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Autore: yugen_roku    16/11/2015    3 recensioni
Kato, come ogni sera, ammira Luminopoli assieme a Luxray, dal piano più alto della Torre Prisma.
Ma quella notte le ombre della città sono diverse, e il freddo penetra fino al cuore del ragazzo.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: N, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime, Videogioco
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Kato chiuse gli occhi, abbandonandosi alla brezza notturna che gli accarezzava il viso. Alla sua sinistra, udì Luxray emettere un sordo ringhio di piacere.
L’autunno era arrivato, lo si sentiva nei primi freddi, lo si vedeva nei tappeti di foglie scarlatte per le strade, nelle cartelle dei bambini pronti per la scuola.
Ma quella sera nessuno, in tutta la città, sarebbe uscito a godersi le feste tipiche della stagione.
Nessuno sarebbe uscito: né per cantare, né per mangiare, né per amare.
Quella sera, il dolore e la paura erano i padroni di Luminopoli.
Kato, con un profondo sospiro, socchiuse le palpebre, tentando di riconoscere nelle sagome degli edifici il profilo della sua città: l’oscurità lasciata dallo spegnersi della Torre Prisma aveva riempito le anime di vuoto, colmato i cuori di desolazione.  
Lui, come ogni sera, era sgattaiolato sulla sua cima prima che Lem potesse serrarne le entrare. Probabilmente il giovane Capopalestra sapeva delle sue incursioni, ma non l’aveva mai smascherato. A Kato non importava del rischio che quotidianamente correva: da quell’altezza la vista su Luminopoli, immersa nella quiete soffusa della vita notturna, era impagabile.
Ma anche quel piccolo piacere, quel giorno, gli era stato strappato via.
«Lux, Luxio».
Il grande Pokémon al suo fianco reclinò il muso, con fare contrariato. Kato accarezzò con affettò il suo folto pelo blu scuro, con un sorriso triste.
«Hai ragione, amico mio. Così, non piace neanche a me.»
Il silenzio era denso e pesante, avvolto dal buio, interrotto soltanto da pianti solitari, da grida lontane che nessuno si sarebbe fermato ad ascoltare.
Nonostante i riflettori di tutta Kalos fossero puntati sulla metropoli, a Kato Luminopoli sembrava sola e abbandonata come mai lo era stata.
Cosa avrebbe dovuto provare? Rabbia? Frustrazione? Paura?
Nel cuore percepiva unicamente una profonda amarezza.
«Ero sicuro che ti avrei trovato qui.»
Quella voce, nonostante la sorpresa, non lo scosse, né lo fece sobbalzare: alla fin fine, si aspettava che prima o poi sarebbe venuto.
«Buonasera, Lem.»
Un ragazzo biondo e mingherlino, con il viso quasi interamente coperto dagli occhiali rotondi, gli venne accanto, sporgendosi assieme a lui oltre alla ringhiera che dava sulla città.
«Fa freddo per star fuori. Dovresti essere a casa, tua madre ti starà aspettando preoccupata. Dopo ciò che è successo oggi…»
«…Dopo ciò che è successo oggi, l’ultima cosa da fare è rintanarsi nel terrore». Luxray ringhiò vicino a lui, per mostrare il suo assenso.
«Un attentato non è uno scherzo, Kato. L’unica cosa che possiamo fare, in questi momenti difficili, è stare assieme a coloro che ci amano, per farci forza a vicenda.»
Il ragazzo sospirò, lasciando che il vento gli scompigliasse i folti capelli verdi. Sapeva bene che il giovane Capopalestra aveva ragione.
«È che, sai… Non riesco a capire.»
«Nessuno ci riesce. Pensare a chi potrebbe compiere un simile scempio, o perché, non fa che acuire il nostro dolore. Noi Allenatori dobbiamo essere forti, non possiamo permettere che delle vite, di uomini e Pokémon, vengano sacrificate in questo modo. Dobbiamo reagire, altrimenti ci avranno ucciso nell’animo.» Un silenzio teso seguì quelle parole.
«Eppure, mi chiedo come. Il Team Flare è stato sconfitto appena un paio di anni fa. Chi altri potrebbe attentare a Luminopoli?»
«Gli uomini sono malvagi, è la loro natura, indipendentemente dalla fede o dall’etnia: ma nessun ideale può giustificare simili orrori» Lem esitò. «Qualcosa di nuovo si sta muovendo, Kato, e non manca molto. Dobbiamo tenerci pronti per la guerra.»
«La guerra…» La voce sottile del ragazzo si perse nella notte, nella desolazione della città, nei cuori pieni di dubbi di uomini e Pokémon.
Cosa stava succedendo? Qual era la logica dietro tanto dolore? L’animo umano poteva davvero desiderare odio e violenza?
Lem diede una leggera pacca sulla spalla di Kato. «Torna a casa, adesso» disse solo, prima di allontanarsi oltre l’uscio che dava all’interno della Torre. La porta cigolò appena.
Luxray guardò perplesso l’Allenatore, che lesse nei suoi occhi d’ambra una cieca fiducia che lui non era sicuro di meritare.
Kato sentì il vento freddo spirare e ululare lontano. Respirò profondamente, lanciando un’ultima occhiata all’oscuro panorama di ombre aldilà della ringhiera.    
Quanto intricate e prive di senso parevano le loro vite, da lassù.
    
   
 
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