Tokyo è un
albero sempre verde; una città che
non dorme mai.
Non è la mia
Londra, non è la quasi mia Los
Angeles.
Sono le dieci di sera e
fuori dal vetro vedo
un via vai continuo di gente al lavoro. Luci pressanti e urla; un
enorme
mercato all’alba di una nuova giornata di lavoro.
Sono seduto a un tavolo
del posto più
tranquillo che ho trovato. Oltre a me, dentro al locale
c’è solo un vecchio che
legge un giornale scritto con caratteri che non capisco. Sorseggia un
liquido
marrone e fumante che non muoio dalla voglia di assaggiare.
Per quanto ci siano cose
di Tokyo che non mi
attirano, devo ammettere che essere in un posto in cui quasi nessuno ti
riconosce è come ritornare alla mia vita di qualche anno fa.
E’ piacevole
essere solo un normale passante,
un banale cliente.
Ho mandato il traduttore
dalla sua famiglia;
con il suo lieve accento orientale che storpia di poco parole
americane, mi ha
raccontato di sua moglie e dei suoi due bambini. Ho visto i suoi occhi
luccicare e poi riempirsi di tristezza mentre mi spiegava che il lavoro
lo
porta spesso all’estero e riesce a fare il padre, il lavoro
migliore, molto
meno di quanto vorrebbe.
Gli ho chiesto di andare a
casa e di salutare
sua figlia per me,l’ho rassicurato che per qualche ora me la
sarei cavato da
solo.
Ho visto un sorriso
aprirsi sulla sua faccia,
come di un bambino a cui viene concesso un giorno senza scuola.
Ho sorriso
anch’io con lui.
Ho sempre pensato di
essere un tipo solitario
e non ho mai creduto nella famiglia.
Capisco solo ora quanto la
vorrei. Quanto
vorrei una moglie da cui tornare dopo una giornata sul set, un figlio
con cui
giocare la domenica mattina.
Quanto vorrei qualcosa che
mi attaccasse alla
vita, il mio filo
di Arianna nel
labirinto dei miei film.
“Guarda cosa mi
hai fatto...”
Sorrido.
“Mi hai reso
umano. Mi hai fatto diventare un
bravo ragazzo. Dio mio...”
Sono talmente preso dai
miei pensieri che
sento solo lontanamente la porta che si apre e si richiude poco dopo.
Mi risveglio solo quando
sento una mano
gentile posarsi piano sulla mia spalla.
Riconoscere il tuo tocco
fra mille...
- Ciao Kris -
Continuo a sorridere e mi
giro per guardarti
negli occhi.
Mi perdo nei tuoi
meravigliosi occhi dolci,
di nuovo sereni, come l’arcobaleno dopo il temporale.
Un liquido caldo mi si
scioglie dentro
all’altezza del cuore: è l’effetto che
mi fai. Mi sento sereno con te.
Sei il mio camino acceso
in una notte fredda.
Finalmente. Iniziavo a
pensare che la notte
fosse eterna.
- Ciao Rob -
La tua voce calda e
esile...
La tua mano scivola sulla
mia spalla e tu ti
siedi di fronte a me, continuando a sorridere mentre i tuoi occhi non
abbandonano i miei.
Mi sei mancata.