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Autore: Clitemnestra    14/11/2015    2 recensioni
Amavo la mia patria.
L’amai quando mi mise al mondo, quando mi fece crescere, quando mi amò come una madre.
Ma la sua natura dolce nascondeva anche il corpo di una vipera, che saggiando i denti con la lingua, attendeva di mordere il piede del suo figlio prediletto.
Amavo Atene.
E non smisi mai di farlo.
Ma non potevo assistere al declino del mio nome, immobile, come una statua addormentata.
Non avrei dato la mia vita per rassicurare una città intimorita dai fantasmi.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità greco/romana
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(Rivolgendosi a un tale che lodava Atene)
Ma com'è possibile apprezzare questa città,
che non ha mai reso migliore nessuno
fra quanti l'hanno amata?
Eudamida I

Sarei morto se fossi tornato indietro.
Lo avevo capito.
Lo intuii, guardando gli occhi inespressivi dell’araldo.
Mi aveva recato l’ordine di far fermare la trireme a largo delle coste catanesi, dove una delegazione di navi ateniesi mi stava aspettando.
Atene reclamava la mia testa.
Androcle c’era riuscito: aveva fatto infuocare gli animi contro di me, instillando il dubbio della mia fedeltà nei loro cuori.
Ed ora il grande vaso dell’incertezza era traboccato d’odio e di intolleranza.
Per gli Ateniesi non era concepibile che io amassi la mia patria.
Tutto ciò che avevo fatto doveva avere un fine.
Per gli Ateniesi dovevo per forza aspirare al potere
 
Amavo la mia patria.
L’amai quando mi mise al mondo, quando mi fece crescere, quando mi amò come una madre.
Ma la sua natura dolce nascondeva anche il corpo di una vipera, che saggiando i denti con la lingua, attendeva di mordere il piede del suo figlio prediletto.
Amavo Atene.
E non smisi mai di farlo.
Ma non potevo assistere al declino del mio nome, immobile, come una statua addormentata.
Non avrei dato la mia vita  per rassicurare una città intimorita dai fantasmi.
 
Atene è come la madre che non si cura ma ama i suoi figli scalzi.
Atene è la donna che giudica e che consola.
Atene è la meretrice che non si vende a tutti.
Atene è la dea che dall’alto del suo scranno non perdona le sue creature.
Ed io, supplice,  davanti al suo tempio, attendo, con le mani congiunte in preghiera, la sua sentenza.
Io, la vittima della voglia di vivere.
 
-Cambia rotta, andiamo a Thurii-
 
E Atene mi condannò a morte
  
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