Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: Avenal Alec    23/11/2015    0 recensioni
Sebastian e Isabelle hanno sempre saputo quale fosse il loro destino, sono nati per una missione, sono stati cresciuti e addestrati per adempiere ad un profezia che lega le loro famiglie. Sono stati separati da piccoli ma, ora che si sono nuovamente incontrati, il loro viaggio potrà cominciare e la leggenda che ha forgiato il loro legame potrà finalmente compiersi.
La storia partecipa al contest Trailer di Carta e si ispira al trailer di Assassin Creed "The fiery templar".
Genere: Avventura, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 3
 
Galleggio nell’acqua della vasca. Avvolto da profumi primaverili. La stanchezza del viaggio, i dubbi e le incertezze sembrano essere svaniti. Non ricordo nemmeno cosa mi abbia spinto, dopo aver superato la soglia, a dirigermi nella sala da bagno. L’istintiva necessità di purificazione forse.
Lascio che la mia mente vaghi, i pensieri si rincorrono senza una direzione precisa. Sento il mio cuore battere, il sangue scorrere nel mio corpo e rimbombare nella mia testa.
Una melodia ritmata attrae la mia attenzione, mi slancio verso l’esterno, l’irrazionale terrore di rimanere incastrato in questa vita terrena, di nuovo bloccato nelle porte che ho attraversato poco prima.
I colori svaniscono in un candore opalescente, una luce blu saetta davanti ai miei occhi chiusi. La inseguo.
Sento un battito accostarsi al mio, abbasso gli occhi, allungo la mano e tocco quella di Isabelle. Anche lei come me è stata attratta dalla melodia, da quel luogo.
Mai come in questo momento le nostre anime, i nostri corpi sono così reali. Forse è questo il passaggio per invocare Morte?.
Niente di questo luogo fa paura, perché non temo quello che succederà?
Perchè non temo la morte come è capitato entrando nel tempio?
Una risata cristallina fa da contraltare alle mie domande.
“Era la porta della verità. Solo i predestinati possono superarla.”
La mia mente è confusa, non ho mai avuto dubbi sul mio destino eppure davanti a quella porta mi sono bloccato, ho avuto paura.
“La verità è figlia del dubbio. Morte doveva essere certa del nostro valore. Le nostre anime dovevano essere unite per superarla.”
Ciò che Isabelle dice alla mia mente fa ancora più male, cosa ho fatto io per lei?, se lei non mi avesse accompagnato con le sue parole attraverso il varco ora non sarei qui. Ripenso al modo in cui l’ho trattata solo poche ore prima. L’ho abbandonata a se stessa e alle sue paure.
Sento il mio corpo ritrarsi, rimpicciolirsi. Raccolgo le gambe contro il costato. Nascondo il mio viso.
Strato dopo strato ogni certezza svanisce lasciando solo il nucleo di un bambino che a cui è stato affidato un destino troppo grande.
Rimango immobile fino a quando non sento due braccia avvolgermi, cullarmi.
Isabelle è accanto a me, come io non sono mai riuscito ad essere per lei.
Dove ha trovato la forza per contrastare le sue paure quando le mie sembrano sommergermi.
“Ho lottato Sebastian. Sto ancora lottando e, nel  mio intimo, ho capito che solo io posso e devo decidere ciò che succederà. Non una profezia, non Morte che alberga in noi deve decidere per noi.”
“Ma non si può dire No a Morte”, rispondo alla sua mente scioccato .
La sua risata divertita invade la mia mente.
“O forse si? nulla sappiamo di Morte se non antiche leggende e frasi mormorate.”
Lentamente il silenzio prende il posto del riverbero della risata di Isabelle, mentre le sue ultime parole continuano a girare nella mia testa. Cerco di darne un significato ma sfugge alla mia mente. Sento ormai il mio corpo richiamarmi. Nulla posso fare per contrastare questo movimento.
Apro gli occhi, sono ancora nella vasca.
Presto incontreremo morte ma non mi sento pronto.
Il pensiero non mi abbandona, vago negli appartamenti a me assegnati senza vedere nulla di ciò che mi circonda. Non l’assenza di finestre che in un’altra vita mi avrebbero fatto sentire imprigionato. Non i Tendaggi in broccato rosso che decorano le pareti dai colori perlacei. Non i Cuscini e tappeti che creano confortevoli zone in cui rilassarsi. Non l’opulenza di questo luogo così diversa dai luoghi in cui sono cresciuto. Posti in cui le regole frugali della Gilda mi hanno addestrato a questo.
Scuoto la testa stizzito, preparato a cosa?
Non sono pronto a ciò che succederà, non lo sono mai stato. Ogni cosa sembra sbagliata. Arranco in questo turbine di pensieri che non mi sono mai appartenuti. Sono un guerriero addestrato per essere mortale. Sono stato cresciuto per proteggere la Rosa durante il viaggio e compiere l’ultimo sacrificio.
Ora, qui, in questa stanza, in questo luogo dubito di me stesso, di ciò che sono stato e di ciò che sarò in grado di fare.
Mi muovo come un animale in gabbia, preso tra mille pensieri quando un inaspettato bussare alla porta mi fa sobbalzare. Afferro l’arma che ho lasciato su uno dei mobili, so che in quel tempo non c’è nessuno oltre a me ed Isabelle eppure, sentire fra le mie armi la solida elsa della spada che mi è sempre stata fedele compagna, mi rasserena e mi dona l’equilibrio mentale che ho perso da quando siamo arrivati all’interno della casa di Morte.
Mi accosto alla porta in legno e con attenzione la apro. Il corpo nascosto dietro al battente, mostro solo di profilo del mio viso lasciando così la minor parte del mio corpo esposta ad un attacco.
I nostri sguardi si incontrano, la connessione si ristabilisce.
La percepisco come anche la parte più profonda di me aveva fatto poco prima di aprire la porta. La stessa parte a cui non ho voluto dare retta, aggrappato all’idea di un nemico visibile che avrei potuto sconfiggere e che avrebbe dato uno scopo alla mia esistenza.
Abbasso l’arma sgomento di me stesso, da ciò che sono.
Ogni cosa sta crollando attorno a me.
Vorrei che Isabelle se ne andasse, non guardasse il relitto in cui mi sto trasformando eppure so che non posso allontanarla, lei è già con me, lo è sempre stata, molto prima che io ne fossi consapevole.
Le sue parole erano ciò che io non osavo dire, mi sento umiliato eppure so che devo lasciarla entrare.
Morte chiama non possiamo lasciare il suo richiamo senza risposta.
 
Quando l’anima tormentata troverà pace, Morte risorgerà
Il destino dei due viandanti si compirà
Così sia, ora e per sempre…
 
Apro la porta e lascio entrare Isabelle. I nostri sguardi s’incontrano, i miei tormenti riflessi nelle sue iridi. Il pallore del suo viso ingrandisce a dismisura i suoi occhi scavati dalla stanchezza. Sulle labbra un lieve sorriso che mi coglie impreparato.
Mi passa accanto, il profumo di agrifoglio segue la scia del suo passaggio, il fruscio della candida tunica in lino e l’unico fievole rumore nella stanza. Anche i suoi passi sono lievi.
È scalza, lo vedo dalle lievi impronte visibili sul lucido pavimento nero della stanza, un ombra che dura un’istante prima di scomparire.
Si lascia cadere con eleganza su un morbido tappeto, fra i cuscini. Avvicina a sé un basso tavolino in legno imbandito di frutta. Versa con studiata grazia dell’acqua in calici dorati poi, si volta verso di me, il suo sorriso ancora incastonato fra le labbra. Un cenno della sua mano, mi invita a sedermi.
Le mie gambe mi trascinano verso di lei, è forse un sortilegio di cui non sono a conoscenza o è la semplice ricerca di risposte che guidano i miei passi?
“Come stai Sebastian?” le parole di Isabelle interrompono il silenzio, la domanda mi appare così sciocca. Legge dentro di me, come io non riesco a fare e vuole una risposta, che risposta posso dare ora che l’incertezza si è insediata nel mio animo.
“Posso leggerti Sebastian ma non voglio”
Ecco che nuovamente sa cosa penso, provo una furia mai provata prima. È un sentimento così lontano da ciò che io sono sempre stato.
Una domanda mi sfugge dalle labbra
“Cosa siamo?” il mio sguardo non si è mai allontanato da lei, dal suo viso. La scruto in cerca di un dubbio, di un’incertezza.
“Siamo messaggeri di Morte, questo è il nostro compito”
Rimangono stordito dalla risposta. Non è Isabelle che parla, non può essere la stessa giovane che ha parlato solo poche ore prima sulla collina.
“Non era questo che volevi sentirti dire?” chiede ironica poi sospira, forse comprende la mia frustrazione.
“Sebastian noi siamo pedine di un gioco che non conosciamo, forse siamo messaggeri di Morte o forse no, siamo il simbolo di vecchi blasoni che non vogliono morire”
Ecco, la sento, la maschera è caduta, rivedo la giovane che ho salvato non più l’ancella segnata dal fato.
“Molto ci è stato insegnato nel corso di queste ultime due decadi, molto ci è stato raccontato, siamo stati preparati a questo momento. Anch’io credevo di sapere quale fosse il nostro destino e non volevo accettarlo eppure, attraversata quella porta, ho capito una cosa: Noi siamo mortali, tutti noi, le nostre casate, le nostre famiglie ognuno di noi è mortale. Il nostro compito è divino e non siamo preparati a questo. Non sappiamo cosa Morte sia.”
Le sue parole si perdono nel silenzio, richiamati dall’anima che palpita in noi.  Un brusio, una carezza vibrata che scorre nelle nostre membra. La nostra mente non si riempie di visioni, del buio che è sempre albergato in noi. Morte sembra scomparsa o ha solo indossato una maschera per confonderci, spingerci a fidarci di lui.
Guardo negli occhi Isabelle, mi perdo nelle pozze verdi che sono le sue iridi, so che anche lei ha i miei stessi dubbi.
Qualcosa è cambiato ma non capiamo.
Isabelle serra la mascella, una decisione nel suo sguardo. La mia stessa decisione.
Si alza in un unico sinuoso movimento e allunga la mano verso di me.
“Scopriamo allora chi siamo veramente”
Tendo la mia mano verso la sua, una lieve carezza prima di stringerla, sento un sorriso spuntare fra le mie labbra. Questa è una sfida che possono vincere.
Una parte del mio vecchio Io sembra aver trovato la strada di casa. Ora mi sento nuovamente l’uomo che ha salvato Isabelle dalla ghigliottina e che ha combattuto numerose battaglie.
So che Isabelle ha visto la mia trasformazione, mi stringe la mano e mi tira verso di se aiutandomi, anche se non è necessario, ad alzarmi.
Siamo uno di fronte all’altro, sereni come mai non lo siamo stati, riconoscenti di ciò che abbiamo trovato. La sovrasto di quasi l’intera testa eppure in quel momento i nostri sguardi, incontrandosi, ci spingono verso lontani ricordi, quando bambini ancora giocavamo assieme ed avevamo ancora la stessa altezza.
Immagini frammentari scorrono nella nostra mente annodando il passato con il presente. Ritrovando ciò che eravamo quando ancora l’ombra della Gilda e della Confraternita non ci ha spinti in un’altra direzione, quando ancora il nostro destino per noi era un gioco ed eravamo liberi.
Siamo pronti ad affrontare la stanza del sacrificio.

------------------------------------------------------
NOTA: con la speranza che questa storia continui a piacervi e, se non vi piace sappiate che il prossimo è comunque il capitolo finale, vi avviso che aggiornerò il 25/26 novembre. :) Grazie a chi mi sta seguendo, mettendo la storia fra i preferiti e lasciando i propri commenti :)
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Avenal Alec