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Autore: Zughy    12/11/2015    1 recensioni
"Era anima, aveva ora; sola anima, sola e illusa. Era anima, solo merda, sola anima, solo merda." ~Aquefrigide
Vorrei che Anima comunicasse qualcosa e che si addentrasse in quegli aspetti che un po' tutti evitano. Ma non parlo di violenza, storie macabri, disturbi mentali o quant'altro aleggia in queste pagine, bensì di ciò che si annida dentro di noi: il resto è solo un mezzo per arrivarci.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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È bastato qualche bicchiere per lasciare che l'Acheronte la inghiottisse. Oh, e come remano i suoi occhi, sono così… verdi, vitrei, inebriati, ma allo stesso tempo… miei. Saranno presto miei.

Dovrei buttarla sul letto, dovrei comportarmi da uomo; una clip pornografica di seconda categoria? Non importa a nessuno, guarda come s'è ridotta: capisce a malapena dove si trova, arranca sui miei fianchi in attesa di un po’ di piacere carnale e non vede l'ora di essere trattata peggio di un cane: dovrei bastonarla? Forse dopo. Ma davvero, ricorda un cane: mi sta sbavando addosso. E mi sta per sganciare i pantaloni: rimarrà sorpresa da ciò che vedrà? La sua bava non mi permette di veder sotto l'inguine. Non lo vedrà neanche lei. Metterà qualcosa in bocca e si scorderà del resto. Come domani si scorderà di tutto questo. È una notte come tante, si lavora, si timbra il cartellino, ci si fa timbrare, si torna a casa, quando si è fortunati. Ma non preoccuparti Afrodite, stasera tornerai Atena. Chi preferisci che io sia? Ares, Adone, Anchise? Cristo, dovrei smetterla… non sai nulla di mitologia, non hai il tempo di leggere, forse hai così tanti lividi sulle braccia che saresti indolenzita al sol tenere un libro in mano. E non posso preoccuparmi di queste cose, dovrei stringerti per le cosce, farti fingere, probabilmente fingerai. Questa cosa dovrebbe turbarmi, non voglio che tu finga. Ma i fili di bava lì sotto sono una ragnatela di perversioni, non ho tempo per soppesare i miei desideri, sei più veloce te a tesserli: quante volte l'avrai già fatto? Scommetto che hai perso il conto. Ti senti ancora umana? Oh, hai deciso di risalire. Andrò giù io.

Mi ricordo di cosa lessi riguardo il tuo conto: eri venuta qui per fare l'insegnante, vero? Quante cose ti avevano promesso, quante tavole imbandite di belle parole. E ora l'unica cosa imbandita sei tu. Immagino faccia freddo là fuori, eppure nessuno si fermerebbe mai per offrirti un riparo per più di qualche ora. Preferisci il freddo della notte o quello di uno sguardo? E quanti ti hanno mai detto di amarti? Quanti ti hanno chiamato per nome, Afrodite? Qualche pervertito ti avrà chiamato col nome della figlia, qualcun altro con quello della moglie passata a miglior vita. Ti ricordi il tuo vero nome, Afrodite? Te l'ho detto, questa notte sarai Atena. Gemi ancora un poco, illudimi ancora un poco.

È freddo il muro? Scusami, non voglio irrigidirti più del dovuto, ma non posso reggere tutto il peso. Né posso amarti. Ti ricordi cos'è l'amore? Il bagliore negli occhi di lui quando gli raccontasti di come qui avresti concretizzato le basi per una vita insieme. Delle promesse e i baci serali al chiaro di luna mentre le vostre mani erano impegnate ad annodarsi fra le vostre dita: si annodavano più di questa bava, eppure questo sembra essere il piatto del giorno. Da quanti giorni, ormai? A tutti piace, meno che a te. E fila un sacco.

Non mi degni neanche di uno sguardo, non vuoi sentirti regina? Eppure sono prostrato ai tuoi piedi, soffocato fra le tue gambe. Potresti almeno degnarmi di uno sguardo. Il soffitto non è neanche imbiancato, valgo meno del soffitto? E quanti hanno il coraggio di sprofondare fra le tue gambe? Ma non preoccuparti, forse ho più malattie io che te. Condivideremo anche quelle, un po’ come il soffitto. Immagino vorresti che ti crollasse addosso. Farà più male il soffitto o il ricordo del tuo ragazzo che ancora ti aspetta al chiaro di luna? Ma che dico, ti sarai scordata anche il suo volto… Non lo distingueresti da un cliente. E la sua voce, sarà spirata tempo addietro insieme al suo profumo: non dirmi che hai il coraggio di chiamarlo di tanto in tanto, non ti crederei. Cos'è rimasto, c'è rimasto dello spazio dentro di te? Qualcos'altro al di fuori della mia lingua e delle mie dita. Intendo qui, nel tuo petto freddo, sotto le ossa che ornano questi seni vermigli. O sono le ossa vermiglie? Se non fosse per i lividi, le vedrei cianogene, un po’ come il tuo volto. E non mi stringi neanche per i capelli. Non una carezza. È ora di colmare quel vuoto nel tuo petto. Ti piace il carminio? Deve essere da qualche parte. La borsa, l'ho messo nella borsa. Dove ho messo la borsa? Merda.

“Piccolo, cosa ti prende?”

Il tuo tono è così spento. Faresti meglio a non dire nulla, non sai fingere. E non sono fatto, lo capisco che mi prendi in giro. Taci. Oh, eccola la borsa.

“Se li hai scordati a casa, dovrei averne un paio io”

Ancora una parola e… e… Zitta, zitta, zitta… non posso urlare. Meglio che sorrida come una delle bestie con la quale è solita giostrarsi. Ti abbraccerò. Sì, posso abbracciarti. Non hai visto cos'ho preso. E mi guardi quasi con sguardo materno, ma so che fingi. SMETTILA DI FINGERE, CAZZO! Il tuo sorriso malizioso, non lo sopporto più, la tua finzione, il tuo fregartene di risultare finta. Vorresti farla finita, vero? Brava, abbracciami, stringi quei seni verso di me. Solo un po’ più vicino. Ecco, così… È finita, Afrodite.

Non urlare, ti prego. Lo so che fa male, ma non devi dimenarti, non sei più pallida. L'ho fatto per te, smettila di prendermi a calci, lurida puttana! Credi che sia facile mantenere il coltello nel tuo petto e con l'altra mano premere il cuscino per non farti urlare?! Mi fai piangere, mi ricordi quella donna, mi fate stare male, tu e quella donna che alberga sotto le mie palpebre. Ti prego, smettila… Smettila, ti scongiuro! Domani andrà meglio, è sempre andata meglio, fidati di me, nessuno se n'è mai pentito… sarà un mondo nuovo, non ha senso graffiarmi il volto o tra qualche ora mi brucerà la pelle: perché devi farmi questo?! Guarda il tuo seno, non vedi che il sangue ha coperto la sofferenza dei tuoi lividi?! E domani non ci saranno più! Perché vuoi rinascere con la faccia scorticata? Potrai riandare dal tuo ragazzo, vuoi davvero che ti trovi piena di graffi? Ho cancellato i lividi, ma non posso cancellare il resto, ti prego, finiscila… Ormai anche i sogni da te tessuti son carmini. Ma devi andartene da qui, non è più sicuro… E l'uomo di fianco a te sembra che se ne andrà presto… È stata la sua ultima notte, la vostra ultima notte… Ma solo tu domani vedrai il sole… E la luna, rivedrai la luna che tanto avevi dimenticato nel tuo paese natio. E diventerai un'insegnante, proprio come avevi sempre sognato… Ma non pensarci, chiudi gli occhi, riposati, almeno stanotte…

 

Mi rimane solo qualche taglio sul volto, ma… non ci sono più lividi. E com'è bella la luna stanotte. Domani devo lasciare questo lavoro, spiegherò tutto a mamma e papà. Spero non facciano loro del male. Ma avevo ragione, meglio che riposi un po’, almeno stanotte.

   
 
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