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Autore: cioco_93    11/11/2015    0 recensioni
Un amore oramai adulto, un omicidio con mille testimoni ma nessun sospettato, e una bambina già vista di cui non si riesce a scoprire nulla.
180 giorni dopo gli avvenimenti del film, Veronica ritorna sul ring di Neptune affiancata da vecchie e nuove conoscenze, e immersa in una nuova indagine ad alta tensione, senza mai dimenticare però gli aspetti sarcastici, divertendi, di amicizia e romantici che 3 stagioni di serie e un film hanno saputo regalarci.
Genere: Azione, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Logan Echolls, Un po' tutti, Veronica Mars
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Giusto qualche informazione prima di lasciarvi alla lettura. Questo è il primo capitolo, che fa da reale introduzione a quello che sarà la storia. Perciò non aspettatevi poemi, solo qualche riga, che spero però vi intrighi e vi porti ad appassionarvi alla storia

1. Quella piacevole finta pace


180 Giorni.
Erano passati estremamente in fretta paragonati ai 9 anni di silenzio che si erano frapposti tra me e Logan. 180 giorni di chiamate interrotte, mail sempre troppo corte, e giorni di incredibili silenzi che mi tenevano sempre con il fiato sospeso. Ma avendo pur sempre una reputazioni da portare avanti, ovviamente non avevo fatto trasparire le mie emozioni con nessuno, buttandomi a capofitto nelle indagini più svariate.

Dopo la pessima figura di Lamb, che fece il giro del web grazie alle nostre registrazioni durante il caso di Logan, lo sceriffo aveva finalmente ricevuto un velato ordine di dimettersi, grazie al quale i cittadini di Neptune furono richiamati al voto, per le elezioni del nuovo sceriffo. A 9 anni di distanza da quelle che furono truccate, e che rimandarono mio padre a occuparsi della Mars Investigation, le elezioni di quell'anno portarono finalmente Kheit Mars nuovamente dietro la scrivania che lo spettava, e dava a me il pieno controllo di tutti i casi che passavano dall'ufficio. Insomma un sacco di occasioni per occupare il mio tempo.

Nonostante il lavoro però, e il mio più totale autocontrollo che mi ero imposta sull'argomento “Logan” in quelle settimane, fu difficile trattenere il più sincero dei sorrisi quando finalmente potei rivedere l'affascinante figura del mio uomo sbucare dal Gate d'uscita.

- Mi scusi Signorina, stava aspettando qualcuno.?? - chiese con quel suo fare malizioso avvicinandosi il ragazzo.
- Mha... diciamo che aspettavo il mio uomo. Magari l'ha visto in aereo: alto, biondo, occhi azzurri. Questa descrizione le dice qualcosa.?? -inizia a scherzare io avvicinandomi alle sue labbra. Logan fece cenno di no con la testa, e con ancora quel suo ghigno stampato in faccia, si fiondò a baciarmi come qualsiasi ragazza dovrebbe esser baciata dopo 180 giorni di lontananza.

- Sai, non so il tuo ragazzo, ma io ho una bella villetta, sulla spiaggia, vista mare dalla camera da letto, che sarebbe molto comoda dove continuare questa sessione di baci – Propose divertito staccandosi dalle mie labbra. Sorrisi come una 15enne, e dopo avergli preso la mano, ci dirigemmo fuori dall'aeroporto.

- Ti prego Mars, dimmi che sei venuta con la mia bambina – domandò con ansia Logan, guardandosi intorno nel parcheggio alla ricerca della sua amata Mercedes Cabriot.
- Sapevo che amavi più lei di...- iniziai a protestare con tono finto offeso, quando degli spari tuonarono da dentro la Hall principale dell'aeroporto.

Il ragazzo mi buttò in automatico a terra per proteggermi, ma senza un reale pericolo, dato che il fuoco era già cessato. Il panico ovviamente pervase nel luogo: urla, bambini che piangevano, gente che correva senza meta. Dopo pochi attimi di stordimento, non potei che alzarmi di scatto, e guidata dal mio solito poco buon senso, mi precipitai sulla scena della sparatoria. Logan mi corse dietro sbraitando di non fare la solita eroina, quando tutti e due, una volta varcate le porte dell'aeroporto non potemmo che rimanere esterrefatti dal caos che si presentava davanti agli occhi.
La polizia correva in tutte le direzioni possibili, divisi in gruppi di 2 o 3 uomini alla volta, ma dandosi coordinate del tutto differenti. C'era chi gridava “giù per la rampa di scale”, chi “ragazzi l'ho visto sulla destra” o chi ancora segnalava di averlo visto oltrepassare correndo il check in. Ma quello che mi colpì di più furono gli occhi di una bambina in mezzo alla folla, proprio di fianco a una colonna. Non parlava, non piangeva, ma continuava a girovagare con lo sguardo come se fosse in cerca di aiuto. Mi concedetti nel caos di fissarla per qualche istante più del resto che mi circondava. Era come se l'avessi già vista, come se quel viso non mi fosse nuovo. Avrà avuto su per giù una decina d'anni.
Continuai a fissarla, fin quando non mi accorsi che la sua maglietta e le sue mani erano ricoperte di sangue. Quando finalmente notai quel particolare, strattonai Logan e le corsi incontro. A fianco a lei giaceva oramai il cadavere di una donna, immersa in una pozza di sangue. Due spari secchi, proprio come quelli che avevano rieccheggiato in tutto l'aeroporto. Uno diretto al cuore, uno alla testa. In poche parole nessun atto di terrorismo nella cara e vecchia Neptune, solo un omicidio in grande stile, eseguito da un professionista.

  
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