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Autore: yesterday    11/11/2015    25 recensioni
Non è mai una scelta vantaggiosa condividere una stanza di quattro metri per quattro con il tuo ex ragazzo. Soprattutto se l'ex ragazzo in questione è Akito Hayama, e siete più o meno in pessimi rapporti.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Aya Sugita/Alissa, Fuka Matsui/Funny, Sana Kurata/Rossana Smith, Tsuyoshi Sasaki/Terence | Coppie: Sana/Akito
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia, chi la ricorda lo sa, era destinata ad avere più capitoli. Nonostante l'ultimo funga un po' da chiusura, volendo, vuoi il tempo che era passato e vuoi le cose che erano cambiate, non era esattamente quello che avevo immaginato.
E dato che tuttora ricevo recensioni e messaggi a riguardo - siete meravigliose, sono passati cinque anni e mezzo da quando ho scritto l'1.00 e ancora mi leggete, ancora mi pensate -, mi sembrava giusto darle e darvi la scena finale che avevo pensato sin dall'inizio, in un capitolo meno narrato del solito e più a scene, piccoli slices of life sullo stile sia del prologo (1.00 - Drunk) sia dell'intrermezzo (2.00 - Costant).
Il capitolo doveva essere più consistente, volevo inserire anche i nuovi amici di Sana, ma era tutto legato ad una serie di altri capitoli e... Alla fine niente, ho pensato di chiudere proprio con l'ultima scena, senza tanti fronzoli, solo con loro due.
 L'epilogo si chiama Heart, un po' perché lo ritroverete nel testo, un po' perché riguarda il grazie che mi sento di dirvi: di cuore.
C.
 
3.00 Heart: the centre of something




« Io dico che queste con le stelline sono carine »
« Kurata, sono perfette... Per un bambino di cinque anni »
« Allora le prendiamo, perché sono perfette per te! », gli concessi un sorrisone, beccandomi di risposta un pizzicotto sul fianco.
« Abbiamo finito? Odio i negozi e... Indovina? Detesto andare a negozi con te. »
« Andiamo Hayama, non ti crede nessuno. Adori passare il tempo con la tua ragazza, in qualsiasi modo lo si impieghi »
Akito accennò un ghigno e mi bloccò un braccio, interrompendo la nostra maratona nel grande magazzino.
« A tal proposito, c'è un modo che, diciamo, non mi dispiacerebbe » sollevò entrambe le sopracciglia, indicando un punto alle mie spalle. « ...Camerino? »
Mi voltai come un'imbecille e mi ci volle un minuto buono per capire cosa intendesse. Strinsi con forza i miei acquisti contro il petto.
« Akito Hayama. » espirai « Passi il pomeriggio col muso lungo, come se accompagnarmi a fare compere fosse come accompagnarmi al patibolo, e poi hai anche la faccia tosta di chiedermi di farlo in un camerino? »
Quando incrociai di nuovo il suo sguardo non si preoccupò nemmeno di rispondere. Aveva assunto l'aria più angelica che gli avessi visto addosso nell'ultimo non so quanto. Con tanto di ciuffetto biondo spettinato.
Era quello che mi fregava sempre.
« Se qualcuno ci scopre dirò che era un'aggressione e non ero affatto consenziente » gli puntai un dito sullo sterno, spingendolo leggermente.
Mi afferrò la mano ed improvvisò un occhiolino che era così poco da lui da rendere la situazione ancor più esilarante.
« Sana, non ci crederebbe nessuno » e mi trascinò in fretta con sé.

 
****



« Kurata, dopo lo facciamo? »
Quasi mi strozzai col riso al curry che avevo in bocca, e molto poco elegantemente cominciai a tossire a tavola, i polmoni che reclamavano la loro dose di aria.
Ma era impazzito? Lo fulminai con lo sguardo, di risposta ottenni solo una fronte corrucciata e una nonchalance indecente.
Aya rimase impassibile e composta, si pulì gli angoli della bocca prima di proferir parola. Accanto a lei, Tsu era abbastanza imbarazzato.
« Ragazzi, io sono molto felice che abbiate risolto i vostri problemi e nelle ultime settimane abbiate, come dire... Ritrovato l'affiatamento. Ma non finché stiamo cenando, per cortesia. »
Ero sconcertata quanto lei, solitamente Hayama manteneva un minimo di contegno... In pubblico. Lui rimase lì a braccia conserte, poi poggiò i gomiti sul tavolo.
« Come se voi due non lo faceste » scoccò con naturalezza, « comunque non intendevo quello. Io e Kurata dobbiamo fare una cosa e mi chiedevo se l'avremmo fatta stasera. Una cosa vestiti. Poi, nello spirito celebrativo della cosa vestiti potremmo fare anche la cosa senza i vestiti, ma quella non l'avrei chiesta a tavola. »

 
****



Quando aprii la busta del negozio, una buona mezz'ora dopo, ed estrassi la stoffa, mi investì un'ondata di consapevolezza.
Dietro di me Akito Hayama, ex fidanzato ormai a tutti gli effetti fidanzato e basta, ex novo, terminava di sistemare la testiera del letto. Ed ero certa, tanto da non aver nemmeno bisogno di chiedere, che condivideva il mio stesso stato d'animo.
La parte più melodrammatica di me guardava tutto a posteriori: Osaka, l'università, tutte le scelte che avevo fatto, anche quelle che non riguardavano lui - soprattutto quelle - in qualche modo mi avevano riportata a lui. E non in qualche modo, bensì nello stesso modo assurdo in cui, ogni volta che lo perdevo - i tre anni in America, la scelta di lasciarci l'anno prima -, lo ritrovavo più vicino di prima.
Non mi ero mai sbilanciata in materia di destino, se esistesse o meno era una domanda che mi ero posta spesso e su cui avevo congetturato abbastanza, senza mai trarre una vera conclusione, ma in quel momento preciso compresi che non era altro che un semplice atto di fede. Si trattava di credere in qualcosa di cui non avrei mai avuto la certezza. Quella sera decisi di crederci. Decisi di credere che c'erano forze maggiori che cospiravano contro di me - o a mio favore, dipende sempre dai punti di vista. Volente o nolente, Akito Hayama era destinato ad essere una costante nei capitoli della mia vita. O per meglio dire il cuore di essi.
« Mi aiuti? » gli porsi due estremità e ci avvicinammo al letto.
Osservarlo mentre si impegnava con gli angoli delle lenzuola che avevamo comprato il pomeriggio stesso - che per inciso detestava ed aveva acconsentito a comprare solo per far piacere a me -, mentre cercava di fare una piega il più perfetta possibile, mi riempì il cuore di felicità.
« Sai, Akito, in questo momento stiamo facendo esattamente l'ultima cosa che mi sarei aspettata di fare quando ho deciso di trasferirmi qui » confessai mentre infilavo il mio cuscino nella federa.
Sollevò la testa di capelli biondi. « Anche io, sai quanto odio fare il letto »
Sollevai gli occhi al soffitto. « Grazie Hayama, per fortuna ci sei tu che capisci sempre cosa intendo... »
Di risposta mi lanciò il cuscino in faccia e ci invase la stessa sensazione di déjà-vu.
« Non ti azzardare a darmi di nuovo della gallina » lo apostrofai.
Non mi badò e si stese sul letto cosparso di stelle, le braccia dietro la nuca.
Non gliel'avrei mai confessato, ma la scelta delle lenzuola non era stata casuale; generalmente avrei optato per qualcosa di più semplice, ma nel momento in cui le avevo viste non avevo potuto fare a meno di pensare ad una giornata ricca di pensieri circa orbite e pianeti, pioggia e pianerottoli.
Lo raggiunsi e mi abbracciò.
« Non siamo mai stati lontani » commentò infine, « di sicuro d'ora in avanti sarà impossibile esserlo »
A testimoniarlo anche i nostri due letti, ormai uniti in uno solo.
   
 
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