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Autore: Seira Hikari    08/11/2015    1 recensioni
E quando realizzi che spesso il confine tra gli incubi e la realtà non è poi così lontano è già troppo tardi.
Non volevi,non potevi piangere.
Paura della solitudine di ciò che sarebbe accaduto dopo tutto questo.
Come se "L'Happy Ending" esistesse davvero.
Avevo capito.
Una missione, un posto SCONOSCIUTO.
E se in realtà io fossi lo sconosciuto?
Genere: Drammatico, Fantasy, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
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Capitolo 1: ospedale psichiatrico
12/07/1X65
Era una mattina di luglio, il sole splendeva e l'ombra che si creava sotto gli alberi era molto scura e fresca rispetto alla giornata.
Taylor era appena uscita di casa e stava passeggiando.
I raggi di sole le illuminavano i capelli biondi e lisci e un lieve venticello estivo glieli scompigliava, allontanò la frangetta dal viso con una fascia azzurra.
Camminava in un viale stretto,circondato da alberi da entrambe le parti.
Faceva caldo e perciò si era vestita leggera, una gonna bianca a vita alta lunga quasi fino al ginocchio e una camicetta azzurra infilata dentro alla gonna.
Proseguiva lungo il viale, perchè quando non sapeva che fare adorava esplorare nuove vie e scoprire nuovi ripostigli.
Alla fine del viale si trovava un cancello argentato un po' arrugginito chiuso da un grande lucchetto, e dopo vi era un edificio grigio dall'aspetto di una reggia, con grandi vetrate e alcuni balconi molto in alto, il tutto circondato da un enorme giardino incolto, l'erba era alta quasi come lei.
Era un edificio abbandonato.
L'idea di entrare non le dispiaceva affatto.
Si mise alla ricerca di un eventuale buco o passaggio segreto in mezzo a tutta quell'erba che aveva definito "viva"  per colpa del vento che, pur leggero, sbatteva da tutte le parti quei filamenti  dando l'impressione che avessero preso vita così, senza una spiegazione valida. 
Quando ormai stava quasi per perdere il senso dell'orientamento in mezzo a tutto quel verde, trovò un varco nella rete che circondava l'edificio, era abbastanza piccolo, ma era sufficiente affinché Taylor potesse passare.
Appoggiò la pancia a terra e pian pianino iniziò a strisciarvi dentro, rise al solo pensiero di sembrare un qualche animale selvatico, ma comunque non le importava; era entrata.
Non vedeva granchè, c'era solo tanta, tanta erba.
Raccolse un bastone e inizió a farsi strada in quel giardino che, chiamarlo enorme, immenso, stupendo eccetera non erano aggettivi sufficienti per descriverlo, nonostante fosse comunque molto trasandato. 
Camminava e pestava l'erba imprimendoci bene il piede in modo da farla stare giù il più possibile per il ritorno, non voleva ricercare il varco in mezzo a tutta quell'erba.
Doveva fare veloce, era stanca e aveva un solo obiettivo: l'ingresso, infatti ogni tanto saltellava qua e là per cercare di capire dove stesse andando.
Quando finalmente arrivò all'ingresso, la porta, come aveva già immaginato, era aperta perchè, secondo lei, solitamente la gente che utilizza un lucchetto così grande da una parte, ne lascia scoperta un'altra.
Senza pensarci due volte mise la sua bianca mano su quella maniglia di ferro decorata minuziosamente e tentó di aprirla, cigolò un po' ma alla fine riuscì ad entrare. 
L'odore di chiuso era molto forte e quasi nauseante, la polvere era ovunque ma Taylor cercò di resistere, la sua curiosità superava ogni limite.
Dopo aver osservato per un po', quasi immobile, la stanza dove era entrata e il posto in generale , vide una porta subito sulla destrae tentò di aprirla, ma niente, era bloccata.
Ora era intenzionata a trovare un'altra porta che la conducesse nello stesso posto, voleva, anzi, doveva ASSOLUTAMENTE andare oltre quella porta.
Salì le scale frettolosamente, guardò a sinistra e si ritrovò davanti a quella che sembrava una portineria, guardò davanti sempre a destra e notò un portone rosso, vi entrò.
Sembrava un asilo nido in tutto e per tutto, c'erano anche delle vecchie foto appese di bimbi piccoli con un pannolino di stoffa ed una spilla.
Uscì capendo che in quella stanza non c'era nulla di interessante, ed il nulla di interessante per Taylor significava : non ha a che fare con la stanza di prima.
Non sapendo che fare girò a destra, si poteva o salire delle altre scale,oppure rimanere su quel piano.
Decise prima di visitare il piano dove si trovava e dopo di salire,le cose con ordine.
Vagò per una mezz'ora abbondante in giro per stanze varie.
In quel piano non trovò nulla di interessante,nessuna "stanza segreta" o "ripostiglio di tesori" si, nonostante i suoi 15 anni pensava ancora a queste cose infantili o forse era solo curiosa.Ormai però aveva capito che questo edificio era una scuola infatti vi aveva trovato quello che doveva essere l'ufficio del preside, la segreteria, l'asilo e l'atrio per la pausa.
Ora che aveva esplorato il piano terra poteva scegliere se salire o scendere.
"Le cose con ordine" pensò, decise di salire dato che voleva farlo anche prima,anche perchè adorando leggere sapeva che le sorprese erano quasi sempre in soffitta ed i passaggi segreti in cantina ma a lei delle sorprese non gliene importava molto,lei voleva sapere dove portava quella misteriosa porta bloccata.
Salì le scale appoggiandosi a quella ringhiera di legno polverosa, si sentiva solo il rumore di lei che camminava, un rumore un po' inquietante ma da un certo senso rassicurante.
Salite le scale arrivò in un grande atrio, a destra un corridoio che si dissolveva nell'oscurità, mentre di fronte a lei sempre un corridoio che però, terminava con delle scale le quali salivano.
Decise di proseguire dritto e di ispezionare le stanze del corridoio.
"A quanto pare è anche una scuola elementare, ma è strano, sarà pure vecchia e chiusa ma non ne avevo mai sentito parlare"pensò mentre usciva da un'aula.Proseguì.
Salì quelle scale che non erano più rivestite da una moquette bensì erano fatte di marmo grigio, il rumore dei suoi passi, quindi era decisamente più forte e si poteva sentire benissimo l'eco da ogni parte in quell'immensa scuola.
Ispezionò come al solito le aule ma nulla,trovò dei bagni e svoltando a destra entrò in una stanza piena di animali imbalsamati.
"Sono inquietanti, via via di qui non mi piacciono" pensò questo ed uscì con passo spedito scendendo veloce le scale e ritornando all'atrio quasi correndo.
"Allora... O scendo oppure proseguo in quel corridoio scuro... Le cose con ordine"
Si diresse verso il corridoio e ispezionò le aule ma niente di interessante.
"Questa dovrebbe essere un'infermeria."
"Oh!Un'aula di musica!"
Taylor adorava la musica e ogni giorno seguiva due ore di pianoforte e non fu sorpresa nel trovarne uno proprio nell'aula di musica. Iniziò a suonare e suonò per un bel po' di tempo.
Felice di aver suonato uscì dalla stanza e proseguì scendendo dei gradini. Trovò un'aula per le proiezioni ma non gliene importò molto.
"Ma aspetta un attimo... Se vado di qui non scendo giù?Perfetto!Mi risparmio la strada inutile!"scese la prima rampa di scale e poi la seconda.
Presa dall'eccitazione inciampò in uno scalino un po' storto, ma per fortuna non cadde.
Finalmente era in cantina.
Trovò la palestra e la mensa ma lei voleva trovare "quella" porta, non era ancora soddisfatta di ciò allora proseguì verso una porta.
La aprì e con sorpresa notò che si trattava di un'altra mensa ma con tavoli più bassi, allora intuì che si trattava della mensa per i bambini dell'asilo.
Volse lo sguardo a sinistra e notò...
"Una porta Che sia... Che sia quella che sto cercando da tanto!?"
Si precipitò subito sulla porta.
L'aprì e nello stesso momento in cui toccò la maniglia il cielo si oscurò e si fece notte, non c'erano nè stelle nè luna niente, il cielo era soltanto blu, ma di un blu talmente scuro che non sembrava neanche la notte, non sembrava per niente notte ma sicuramente non era giorno.
Taylor si spaventò per questo e indietreggiò un momento dalla porta.
Non riuscendo a spiegare a sè stessa il perchè e spinta dalla paura e dall'eccitazione che si era creata in lei entrò velocemente dentro quella porta e rimase sommersa dal buio.
Camminò, i suoi passi... Ogni volta che toccavano terra provocavano una luce rosa che si rifletteva a specchio ovunque intorno a lei. Sembrava di camminare su un lago, un lago nero. Lei era la luce della luna che rifletteva sul lago, i suoi passi creavano luce, lei creava luce, in quello strano posto la porta era anche scomparsa, si era dileguata nell'oscurità.
Il ticchettio dei suoi piedi sull'acqua era evidente, ma non era acqua, era tutto solido, era materia nera.
Probabilmente stava vagando nel vuoto.
Presa dal panico iniziò a correre da ogni parte per cercare un' uscita ma l'uscita non c'era, non aveva scampo sarebbe rimasta intrappolata se non avesse fatto qualcosa, o se qualcuno non avesse fatto qualcosa...
Improvvisamente comparvero delle scritte sopra di lei, risplendevano di rosa anch'esse e creavano una lieve luce che placò l'animo spaventato di Taylor.
Le scritte dicevano
"Non ci si può ribellare al destino" 
"Continuerà ancora"
"Finchè qualcuno non ci riuscirà"
"Devi solo proseguire"
Non capiva cosa significasse tutto ciò, era spaventata e rimase ferma a osservare le scritte sparire pian piano.
Lo spazio iniziò a modificarsi, la materia nera stava scorrendo come fosse un fiume oscuro, la trascinava via.
Taylor proseguiva con lo scorrere dell'oscurità, trascinata da quella soffocante materia.
UNKNOW.
Un cartello aveva questa scritta, non capiva più nulla.
Trascinata da tutta quella materia rinunciò a sfuggirne e ben presto iniziò a vedere una luce, come se una porta si fosse aperta alla fine dell'oscurità.
Man mano che si avvicinava poteva notare particolari sempre nuovi provenire da quella luce, e quando ormai era vicina iniziò a nuotarvi dentro, per raggiungere l'uscita il prima possibile.
SPRING.
Un altro cartello aveva proprio questa scritta.
Come si poteva notare, Taylor era capitata in una foresta piena di fiori di ogni colore, tutto sembrava uguale al mondo reale ma qualcosa le faceva intuire che non era così.
Un po' stordita cercò di sedersi un attimo su un tronco,per recuperare le energie che aveva perso dimenandosi in quella oscura materia.
Si addormentò, ma non sognò niente.
Appena sveglia notò un nuovo cartello che questa volta si biforcava in due, dando la possibilità di scegliere la direzione da seguire.
Questa via, l'altra via.
Il cartello riportava queste scritte che,anche se potevano essere considerate uno scherzo di cattivo gusto, per Taylor erano un qualcosa non da decidere così su due piedi.
Decise di andare in ordine logico,prima avrebbe percorso "Questa via" e poi "L'altra via".
Camminò per circa un'ora e man mano che proseguiva si potevano notare piccole costruzioni distrutte, come se poco tempo prima ci fosse stato un villaggio ma poi a seguito di qualcosa fu abbandonato o distrutto.
Passò un'altra mezz'ora nella quale per la maggior parte del tempo osservava il paesaggio circostante, cercando somiglianze con il suo "mondo reale".
Una cosa la infastidì parecchio: non c'erano animali, come se quel posto fosse stato dimenticato da tutti, ma completamente da tutti.
Continuò a camminare a lungo, vide in lontananza che alla fine della via c'era quel che sembrava la rovina di un castello.
Si chiese se avrebbe potuto trovare un riparo dove dormire per poi, il giorno dopo, cercare l'uscita a questa grande follia,come la chiamava lei.
Avvicinandosi le sue aspettative cambiarono, era talmente distrutto che era impossibile ripararsi anche solo da poco, in più non sembrava stabile e sarebbe potuto crollare da un momento all'altro, ma Taylor decise comunque di andare a controllare,magari avrebbe trovato qualche mappa o qualcosa di utile come vestiti, posate e armi per cacciare, improvvisamente si ricordò del fatto che non ci siano animali e scartò subito l'idea della caccia.
Era ormai all'ingresso, le due ante di legno del grande portone erano a terra,ormai semidistrutte e altamente fragili per la decomposizione, le rifiniture in ferro erano arrugginite,probabilmente a causa della pioggia, pensò, nonostante ciò per lei era comunque bello e affascinante.
L'ingresso non sembrava sicuro, ma notò vari buchi nelle mura, probabilmente inferti da dei cannoni, erano molto grandi, dovevano davvero voler distruggere questo posto,e a quanto pare c'erano riusciti.
Con cautela si intrufolò in una di queste aperture, la prima cosa che notò fu senz'altro l'odore di vecchio e tutta la polvere che la portava in continuazione a starnutire.
Osservò il pavimento, era formato da mattoncini di un colore blu-verde, probabilmente di marmo, forse era l'unica cosa che non si era totalmente distrutta.
Si alzò in piedi e la gonna ormai non era più bianca.
Setacciò di continuo il salone,ma le uniche cose che trovò furono delle candele che, beh erano utili, ma la fame si stava iniziando a far sentire, non poteva di certo mangiarsi una candela, così, ora la meta era trovare la cucina ed impossessarsi di tutti gli utensili ma anche del cibo se ce n'era.
Seguì quel lungo corridoio ormai senza tetto, fino a quando iniziarono a sbucarvi a lato delle stanze, decise di perquisire tutto e di appropriarsi degli oggetti che le sarebbero potuti tornare utili.
La prima porta sembrava una miniatura del portone,ma stranamente era ancora in piedi, bussò per sentire la resistenza del legno e provò ad aprirla, ma, dato che la serratura si era arrugginita la porta non si aprì e Taylor dovette tirare un bel calcio prima di riuscire a entrarvi.
Sembrava essere la camera di alcuni servi a giudicare dalla dimensione e da com'era decorata, trovò un sacco e delle lenzuola insieme a un cuscino ammuffito, che però non prese perchè sarebbe stato inutile utilizzarlo così com'era.
Uscì dalla stanza e sfondò anche l'altra porta, aveva un po' paura di ritrovarsi di fronte ad un fantasma o ad un cadavere ma, d'altronde l'istinto di sopravvivenza le diceva di farlo.
Questa stanza, invece, sembrava essere un ripostiglio, trovò solo delle scope di legno, che a lei non servivano, quindi si diresse velocemente verso all'altra porta e si accorse che praticamente tutte erano decorate e rifinite come il grande portone all'ingresso.
Sfondò anche questa porta e per sopravvivere iniziò a correre: il castello stava crollando.
Corse velocemente lungo quello stretto corridoio incurante di tutto ciò che la circondava, raggiunse l'ingresso e dimenticandosi che l'ingresso fosse instabile lo attraversò, un sasso dalle dimensioni di un piccolo libro la colpì in testa e svenne.
Si svegliò di colpo,era dentro ad un'abitazione su un letto, sempre meglio di quel castello, pensò.
Ma una cosa non le era chiara, come ci era finita lì?
Lei era svenuta e non sarebbe stata capace di muoversi da sola, c'era solo una spiegazione: qualcuno doveva averla portata qui,il che significava che non era sola.
La sua adorata fascia, nella corsa era volata via,perciò i suoi capelli erano davvero scompigliati, sulla testa aveva un fazzoletto bagnato con dell'acqua fredda, quel qualcuno non sembrava essere malintenzionato.
Si alzò lentamente tenendosi la mano sul fazzoletto, quella camera era molto carina, interamente fatta in legno e mattoni, come le classiche case di montagna dopotutto.
Uscì dalla stanza e dopo aver proseguito un po' trovò il salotto, su una sedia a dondolo era seduta una ragazzina di undici anni, o almeno Taylor pensava avesse undici anni.
Aveva dei capelli castani abbastanza corti, appena fino alle spalle, in testa aveva un grande fiocco colorato, era molto pallida ed i suoi occhi erano castani tendenti al giallo.
Indossava un vestito gotico pieno arancione di pizzi e merletti, sembrava essere molto ricca.
Si avvicinò alla bambina.
«Ciao, sei tu che mi hai portato qui?» chiese Taylor sorridendo dolcemente ed abbassandosi fino ad arrivare alla sua altezza.
La ragazzina si limitò ad annuire timidamente.
«E dimmi, come ti chiami?» chiese sempre sorridendo.
«....Chanel»non sembrava fidarsi tanto.
«Quanti anni hai?»>
«......» la bambina non rispose
«Capisco, non vuoi dirmelo eh?Pazienza ma i tuoi genitori dove sono?Sono usciti?»
«Si ma non torneranno» la ragazzina si comportava in modo abbastanza freddo e timido.
«E perchè?»
Di nuovo silenzio.
«Ho capito, avrei un'altra domanda e poi la smetto»
«.....»
«Che posto è questo?»
«Un posto sconosciuto»»rispose freddamente.
«In che senso sconosciuto?»
«Mi avevi detto che la finivi con le domande»
«Ma io lo voglio sapere»
«....»
«Devo andare via di qui e tornare a casa»
«....»
«Rispondimi DOVE DIAMINE SONO CAPITATA?!»,esclamò Taylor alzandosi di colpo.
«.....»
«Grazie per avermi salvato ma ora ho intenzione di andarmene».
La bambina continuò a fissarla mentre andava via ed usciva dalla porta.
Uscendo dalla porta si ritrovò davanti a quello che non si sarebbe mai aspettata: il poso dov'era entrata.
Euforica iniziò a correre verso quel posto, la bambina l'osservava silenziosamente dalla finestra.
Appena entrò di nuovo in quella scura materia notò qualcosa di diverso.
"SHOCK"diceva un cartello.
Fece appena in tempo a leggerlo che una forte scossa colpì ripetutamente il suo corpo, Taylor urlava e urlava.
La bambina continuava ad osservarla dalla finestra, senza espressioni, l'osservava e basta.
Dopo altre scosse ripetutive Taylor cadde in un grande buco e svenne.
Si svegliò.
Era a casa!
Felicissima corse dai suoi genitori giù in cucina.
Qualcosa la fece rabbrividire.
Appena li chiamò notò che le loro facce erano uguali a quelle della bambina.
Iniziò a pensare che non fosse possibile, indietreggiò.
«Taylor, stai bene?»
«Stai LONTANA DA ME MOSTRO!»
«Taylor...?»
«Whaaaaaaaa VIA DA MEEEE».
Iniziò a spaccare alcuni vasi cercando inutilmente di farli stare lontano.
Qualcuno la colpì alle spalle: sua sorella Sophie.
Anche lei aveva la faccia di Chanel, era tutto un incubo, svenne di nuovo.
E così Taylor venne portata in un ospedale psichiatrico, le erano stati trovati sintomi gravi di schizofrenia e il suo corpo era instabile per via di shock elettrici che nessuno sapeva come la ragazza si fosse procurata.
Fine.
Ma continua.
  
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