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Autore: Shirley Mei    19/11/2015    0 recensioni
È grazie alla campagna #HuntTheTruth che sono venuta a conoscenza delle miniere ad estrazione costruite sui pianeti vetrificati dai Covenant, e appena sentita la loro storia non sono più riuscita a togliermele dalla mente. Mi sono chiesta: come può essere la vita di queste persone? Cosa può voler dire trovarsi a lavorare in un pianeta dove sono morte milioni e milioni di persone? Così è nata questa fic, che segue le vicende di Heric Carter, minatore sopravvisuto alla vetrificazione del suo pianeta. Anche se azzardatamente, ho deciso di collocare questa fic in un futuro prossimo agli eventi di Halo 5, (che uscirà questo Ottobre ) questo per un motivo ben preciso e che non voglio anticiparvi! Ci saranno delle sorprese! Spero di avervi incuriositi! Fatemi sapere con una bella recensione! ;)
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 7

 

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Ore 18.10, 13 settembre 2559,Sistema Bogomol III, colonia esterna YRG-01125 (Yargo)

 

A fine turno, l'unica cosa che Heric avrebbe voluto fare era quella di scendere in camera sua e di passare le successive ore disteso sulla sua branda. Ogni fibra del suo corpo era attraversata da lancinanti dolori e la tuta, insieme alle attrezzature, da nuove e lucide che erano state quella stessa mattina, si presentavano ora logore e ricoperte da un sottile strato di polvere nera. Lo consolò il fatto che non fosse danneggiata.

Dopo l'incidente in galleria lentamente si era ristabilito l'ordine e alla squadra era stato assegnato il compito di recuperare i metri di tunnel che giacevano sotto le macerie. La squadra si era messa a lavoro e dopo quasi cinque ore ininterrotte di scavi, la galleria era nuovamente libera.

Nonostante fossero passati solo  sette giorni dal suo ultimo turno di lavoro sulla vecchia miniera, il dolore di Heric era tale da farlo sentire come al suo primo giorno di lavoro. Era semplicemente distrutto, ma aveva ancora una questione importante da risolvere.

Mentre la sua squadra e altre cinque salivano sul convoglio che li avrebbe riportanti alla sede, Heric aprì un canale vocale chiuso con Orazio tramite il suo casco, dicendogli di seguirlo alla zona comune.

Orazio sembrava essersi rassegnato all'idea di dare delle spiegazioni, limitandosi a rispondere con un cenno della mano.

Heric aveva dunque chiuso le comunicazioni e, tramite il palmare, inviò un messaggio alla sorella, dicendole che avrebbe leggermente tardato e chiedendole se fosse tutto a posto.

La risposta non tardò ad arrivare:

"Tutto bene. Qui è una noia come al solito, è qualcosa di grave? Devo preoccuparmi?"

"Ti spiego quando torno".

E ritirò il palmare, incrociando le braccia al petto e chiudendo gli occhi, con l'intenzione di sfruttare il percorso dalla Zona A alla sede per poter riposare.

Tuttavia il suo piano ebbe vita breve poiché, appena sotto la scapola sinistra, avvertì quello che sembrò il colpo di una mazza. Il fiato gli si spezzò e, tossendo, si rese conto essere solo la mano di Kotov.

<< Tu è pazzo furioso, da? Lanciare te in quel modo per recuperare testa rossa! Tu ha rischiato molto! Ha rischiato di far scrivere me rapporto molto lungo già da primo giorno! >> rise fragrosamente e Heric si limitò a ghignare, passandosi una mano tra i capelli, ritrovando anche quelli pieni di polvere. Storse le labbra e si sfregò le mani per liberarsene.

<< A parte scherzi, ci vuole coraggio per salvare compagno e rischiare vita, e io apprezza coraggio. Sei un bravo uomo >>

Heric strinse le spalle << Grazie Kotov, però... >>.

L'uomo alzò una mano << Prego, chiama me Johan >>

<< D'accordo, Johan. In realtà in quel momento non ho proprio riflettuto quindi... >>.

Johan rise di nuovo, assestandogli una nuovo pacca, questa volta sulla spalla << Per questo io ha detto pazzo furioso! E tutti coraggiosi essere sempre anche pazzi, in parte . Tu deve sapere che quando io ancora in UNSC .... >>. A quel punto Kotov attaccò con uno sproloquio infinito su una certa missione su chissà quale pianeta, Heric riuscì a mala pena a seguirlo per il primo minuto, poi i suoi occhi si chiusero da soli e si riaprirono solo dopo aver sentito il sussulto provocato dal convoglio che arrestava la corsa.

Heric sobbalzò e, voltando lo sguardo, vide che Johan continuava ancora con il suo discorso, incurante che lui lo stesse ascoltando o meno.

Sorridendo si congedò dall'uomo, raccomandandogli di raccontagli la fine dell'avventura alla prossima occasione.

Insieme a Orazio si diresse al terzo piano e arrivati li si sedettero in uno dei tavoli più isolati, così che non fossero disturbati.

Si sedettero uno di fronte all'altro, i residui del silicato che scivolavano dalle loro tute al pavimento. Prima che Heric potesse parlare Orazio afferrò il suo casco tra le mani e lo osservò con un sorriso rassegnato

<< Questa mattina... >> disse passando una mano sulla visiera << ...mi ci è voluta mezz'ora per capire come farlo funzionare, ma alla fine pare non ci sia riuscito per niente >>.

Lo poggiò accanto a lui, sulla panca, incrociando le dita e sospirando.

Heric capì che non avrebbe dovuto fare domande, sarebbe stato Orazio a raccontare la sua storia.

<< Il mio pianeta, è stato vetrificato quando avevo dieci anni. Non ci salvammo in molti, un migliaio, forse.  Fummo fortunati a salvarci, io e i miei genitori... ma la situazione, dopo l'attacco, non fece che peggiorare. Non avevamo di che vivere, mio padre era un semplice operaio e i lavori scarseggiavano. Dopo alcuni anni siamo finiti su una miniera d'estrazione. Quel posto, era un'inferno. Vivevamo dentro delle baracche e l'unica protezione contro le tempeste era la gola dentro la quale erano costruite. Ho iniziato a lavorare con mio padre alla miniera appena compiuti quindici anni. Li... non avevamo tutta questa strumentazione. Niente caschi, niente sonde, nessuna tuta o roba del genere. Ma...non è solo per questo che non li so usare... >> Orazio si grattò la nuca, passandosi poi una mano sugli occhi << Io, sai, ho una grave forma di dislessia. Non sono più andato a scuola dopo l'attacco e la cosa mi è sfuggita di mano. Senza nessuno ad aiutarmi ho finito per avere difficoltà solo a scrivere il mio nome >> alzò gli occhi su Heric

<< Avrai sentito delle cose che sono successe ad alcune colonie due anni fa >>

Heric annuì, battendo le dita sul tavolo << Strane anomalie e interferenze. Le comunicazioni sulle colonie erano interrotte e c'erano stati degli eventi sismici che hanno distrutto porzioni significative delle colonie >>.

Orazio rise, scuotendo il capo << Non lo so, se è stato un maledetto terremoto o un'armata Covenant, a causare tutto quel casino. Qualunque cosa fosse, ha fatto sparire non solo la miniera ma tutto il complesso delle abitazioni... così >> Orazio schioccò le dita << Puff! E al posto loro solo un cratere, gigantesco. Come se qualcuno si fosse tagliato un pezzo di pianeta. I miei genitori, i miei amici, tutti spazzati via come polvere al vento >> l'uomo si fermò un momento, gli occhi lucidi e i pugni stretti.  << Io, che quel giorno ero su una cava al lato opposto del pianeta, mi sono salvato per pura fortuna. Ma credi che la BXR abbia fatto qualcosa? O l'UEG? Quando tutto il casino si è risolto, l'unica cosa che hanno fatto è stata quella di stilare un elenco. Feriti quarantacinque, deceduti millecinquecento >> batté le mani sul tavolo, rabbioso << Numeri!! Ecco cosa siamo diventati!! Riesci a immaginarlo? Dati su un documento digitale!! Firmato e poi archiviato. A noi che siamo sopravvissuti non è rimasto niente, nemmeno la decenza di vedere i loro corpi sepolti. Anzi, dovevamo aver paura anche solo a parlarne! L'ONI era dappertutto ed erano pronti a tutto pur di insabbiare la cosa. Un attimo prima sei li che lavori come un animale per guadagnarti un minimo di dignità...e subito dopo puoi ritrovarti in una prigione sperduta della galassia, classificato come infermo mentale. Ho trovato lavoro per miracolo, un vecchio amico di mio padre è riuscito a fornirmi i documenti di cui avevo bisogno e quindi...eccomi qui >>.

Orazio scosse la testa, ridendo amareggiato << Ma non è questo il punto, giusto? La verità è che oggi sia tu che gli altri avete rischiato grosso per colpa mia. Non ho le competemze per restare. Sarei solo d'intralcio per tutti. Si può dire tutto su di me ma, che sia dannato, non sono il tipo che fugge dalle sue responsabilità. Quindi fa quello che devi e segnala pure tutto a Nahat o al direttore, se lo ritieni giusto. Non te ne vorrò male, lo prometto >>.

Heric non rispose, se ne stava in silenzio, con le mani incrociate e lo sguardo fisso su quello di Orazio. Quest'ultimo, constatando che Heric non aveva altro da aggiungere, raccolse il suo casco pronto per dirigersi alla sua stanza.

<< È proprio così >> proruppe Heric << Per salvarti il culo oggi ho rischiato di rimanere sepolto vivo. È stata una mia scelta, certo. Tuttavia... >> si alzò, prendendo il suo casco sotto braccio e guardando Orazio negli occhi.

<< Mi devi un favore addesso. La vita, in effetti. Quindi da oggi in poi farai quello che ti dico io. Come e quando lo dico io. Non farai un passo senza il mio permesso, almeno finché saremo in miniera >>.

Orazio era sbigottito, lo guardava confuso e commosso.

<< V-vuoi dire che non dirai nient- >> Heric prese il segnalatore che aveva sottratto ad Orazio in miniera e glie lo consegnò, battendolo con forza sulla sua mano.

<< Anche io ci ho messo un po' a capire come funzionano. Non è così complicato >> sorrise, dandogli una pacca sulla spalla << E poi non mi va di sorbire un interrogatorio da parte di qualche schifoso funzionario dell'ONI >>.

Orazio era commosso, strinse con forza il segnalatore, abbassando il capo.

<< Non so cosa dire... >>.

Heric si massaggiò il collo, stiracchiandosi << Beh, hai tutto il tempo per pensarci. Nel frattempo io me ne torno di sotto. Ci vediamo domani >>.

Camminando Heric non si voltò indietro finché non entrò nell'ascensore più vicino allora, da lontano, scorse Orazio seduto ancora sul tavolo. Le mani strette ai lati del casco.

Un sorriso mesto sulle labbra.

Heric scosse la testa abbandonandosi alla parete dietro di lui. Sbadigliò senza ritegno, passandosi una mano sugli occhi.

<< Ah...che sonno >>.

Quando arrivò in camera trovò sua sorella esuberante, il tutto per un regalo decisamente inaspettato. La branda singola che aveva lasciato in camera quella stessa mattina, era stata ora sostituita da un letto a castello.

<< È stato Nahat!! >> cantilenò allegra Daphne, ciondolando a testa in giù il capo mentre guardava Heric liberarsi della tuta da lavoro e stendersi sul letto inferiore << Oggi pomeriggio è arrivato insieme ad un altro tizio e lo hanno sistemato qui! Non è grandioso? >>

Heric annuì, poggiando la testa sul cuscino. Gli era capitato  di avere l'occasione di dormire sul letto, più che altro quando svolgeva il turno di notte ed aveva quindi la giornata successiva a disposizione. Ma erano eventi rari.

Adesso avrebbe avuto la possibilità di usufruirne non per qualche giorno, ma per i successivi anni! Bastò quello a tiragli su il morale.

Daphne gli si sedette vicino, porgendogli una busta di carne essiccata.

<< Raccontami di oggi. È successo qualcosa di interessante? >>

Heric ridacchiò, afferrando la busta << Non ne hai idea >>.

Raccontò della sua squadra, delle gallerie, del passato di Kotov, dell'incidente e della sua conversazione con Orazio.

<< E se si fosse inventato tutto solo per sviarti? >>.

Heric strinse le spalle, incrociando le braccia sotto la testa << Chi sono io per giudicare? Sarei un ipocrita a segnalarlo, proprio io che per anni ho lavorato tramite documenti falsi. E poi... >>.

<< Poi? >>

<< Beh, ho visto nei suoi occhi, quella cosa. Quella espressione di chi ha perso tutto... e tutti. La conosco troppo bene, per non riconoscerla >>.

Daphne sorrise dolcemente, poggiando una mano sulla sua.

<< È per questo che sono felice che tu sia mio fratello >>.

<< Ehh già...il tuo stupido fratello che da domani sarà costretto a lavorare per due. Almeno finchè Wolf non avrà imparato a muoversi da solo >>

<< Ne hai passate di peggio, sopravviverai. Piuttosto, dimmi ancora di Kotov e gli altri! >>

Ma era troppo tardi, voltandosi di lato Heric era sprofondato in un sonno profondo, in cui sarebbe rimasto per le ore successive.

Passarono altri cinque lunghi mesi da quel giorno. Mesi in cui Heric, a parte le prime difficoltà con Orazio, si ritrovò a lavorare al meglio delle sue possibilità come mai prima di allora. I turni erano logoranti, ma grazie alla sua squadra le mansioni venivano svolte in fretta e alla perfezione. Fino a quel momento Heric si era ben guardato nell’aprirsi più del dovuto con gli latri minatori, limitando i suoi rapporti con gli altri solo a livello professionale. Tuttavia Johan e Mathias si rivelarono ottimi compagni oltre che lavoratori eccellenti; fu con Johan che Heric legò maggiormente, l’uomo sembrava averlo  preso in simpatia e in più di una occasione si era dimostrato più che disponibile nell’aiutare a formare Orazio; Mathias invece, pur essendo un tipo molto socievole era solito creare un sottile muro invisibile tra lui e quelli che lo circondavano. Era più una sensazione di Heric in realtà, all’apparenza Overgaard era affabile, spiritoso, amante delle donne e del suo lavoro...eppure in quei momenti in cui si lasciava andare a lunghi silenzi percepiva qualcosa...di profondo.

Ad ogni modo non volle dar più di tanto peso alla cosa, i segreti in fondo erano comuni in quel piccolo mondo sottoterra, tra la polvere e le rocce.

Il lavoro duro della squadra fu presto premiato e dalla Zona A i quattro uomini furono trasferiti alla Zona B; con essa arrivarono una paga aumentata, nuove attrezzature... ma anche i doppi turni e, soprattutto, il lavoro in superficie alla cava.

Heric non voleva darlo a vedere ma ogni fine settimana tratteneva il fiato fino all’arrivo della notifica con i nuovi orari dei turni, sperando che non si sarebbero svolti alla cava.

Per sua fortuna Johan e Mathias, nonché Orazio, erano ben preparati al lavoro in superficie, e tutto andava sempre per il meglio. Daphne si comportava bene, l’ambiente era sicuro, i controlli dell’ONI rari e il direttore Krämer, insieme a Nahat, dirigevano alla perfezione il delicato meccanismo di quella complicata macchina da lavoro. L’unica nota negativa in tutto quello era la costante presenza inquietante di Sam che aleggiava, insistentemente, nella mente di Heric. Chissà come se lo ritrovava sempre davanti, che fosse in mensa, negli ascensori o perfino nei corridoi.

Era la prima volta in tutta la sua vita che una persona riusciva a terrorizzarlo in quel modo, tanto da fagli torcere le budella e sudare freddo. Non poteva far altro che evitarlo il più possibile, proseguendo nel suo lavoro e nella sua vita che, finalmente, aveva preso a girare nel verso giusto. Dopo tanto, tanto tempo, Heric si sentiva felice.

Chissà... se fu proprio questa felicità, questa spensieratezza momentanea, innocente, la causa di quel terribile evento che, con brutalità, si abbatté su Yargo e su Heric, qualche giorno più tardi.


[Angolo Autrice]
Rieccomi! Salve a tutti! Spero che anche se un po' più corto vi sia piaciuto! ;)  avevo necessità di un capitolo di "transizione", chiamiamolo così. Ad essere sincera sto avendo alcune difficoltà con l'ottavo capitolo e non sono sicura di come stia venendo fuori...a dire il vero non sono sicura di tutta la fic! xD Fatemi sapere, ogni consiglio è più che accetto! Sono sempre sorpesa quando penso che ho pubblicato il primo capitolo a settembre O.o adesso vedo già i panettoni nei supermercati! D'accordo sto divagando...ci vedremo presto con l'ottavo capitolo! E naturalmente grazie a tutti quelli che hanno letto! Un bacione! ;) Shirley
   
 
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