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Autore: Marenero05    19/11/2015    0 recensioni
"So che per te è difficile, ma per una volta in vita tua fa quello che ti dicono gli altri e cerca di chiudere il becco!"
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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~GOLDEN SILENCE


Un acre gracchiare faceva da sottofondo a quell'ennesima serata di metà autunno. A Soraya piaceva. Per tutta la vita aveva tentato di capire quale fosse la funzione di quelle bestiacce infide, il loro scopo ultimo. Alla fine era arrivata alla conclusione che forse la loro utilità nel mondo risiedeva proprio nel riempire quei silenzi delle conversazioni in cui si imbatteva.
"Hey? Ci sei?"
Appunto. Da l'altro capo del telefono il suo ragzzo, Davide, cercava di cogliere anche solo un respiro che gli permettesse di capire se fosse viva o morta. Lui odiava questo suo lato da asociale. Non riusciva davvero a comprendere come la SUA ragazza non riuscisse ad iniziare una conversazione con lui, ad aprirsi E non si fece problemi a dirglielo.
"Ma è possibile che debba sempre iniziare io un discorso con te?!"
Soraya era ben consapevole di questo suo difetto. Riusciva a comprendere perchè i suoi interlocutori spesso si spazientivano, ma le informazioni che il suo cervello riteneva utili per la situazione erano devvero poche, se non nulle. Non voleva dire la prima cosa che le passava per la testa: avrebbe fatto la figura della pazza.
"Hai ragione. Scusami."
Un pesante sospiro attraversò la cornetta del cellulare. Non sa fare altro che scusarsi, pensò Davide.
"Posso almeno sapere a cosa stai pensando?"
Ultimo tentativo d'approccio. In quel periodo le cose non andavano bene: erano entrambi nervosi e spazientiti; spesso si rispondevano male e quasi non riuscivano più a sopportarsi; le differenze tra loro erano ben marcate e pesanti da sopportare; lei aveva paura, a lui (forse) dispiaceva.
Soraya avrebbe voluto rispondere negativamente a quell'imposizione. Non aveva voglia di parlare con lui quando era nervoso: era come camminare su un campo minato, ogni parola andava ben calcolata e soprattutto, se si metteva un piede fuori posto, la mina non sarebbe esplosa nell'immediato ma l'avrebbe divorata dentro come un cancro. Aveva paura di parlare e di essere giudicata, cosa che lui faceva fin troppo spesso. Si sentiva attaccata da lui. Ma quel giorno, forse perchè arrivata al limite della sopportazione, non riusciva ad essere lungimirante e poco importava se domani si sarebbero lasciati (cosa probabile), lei voleva essere se stessa nel bene e nel male, sopratutto nel male.
"Al silenzio" rispose laconica.
"Non mi sorprende: è il tuo stato perenne"
Soraya ignorò volutamente l'ultimo commento, come faceva da mesi con molti altri. Non avrebbe saputo come rispondere, non nel suo campo, non nella logica. Non si può spiegare l'istinto al cervello. Quello era territorio nemico per lei. Si armò di buona pazienza.
"Chiudi gli occhi"
"Cosa?!" Bene. Ora non era solo muta ma anche pazza.
"So che per te è difficile, ma per una volta in vita tua fa quello che ti dicono gli altri e cerca di chiudere il becco!"
Cavolo. Non gli aveva mai risposto così. Forse era il caso di assecondarla, non voleva peggiorare la situazione, già delicata.
"Ok ok. Li ho chiusi. E ora?"
"Cosa vedi davanti a te?"
"Il soffitto bianco"
"Ma ti ho detto di chiuderli!"
Sapeva essere devvero testarda la ragazza. Proprio come lo era lui.
"Chiusi?"
"Chiusi" rispose sogghignando.
Sapeva essere davvero testardo il ragazzo. Proprio come lo era lei
"Ora concentrati su un suono, uno qualsiasi anche piccolo, marginale. Ascoltalo bene, seguilo, fatti trasportare. Non pensare. Intorno a te deve esistere solo quel suono."
La proposta della ragazza gli sembrava assurda, ma era contento che per una volta lei lo facesse entrare nella sua mente e nelle sue abitudini. Se pure, in quel momento, gli sembrava una hippy induista pesantementre alterata dal crack, ammirava questa sua determinazione.
Si guardò intorno annoiato. Era autunno ormai inoltrato e le foglie cadevano. Gli venne in mente il breve componimento di Ungaretti:" Si sta come d'autunno, sugl'alberi le foglie". La caducità della vita era spesso stata presa in considerazione da molti, che ci hanno scritto libri di pagine e pagine e pagine. Ungaretti era stato il migliore. Su questo concordava con la sua ragazza: tropppe parole non servono. In quel momento sentì un fruscio leggero, delicato. Erano le foglie ormai depositate a terra, morte. Si mise ad osservarle: il vento creava una piccola spirale, in cui sembrava le foglie danzassero; colori e forme si mischiavano per arrivare a formare una piccola ninfa danzante. Non si era mai accorto quanto fosse bello ciò che aveva fuori dalla finestra. Allora non pensò. L'unica cosa che aveva in mente era il movimento leggiadro della ballerina viva costituita da foglie morte. Cadde in una specie di trans per molti minuti. Il pensiero della stretta unione tra vita e morte lo portarono indietro, a tempi lontani, quando ancora era capace di commettere stupidaggini per il puro gusto di sentirsi un pò più libero. Tempi morti come quelle foglie, che non sarebbero tornati. Si sentì parte di quel frusciare, si sentì una foglia morta. Non era più Davide, o meglio lo era ma fuori dal corpo di Davide. Era disconesso dai sensi, come quando si sviene, e la sensazione era meravigliosa.
"Davide ci sei?" Soraya lo riscosse. Sua madre le stava dicendo di chiudere il telefono, si era fatto tardi.
"Si, ci sono, più o meno..." Si sentiva triste e pieno di malinconia.
"Non so se sei riuscito a sentire quello che sento io, ma estraniarsi dal mondo dà molti spunti per una conversazione, trovi? E poi fa riflettere" commentò tra l'ironico e lo speranzoso.
Lui era un ragazzo intelligente, ma erano due tipi di intelligenza diversa. Un Narciso e un Boccadoro, cervello e cuore, spirito e anima. Due prospettive diametralmente opposte.
"Quando ero piccolo mi piaceva salire su un albero molto alto, sai? Poi ho capito che era una cazzata e che potevo rimetterci la vita e quindi ho smesso"
"Io da piccola avevo paura di salire anche su una collinetta" ricordò ridendo Soraya.
"Perchè tu sei negata. Lo sappiamo tutti" risero insieme dopo tanto tempo.
Lei si sentiva un pò più accettata, lui si sentiva parte di un suo piccolo pensiero.
Le parole sono solo uno scudo che innalza chi non conosce se stesso e ha paura di scoprirlo. Il silenzio non è il nulla, è l'unico modo che si ha per vedere. Nel silenzio sono presenti molte domande, le cui risposte vanno cercate in esso. Pazzia? Mutismo? Forse. Ma condividere silenzi significa essere davvero uniti. Se due persone si conoscono davvero non si imbarazzano a stare zitti, anzi si imbarazzano a cercare principi di conversazione inutili che non porteranno a nulla. Questo Soraya tentava di far capire a Davide, ma senza ottenere troppi risultati. Soraya continua a cercare se stessa e Davide continua a cercare qualcuno con cui confonatrsi ed avere rapporti "normali".

  
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