinatasi il più possibile, mi premette un bottone sulle gambe e cominciò a sparare i miei dischi dorati.
Quello che facevano i gemelli era un prova, riuscita male, del mio progetto; ogni disco da me lanciato ero delle micro bombe nucleari ad altissima velocità; una sola e una città sarebbe andata distrutta.
Ma era tutto troppo facile, le raffiche raggiunsero una velocità mai vista prima; Borìa non smetteva di girare e così, le mie bombe faticavano a raggiungere l’obiettivo, ne sarebbe bastata una e tutto sarebbe finito.
-Kloss, non vedo più nulla, troppa polvere- la Von Kiss urlò il suo disappunto: ormai era stremata, il mio peso non era irrisorio e tutto quel vento la feriva come mille lame.
Ero incavolato nero, non c’entrava nulla con tutto questo eppure stava morendo per salvarmi.
Chiusi gli occhi e mi concentrai, unii dentro di me più dischi insieme, poi aspettai: la Piroetta aveva un solo e unico punto debole, a 45° gradi c’era un piccolo spazio senza protezione, era una delle cose a cui non si fa caso, ma si vedeva proprio che il vento era più rado.
Uno,
Due,
Tre… lancio, atterraggio, esplosione .
Mi gettai su Ursula con tutto me stesso, non potevo muovere le gambe che erano ancora unite, ma non l’avrei lasciata morire.
Non credo che Borìa si sia accorto di nulla, era troppo impegnato a girare.
Un rumore assordante riecheggiò per tutta la base, che saltò in aria.
Sapevo che gli altri erano scappati, me l’avevano comunicato via radio poco prima della mia trasformazione, eppure sapevo che altri erano morti, altri come Misia o Ameba, non certo dei santi ma neanche dei diavoli.
Ma non potevo farci nulla.


Rapporto 29 un’ora dopo – 29 Aprile dell’anno mille (seconda era)


Ero disteso sulla schiena arrostita, accanto a me il comandante Ursula Von kiss, lo “sbattimento ambulante” boccheggiava in cerca di aria. Aveva attorno a sé un’aura antiradiazioni.
Eravamo vivi, morti ma vivi.
-Kloss…- mi girai sentendomi nominare - Qual è il tuo nome?-
Ero stupito - Come?- Ursula ghignò –Beh, mi hai vista nuda e io ancora non so il tuo nome, sulla tua cartella non c’era scritto-
-Pajlo, Pajlo Kloss- sorrisi, nessuno me l’aveva mai chiesto.
-Allora grazie, Pajlo- rispose lei; un qualcosa mi tornò in mente – Di nulla! Ah, Ursula?-
-Si?-
-Bel culo comunque!-





***
Note: non ho mai scritto nulla del genere, mi sono stupita e divertita io stessa mentre la scrivevo. Non può partecipare al contest (Un,due e tre... trash - Amahyp sul forum di efp) perché ormai era scaduto il tempo (lasciamo perdere...sono ancora incavolata con me stessa), ma l'importante è che qualcuno la legga, perché se lo merita! Ah e recensite vi prego!
   
 
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