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Autore: Barbara Baumgarten    14/11/2015    1 recensioni
In un universo Cyberpunk, Ruby lotta per sopravvivere. L'umanità è stata costretta a vivere nei Quartieri: zone isolate sparse nel sottosuolo della Terra. La criminalità organizzata è gestita da Fobetore, capo del Quartiere 1, e si svolge per lo più in Icelus, una realtà virtuale. Ma un giorno, quella vita sempre uguale, verrà stravolta e Ruby si troverà a dover fare i conti con se stessa.
Genere: Avventura, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gayle si mise dietro di lei e avvicinò sue mani alle tempie della ragazza. Cominciò a respirare in modo regolare, chiudendo gli occhi e concentrandosi.

“Chiudi gli occhi, Ruby” disse mono corda l’uomo e lei eseguì la richiesta. Inizialmente, tutto era buio, silenzioso. Solo il respiro dell’uomo le scandiva il tempo. Poi d’un tratto, qualcosa cambiò. Uno spiraglio luminoso cominciò a farsi strada nel buio, divenendo sempre più grande, sempre più avvolgente. Una fitta di dolore le premette la fronte, come se un ago incandescente le stesse perforando il cranio. Urlò per il dolore. La luce svanì, mentre lei metteva a fuoco l’ambiente che la circondava: era nel quartiere e stava camminando verso il suo covo. In mano teneva la sua pistola e i suoi muscoli erano tesi. Cosa stava facendo? Cercò di controllare i suoi movimenti ma non controllava il suo corpo. Poteva solo guardare, passivamente, ciò che accadeva. Vide se stessa entrare e distruggere Tody, prendendo a calci ogni cosa. Nick si frappose fra lei e i computer, domandandole cosa stesse facendo. Lei sorrise e premette il grilletto sulla fronte di Nick.

La visione cambiò. Ora lei camminava per le strade del quartiere, sicura e motivata. Le luci del Dark Line, il locale più affollato di tutto il quartiere, brillavano psichedeliche mentre la musica assordante rimbombava. Passò di fianco ai due omoni all’ingresso ed entrò. Sapeva cosa stava cercando o, meglio, chi. Si fece largo fra la massa di sudati che ballavano strafatti, attraversando la sala centrale diretta ai tavoli appartati. Lo vide: Hernan Occhiomoscio, un malvivente della peggior specie, che doveva il suo nome all’unico occhio sano che gli era rimasto. Lei si sedette al tavolo, anticipando i due gorilla che l’uomo aveva assoldato per difesa. Ruby non disse nulla. Lo guardò. Lui ricambiò lo sguardo, consapevole di ciò che sta per accadere. Aveva tradito Fobetore, per questo, meritava la morte. Qualche istante e Hernan si accasciò sanguinante sul tavolo: Ruby aveva esercitato pressione nei suoi organi interni, rendendo il suo corpo un semplice contenitore di poltiglia.

Le visioni si susseguivano a ritmo frenetico e per ognuna di esse Ruby perse un pezzo di anima. Aveva ucciso a sangue freddo decine di persone. Ecco perché era abituata a nascondere la sua lunga treccia rosa nel cappuccio: nessuno doveva riconoscerla per strada.

Un dolore lancinante, il più forte che avesse provato fino a quel momento, le fece inarcare la schiena.

“Resta con me” la voce di Gayle la stava implorando, ma lei non aveva controllo sul proprio corpo.

Fai qualcosa! Le disse una voce dentro di sé. Ribellati a questo! Tu sei forte, sei spietata. Alzati e ripaga questo ciarlatano con lo stesso dolore che ti ha causato!

Da dove veniva quella voce? Era la sua? Non voleva fare del male a Gayle, lui la stava aiutando.

E questo lo chiami aiuto? Guarda, Ruby! Ti sta uccidendo!

 

 

Ruby aprì gli occhi. La stanza era buia e silenziosa. Solo il respiro di Gayle scandiva il tempo. Ma non era regolare, era affannato. Ruby si alzò dalla poltrona nera e vide il corpo del Gran Maestro accasciato per terra che ansimava. Era circondato dal sangue, tanto sangue. I loro occhi si incontrarono e Gayle pronunciò il suo nome in un rantolo. Ruby sorrise. Schioccò le dita e il corpo dell’uomo implose.

Con un gesto lento, si ripulì la guancia da uno schizzo di sangue e si sistemò i capelli. I suoi occhi erano completamente neri, profondi e bui come la notte. Uscì dalla stanza e, a passo sicuro, s’incamminò lungo un corridoio. Quel giorno l’ordine Drealoran sarebbe morto e lei sorrise soddisfatta di ciò che avrebbe fatto.

   
 
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