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Autore: DarkYuna    18/11/2015    1 recensioni
Nel terrificante silenzio della notte, dove l’unico rumore proveniva dal battere terrorizzato del mio cuore, capii che quel giorno tanto temuto era infine giunto: l’esilio del Principe Nuada, lancia d’argento, figlio di Re Balor, era terminato e adesso la sua rivalsa si sarebbe compiuta.
Genere: Azione, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Principe Nuada, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 5. 










Un sogno.
Un sogno così bello e reale, da illudermi.
Un sogno, che bramavo divenisse una concretezza quotidiana.
Le coperte calde mi avvolgevano in un morbido abbraccio e i raggi luminosi del sole, filtravano dalla persiana, lambendomi le palpebre ancora chiuse.
Mai la camera da letto, nella vecchia casa dove ero cresciuta, era stata così accogliente e piacevole, come un ricordo passato circondato da luce e tranquillità imperturbabile. Ero sospesa in un meraviglioso dormiveglia, in cui ogni cosa era possibile e non vi era nulla che potesse rompere gli argini della pace, dove mi cullavo beata.
 
 
Degli arti fantasma mi cercavano sotto la trapunta e mi cingevano in vita: mi sentii al sicuro. Non vi era bisogno di voltarsi, per sapere che accanto a me, in quel letto stipato d’amore, Nuada dormiva placido.
Più alcuna battaglia da fronteggiare, piani di rivalsa, nessuna schermaglia tra lui e gli umani, conquista della terra, morte e lacrime. Solo noi, in un empireo sfolgorante, da cui non sarei mai voluta destarmi.
 
 
Svegliati.”, ripeté una voce lontana, non mia. “Svegliati.”.   
 
 
 
Da qualche parte, una molesta sensazione di pericolo, turbava la bonaccia e obbligava a rimembrare l’orrore dove affogavo.
 
 
“Svegliati.”
 
 
Ancora una volta e il meraviglioso sogno a cui mi stavo aggrappando, si rivelò essere solo un’illusione del mondo onirico, che sfumò rapido e con violenza fui catapultata nella realtà.
 
 
Spalancai gli occhi e faticai a mettere a fuoco i ciottoli bagnati nell’oscurità del nascondiglio. Boccheggiai sconvolta, ancora contagiata dalla dolcezza del sogno e solo con un secondo di ritardo, tornò alla memoria la spiacevole vicenda, la morte di Mr. Wink e il mio tentato rapimento, andato a male.
Voltai il viso e fui sollevata nel trovare Nuada seduto a pochi centimetri da me. Teneva le gambe incrociate, l’espressione vuota, gli occhi gialli persi nel vuoto e la postura rigida.
I colori oscuri nella tana, cozzavano notevolmente da quelli tenui e pastello, del sogno.
 
 
<< Da quanto sei lì? >>, sussurrai e il silenzio prolungato, dopo la domanda, risuonò pesante e gelido.
 
 
Inspirò profondamente e il fiato si condensò nell’aria, in una nuvoletta grigia. Ponderò bene le parole da usare e fui certa che non avrei gradito il discorso, che si presentava doloroso e funesto.
<< Ti appartengo, Sonia. Ti appartengo così tanto, che nelle prossime vite, non sarò mai più completo, senza di te. >>.
 
 
Increspai le sopracciglia e mi issai sui gomiti.
Sarebbe arrivato un “ma”, ne ero sicura. Era uno di quei discorsi, dove il dolce si usava per sopportare meglio l’amaro, tuttavia nemmeno con un barile di dolce, avrei tollerato l’amaro.
Allungai una mano per sentire il calore della schiena nuda, ma lo scatto improvviso del Principe, mi fece desistere.
 
 
Si alzò fluido in piedi, portandosi al centro del rifugio, proprio sotto il fascio di luce, che gli rendeva la capigliatura bianca. Un angelo corvino venuto dall’inferno, per insegnarmi un sentimento, che gli era sconosciuto.
Aveva bisogno di mettere distanza tra di noi e affrontò coraggioso i miei occhi. Non aveva lo stesso codice comportamentale degli umani, ma quello di un guerriero rispettabile e quindi se doveva dare una spiacevole notizia, preferiva affrontare l’ostacolo e non aggirarlo.
 
 
<< Devi tornare tra gli umani… ho perso il conto delle volte che ho messo in pericolo la tua vita. Stasera poi… la circostanza mi è sfuggita di mano e un amico ha pagato caro il mio peccato. >>.
 
 
Trattenni il fiato, il cuore smise la folle corsa nel petto e mi sentii rompere in mille pezzi. Dovevo contrastare quell’assurda decisione, ne ero consapevole, eppure fui così sconvolta da non spiccicar parola.
 
 
Una mano sul petto cosparso di cicatrici e proseguì a distruggermi, privo di una pietà, che mi sconcertava.
<< Giuro sul mio onore, che niente ti farà del male, una volta risvegliata l’armata. Voglio solo che tu viva, Sonia… ma lontano da ciò che sono. So perfettamente cosa vedi in me: lo sento. Però è solo una bugia di cui ti stai nutrendo. Non sono una creatura che può redimersi con l’amore… provo solo odio, rabbia e dolore… non vi è spazio per altro… non vi è spazio per te. >>, disse, fino a quando la voce divenne un debole sussurro, che desiderai non sentire, ma che udii fino all’ultimo.
Le iridi gialle non erano spietate, come mi aspettavo, ma colme di mestizia, profonda sofferenza radicata nell’anima, l’espressione distorta dall’angoscia, per quell’atrocità che stava compiendo su entrambe. Non voleva dividersi da me, però non sopportava l’idea di vedermi così in balia del rischio e di creature che lo potevano cogliere alla sprovvista, com’era avvenuto quella sera.
Quel mare di menzogne che mi propinava, sarebbero finite poi per sommergerlo e sopprimerlo.
 
 
<< Ho intenzione di partire: stanotte stessa! >>.
 
 
Sgranai le palpebre e quella notizia mi prese alla sprovvista. Il cuore mancò d’un colpo, mi sentii mancare e dovetti cercare appiglio al muro, per non cadere a terra.
 
 
<< Per dove? >>.
 
 
Raddrizzò le spalle e tenne il mento alto.
<< Per un posto dove un’umana non è ben accetta. >>, aggiunse, adesso duro e feroce, consapevole che non l’avrei lasciato andare, neppure se fosse andato sulla luna.
Era la prima volta che mi rinfacciava la mia natura mortale, in segno di inferiorità. Gli sarebbe servito a ben poco ferirmi, per farmi desistere.
 
 
<< Io non sono umana: l’hai detto tu. >>, rammentai e non seppi spiegarmi perché avessi detto una frase così sciocca ed inetta, invece di far leva sui punti deboli… che non aveva. Solo io ero fragile, innamorata… ed umana. << Non posso lasciarti andare. >>.
E mai come in quel frangete fui sincera. Non riuscivo a fare nulla senza di lui e anche solo immaginare un futuro, dove lui non fosse il fulcro della mia esistenza, era un’atroce abominio, che non potevo permettere.
 
 
<< È ciò che sei, non prendiamoci in giro! Non posso badare a te, se sono impegnato a non perdere la mia vita. >>, chiarì, perdendo la pazienza. << Io non sono sicuro di riuscire a portare a termine il compito e voglio che una parte di me perpetui attraverso te. >>.
 
 
D’istinto le mie mani si poggiarono sul ventre piatto, alla ricerca di un qualsiasi segnale che potesse confermare il folle ed impossibile pensiero che era balenato in testa.
 
 
<< Una vita sta crescendo dentro di te. >>, confermò e dietro la maschera dura, il desiderio di poter avere altra scelta, che seguire la propria sete di potere, svettò selvaggio. << Dalla notte in cui siamo stati assieme per la prima volta. >>.
 
 
La motivazione che aveva spinto Nuada a chiedere a Mr. Wink, di portarmi in un luogo sicuro, se gli fosse accaduto qualcosa si brutto, era questa dunque.
<< Non… >>, farfugliai confusa e incapace di articolare una frase comprensibile e, come se non potessi farne a meno, lo raggiunsi e gli gettai le braccia attorno al collo, stringendolo così forte, da farmi male. << Non ci pensare nemmeno adesso, ad andartene da solo a fare l’eroe! >>.
 
 
Afferrò i polsi per allontanarmi, impermeabile alle frasi d’amore.
<< Non sono l’eroe… sono colui che vuole distruggere il tuo mondo e la tua razza. Non sono affatto l’eroe. >>, corresse amaro, abbassando il volto, quasi dispiaciuto della strada intrapresa. Non aveva mai avuto segni di pentimento o cedimento in questi anni, ma la prospettiva di creare una famiglia, doveva aver aperto nuove porte allettanti, con un forte richiamo da assecondare.  
 
 
L’indice issò il mento, così da poter restare incatenata per sempre in quegli occhi di zafferano.
<< Sei il mio eroe. Loro non sono la mia razza e questo non è il mio mondo… la mia razza e il mio mondo sei solo tu, Nuada. >>. I polpastrelli cercarono il volto pallido, le labbra corvine e indugiarono sulla loro morbidezza. << Dove vai tu, verrò anche io, perché non esisto senza te. >>.
 
 
Sbatté le palpebre più volte e disegnò il profilo del mio viso, con le dita esperte. L’espressione divenne voluttuosa, lasciva e sensuale. Il respiro usciva lento dalla bocca socchiusa e lo sguardo si attardava sulla mia.
Assaggiò piano le mie labbra, alla sconfortata ricerca di una salvezza o una speranza… un futuro, dove potesse essere felice con me e l’odio non ne facesse da padrone. Troppi anni era vissuto nelle tenebre dell’esilio, dove covare e assaporare la vendetta, erano stati il suo pane quotidiano, ma l’avevano intossicato nel profondo e da un veleno simile, non si guariva. Mai.
 
 
Era l’ultima notte che trascorrevamo insieme, prima del risveglio dell’Armata D’oro e quindi di una guerra mondiale, che avrebbe spazzato via per sempre l’umanità. Non riuscivo ad immaginare lo scenario colmo di devastazione, milioni di morti, sangue ed urla, ma ben presto avrei assistito a tutto ciò e al sol pensiero, un brivido gelido scivolò giù per la schiena.
Nuada era lento nelle movenze, pigro, dolce e desideroso di godersi appieno ogni singolo istante di noi due, un bacio dopo l’altro, una carezza, uno sguardo, un sorriso complice e poi di nuovo, le mani che si intrecciavano alle mie, così da poter essere partecipe dei miei pensieri.
La luce che filtrava dal tombino sulle nostre teste, ci avviluppava in un fascio bianco, che mi rammentò il sogno, ma, la realtà, superava di gran lungo ogni desiderio dell’inconscio.
 
 
<< Guardami. >>, sussurrai e, per quanto assurdo ed impossibile fosse, mi sentii in grado di farlo desistere dai suoi intenti.
 
 
Alzò indolente le iridi di zafferano, così inumane e al contempo più terrene di qualsiasi altro essere, abitante questo pianeta.
 
 
<< Puoi cambiare le sorti del tuo destino… è solo terra, polvere e acqua ciò su cui vuoi porre il tuo dominio, quando potresti essere un Re: il Re del mio cuore. E Re del suo. >>. Poggiai la sua mano sulla mia pancia e modulai il discorso, usando un tono dolce, speranzoso e il più convincente possibile.
 
 
Il respiro leggero era l’unico udibile, oltre allo strepitare frenetico del cuore. Le braccia circondarono dolcemente i miei fianchi e si curvò sulla sottoscritta.
 
 
<< Ad un guerriero come me, da fanciullo, viene insegnata solamente l’arte della guerra… Nuala ha avuto la benedizione di essere nutrita con parole e sentimenti, cosa che per i maschi della nostra razza, erano delle sciocchezze a cui non prestare ascolto. Per molti secoli sono stato cieco. >>, si scostò appena e continuò a raccontarmi qualcosa di sé, dandomi modo di conoscere davvero il suo passato misterioso. << Uccidevo e pensavo che non vi fosse altro per cui vivere. Dopo che mio padre decise di scendere a patti con gli umani, me ne andai in esilio, pieno di rabbia, voglia di rivalsa e scioccato dal suo comportamento, poiché la terra è sempre stata nostra, per diritto di nascita. Nel buio della solitudine, ho covato solo risentimento e con quello mi alimentavo, in attesa del giorno in cui avrei fatto ritorno… poi sei arrivata tu. >>. Sorrise luminoso e negli occhi scivolò il ricordo del nostro incontro, dove una curiosa bambina dai lunghi capelli neri e le iridi di ghiaccio, era scesa nelle metropolitane di Manhattan, solo per vincere una scommessa contro qualcuno che la prendeva in giro. << Non hai mai avuto paura del mio aspetto fisico, così diverso dal tuo. >>.
 
 
Il ricordo era impresso a fuoco nel tessuto cerebrale, ed allora, come oggi, ero totalmente affascinata, soggiogata, innamorata di quell’elfo oscuro, che io reputavo più un angelo caduto.
<< Sai, che non sono mai stata molto normale. Non ho mai trovato un posto nel mondo dove potessi sentirmi a casa, non prima di vederti quel mattino. >>.
 
 
Giocò con una ciocca ribelle dei miei capelli, strofinandola tra le dita.
<< Com’è stata differente la mia vita con te! Se tu potessi sentire… se tu avessi lo stesso potere, che mi permette di avvertire tutto l’amore che nutri per me… sapresti quanto mi dai, anche quando non sei qui con me. E… non riesco quasi a dirlo, perché non sono stato mai istruito a dare voce ai sentimenti, ma solo a dare forza alla spada. Vorrei regalarti una parola che valga più del “ti amo”, poiché non bastano due semplici parole, per esprimerti quanto tu sia importante, quanto tu abbia fatto per me e quanto io morirei per te… e non credevo che il mio cuore potesse provare simili sensazioni per qualcuno… >>.
 
 
Deglutii piano e la confessione impacciata e dolce, mi fece sorridere e amarlo più di quanto stessi già facendo. Il limite era stato già ampiamento superato e fui vicina all’essere schiacciata da tale potenza e devastazione.
<< Regalami te stesso, Nuada. Sono mortale e la mia vita, presto o tardi, finirà… >>.
 
 
Ispirò brusco e ciò mostrò che ci aveva pensato spesso e lo addolorava profondamente.
 
 
<< … mentre tu esisterai ancora per moltissimi secoli… vivi con me l’esistenza da umana che mi resta. Adesso hai un motivo in più… vuoi che nostro figlio nasca in un mondo in guerra? Vuoi che nasca, senza conoscere suo padre? >>.
 
 
Calde e morbide le labbra del Principe premettero sulle mie, in un crescente bisogno di sentirmi in ogni singola cellula che lo componeva. Le mani trafugavano alla cieca, ma spedite a spogliarmi in fretta, con un’impellenza irrefrenabile e mentre provavo a fare altrettanto, il muro umido alle spalle mi intrappolò su quel corpo caldo, nerboruto e colmo di un desiderio passionale.
Alla fine, riuscii a stenti a togliergli via i soli pantaloni che indossava e poi fu come unire due tessere di un puzzle che attendeva da un’eternità di essere completato.
I gemiti erano spezzati da baci rubati, le carezze spegnevano la smania di appartenersi maggiormente, gli occhi raccontavano l’amore intenso che sfondava il cuore e mentre il rumore forte di una metropolitana si perdeva nella galleria adiacente, mi lasciai andare nel mare al piacere sconvolgente, che mi investii come una mareggiata infinita.
Nuada si irrigidì e poi si abbandonò sul mio corpo nudo. Rialzò la testa e gli occhi brillarono di una luce che non avevo mai scorto in passato: una decisione era stata presa.
 
 
<< A cosa serve essere il Re del mondo, se posso essere Re di un regno costellato d’amore, dolcezza e splendore? >>.
 
 
Faticai ad assimilare la frase, tanto era incredibile quel che aveva appena detto.
<< Hai capito bene, Sonia. Non importa di altro, se non restare al tuo fianco, orgoglioso che tu mi reputi degno. La mia vita è tua, piccola Principessa guerriera. >>.
 
 
L’abbracciai felice, come non lo ero stata mai e bevvi quelle labbra corvine che si modellavano sulle mie.
D’improvviso tutta la paura che mi aveva attanagliato lo stomaco, si dissolse in una nuvola di vapore e fui trascinata via dell’entusiasmo, consapevole che non sarebbe stata una vita facile, ma era l’unica che volevo vivere con lui.  




 
FINE
 
  
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