Libri > Altro - Sovrannaturale
Segui la storia  |       
Autore: Eiry    19/11/2015    0 recensioni
[Anita Blake ]
[Anita Blake]
La storia è ambientata nell’universo della marshal federale Anita Blake. Ho cercato di rendere i personaggi i più fedeli possibile e molto della storia si basa sui libri anche se si tratta di tutta una nuova avventura che vede come protagonista un nuovo personaggio.
Cosa accadrebbe se Anita avesse una sorella anche lei negromante e marshal federale? E se improvvisamente nonostante i suoi sforzi per tenerla lontana dai suoi casini soprannaturali dovesse farla tornare a St Louis per proteggerla?
Spero che la storia vi piaccia, al prossimo capitolo.
Genere: Avventura, Erotico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Le apparenze ingannano

Aprii la porta convinta di sentire la televisione a stecca e la casa in subbuglio invece trovai un preoccupante silenzio.
D’istinto, quasi come una deformazione professionale estrassi la pistola entrando in modalità agente.
La casa era immersa nella penombra e nel silenzio ma non c’era nessuno. Controllai tutte le stanze poi sconcertata abbassai l’arma entrando in cucina.
Ero stanca e avevo davvero bisogno di un caffè. Mi stupii di trovarlo fatto e tiepido e mi inquietai ancora di più. Stavo giusto prendendo il cellulare per chiamare Edward, mio coinquilino e migliore amico quando notai un foglietto sull’isola. Lo afferrai osservando la sua grafia grossolana e confusionaria.

Ho avuto un emergenza. Per favore raggiungimi al Guilty Pleasure, è un locale di St Louise, sulla quindicesima, ti spiegherò tutto li….
Mi dispiace.


Corrugai la fronte chiedendomi per quale motivo si stesse scusando e una piccola parte della mia mente mi suggerì che St Louise era l’ultimo posto dove sarei voluta andare ma la ignorai afferrando le chiavi della macchina di corsa, uscendo.
Guidavo veloce, agitata. Non era da Ed comportarsi così e inoltre doveva essere partito poco prima di me. Perché non mi aveva aspettata?
Sapeva che rientravo alle sei in punto eppure era partito di gran carriera, senza neanche prendere il caffè che aveva preparato anche se probabilmente, come tutte le volte, lo aveva fatto per me.

“Anita promettimi che le spiegherai che non potevo assolutamente dirle la verità, che le farai capire la storia del branco e tutto il resto”
“Sembri molto nervoso, Edward. Temi che la sorella di Anita possa arrabbiarsi con te? Non ti è mai importato di nessuno fuori che te stesso”
Fece per rispondere che lei era diversa ma si bloccò. Conosceva Anita, e sapere dei suoi sentimenti per la sorella non le sarebbe piaciuto.
“Tranquillo, le spiegherò ogni cosa. Volevo evitarle tutto questo… ma a quanto pare non posso”
“Sapevi che anche lei è un marshal federale?”
A giudicare dalla faccia sconvolta, no.
“E tu glielo hai permesso?!” si stava arrabbiando, come succedeva spesso.
Corrugò la fronte. “Lo era già quando ci siamo conosciuti ed è anche molto in gamba. Usa un nome falso… Jane Carson”
Lei fece per rispondere ma Jason entrò in stanza dicendo che Ambra aveva appena parcheggiato la macchina.

Smontai dall’auto strofinandomi il viso.
Ero stanca, nervosa e non capivo perché accidenti Edward mi avesse fatto guidare per quattro ore, dandomi appuntamento in un altro stato. Poi mi ricordai che lui era originario di St Louise e mi domandai se non c’entrasse la sua famiglia, agitandomi ancora di più.
Attivai la chiusura centralizzata e improvvisamente il potere vampiresco mi pervase come uno schiaffo, facendomi trasalire.
Quel luogo era pieno di vampiri.
Dannazione.
Respirai profondamente, cercando di calmarmi. Ero amica di alcuni vampiri e anche se avevo visto quanto mostruosi e cattivi potessero essere avevo imparato di non fare di tutta l’erba un fascio.
Entrai all’interno e il mio crocifisso iniziò a rilucere fiocamente sotto la maglietta. Arrivata al bancone una donna alzò lo sguardo e sorrise.
“Benvenuta al Guilty Pleasure. Prego lasci la giacca, eventuali armi e il crocifisso”
“Come, scusi?”
“Il crocifisso sotto la sua maglia, lo tolga”
Sentii le labbra contrarsi in un sorriso spiacevole. “Io non credo proprio” batté le palpebre, probabilmente disorientata dalla mia risposta così aggiunsi “non entrerò in un luogo pieno di vampiri senza il mio crocifisso”
“Ambra”
Mi voltai verso la voce di Edward e sentii il mio corpo rilassarsi rendendomi conto di essere stata rigida tutto il tempo. “Ed” dissi semplicemente cercando di trovare qualche indizio nel suo volto, inutilmente. Fu incapace di sostenere il mio sguardo e abbassò il suo. Non era da lui comportarsi così.
“Devi lasciare il tuo crocifisso o non ti faranno entrare”
“Usciamo allora” dissi semplicemente “sei impazzito forse? Cosa ci fai in questo posto… ti rendi conto che mi hai spaventata? Non mi fai neanche una dannata chiamata mi lasci un biglietto peggio di un criptex e mi fai venire in un altro paese in fretta e furia, per venire in uno strip club di vampiri. Sono stanca e lo sai che non mi piacciono le sorprese. Qualunque cosa sia successa dimmela e basta”
Un ragazzo si avvicinò a noi. Era biondo e aveva gli occhi di un azzurro impossibile. Sorrise e sembrò amichevole ma ero troppo stanca e nervosa per essere cortese così non ricambiai, tornando a dedicare l’attenzione ad Edward. Sospirai per calmarmi e gli posai una mano sul braccio “E’ per la tua famiglia? Qualunque cosa sia la risolviamo ok? Però smettila di comportarti così, mi stai spaventando”
“Non possiamo uscire” rispose pacato, e finalmente tornò a guardarmi. I suoi occhi erano color muschio, mi ricordavano la foresta, inspiegabilmente. “non si tratta della mia famiglia… si tratta della tua. Se adesso lasci il crocifisso e mi segui ti spiegherò ogni cosa”
Notai che c’era anche un vampiro moro, gli occhi scuri come tenebra che mi fissava ne in modo aggressivo ma neanche gentilmente. Stava valutandomi.
Lo guardai per un po’ incapace di muovermi e di parlare poi riuscii a dire flebilmente “C’entra mia sorella?”
Annuì e io mi sentii mancare poi avvertii il mio volto indurirsi “E tu come cazzo conosci mia sorella?!”
Gli scappò una risatina, nonostante la situazione “Accidenti, se inizi a dire parolacce devi essere davvero arrabbiata”
Feci per rispondere ma siccome probabilmente mi sarebbe uscito qualcosa di cattivo mi bloccai respirando profondamente e dopo un momento riprovai “Se vuoi saperlo, non sono esattamente di buon umore” ribattei gelida.
“Ti prego… consegna il crocifisso e seguimi, lei ti spiegherà tutto”
Avevo sentito le voci secondo le quali mia sorella fosse diventata una specie di vampiro e se la facesse col master della città nonché con un numero non definito di vampiri e licantropi?
Si.
Mi interessava?
Non nel modo in cui molti avrebbero pensato. Io volevo solo che mia sorella fosse felice, ma sapevo come l’aveva sempre pensata sui vampiri e proprio non riuscivo a capire.
Inoltre io e lei avevamo un rapporto complicato e non ci vedevamo da anni.
Quasi me lo strappai di dosso, mentre la rabbia mi montava dentro come un impasto ben riscaldato.
“Accidenti, così la somiglianza è veramente impressionante”
Lanciai un occhiataccia al ragazzo vicino a noi. “E tu chi saresti?”
“Io sono un amico intimo di tua sorella, mi chiamo Jason. E’ un piacere conoscerti”
Non risposi e nei suoi occhi baluginò qualcosa, qualcosa che non riuscii a decifrare.
Mi lasciai guidare dentro il locale. Alzai lo sguardo sul palco e vidi un ragazzo bellissimo. Aveva i capelli neri come il giaietto e gli occhi più azzurri e profondi che avessi mai visto. Incrociò il mio sguardo ed io lo distolsi veloce, mentre il cuore mi accelerava come impazzito.
Era un vampiro, un vampiro parecchio antico.
Di solito quelli come lui non lavoravano negli strip club. Scacciai via il pensiero entrando nel retro del locale e quando ci trovai una struttura simile ad un albergo me ne stupii. Al passo veloce e sicuro di Edward mi irrigidii dicendo “Sembri conoscere molto bene questo posto”
Fu come se gli avessi dato uno schiaffo.
“Infatti lo conosco”
“Credevo di conoscerti, invece mi sbagliavo”
Si bloccò a metà corridoio, voltandosi verso di me. “Ti ho mentito su molte cose, è vero. Ma l’ho fatto perché non avevo scelta. Questo non cambia niente”
“Cosa? La nostra amicizia basata sulle menzogne? Credo che spetti a me decidere”
“Ambra io…”
“Non mi va di parlarne qui, adesso. Ne parliamo quando verrai a prenderti la tua roba”
“Cosa?”
“Non ho alcuna intenzione di continuare a vivere con te. Non so chi sei, e di sicuro se conosci mia sorella mi hai sorvegliato per tutto questo tempo. Non eri con me perché volevi, ma perché dovevi”
“No questo non è vero. Si, subito era così ma poi…”
“Ma poi cosa? Non ti voglio in casa mia Edward, perciò usciti di qui vieni a prendere le tue cose e vattene” Mi sentii sul punto di scoppiare in lacrime così respirai profondamente ignorando il suo sguardo perché non avrei saputo sopportarlo e li precedetti.
Adesso potevo percepire mia sorella proprio come se la stessi vedendo con gli occhi, invece che non la mente.
Quando entrai restai un momento stordita. Era un ampia camera da letto e mia sorella sedeva in braccio a un uomo dagli occhi verde pallido ma non per questo spenti. Sembravano quasi assorbire la luce della stanza.
Un altro ragazzo seminudo giaceva al loro fianco e mi fissava ben oltre l’etichetta o la decenza, le iridi lilla impenetrabili e seduto sulla poltrona c’era il ragazzo più bello che avessi mai visto. O meglio, il vampiro. Doveva essere Jean-Claude il master della città di St Louise, avevo sentito parlare di lui.
Poco lontano in piedi e con l’aria di chi avrebbe voluto essere da tutt’altra parte c’era un uomo alto dai capelli e occhi castani. Era bello, ma d’altronde chi non lo era in quella stanza?!
Anita si alzò appena e notai che era in biancheria intima. “So che probabilmente sei arrabbiata”
“Sai la prossima volta, anche se adesso sei una specie di essere soprannaturale, potresti usare il telefono e farmi una telefonata, come farebbe qualsiasi sorella maggiore normale”
“Non c’era tempo. Sei in grave pericolo”
“Me la so cavare da sola, credimi”
“Certo, perché sei una marshal federale”
Nella sua voce notai un velo di collera e mi fece sorridere “Mi sembra di capire che non sei d’accordo”
“Tu non hai idea di che genere di vampiri siano, sono antichi e crudeli e vogliono farmi soffrire”
“Allora credo che abbiano mirato alla persona sbagliata”
Alzò lo sguardo, fissandomi in un modo che mi obbligò a usare tutto il mio autocontrollo per non distogliere il viso da lei. “So che non vincerò il premio di sorella dell’anno. So di averti lasciata sola quando avevi bisogno di me… ma la verità è che la tua vita può solo essere migliore senza avermi intorno. Questo però non significa che io non ti voglia bene o che non pensi a te o che non voglia averti accanto a me sempre”
“Per questo mi hai mandato una guardia del corpo in incognita?” dissi e ora la mia rabbia era visibile “non mi serve protezione ok? E poi hai fatto una cosa da schizzati, che cazzo, Anita! Tu ti saresti arrabbiata da morire se l’avessero fatto a te!”
“E’ vero” ammise, con una flemma che mi stupì. “però ero inquieta … era il mio modo di averti accanto anche se potevo davvero”
“Tu non vuoi. Non potere è un'altra cosa. Sei tu che mi hai cacciato via, e io ho sempre rispettato i tuoi spazi e i tuoi desideri. Tu invece mi hai fatta spiare. Mi hai messo in casa uno sconosciuto”
Proprio in quel momento Jason ed Edward entrarono. Mi chiesi perché ci avessero messo tanto ma solo per un momento poi tornai a concentrare la mia attenzione su mia sorella.
“Edward non ha alcuna colpa. E’ un licantropo e deve obbedire al suo Ulfric. Lui si chiama Richard” disse indicando il castano imbronciato. “è il capobranco di Edward ed è mio compagno. E’ stato un ordine che non ha potuto rifiutare”
“Sai questo non contribuisce a renderlo meno inquietante!” sbottai e lanciai un occhiataccia a Ed. Era un licantropo cazzo! Come aveva potuto non dirmelo?
Si alzò venendomi incontro. Alzò la mano verso di me e io indietreggiai un secondo prima che mi toccasse. Fu come se gli avessi dato uno schiaffo. Lasciò la mano sospesa in aria per un po’ poi la riportò lungo il fianco, con gli occhi lucidi “Probabilmente mi odi per ciò che sono diventata, hai paura di me…”
Sbottai e tornai a fissare mia sorella “Anita, se credi che il problema qui sia ciò che percepisco o il fatto che sei circondata da licantropi e vampiri ti sbagli di grosso. Non me ne frega niente se adesso sei una specie di vampiro o qualunque cosa tu sia. Facevi schifo come sorella anche da umana. Sono arrabbiata e delusa, non ho paura. E di certo non ti odio, se ti odiassi tutti i miei problemi svanirebbero in un momento”
Deglutii perché sentii che anche i miei occhi iniziavano a bruciare.
“Resta qui finché le cose non si saranno sistemate”
“No. Me ne torno a casa” dichiarai e feci per uscire ma Edward mi bloccò l’uscita.
Lo guardai serissima “Spostati”
“Ambra per favore” incrociai le braccia al petto, aspettando che continuasse perché aveva la tipica espressione di quando aveva qualcosa da dire “so quanto sei arrabbiata adesso ma questi tizi sono già in giro e ti stanno cercando. Casa sarà il primo posto dove andranno, non sei al sicuro li”
“Qui invece si?”
“Si. Ogni singolo vampiro o licantropo in questo posto darebbe la sua vita per proteggerti”
“Perché?”
“Perché tu sei importante per Anita. E Anita è importante per il master della città e per il capobranco dei lupi mannari. E questo è tutto quello che conta”
Avrei ribattuto se quelle parole non mi avessero ferita. Così era per quello che mi era stato accanto. Perché mia sorella se la faceva col suo capobranco. Lui sembrò intuirlo e i suoi occhi si riempirono di dolore.
“Qualunque cosa dirò d’ora in avanti non cambierà quell’espressione sul tuo viso vero?”
Non risposi “Resterò qui se siete tutti così spaventati” cedetti e sentii la presenza di Anita dietro di me farsi più vicina.
“Grazie” disse e sentii la sua mano fra i capelli “significa molto per me”
Non risposi, perché non sapevo davvero cosa dire. Ero sconvolta e mi faceva male la testa. “Se vuoi ringraziarmi dammi del caffè. Sono uscita cinque ore fa da un doppio turno e sto per crollare”
“Doppio turno?”
“Ambra è un medico” disse Edward “ è un chirurgo davvero in gamba”
Era sconcertante come qualcuno che conoscevo da appena un anno sapesse molte più cose su di me che mia sorella.
“Accompagno io tua sorella, tu devi pensare a nutrirti”
Evitai di chiedermi cosa significasse perché una delle mie regole più importanti e utili era di non fare una domanda se non volevi sapere la risposta e guardai quello che avevo appreso chiamarsi Richard avvicinarsi. Improvvisamente sorrise e il suo volto divenne terribilmente rassicurante, inequivocabilmente… umano.
Uscii e appena fuori mi porse la mano dicendo “Non sapevo che Anita avesse una sorella prima che venisse a chiedere il mio aiuto. E’ un piacere conoscerti” strinsi la mano senza alcuna voglia di farlo e lui continuò con voce pacata e dolce “so che è scioccante e so come ti senti. Io per primo che sono un licantropo non mi sono ancora abituato a tutto questo, eppure ci vivo dentro tutti i giorni. Vorrei solo avere una vita normale, continuare a insegnare e vivere come tutti gli altri”
“Sei un insegnante?”
“Si, insegno scienze alle medie”
Sorrisi e mi venne spontaneo. “Adoro scienze. Deve essere bello insegnare”
Ricambiò il sorriso “Lo è. Vieni, andiamoci a prendere un caffè”

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Altro - Sovrannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Eiry