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Autore: passiflora    09/11/2015    0 recensioni
Giorgia, Shine, Felicity e Aurora. Quattro ragazze legate tra loro dal destino e dal misterioso fato dei fratelli Reed, che scomparvero senza lasciare traccia duecento anni prima ma che ora, misteriosamente, sono tornati. E con loro una minaccia.
---Della terra dei Franchi è la maga dell'Aria, dalla notte al giorno è la maga dell'Acqua, la maga di Terra è figlia d'artista e la maga del Fuoco è la bestia più bella---
[Con questa storia voglio tentare il progetto NANOWRIMO, che in sostanza consiste nello scrivere un romanzo -una bozza, ovviamente- di almento 50000 parole entro fine mese. Chissà se ci riuscirò! Nel frattempo, volete dare una possibilità al mio lavoro e farmi sapere che ne pensate? ;) ]
Genere: Dark, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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L'urlo atterrito di una donna sembrò squarciare l'umida oscurità della notte come una freccia incandescente. Nello stesso momento Shine, una studentessa di ventuno anni appena compiuti che passava per caso proprio davanti alla casa da cui l'urlo proveniva, vide qualcosa uscire dal cancelletto divelto dell'abitazione. A priva vista le sembrò un cane, un grosso cane nero fuggito dal giardino, ma quando la grossa bestia, allontanandosi dall'abitazione, passò per un attimo sotto la luce di un lampione, Shine poté rendersi conto che non si trattava affatto di un grosso cane ma solo di qualcosa che poteva assomigliarci. Qualcosa ricoperto di una folta peluria scura che non procedeva a quattro zampe bensì curvo in avanti, come una scimmia.

Shine, che si vantava di possedere un'invidiabile sangue freddo, si chiese a che cosa si trovasse di fronte e quale fosse il modo migliore di allontanarsi senza rischiare la pelle. L'animale, sempre che di ciò si trattasse, era lontano meno di dieci metri e sembrava non essersi accorto di lei. Forse la cosa migliore era rimanere immobili e aspettare che se ne andasse e magari poi andare a controllare cosa fosse successo e chiamare la polizia.

In quel momento però, la donna dentro la casa urlò di nuovo e Shine, tesa e concentrata, si lasciò sfuggire un impercettibile esclamazione di sorpresa; così l'animale si accorse di lei.

L'istinto fu rapido nel suggerirle di fuggire, veloce come una gazzella nella savana, ma Shine si rese immediatamente conto che correre via non sarebbe servito a nulla; anzi, con tutta probabilità avrebbe innervosito ancora di più la creatura, che avrebbe potuto decidere di farla fuori, come senza dubbio aveva fatto con qualcuno dentro la casa.

Quello che accade poi, per Shine passò come in un sogno.

L'animale si trascinò verso di lei con movimenti lenti e impacciati, come un bambino che ha appena imparato a camminare. Attraversò la strada e quando fu vicino Shine poté osservarlo con precisione. Era uno strano essere, davvero. Aveva orecchie appuntite ai lati della testa e il muso era del tutto simile ad un viso umano molto allungato e aguzzo, i cui tratti alterati suggerivano l'idea di un muso di cane. Dalla bocca spuntavano grosse zanne da cui colavano sangue e brandelli di materiale vischioso.

La bestia le si avvicinò. Shine sentiva le gambe pesanti come blocchi di marmo, segno che da qualche parte dentro di lei covava un terrore opprimente; fuori però, non sentiva nulla e non aveva paura. Anzi, era curiosa.

La bestia, ormai a meno di un metro da lei, la fissava con degli occhi gialli iniettati di sangue, contratti e vigili. Improvvisamente distese le zampe posteriori e si eresse in tutta la sua statura, sovrastando Shine di almeno un metro. Poi emise un basso e costante ruggito. Un avvertimento, una minaccia. Ma Shine non si mosse. Shine rimase ferma. Non era certo coraggio, il suo, ma non riusciva ad andarsene via né a distogliere lo sguardo.

La bestia parve accorgersi di questo e si chinò verso di lei. Gocce di sangue le caddero sul viso quando il muso dell'animale si avvicinò per annusarla. Il puzzo orribile del mostro invase il naso di Shine e le suggerì immagini di marciume, sporcizia, morte, vermi e muffa e cose disgustose. Era come se avesse addosso l'odore stesso della paura. Improvvisamente, fissando Shine negli occhi, l'animale levò una delle zampe anteriori, del tutto simile ad una mano dalle dita troppo lunghe, e, con un artiglio giallo e ricurvo, incise un solco nel collo di lei. Poi tornò a rannicchiarsi, si spinse con le zampe posteriori, spiccò un salto e sparì nel giardino alle spalle della ragazza.

Un istante dopo la donna che aveva urlato uscì di casa e corse sul marciapiede deserto, nella strada buia.

Shine invece, poiché non aveva più bisogno del suo sangue freddo e poiché il solco che aveva sul collo le faceva davvero male e poiché sospettava di avere appena avuto un incontro con qualcosa che non sarebbe dovuto esistere, svenne.

 

I nuovi mobili ordinati dalla famiglia di Giorgia erano stati sapientemente scelti perché non stonassero troppo con lo stile della casa. Erano tutti mobili scuri, pieni di curve e intarsi che volevano imitare degli opulenti mobili artigianali ottocenteschi. Giorgia ricevette il permesso di scegliere la camera che più preferiva e lei, dopo aver trovato il coraggio di salire al piano di sopra (cosa per nulla facile, visto il silenzio spettrale e la penombra che regnavano sul secondo e terzo piano) designò come sua futura dimora una delle camere più grandi, con ampie finestre esposte a sud. Decisa la stanza, gli operai vi montarono i mobili e quando ebbero finito, la stanza aveva un aspetto molto strano. Sembrava uno strano collage, il fotomontaggio di alcuni oggetti moderni su un dagherrotipo sfocato.

Lo stesso valse per il resto della casa e fu tutto ancora più bizzarro quando finalmente venne creato un impianto di illuminazione, di riscaldamento e venne allacciata la linea telefonica. Il "museo", come Giorgia amava definire la sua nuova casa, ora era attrezzato per le esigenze di una famiglia moderna.

Gli operai e i tecnici avevano fatto davvero un buon lavoro; siccome la casa era d'epoca e non andava rovinata con interventi drastici e insensibili, tolsero le pietre dal muro con la delicatezza con cui si maneggia un neonato, staccarono le assi dal pavimento come se fossero d'oro, e i soffitti decorati vennero trattati con la massima cura. Tutta questa delicatezza costò cara al padre di Giorgia ma alla fine c'erano abbastanza prese per la corrente da poter caricare il cellulare e il computer e il gas per poter scaldare e cucinare. In realtà però, per un paio di mesi il gas venne usato solo per cucinare. Per scaldare riempivano di legna i numerosi caminetti di cui erano dotate la casa e le camere e Giorgia amava moltissimo addormentarsi con il crepito del fuoco acceso.

 

Un mese e mezzo dopo il loro arrivo, dunque, Giorgia poté tornare a vivere come una ragazza del ventunesimo secolo e per prima cosa postò alcune foto della sua nuova magione in facebook, dove ben poche persone attendevano di sapere da lei come mai fosse sparita per un mese e come andasse la vita nella nuova città. La ragazza, infatti, non possedeva una grande cerchia di amici e conosceva ben poche persone che si interessassero anche solo marginalmente a lei. Questo l'aveva rattristata molto, quando aveva attraversato i turbolenti anni dell'adolescenza, ma con il tempo ci aveva fatto l'abitudine e aveva imparato a stare bene da sola con se stessa. Un simile atteggiamento, l'assenza di forti legami, l'aveva resa disponibile al cambiamento e non aveva affatto sofferto il trasferimento in Inghilterra. Anzi, lo vedeva come la possibilità di cambiare le cose e magari, sta volta, cambiare anche un po' se stessa.

 

Con questa positività, durante il mese e mezzo di lavori cercò in lungo e in largo un luogo in cui assumessero giovani e inesperte fanciulle straniere. Ne trovò tre e tutti promisero di richiamare ma siccome mancava l'elettricità in casa né lei né nessuno dei suoi familiari erano reperibili, se anche qualcuno richiamò Giorgia non lo seppe mai. In compenso, un mese e venti giorni dopo l'inizio di questa storia, la ragazza si ritrovò a passeggiare lungo una strada molto animata, piena di negozi, bar e sale da té dall'aria retrò. Proprio lì notò un piccolo cartello attaccato con lo scotch alla porta di un bar:

 

"Cercasi cameriera per fine settimana".

 

Giorgia entrò senza pensarci due volte. Il bar era un posto carino, pieno di mobili di legno scuro, lucidi e spessi, e luci basse e gialle.

« Ciao! Ho visto il cartello appeso alla porta e... » disse in inglese alla ragazza che serviva al bancone. Quella la guardò perplessa per un attimo, poi le chiese da dove venisse.

« Dall'Italia » rispose Giorgia e la ragazza al bancone sorrise e attaccò bottone raccontandole di un viaggio recente che aveva fatto a Firenze. Giorgia ascoltò con pazienza e rispose ogni tanto con qualche luogo comune, corresse la pronuncia della ragazza e rise con lei alle sue battute.

« Allora, sei qui per il lavoro? » chiese lei alla fine.

« Si. Mi sono appena trasferita e vorrei lavorare e praticare l'inglese prima di iscrivermi all'università » rispose Giorgia.

« Sappi che è un lavoro temporaneo. Ci serve qualcuno perché la ragazza che faceva quel turno ora è molto ammalata e non può venire » spiegò la ragazza.

« Capisco. Beh, a me andrebbe bene comunque » rispose Giorgia.

La ragazza al bancone si rivelò essere la figlia del proprietario del bar, che era anche lo zio della ragazza ammalata, e disse a Giorgia che quel fine settimana poteva venire a lavorare ma che sarebbe stata solo in prova e che magari, chissà, se fosse stata brava avrebbero potuto assumerla sul serio.

 

Incredula e incapace di spiegarsi un tale colpo di fortuna, Giorgia si diresse alla biblioteca, luogo che era originariamente stato la sua meta, camminando ad un metro da terra.

Era tanto distratta che entrando nella modesta biblioteca del quartiere quasi travolse un ragazzino che ne stava uscendo. Si scusò in fretta, entrò sorridendo al bibliotecario che la guardava storto e si diresse alla sezione "letteratura moderna". Voleva cercare un libro da leggere per fare esercizio che non utilizzasse un linguaggio troppo arcaico e difficile da capire. Si mise a spulciare i titoli uno per uno, cercando qualcosa che attirasse la sua attenzione. Improvvisamente, un'esclamazione scurrile proferita in francese raggiunse le sue orecchie e catalizzò tutta la sua curiosità. Sporgendosi a lato dello scaffale, infatti, vide una ragazza dai lunghi capelli rossi, vestita di tenui colori pastello, con una romantica gonna a pieghe, china su un cellulare molto costoso e semi distrutto. Imprecava.

Giorgia aveva studiato il francese per molti anni e le si rivolse senza problemi.

Dapprima la ragazza sembrò stupita.

« Sei francese? » domandò, accigliata.

« No, italiana » rispose Giorgia.

Quando Giorgia si offrì di ricomporle il cellulare, lei divenne improvvisamente sorridente e solare e una volta che si vide restituito il prezioso manufatto elettronico integro, divenne addirittura loquace. Si presentò, chiese il nome a Giorgia, dove abitasse, da dove venisse, le raccontò di se stessa, della sua famiglia, di come anche lei si fosse trasferita da poco. Parlarono per quasi un'ora e la ragazza, che si chiamava Felicité, ma che lì tutti chiamavano Felicity ("gli inglesi hanno un grosso problema di spelling"), consigliò a Giorgia di leggere Harry Potter.

Mentre entrambe si dirigevano all'uscita, Felicity con in mano un libro su Turner, Giorgia con Harry Potter e la pietra filosofale, l'occhio di quest'ultima cadde sul giornale del giorno, appoggiato su un tavolino e attaccato ad una catena perché tutti potessero leggerlo ma non spostarlo.

« Moria di gatti? » lesse.

« Già. Sembra che i gatti della città stiano morendo tutti, uno dopo l'altro. E quelli domestici scappano tutti di casa e non si trovano più. Anche il mio è scappato. È successo un mese fa, ormai... » mormorò Felicity, evidentemente rattristata dal fatto.

Anche Giorgia fu improvvisamente invasa dalla tristezza. Anche la sua gatta era scomparsa. Pensavano si fosse nascosta in casa ma non era più spuntata fuori. Era successo una settimana dopo essere arrivati nella nuova casa. Ora Giorgia immaginava la sua povera Ish morta da qualche parte e fu assalita dallo sconforto.

   
 
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