198 Libre d'Amore.
Prologo.
Quando finisce la scuola, ti dicono che tu e i tuoi compagni, rimarrete uniti, intraprendendo una lunga strada di maturità insieme. Ti dicono che rimarrete uniti, perché è questo che succede quando ti leghi a qualcuno.
A me non è successo, e ne sono felice. Per tutta la mia carriera scolastica, ho sempre incontrato gente che metteva dei muri dinnanzi a me, pieni di pregiudizi e cattiveria.
Solo una persona dietro quell'ammasso di grasso, aveva visto qualcosa in me, il suo nome è Adam per me è stato il centro della mia permanenza a scuola, la sua amicizia mi ha aiutato a non cadere nell'oblio.
Per tutti sono stata sempre e solo la ragazza grassa, quella da evitare perché ''non starebbe bene nel nostro gruppo'', lui invece mi guardava come se fossi normale.
Era tutto ciò che avevo da sempre desiderato, qualcuno che mi guardasse con occhi normale, e non come qualcosa da evitare.
Ma poi mi ha ferito anche lui, più di tutti, ero innamorata di lui e questa cosa ha permesso al mio cuore insieme al mio cervello di prendersi gioco di me, ho toccato il fondo, ho provato a fare qualcosa che avrebbe fatto del male alle poche persone che mi vogliono bene, i miei genitori.
Oggi mi sento bene, ho percorso un percorso della mia vita, fitto e tempestoso, ho migliorato la mia vita, il mio aspetto, la mia salute mentale e fisica.
Sto bene, sono guarita, adesso la mia vita è radicalmente cambiata, lavoro per un agenzia di eventi, sono una persona più aperta, mi piace ridere e scherzare, e sicuramente i miei rapporti sono migliorati, ho degli amici.
Ho ventidue anni, sono crescita e la mia vita sta andando per il verso giusto, mi ritrovo a pensare che forse tutto questo è sbagliato, che essere così felici non va bene, ma poi penso a tutto ciò che ho passato e questi pensieri un po si allontanano dalla mia mente, lasciando spazio alla tranquillità.
Sono in ufficio, è una giornata frenetica, il mio capo, Andrew Jones deciderà a chi affidare l'evento organizzato a New York per Capodanno, alla quale mancano soli due mesi.
Per me sarebbe perfetto, questo incarico mi porterebbe a qualcosa di più grande, potrei aprire un agenzia tutta mia.
Andrew è un capo severo, dentro l'ufficio non da tregua a nessuno, e fa bene, la sua è una grande azienda ed io miro a quel tipo di successo.
Vorrei dare ai miei clienti: sicurezza, fiducia, bellezza e vorrei dar loro tutto ciò che desiderano per i loro eventi.
Amo il mio lavoro, amo scegliere i tipi di fiori, i mobili da usare, le piccole cose che rendono il lavoro eccezionale.
Siamo seduti in ufficio, il tavolo è lungo tanto quanto siamo noi dipendenti della ''The art organization'' c'è Amy, la donna che tutti desiderano, che svolge il suo lavoro in modo professionale, con i suoi lunghi capelli biondi e i suoi occhi color miele riesce ad ammaliare chiunque le stia davanti, e brava con le mance, credo che queste siano superiori allo stipendio stesso.
George è uno determinato, io lo chiamo: il viscido, a quei suoi modi di toccare le donne, come se volesse farne di loro tutto ciò che vuole dinnanzi gli occhi di chiunque, una volta ci provò anche per me, ma i suoi modi ebbero breve vita, il mio ginocchio destro si addentrò contro i suoi testicoli, da quel giorno mi evitò come facevano i miei compagni del liceo. Mai stata più felice.
Andrew è seduto a capo tavolo, intento a guardare le sue scartoffie, ci guarda e poi riposa gli occhi sui fogli, aspettiamo un sospiro, una smorfia, qualcosa, ma ancora niente.
Poi dopo venti minuti estenuanti si alza, cammina verso la porta, quando quest'ultima viene toccata dal pugno di qualcuno che chiede cortesemente di entrare, Andrew tiene le mani sulla maniglia e prima di aprire dice: «Ho aspettato l'arrivo di qualcuno, un nuovo dipendente che ha alle spalle una notevole carriera, sarà messo al vostro stesso livello, se lo faccio è perché so di cosa sto parlando, so con chi ha lavorato e quale sia il suo livello, vi presento» e facendo una breve pausa apre la porta dicendo «Adam Pelsburry»
Il mio viso cambia da stupore, ad orrore, a nausea. Eccolo li, il mio passato, sulla porta che ride di me, come un pugno sullo stomaco, una machete che mi si fionda addosso, lasciando solo la vergogna.
Adam e li che saluta contento il suo nuovo capo, lanciando uno sguardo veloce ai suoi futuri rivali, i suoi occhi color caffè m'incontrano per poi sparire un momento dopo verso qualcun'altro, vorrei sprofondare nel pavimento, ma poi ritornerei ad essere la vecchia Ivonne, quella insicura e grassa, e non volevo.
Rimango bloccata, lo guardo, lo scruto, è sempre lui ma ancora più affascinante, il suo sguardo è sempre li, solare, sempre in cera di nuove esperienze, il suo copro è cambiato come il mio, i muscoli sono aumentati tanto che si notano sotto il maglione blu aderente, il suo corpo ha anche nuovi elementi, si vedono i tatuaggi scorgere dagli estremi del colletto, i suo taglio di capelli è più moderno, corti e arruffati del suo solito colore castano scuro, senza però quei dettagli biondi che usava al liceo, quando era un adolescente che voleva scoprire cose nuove.
Lui si siede poi, non credo mi abbia riconosciuto perché mi lancia solo un altra occhiata prima di tornare ad ascoltare Andrew, ed io rimango li, ferma, immobile, pietrificata.