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Autore: OblivionRoseSide    11/11/2015    1 recensioni
[I promessi sposi]
[I promessi sposi]Sfogliando i ricordi di quelle morti su un piccolo libriccino...
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"il paziente presenta ovunque tumefazioni del tessuto sottocutaneo e dice di provare un dolore indescrivibile da giorni. Doveva essere un ragazzo alto e robusto ma la malattia lo ha provato e ingobbito, il flagello di dio gli ha portato via il sorriso , il calore dal viso e ho idea che si prenderà pure la sua giovane vita. Sua madre sa che si tratta di quella malattia che miete vittime e distrugge famiglie, quella viscida piaga che tutti pensano venire dall'aria o da qualsiasi cosa. la gente lo crede, ha bisogno di crederci. Ma non è così. La peste è trasmessa all'uomo da alcune pulci parassite dell'uomo e di roditori... ma tutti urlano "dagl'all'untore" per queste strade e io sospiro sconsolato attendendo qualche altro appestato che mi chiederà la cura per la piaga che proprio lo ucciderà e si metterà a elencarmi tutti i monelli che hanno fatto , a suo dire, qualcosa di strano. Lo starò ad ascoltare e poi lo manderò nel lazzeretto pregando iddìo che sia risparmiato. Essì, la Peste è proprio un flagello..." Finii di leggere l'ultima riga e vagai con lo sguardo nel vuoto per un po mentre la testa cercava di figurarsi le immagini di quei malati disperati. La finestra era chiusa ma io avevo freddo. Era raccapricciante pensare a tutto quello che era successo nel '600 e ringraziavo il Nostro Signore Altissimo di non dover sperimentare in prima persona la piaga che avrebbe fatto attivamente parte del mio libro. Mi sembrava tanto lontana ma anche estremamente vicina, dovevo trattarla con la cura di un dottore e affrontarla con il cuore di un appestato. Un argomento delicato che avrei arricchito con le migliori testimonianze. Poggiai il piccolo diario sul tavolo di legno scuro del mio studio e lo guardai in silenzio, un diarietto di un blu cielo un po sciupato agli angoli ma ancora intatto perché rilegato con cura. Quel libriccino aveva visto tutto. La storia, le grida, i pianti. Avrei messo nel mio romanzo solo la verità, nient'altro che la verità. Mi terrorizzava il fatto di non riuscire nel mio intento, mia madre sarebbe stata fiera di me, il povero Alessandro che riusciva nel suo progetto e che si sistemava per la vita. Ma torniamo alla Peste... Il Ripamonti giaceva lì sul tavolo con le sue verità e con i suoi tormenti. Ma quella piaga non era soltanto fredda scientificità, come la trattavano i medici, era anche emozione, nel bene e nel male. Era un seme marcio impiantato nelle persone e da persone diverse nascevano reazioni diverse... follia, rabbia, unione. Avrei preso personaggi diversi tra loro, tutti però in grado di descrivere l'uomo in tutte le sue sfaccettature. Volevo qualcosa di vero, riscontrabile nel vasto entroterra del cuore delle persone, dei miei cinque lettori. Sorrisi leggermente, in cuor mio sapevo che non erano cinque ma non volevo arrischiarmi, la superbia è peccato e Nostro Signore non è clemente. E' un venerdì come tutti gli altri di questo mesto anno, il 1814. Nell'aria che vibra silenziosa riecheggiano degli spari, forse suggerendo altri conflitti armati. ben diversa, pensai, sarebbe stata l'aria di Milano nel periodo che vorrò prendere in considerazione. A volte mi detesto per la mia lentezza, questa mente goffa non è più così reattiva e illuminata ma mi prenderò il tempo che mi serve per fare le cose in modo giusto. Mi affacciai alla finestra. La fretta e la vita creavano un grande formicaio. C'erano famiglie e mercanti, gente di strada e nobili. C'era una bambina ammantata di bianco... e se ci fosse stata proprio lei in quel '600 preda di quella piaga? Mi si strinse un poco il cuore già indurito da lutti personali in famiglia. "E sua madre? " mi venne da pensare. La bambina sorrideva tenendo per mano una donna che pareva un po avanti negli anni ma che al tempo doveva essere stata splendida. La piccola e la madre camminavano insieme e insieme le immaginai andarsene via, per mano o la piccola in braccio alla donna... una madre non dovrebbe mai seppellire un figlio, una madre non dovrebbe mai farlo, mi dissi.
   
 
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