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Autore: GirlWithChakram    21/11/2015    3 recensioni
Pochi mesi sono passati dalla morte di Xena e Gabrielle deve trovare il coraggio di andare avanti per dimostrare al mondo di essere la degna erede della Principessa Guerriera. Ma cosa accadrebbe se, in una terra lontana, trovasse qualcuno disposto a darle una seconda possibilità per stare con la donna che ama?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Gabrielle, Un po' tutti, Xena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 26: Senza di te
 
The pain of it all, the rise and the fall
I see it all in you
Now every day I find myself saying
“I want to get lost in you”
I’m nothing without you
(Three Days Grace – Lost in You)
 
“La vostra storia finirà con il tuo aedo incapace di salvare il suo angelo caduto.”
Xena aveva riflettuto a lungo su quella profezia. Per quanto avesse cercato di negarlo a se stessa e alla compagna, ne era intimorita. Le previsioni di Alti avevano sempre un fondo di verità. Aveva tentato di allontanare il più possibile quell’oscuro presagio, ma giunto il messaggio di Akemi, si era convinta che non ci fosse modo di sconfiggere il Fato. Per lei non ci sarebbe stato ritorno dalla Terra del Sol Levante.
Non fu la morte in sé ad annientarla, dopotutto non era la prima volta che intraprendeva il viaggio verso il Regno delle Ombre, fu il dover dire addio a Gabrielle, fu quell’ultimo dialogo illuminato dal sole al tramonto a spezzarle il cuore. Avrebbe dato qualsiasi cosa per non dover abbandonare la poetessa, ma doveva agire per il bene superiore, anche se ciò significava andarsene, definitivamente.
Scomparendo dal mondo sensibile, con ancora l’impressione di avere accanto a sé la donna che l’avrebbe amata per sempre, la guerriera si trovò ad attendere, aspettandosi di discendere negli Inferi. Sarebbe stato legittimo, dopotutto, l’ultima volta, era stata sul punto di guidare una rivolta demoniaca contro le schiere celesti, trascorrere del tempo tra i dannati le sembrava più che doveroso. Se la sarebbe quindi dovuta vedere con Lucifer, che certamente non aspettava altro che potersi vendicare.
Si trovava in un luogo scarsamente illuminato, all’apparenza vuoto se non fatta eccezione per una specie di scalinata spettrale che sembrava immergersi in una densa nebbia. Con un sospiro, fece un passo avanti, ma si arrestò prima ancora di posare il piede.
«Non così in fretta» tuonò una voce maschile.
«Michael?» domandò sorpresa.
«In persona» rispose l’arcangelo, dispiegando le grandi ali ed illuminando lo spazio con la propria aura «Non crederai forse che ti lascerò tornare tra i malvagi per organizzare un nuovo pandemonio, vero?»
Xena sogghignò. «Cos’è, Mickey, hai paura di non riuscire a fermarmi?»
«Sappiamo entrambi che senza Gabrielle a tenerti a bada potresti sovvertire l’ordine cosmico.»
Al sentir nominare l’aedo, la Principessa Guerriera tornò seria. «Cosa vuoi? Non mi posso neppure godere un po’ di meritato riposo nell’Aldilà?»
«Certamente» replicò l’altro «Ma non dove credi tu. Seguimi, il tuo ultimo gesto ti ha fatto guadagnare un premio prezioso.»
In un lampo, entrambi si ritrovarono ad osservare una lunga schiera di anime che veniva accolta in una rassicurante luce.
«Quelli sono…?»
«Gli abitanti di Higuchi» confermò l’angelo «Stanno entrando nello Yomi, il loro mondo ultraterreno. È solo grazie a te che possono finalmente trovare la pace.»
La donna sentì un moto di orgoglio. Aveva compiuto un gesto davvero nobile e non poteva che esserne fiera.
«Adesso» riprese l’uomo alato «Avrei dovuto scortarti io stesso nel luogo stabilito in attesa della tua prossima vita, ma qualcuno dall’alto ha fatto qualche pressione.»
«In che senso?» chiese la mora, aggrottando la fronte.
«Lascerò che sia il diretto interessato a parlare.»
«Ne è passato di tempo, mia cara» disse una nuova figura, come evocata dalle parole di Michael.
«Eli, è un piacere rivederti» sorrise Xena.
«Sarà meglio che vada» si preparò al congedo l’arcangelo «Le schiere celesti hanno bisogno di qualcuno che le tenga costantemente in riga.»
«Alla prossima, Mickey. Ti perdono per aver cercato di eliminare la mia amica Aphrodite.»
«E io non ti porto rancore per avermi quasi ucciso» ridacchiò, prima di svanire in un fascio luminoso, lasciando i due amici soli.
«Quindi…» disse la Principessa Guerriera «Che cosa porta il grande Avatar ad occuparsi di me?»
«Sono qui per condurti in un luogo speciale» spiegò il profeta «Seguimi.»
La coppia si teletrasportò in un ambiente diverso.
La donna riconobbe immediatamente la calma e la serenità emanate dallo spazio circostante. Alberi rigogliosi, canti gioiosi e una placida luce caratterizzavano i Campi Elisi.
«Mamma!»
All’udire quella parola, un nodo si strinse alla gola della guerriera. «Solan, piccolo mio.»
Il ragazzo corse ad abbracciare la madre, saltellando euforico. «Sapevo che saresti venuta da me!»
Lacrime di gioia bagnarono il viso della redenta signora della guerra.
A poco a poco, si raccolse un piccolo gruppo di anime attorno alla nuova arrivata.
Cyrene si aggiunse all’abbraccio, stringendo figlia e nipote, seguita subito dopo da Lyceus, che per tanti anni aveva atteso la sorella.
«Fate posto anche ad un vecchio amico!» esclamò Joxer.
Nessuno, in quel momento, avrebbe riconosciuto la fredda Conquistatrice di Nazioni nella donna che si stava commuovendo dopo aver ritrovato la propria famiglia.
«Intuisco che le tue lacrime siano di gioia» mormorò Eli, osservando la toccante scena.
Xena annuì, senza allentare la presa che aveva sugli altri.
«Vuoi rimanere qui, dunque?»
L’istinto della Principessa Guerriera premeva nel dire di sì, ma la sua mente pose un freno alla risposta. Prima doveva fare una domanda. «Qui sarò sempre felice, vero?»
«Esatto, fino alla tua reincarnazione» confermò l’Avatar.
Lei lasciò vagare lo sguardo su quelle persone di cui tanto aveva sentito la mancanza. L’idea di trascorrere con loro sempre lo stesso spensierato giorno, incapace di provare qualsiasi sentimento negativo, era certamente allettante. Dopo una vita costellata di tormenti avrebbe potuto godere di una pace unica nel suo genere. Ma quella scena idilliaca non sarebbe mai stata completa, non senza la sua amata poetessa.
«Questo vuol dire che non sentirò la sua mancanza?» chiese, sapendo che Eli avrebbe intuito a chi faceva riferimento.
«Ti sembrerà che debba giungere da un momento all’altro, ma sai bene quanto me che ciò è solo un’illusione. È possibile che passino anni, forse decenni, prima che possiate riunirvi.»
Era la risposta che temeva. Aspettò qualche momento, prima di staccarsi dal figlio e dagli altri. «Non posso restare.»
L’uomo barbuto annuì, aspettandosi una decisione del genere.
«Per quanto mi riempia il cuore di gioia poter passare questo tempo con le persone che più ho amato» riprese la Principessa Guerriera «Non voglio godere di questa pace, non fino a che non ci sarà anche lei. La aspetterò, non mi interessa il dove, né il quanto. Spediscimi nel Tartaro, da Lucifer tra i dannati, non ha importanza, purchè io non mi dimentichi di lei e di quanto mi manca averla al mio fianco.»
«Non mi sarei aspettato nulla di diverso da te» disse l’Avatar «Lei farebbe lo stesso, se fosse al tuo posto.»
«Posso restare solo un altro po’ per salutare?»
Le fu concesso di essere stritolata ancora per qualche minuto dalle forti braccia del fratello e della madre. Loro non potevano provare tristezza, anche perché quello non era un addio, era un semplice arrivederci.
«Ci rivedremo presto» assicurò a tutti, tenendo ancora in braccio Solan, che le si era aggrappato al collo.
Il gruppo, a cui si erano uniti molti re, soldati e vari abitanti della Grecia che Xena aveva aiutato in passato, si costellò di sorrisi. Era il loro modo di salutarla.
Posò delicatamente a terra il figlio, permettendogli di darle un bacio sulla guancia.
«Andiamo» disse, senza staccare gli occhi da coloro che si sarebbe lasciata alle spalle.
«Sei sicura? Non ti sarà concesso di ripensarci.»
«Sì» affermò convinta.
La rasserenante aura dei Campi Elisi svanì, facendo sprofondare la donna e la sua guida in una fitta tenebra.
«Allora, mi aspetta il Tartaro?»
«No» la rassicurò Eli «Ti sistemeremo nel Limbo. Da lì potrai osservare le trame dei Fati, seguirai la vita di chi ti sei lasciata alle spalle, passo per passo. Potrai vegliare su di loro, come faccio io dal Cielo, ma quello è un luogo purtroppo a te proibito.»
«Capisco…» mormorò, guardandosi intorno alla ricerca di un punto di riferimento.
«Appena me ne sarò andato, comparirà una copia del Telaio delle Moirae. Fanne buon uso.»
«Certamente.»
«Allora qui ci salutiamo, amica mia» disse l’Avatar «Continuerò comunque a proteggere, per quanto mi è possibile, la nostra cara Gabrielle ed Eve. Mi sono sempre preso cura di voi da quando ho abbandonato le mie spoglie mortali.»
«Non ti avrei mai preso per un tipo tanto appiccicoso» commentò la guerriera con una risata.
«È difficile staccarsi da persone straordinarie come voi» replicò lui con un sorriso «E poi lo sappiamo tutti che sono un sentimentale.»
Dopo un ultimo, silenzioso, abbraccio, anche il profeta scomparve, lasciando Xena sola, a seguire momento per momento il corso del mondo, privato della mitica Principessa Guerriera.
 
Era accaduto all’improvviso. Non si era aspettata che capitasse in quel modo. Aveva seguito Gabrielle fino in Egitto, dopo aver vegliato sul suo viaggio dal Giappone e sul suo peregrinare in patria; era giunta con lei al cospetto di Isis, l’aveva vista attraversare il portale. La terra del Limbo si era scossa e l’aveva risucchiata all’improvviso, scaraventandola in un mondo nuovo, nei panni di Tabia. Dopo aver affrontato altre mille peripezie, era tornata se stessa, di nuovo al fianco del suo aedo. Ma Sekhmet aveva rovinato tutto, costringendo la bionda a sacrificarsi. Sembrava che il tentativo della poetessa di sconfiggere il Destino fosse condannato al fallimento.
Affrontata l’ennesima prova, nonostante la dipartita della terribile leonessa, le cose non sembravano comunque essere tornate a posto, perché ogni pensiero inerente a Gab era come avvolto da una spessa nebbia. Non era quella la vita che avrebbero dovuto vivere insieme. Eppure il bardo sembrava aver accettato quella situazione, era disposta a ricominciare da capo, a far innamorare nuovamente di sé la donna per cui avrebbe fatto di tutto. Non avrebbe rinunciato a lei, mai.
 
Un rumore attutito, come uno squittio, accompagnò il risveglio di Xena. Era sdraiata; la testa, poggiata sul nudo terreno, le pulsava; aveva gli arti doloranti, stretti in una morsa. Aprire gli occhi le costò una fatica indicibile. La luce delle candele votive, che animavano con il loro tremolare gli affreschi e gli arazzi, riempì il suo campo visivo. Il forte odore di incenso non faceva che rendere il tutto ancora più nebuloso.
Lo strano suono proseguì, accompagnato da un movimento che riuscì a scorgere alla propria sinistra con la coda dell’occhio.
«Ce l’hanno fatta! Sono tornate! Isis! Isis! Sono qui!»
Iniziò a distinguere le parole, acquistando lucidità. Provò a muoversi, ma la stretta che sentiva non si era allentata. Fece scivolare lo sguardo lungo la figura che la teneva prigioniera. Il corpo minuto di Gabrielle era avvinghiato al suo e non sembrava intenzionato a smuoversi di un solo millimetro.
Un affaticato sorriso prese vita sul volto della Principessa Guerriera. La testarda biondina aveva trionfato sul Fato.
La piccola proprietaria della voce esultante si avvicinò alla coppia, scuotendo il braccio dell’aedo ancora privo di sensi. Era una bimba bionda, con la più gioiosa espressione sul viso che Xena avesse mai visto. Non ci mise molto a riconoscere la Rana Gialla, la giovanissima guida che aveva aiutato la sua compagna.
«Gabby! Gabby, sveglia!» iniziò a cantilenare la bambina, nel tentativo di svegliare l’amica.
In risposta, la poetessa emise un mugolio di disapprovazione, serrando ancora di più le palpebre.
Schiarendosi prima un po’ la gola, Xena disse: «Forza, Gab, comincio a non sentirmi più le gambe.»
All’udire la voce della guerriera, Gabrielle spalancò gli occhi, voleva essere certa che il corpo, che per tanto tempo aveva desiderato accanto a sé, fosse ancora effettivamente lì. Poi, una volta che ebbe stretto ancora di più la morsa per assicurarsi che non si trattasse di un’illusione, sondò le iridi celesti in cerca della risposta alla domanda che non aveva il coraggio di porre.
«Sì» le lesse nel pensiero la mora «La mia confusione è sparita. Mi ricordo ogni cosa con chiarezza, non temere.»
La bionda, preda della contentezza, non potè resistere all’impulso di lasciare un rapido bacio sulle labbra dell’altra.
«Gab» mormorò la guerriera, facendo una smorfia «Non in pubblico, c’è la bambina!»
Ma Masika, vedendo quel piccolo gesto d’affetto, riprese a saltellare e a battere le mani, contenta.
All’udire quel fracasso, Isis accorse da una delle altre sale attigue del tempio, giusto in tempo per vedere la giovane Rana Gialla improvvisare un balletto di vittoria.
«Avete sconfitto Sekhmet! Quella brutta cattiva non potrà più fare del male alla povera gente d’Egitto» canticchiò, cominciando a vorticare attorno alle due.
«Per favore, Masika» la redarguì la dea della magia, con il solito tono gentile «Lascia che almeno si rimettano in piedi. Ricorda il contegno che si addice agli dei.»
Come se si fosse pietrificata all’istante, la piccola arrestò il suo dimenarsi e bisbigliò qualche frase di scusa.
Quella nuova quiete diede modo a Xena e Gabrielle di rialzarsi. Il bardo continuava a tenere una mano sul braccio della compagna, come ad assicurarsi che non potesse sparire da un momento all’altro.
«Bentornate» disse Isis, avvicinandosi «Sono felice di vedervi finalmente insieme.»
«E noi siamo felici di essere qui, insieme» replicò Gabby, scostandosi dalla mora per andare ad abbracciare la dea. «Quanto siamo state via? Mi sembrano trascorsi mesi!»
«La barca di Ra ha percorso il cielo solo una ventina di volte da quando ci siamo viste. La magia altera lo scorrere del tempo per coloro che vi sono immersi» spiegò l’egizia.
Continuarono a chiacchierare di quanto accaduto con il sorriso sulle labbra, incapaci di celare la propria gioia.
Anche la Principessa Guerriera non poteva negare di essere contenta, ma un dubbio aveva iniziato ad insinuarsi nella sua testa e non riuscì a tenerlo per sé troppo a lungo. «Cosa ne è stato delle quarantamila anime che la mia morte aveva vendicato?» domandò, interrompendo il dialogo delle altre due.
«Non temere» la rassicurò la maga «Nulla potrà mai distoglierle dalla loro pace. Tramite le prove a cui siete state sottoposte e grazie all’amore di Gabrielle, la tua anima è stata purificata. Non dovrai più rimediare agli errori del tuo passato. Hai avuto una seconda possibilità.»
«Abbiamo avuto» commentò la poetessa, tornando vicino alla compagna.
Isis sorrise nel vedere finalmente con i propri occhi quell’amore per cui tanto le due donne avevano lottato, ma il suo viso si rabbuiò all’improvviso realizzando che mancava un individuo all’appello. «Dov’è Sekhmet?»
«L’ho uccisa» rispose la bionda con una nota fredda nella voce «Adesso non potrà più perseguire i suoi scopi malvagi.»
La dea non rispose. Assunse un’espressione pensierosa e lasciò la coppia, per avvicinarsi alla parete che aveva funto da portale. Vi poggiò una mano e iniziò a recitare una strana cantilena. Quando staccò il palmo dalla superficie, all’apparenza tornata normale, il muro vibrò, rivelando che il varco verso il mondo magico ancora non era chiuso. La dea rabbrividì e il suo viso divenne pallido. Non voleva credere ai propri occhi. Non aveva preso in considerazione un pericoloso fattore.
«Qualcosa non va?» domandò la poetessa.
«Masika, puoi lasciarci da sole?» chiese Isis alla bambina, la quale, silenziosamente, si dileguò in uno dei corridoi celati dagli arazzi.
Xena intuì subito che ci fosse qualche problema. I suoi muscoli si irrigidirono mentre rifletteva su quale potesse essere lo scenario peggiore. «Qualcosa è andato storto con l’incantesimo e quel muro traslucido è un brutto segno.» Non c’era nessuna inflessione interrogativa, sapeva riconoscere un guaio quando si presentava.
La maga annuì, per poi spiegare: «Avendo ucciso Sekhmet in uno dei mondi fittizi avete liberato il suo spirito all’interno del flusso magico. Si sta impossessando a poco a poco dei miei poteri. Presto sarà abbastanza forte da attraversare le barriere e giungerà qui. Sarà inarrestabile, più potente di qualsiasi divinità d’Egitto.»
Gabrielle spalancò gli occhi, sconvolta ed impaurita al contempo. Credeva di aver eliminato la minaccia una volta per tutte.
«Abbiamo ancora una possibilità» la rassicurò Isis «Tu» continuò rivolta alla Principessa Guerriera «La puoi fermare. Una volta uscita, la ucciderai come hai fatto con gli dei dell’Olimpo. La eliminerai per sempre.»
«Non posso» replicò la guerriera, sentendo la presa della compagna farsi più salda «Quel potere mi è stato tolto tempo fa, quando ho rischiato di abusarne.»
Isis, se possibile, si fece ancora più terrea.
«Questo è un problema serio, dico bene?» continuò Xena «Nessuno sarà in grado di fermarla se esce da lì.»
La dea fece cenno di sì ancora una volta.
«Non esiste un modo per intrappolarla una volta per tutte?» domandò l’aedo.
«Uno ci sarebbe…» mormorò la divinità «Ma… No, non potrei mai… Eppure è l’unica soluzione…»
«Potreste spiegarvi meglio?» la pregò il bardo.
Facendo un profondo respiro, la dea cercò di raccogliere il coraggio necessario per dare alle due l’ultima notizia che avrebbero voluto ricevere. «Il passaggio richiede un costo.»
Le due si guardarono preoccupate.
«Voi avete transitato nel flusso magico grazie al Chakram e siete tornate indietro, riportando l’equilibrio di vite che l’arma aveva predisposto, ma se vogliamo impedire che Sekhmet esca grazie allo scettro che ha portato con sé, un altro deve pagare il prezzo più alto. Un’anima per un’anima. È necessario un sacrificio.»
«No, aspettate un attimo» intervenne Gab «Io sono entrata da sola e Xena è potuta tornare indietro con me. Due spiriti al prezzo di uno. Non ha senso.»
«Questo perché forse non mi sono spiegata in modo chiaro» rispose l’egizia «Il mio incantesimo ha legato al cerchio anche l’essenza di Xena, quando lo hai estratto dalla parete, lei era già con te, ma non potevi saperlo. Lo scettro del Faraone, invece, ha ancora un transito da garantire. Qualcuno deve entrare nel portale o tutti sappiamo bene chi sarà ad utilizzarlo per uscire.»
Sulla sala calò un gelido silenzio.
«Ma c’è un ulteriore problema: il sacrificio deve essere volontario e compiuto da un’anima pura. La magia richiede sempre il prezzo di un innocente» concluse tristemente.
«No… Non è possibile» ridacchiò isterica Gabrielle «È il colmo.»
«Gab» disse la Principessa Guerriera in tono serio «È per causa mia che tutto questo è iniziato. Era me che quella pazza voleva attirare qui, è il mio Chakram che voleva, il mio potere di uccidere gli dei. È giusto che sia io a pagare.»
«No, mi rifiuto! Dopo tutto quello che ho passato per riportarti da me non sopporterò il dolore di perderti un’altra volta! Non puoi chiedermi di tornare indietro senza di te!»
«È la stessa situazione di Higuchi» la frenò l’altra, prima che iniziasse a criticare l’ingiustizia della Sorte «Devo farlo, per il bene superiore. Se le permettessimo di tornare, moltissimi ne farebbero le spese, tu mi hai insegnato quale sia la cosa giusta da fare.»
La poetessa si preparò dare il via una discussione da cui era determinata ad uscire vincitrice, ma Isis intervenne prima che il dibattito avesse inizio: «Temo di avere un’altra brutta notizia.»
Le due si voltarono a fissarla, sconvolte.
«Entrando a far parte del fluire della magia, temo che il tuo ciclo di reincarnazioni possa essere compromesso.»
Gabrielle scosse la testa, incredula.
«Potreste non ritrovarvi nelle vite future.»
Il bardo crollò a terra, senza un lamento. Si era sentita improvvisamente svuotata. La sua impresa di riportare in vita la sua anima gemella era parsa riuscita, aveva davvero creduto di poter trionfare sul Fato. Invece avrebbe perso tutto, anche la possibilità di riunirsi a lei una volta reincarnate.
Xena si abbassò, offrendole un aiuto per rialzarsi. L’aedo dovette fare totale affidamento su di lei, poiché le proprie gambe sembravano incapaci di smettere di tremare.
«Mi dispiace terribilmente» sussurrò la divinità, mentre la sua guancia destra veniva percorsa da una singola lacrima «Non avrei mai immaginato che potesse capitare una cosa simile… È stato sciocco da parte mia essere così poco previdente.»
«Non fatevene una colpa» intervenne la guerriera «Voi avete agito per aiutarci. Non vi saremo mai grate abbastanza per averci concesso questo, seppur poco, tempo insieme.»
Gab iniziò a singhiozzare, provò a contenersi, ma ciò non faceva che peggiorare la situazione.
La compagna la strinse a sé, lasciando che si sfogasse. Poteva capire che fosse distrutta. Mai si sarebbe aspettata di farle rivivere il loro doloroso addio ancora una volta.
«Comprendo che abbiate bisogno di tempo per… Accettare la cosa» disse Isis, sovrastando il suono della disperazione del bardo. Senza aggiungere altro, si allontanò, seguendo la strada che la Rana Gialla aveva percorso poco prima, lasciandole sole.
Per diversi minuti nessuna delle due ebbe il coraggio di parlare. La bionda si calmò a poco a poco, ma non riuscì a fermare le lacrime, che ormai avevano inzuppato parte del corpetto della Principessa Guerriera che, dal canto suo, non sapeva che altro fare se non stringere a sé il corpo tremante dell’altra.
«Xena» mormorò Gabrielle, trovando la forza di mettere insieme un pensiero nell’uragano di emozioni che l’aveva investita «Perché? Perché devo perderti di nuovo?»
«Non mi perderai mai, Gab, lo sai. Io sarò sempre con te, nel tuo cuore.»
La poetessa riprese a singhiozzare, memore delle parole, quasi identiche, che la sua allucinazione di Xena aveva usato durante il viaggio di ritorno dal Giappone.
«Ti prego, non piangere, sai quanto mi faccia soffrire vederti in questo stato» continuò la mora, asciugando le gote dell’altra con il dorso della mano.
«Ma… Io non posso, non voglio vivere senza di te! Capisci cosa mi stai chiedendo di accettare? Non ti rivedrò mai più, non mi resta neppure la speranza per il futuro!»
La Principessa Guerriera sorrise con gli occhi lucidi, perdendosi per un momento in un ricordo. «Sai cosa mi disse una volta una persona molto saggia?»
«Cosa?» chiese la poetessa, resistendo all’impulso di tornare a gemere.
«Esiste sempre una speranza.»
«E chi mai sarebbe questo sommo dispensatore di sapienza?» borbottò, cercando di darsi un contegno dopo la crisi di pianto.
«Non te lo ricordi, davvero?»
L’aedo scosse la testa.
«Me lo hai detto tu la sera che ti sei unita a me nei miei viaggi, volevi convincermi che anche per il lupo più cattivo c’era una possibilità di redenzione.»
Gli occhi smeraldo, ancora umidi, brillarono quando Gabrielle riportò alla mente quel frangente. «Ero proprio una ragazzina ingenua…» commentò amareggiata.
«No» disse la mora «Io credo che quella ragazzina ingenua, come la chiami tu, avesse capito da sempre la lezione che io ho tanto faticato a fare mia. Ho speso buona parte della mia vita a portare dolore e il resto dei miei giorni a rimediare al male che avevo fatto. Se non ci fosse stata quella stessa fanciulla a mostrarmi che il riscatto era possibile, non saremmo qui. Mi sarei arresa anni fa, avrei lasciato perdere, ritirandomi in qualche eremo sperduto, convivendo con i miei sensi di colpa. Tu mi hai salvata, Gabrielle, e la tua incrollabile speranza in un futuro migliore è forse la prima cosa che mi ha colpita, la prima delle tante qualità che mi ha fatta innamorare di te. Non lasciare che questa esperienza si porti via il meglio di te. Combatti, sii forte, abbi fede in noi, nel nostro amore che, lo abbiamo già dimostrato, sa essere più forte del Fato. Forse abbiamo perso questa battaglia, ma non perderemo la guerra. Io farò di tutto per poter tornare da te, ma adesso devo fare ciò che è meglio per l’umanità. Sai che è un po’ la mia specialità, ormai.»
Il bardo rimase ad ascoltare in silenzio. Raramente Xena si dilungava in simili monologhi, non era tipo da esprimere i propri sentimenti con elaborati giri di parole, ma non era riuscita a trattenersi di fronte alla triste prospettiva di non avere mai più occasione di tirare fuori quei pensieri dal proprio cuore.
Per una volta, Gabrielle non fu in grado di emettere neppure un fiato. Certo, era capitato che non riuscisse a trovare il termine adatto da utilizzare in uno dei suoi racconti, o che le sfuggisse un vocabolo ogni tanto mentre era alla ricerca di un sinonimo, ma quel caso era diverso. Ciò che la Principessa Guerriera aveva detto l’aveva colpita negli abissi più profondi dell’anima. Non aveva parole perché non ce n’era bisogno, erano superflue.
Restava una sola cosa da fare.
Avvicinando lentamente il proprio viso a quello della compagna, la poetessa registrò ogni frazione di secondo di quel momento. C’erano stati tanti baci nella loro vita insieme, più di quanti potesse ricordare e decisamente più baci di commiato di quanti sarebbero stati necessari. Quello, però, portava con sé una pesantezza unica. Sarebbe stato l’ultimo. Si sperava non per l’eternità, ma non potevano saperlo. Potevano solo sperare.
Mentre le sue labbra si fondevano con quelle della mora, Gabby sentì l’inconfondibile salinità delle lacrime, ma sapeva che non si trattava delle proprie. I pozzi cerulei che tanto amava stavano riversando tutto il resto che Xena non era stata in grado di pronunciare.
Avrebbero voluto più tempo, avrebbero voluto cambiare il passato, avrebbero voluto ancora una seconda possibilità.
«È ora» annunciò Isis, facendo ritorno e dirigendosi direttamente verso il portale. Recitò un canto rituale e la superficie tornò ad essere perfettamente lucida, come quando Gabrielle l’aveva attraversata all’inizio di quell’avventura.
«Mi spiace davvero immensamente» ripetè più volte la divinità, avvicinandosi alla Principessa Guerriera, per scortarla verso il suo destino.
L’aedo non lasciò il fianco dell’amata neppure per un istante. La accompagnò passo passo, stringendole la mano.
Il trio si fermò a poche braccia dal varco.
«Ricorda di non perdere la speranza» sussurrò la guerriera, sciogliendosi dalla stretta dell’altra «Ti amerò sempre e comunque, reincarnazioni o meno.» Come ultimo gesto, sfiorò appena il Chakram che ancora una volta era appeso alla cinta del bardo. Ormai le apparteneva, era tutto quello che le poteva lasciare, insieme ai ricordi della loro vita insieme.
Le iridi cerulee e quelle verdi si incontrarono nuovamente e si scambiarono un milione di pensieri che non avevano trovato altro modo di manifestarsi. Quello sguardo conteneva ciò che avevano affrontato insieme: le gioie e i dolori, i momenti di struggente solitudine e quelli di profonda intimità, i giorni impiegati a contrastare i più svariati nemici e le notti spese a riscaldarsi l’una nelle braccia dell’altra. Al fondo degli occhi di entrambe c’era l’immagine riflessa del loro amore, l’estremo e più sincero saluto.
Tutto era pronto per il grande momento.
Tutto era predisposto per il sacrificio.
Tutto era stato considerato, tranne un piccolo particolare.
Da dietro una delle statue zoomorfe sistemate lì vicino, fece capolino la Rana Gialla, che subito si frappose tra Xena e il muro.
«Non posso permetterti di farlo» disse la piccola, con un’espressione seria sul volto.
«Masika» mormorò la guerriera «Spostati, non rendere tutto questo più difficile di quanto non sia.»
«No» replicò fermamente la ragazzina «Non lascerò che ti sacrifichi. Non voglio vedere Gabby soffrire ancora. Ho visto com’è felice quando è con te, non permetterò che Sekhmet l’abbia vinta, portandoti via dalla tua anima gemella.»
«Tu non capisci» tentò di farla ragionare l’adulta «Devo farlo. Solo io posso proteggere l’Egitto, e forse il mondo intero, da questa minaccia.»
«Su questo ti sbagli» rispose la bambina, dandole le spalle per fronteggiare il portale «C’è bisogno di un’anima pura, non per forza deve essere la tua.»
«Stammi a sentire» la ammonì la Principessa Guerriera, con tono di voce alterato «Non fare sciocchezze.»
«Oggi sarò io a salvare il mondo.»
Masika colmò il poco spazio che la separava dalla superficie magica con un balzo. Xena, sbigottita, non riuscì ad afferrarla prima che svanisse inghiottita dal nero varco che, immediatamente dopo, tornò ad essere un semplice muro di pietra.
Isis e Gabrielle rimasero paralizzate dallo shock. Era avvenuto tutto troppo velocemente.
Xena crollò sulle proprie ginocchia e riprese a piangere silenziosamente. La sua mente era un vorticare impetuoso di emozioni, ma sopra tutte dominava il dolore, perché ancora una volta si sentiva responsabile per la morte di una persona innocente.
 
Ci vollero diverse ore per comprendere, ma soprattutto accettare, il coraggioso gesto che la Rana Gialla aveva deciso di compiere. Aveva dato tutta sé stessa spinta dal più sincero altruismo, cosa che chiunque avrebbe trovato sorprendente ed ammirevole.
Il trio pianse a lungo, ma ad un certo punto gli occhi arrossati smisero di lacrimare, i singhiozzi lasciarono posto a profondi sospiri e la consapevolezza che il mondo era salvo ancora una volta risollevò loro, in minima parte, il morale.
Xena e Gabrielle, ancora incredule di essere state risparmiate dal Fato che le avrebbe strappate l’una all’altra, si prepararono per ripartire. Ritrovarono Argo, che fu contenta come non mai di rivedere il perduto cavaliere, e presero con loro anche il dromedario di Masika, che sarebbe dovuto tornare da dove era venuto.
Poche frasi furono scambiate in quell’arco di tempo. Il dolore era ancora troppo vivo nei loro cuori per provare a lenirlo con le parole.
Per il lupo e l’agnello venne il momento di dire addio alla dea dopo essere state accompagnate all’uscita del tempio.
Il cielo stellato brillava sopra il deserto, mentre un vento freddo spirava, sollevando piccoli turbini di sabbia. La giumenta sbuffò, tastando impaziente il terreno con gli zoccoli. Era il momento di rimettersi in viaggio.
«È stata una sua scelta quella di offrirsi come sacrificio. Non posso certo dire di averla condivisa, ma è stata molto nobile da parte sua» disse Isis al momento di salutarsi «Credo che il motivo che l’abbia davvero spinta sia stato quello di preservare il vostro amore. Anche lei, come me, deve aver visto quanto unico e prezioso sia, vi prego di non sprecare questo dono.»
«Grazie» rispose la poetessa, parlando anche per la compagna «Grazie di averci dato questa seconda possibilità. Avessi saputo quale sarebbe stato il prezzo per il nostro stare insieme, forse avrei desistito, ma, visto come sono andate le cose, vi assicuro che non permetterò che il gesto di Masika venga dimenticato.» Si voltò verso Xena e ne osservò gli occhi glaciali, ancora colmi di rimorso «Ogni volta che vedrò il viso della donna che amo, saprò che è possibile solo grazie a lei.»
Dopo quello scambio di battute, le due donne saltarono in groppa alle cavalcature e iniziarono ad avanzare nella semioscurità della notte.
La divinità rimase immobile ad osservarle, mentre il suo sguardo si perdeva al di là dell’orizzonte e la sua mente formulava mute preghiere e ringraziamenti per la giovane vita che quel giorno era andata perduta.
 
Da lontano, uno sciacallo nero osservò il trio uscire dal tempio ed indugiare in frasi di commiato. Silenzioso come un’ombra, l’animale si intrufolò nel luogo sacro mentre la maga era ancora impegnata con le due figure. Sgusciando rasente alle pareti, arrivò al fondo della sala cerimoniale. Un alto muro di pietra incombeva su di lui. Si guardò intorno con attenzione, alla ricerca di un oggetto in particolare. Un raggio proveniente dalla falce di luna lo aiutò nella sua impresa, illuminando lo scettro d’oro dei Faraoni, che giaceva abbandonato ai piedi del portale ormai chiuso.
Anubis afferrò tra i denti il prezioso manufatto, per poi correre fuori e dileguarsi nuovamente nel buio, dove avrebbe covato in pace la propria vendetta.

NdA: Ebbene, eccoci. La fine è ormai dietro l'angolo. Ho tante cose da dire, ma mi ritaglierò lo spazio necessario la prossima volta. Oggi mi limito ai ringraziamenti: a wislava, per la 26esima volta; a Stranger in Paradise, xena97 e grascalisi per le apprezzatissime recensioni; a tutti gli altri là fuori, che hanno dedicato tempo a questa storia. Voglio avvisarvi che il prossimo (e tanto per ricordare, ultimo) capitolo richiederà tempo e, anche se l'ho già abbozzato, mi porterà via settimane (diciamo pure mesi) e sarà molto più snello e sbrigativo di quanto potreste immaginare. Ma avrete modo di dirmelo la prossima volta. Per ora vi saluto, perchè se mi dilungo poi va a finire che annoio anche me stessa. In fondo non è ancora il momento di congedarsi, per cui: alla prossima.
P.S. Happy Bobunk

 
   
 
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