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Autore: Nadine_Rose    10/11/2015    1 recensioni
Nadine ballava, rideva ed era viva.
[Continuo di “Un amore diviso da un filo spinato”]
Nadine e Werner sedettero vicino alla riva del lago all’ombra di un’alta conifera e restarono lì, stretti l’uno all’altra, avvolti dall’aria fresca dell’estate berlinese mentre dentro di loro scoppiava la primavera. Una nuova stagione era cominciata per la loro vita ma i due contavano ancora i loro inverni.
[Capitolo 33: Il dono della vita]
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopoguerra
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Capitolo 22

 

La scelta di amare

 

- Prima parte -

 

“Nelle bufere più tormentose, io ho scelto te.

Nell’arsura più arida, io ho scelto te.

Nella buona e nella cattiva sorte, io ho scelto te.

Nella gioia e nel dolore, io ho scelto te.

Nel cuore del mio cuore, io ho scelto te”.

S. Lawrence, Ho scelto te

 


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- Ricordare per ricominciare ad amare -

 

Foresta di Grunewald[1], 20 aprile 1945[2]

 

I cannoni sovietici tuonavano senza tregua e i palazzi in città crollavano come castelli di carta. Un rumore infernale di mitragliate e di aerei, pronti a lanciare le loro bombe, echeggiava nel cuore silenzioso della foresta e faceva tremare le ginocchia di chi, tra la vegetazione e nei fossati, un rifugio aveva trovato. Kurt ed Engel erano nascosti tra i poveri resti di una casetta sventrata e, rannicchiati l’uno di fronte all’altra vicino a quello che un tempo era stato un muro, cercavano di proteggere la piccola Brigit, un tenero fagottino di appena due settimane di vita. Quanto era stata crudele la vita con loro! Per anni avevano combattuto il nazismo – tra rinunce e stenti, con fatica e sofferenza –, salvando molte persone e perdendo tutti i loro cari e, adesso, le bombe sovietiche – sorde e cieche – non avrebbero risparmiato il loro coraggio, la loro innocenza. Senza pietà, avrebbero colpito anche loro condannandoli alla stessa sorte dei colpevoli. Kurt ed Engel si guardavano con espressione disperata: i loro occhi erano pieni di lacrime che non riuscivano più a versare e le loro labbra screpolate non potevano far altro che chiudersi nel silenzio; i loro volti e le loro mani erano sporchi di polvere e di terreno e i loro vestiti erano sempre più logori; le loro gole erano riarse per la sete e i loro stomaci brontolavano per la fame. Nello zaino avevano soltanto un po’ di latte per la bimba e delle scatolette di carne rubate ad un soldato delle SS morto in città. Kurt allungò il braccio, poggiando la mano sul fianco di Engel e, aprendo pian piano la bocca impastata, iniziò a parlare con voce tremante: “Superato questo inferno, sarà tutto finito. Teniamo duro. Ancora qualche giorno e la guerra sarà finita, vedrai.” La ragazza dissentì scuotendo freneticamente la testa e il fragore di una bomba esplosa nelle vicinanze incrementò in loro la paura di morire. Si sentivano indifesi, vulnerabili, deboli, impotenti dinanzi ad un qualcosa che non avrebbero mai potuto fermare e dal quale sarebbe stato impossibile scappare. I due erano in una trappola mortale. Entrambi ripensarono alle loro madri, alla tenerezza dei loro sorrisi, al calore dei loro abbracci, alla spensieratezza della loro infanzia, al tepore delle loro case e desiderarono rivivere anche solo per un attimo quel piacevole senso di protezione e di sicurezza provato da bambini. Sentivano la morte sempre più vicina e desideravano l’abbraccio della mamma. Il pensiero di Kurt andò anche a sua sorella Käthe – ai loro giochi e alle loro zuffe, ai loro litigi e al loro affiatamento, a quel rapporto di “amore e odio” che li teneva sempre uniti – e a suo padre – alle parole non dette e a quelle che avrebbero dovuto evitare, agli abbracci mancati, al tempo sprecato, a quello schiaffo ricevuto per le foto scattate a Ravensbrück, a quei soldi rubati per fuggire con Nadine. E inevitabilmente il suo cuore corse a lei – al ricordo di un amore così lontano, eppure tanto vicino da riaprirne le cicatrici e bruciargli nelle viscere, nelle ossa, nelle profondità dell’anima. Ma poi fissò lo sguardo di Engel e, in uno slancio d’amore, vide in lei la donna della sua vita, le sue speranze, i suoi sogni, il suo futuro, la sua sposa, la madre dei suoi figli … se mai sarebbe sopravvissuto. Kurt era sempre stato innamorato di Engel, tante volte in quei quattro anni avevano dormito insieme, si erano lasciati e poi ripresi, ma mai aveva trovato il coraggio di ricominciare ad amare, di fare una scelta di vita importante, di iniziare a concretizzare la promessa fatta al signor Franz di prendersi cura di lei regolarizzando il loro rapporto. Mai come in quel momento – forse inopportuno perché contrassegnato dal rumore di cannonate e mitragliate –, in quel luogo – non proprio adatto perché teatro di follia e disperazione, bagnato dal sangue delle vittime e dei carnefici di un’insensata guerra contro l’umanità –, aveva provato un sentimento così forte, improvviso, profondo, esplosivo verso di lei. Era un sentimento, una forza capace di spezzare le catene delle sue paure, di infondergli sicurezza in se stesso fino a spingerlo a dire: “Engel, io ho preso una decisione …” il cuore gli batteva forte e la voce era rotta per l’emozione “… Io voglio sposarti. Dopo la guerra, riconoscerò la bambina come mia figlia e ti sposerò!” Il tempo e i rumori sembrarono fermarsi e loro non essere più lì. Engel sgranò gli occhi, verdi, da cerbiatta, belli, velati di lacrime e, con un fil di voce, confusa, sussurrò: “Perché?” “Perché …” Kurt inumidì le labbra con la lingua “… Io ti amo.” A queste parole dolci e tremanti, la ragazza ebbe un tuffo al cuore e quasi le mancò il respiro: per ben quattro anni le aveva sperate, desiderate, sognate, attese tra fiducia e angoscia, tra pazienza e tormento, e adesso non riusciva a credere alle proprie orecchie. Avrebbe voluto piangere per la commozione, urlare per quell’improvviso senso di liberazione che aveva provato, ma riuscì soltanto a balbettare una parola, un nome, la causa dei suoi dubbi e delle sue paure: “Nadine.” Subito, gli occhi di Kurt si bagnarono di lacrime e, con voce grave, rispose: “Nadine è morta.” “Non per te.” Engel aveva ragione. E un’altra bomba cadde nelle vicinanze. “Ma io ho scelto te …” fece il giovane estremamente commosso, accarezzandole la guancia “… è con te che voglio trascorrere il resto della mia vita. E tu vuoi restare con me per sempre?” Engel annuì con la testa. Lo amava troppo. Accennò un sorriso e, con il cuore in gola, gli rispose: “Anch’io ti amo.” Gli prese la mano, intrecciando dolcemente le dita con le sue e fu colta da un incontenibile desiderio di incontrare le sue labbra. Anche Kurt sorrise ma poi, all’improvviso, ci fu uno scoppio tremendo. Il cielo si accese, la terra tremò e, all’urlo straziante di Engel, la loro casetta scomparve in una nube di fumo nero.

 



[1] La Foresta di Grunewald (detta anche “foresta verde”) si estende lungo la riva orientale dell’Havel, nella zona occidentale di Berlino.

 

[2] Quinto giorno della Battaglia di Berlino (16 aprile 1945 - 2 maggio 1945). L’Armata Rossa sferra il grande attacco per distruggere le forze tedesche e, dopo scontri molto aspri e dure perdite per entrambe le parti, i sovietici conquistano la capitale. L’8 maggio 1945, sei giorni dopo la fine della battaglia, il Terzo Reich si arrende ufficialmente.

 

   
 
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