Libri > Trilogia di Bartimeus
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Autore: Destyno    23/11/2015    3 recensioni
[AU: tutte le spiegazioni nel primo capitolo]
Nathaniel Underwood è un giovane studente del liceo, perfettamente normale. Certo, magari si diletta un poco con l’evocazione di demoni, ma quale aspirante Soppressore non lo fa?
Un giorno, per errore, si ritrova coinvolto in uno scontro tra tre demoni (anzi, per essere precisi, due e mezzo) e ne salva uno (mezzo), forse in uno slancio di misericordia.
Atto di buon cuore che però rischia di trasformarsi in qualcosa di più, soprattutto quando Nathaniel si accorge di un tatuaggio che prima non aveva...
Ma ormai non si tratta solo di questo: Londra è sul piede di una guerra civile, il sangue inizia a macchiare i vicoli bui durante la notte.
Da che parte schierarsi, Nathaniel? Chi è davvero nel giusto, il Governo o i sovrannaturali?
Genere: Fantasy, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Bartimeus, Nathaniel, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Tre
 
«Ehi, Mandrake»
«Hyrnek»
«Com’è andata la verifica di inglese?»
«Bene. Come al solito» borbottò Nathaniel, spostandosi un po’ più in là per permettere a Jakob di sedersi sul cornicione del tetto.
Jakob addentò un toast.
Il ragazzo guardò il cielo, dondolando i piedi nel vuoto.
Non c’era mai nessuno, sul tetto della scuola. Nessuno li aveva mai beccati. Era il piccolo luogo di ritrovo del loro piccolo gruppo – Jakob Hyrnek, Kathleen Jones, Nathaniel “Mandrake” Underwood ed Asmira Ma’rib.
«Non è che hai da accendere?»
«Tu non fumi, Underwood»
«Vuoi prestarmi una sigaretta sì o no?»
Jakob lo guardò storto, poi si strinse nelle spalle e si frugò nelle tasche.
Gli porse un pacchetto di sigarette.
«Grazie»
Nathaniel l’accese e se la portò alla bocca. La fissò per un istante, poi inspirò a fondo.
Tossì violentemente, e per poco non cadde all’indietro. Sentiva la nicotina ardergli l’esofago come se avesse inghiottito braci ardenti.
«Le prime volte fa sempre questo effetto» lo rassicurò Jakob «Poi ci si abitua»
L’altro non rispose, fissando assorto il sottile filo di fumo che si innalzava tra le sue dita. Poi la riportò alla bocca e inspirò di nuovo.
Faceva già meno male.
«Tutto okay?»
«Sì»
«Oggi Kitty aveva la febbre»
«Ah»
«Tu non avevi una cotta per lei?»
Silenzio.
Il ceco lasciò cadere l’argomento con un sospiro.
Poi suonò la campanella, e dovettero rientrare: la pausa pranzo era finita.
 
Erano accadute cose bizzarre, in quel mese che era trascorso dallo strano incontro di Nathaniel nella metro: il ragazzo, se possibile, si era chiuso ancora di più in se stesso, mentre le parole di Kitty e di quel bizzarro mezzo demone dai canini più lunghi del normale gli roteavano incessantemente nella testa.
Era stato proprio per quelle parole, per farle sparire dalla sua testa una volta per tutte, che aveva litigato con la Jones.
Furioso e sdegnato nel suo orgoglio ferito, Nathaniel aveva improvvisamente accettato l’invito ad una festa in casa di Jane Farrar, la figlia del capo dei Soppressori, nonostante cercasse dall’inizio dell’anno di sfuggire alle sue avances.
A quella stessa festa, con il cervello rimbambito dall’alcol e dalla musica da discoteca che gli martellava le orecchie senza pietà, che l’aveva baciata.
Era stato un gesto forse non voluto davvero, ma ormai era fatta: senza nemmeno capire come fosse successo, si era allontanato dal vecchio gruppetto ed era diventato uno dei “popolari”, in quanto fidanzato della Farrar.
Le parole rivoluzionarie di Kitty e Bartimeus, fulgide e splendenti nei loro utopistici ideali di giustizia e democrazia, giacevano impolverate in un angolo della sua mente. Abbandonate, ignorate, ma non dimenticate.
 
Contemporaneamente, nella Londra Bassa, abitata dai sovrannaturali e dagli umani troppo poveri, iniziarono a sparire delle persone.
Non si trattava quasi mai di umani, e quindi i casi facevano meno scalpore; Nathaniel però ricordò un servizio sul telegiornale, che annunciava la sparizione di un uomo, denunciata da una banshee.
Lei, che con l’uomo ci conviveva, era stata indagata e trattenuta per sei lunghi mesi, nonostante non ci fossero prove a suo carico.
Nathaniel ci fece particolarmente caso perché la banshee aveva capelli scuri tagliati cortissimi, ed in un certo qual modo gli ricordava molto Kitty.
Smise di pensarci. Era molto più facile se ignorava tutto ed andava avanti, freddo e meccanico, risultando sempre il migliore in qualsiasi corso.
 
Bartimeus non l’aveva più richiamato, e mano a mano che le settimane passavano – ormai Halloween era passato, e dicembre si avvicinava minacciando neve e tormente – il ricordo di quell’irritante mezzo demone dai capelli ricci e gli occhi di brace smise di ossessionare il giovane Soppressore.
Questo però non gli impediva di sussultare tutte le volte che un ragazzo riccio e dalla pelle scura si voltava verso di lui.
Nathaniel si voltò a sinistra.
Accanto a lui, Jane Farrar sorrideva, con gli occhi di un verde incredibile scintillanti di caustica ironia.
Era davvero bella, la Farrar. Aveva una vita stretta, capelli lisci e setosi, lunghi fino a metà schiena, ed una pelle bianca, perfetta, come porcellana.
Avrà venduto la sua anima ad un demone per avere una pelle del genere
La ragazza lo prese per mano e lo trascinò lungo i corridoi. Quando fu davanti all’aula di storia, si voltò verso Nathaniel – che si affrettò a cancellare un’espressione di indolente fastidio – e gli sorrise.
Poi lo baciò.
A Jane Farrar comandare piaceva. Piaceva anche a Nathaniel, in genere, ma non in quel momento.
Il profumo della ragazza lo colpì come una mazzata, nonostante fosse leggero come una piuma. Melograno e limone.
 
A volte – e Nathaniel se ne vergognava, perché comunque Jane era la sua ragazza – non pensava a lei mentre la baciava.
Non era una cosa volontaria. Succedeva e basta.
Pensava quasi sempre a Kitty. Aveva una cotta per lei dalle elementari, e non gliel’aveva mai confessato.
Adesso lei lo odiava e lui si pentiva di non avergli mai confessato i suoi sentimenti.
«Ci vediamo dopo, Natty» sussurrò la ragazza quando si lasciarono, ammiccando maliziosamente.
Poi scomparve dietro la porta.
Nathaniel rimase a fissare la porta chiudersi, un leggero fastidio alla bocca dello stomaco.
Perché mi ha chiamato Natty nessuno può chiamarmi Natty
Nessuno tranne lui vero?, sussurrò una vocina infida nella sua testa.
Il ragazzo scosse forte il capo e poi, senza nessuna espressione particolare sul viso, si voltò e si diresse verso l’aula di disegno.
 
Si svegliò di colpo, nel cuore della notte. Il suo cellulare vibrava, scandendo alte nell’aria le note di un pianoforte.
Annaspò nelle coperte, afferrò il cellulare dal comodino accanto al letto e schiacciò il tasto della risposta alla cieca, senza nemmeno guardare il numero.
Fortuna che Arthur e Martha erano fuori per lavoro, altrimenti li avrebbe svegliati.
«Pronto?» biascicò, con la bocca e gli occhi ancora impastati di sonno.
-Sono io, Natty- bisbigliò una voce concitata, sconosciuta.
«Io chi?»
-Bartimeus, brutto idiota che non sei altro!-
«Bartimeus?» borbottò Nathaniel, con il cervello ancora intorpidito.
Bartimeus perché questo nome mi dice qualcosa
-Sì, Bartimeus, hai presente? Quello che ti ha salvato in metropolitana, circa… santo cielo, sono già passati due mesi e sei ancora vivo? Sei decisamente fortunato, Natty-boy, lasciatelo dire-
«Bar…timeus?» cercò di nuovo conferma il ragazzo, dubbioso.
La voce all’altro capo del telefono soffocò un’imprecazione.
-Sì, demente, Bartimeus, proprio io. Capisco che il mio nome sia talmente meraviglioso e ci sia bisogno di un po’ di tempo per assaporarlo completamente, ma-
«Ma ti sei fuso il cervello!?» strillò il moro, adesso completamente sveglio.
«Sono passati due mesi senza che tu ti facessi sentire e adesso mi chiami…» lanciò un’occhiata alla sveglia e soffocò un gemito «Alle quattro di mattina?»
Bartimeus sospirò.
-Senti, se avessi avuto qualcun altro da chiamare, l’avrei fatto. Spero che la tua offerta di aiuto sia ancora valida, perché ho qualche nostra vecchia conoscenza alle calcagna, non so se mi sono spiegato-
«Ma perché mi hai chiamato?»
Dall’altra parte del telefono giunse una strana interferenza, e per un attimo ci fu silenzio.
«Bartimeus?» chiese sospettoso Nathaniel «Sei vivo?»
-Uuuf!- fece la voce calda e bassa di Bartimeus, sollevata -Per un pelo! Ascolta Natty-boy, qui Jabor vuole vaporizzarmi. Ha già fatto saltare in aria una panchina e… oh, no, povero gatto-
«Bartimeus!» tuonò il ragazzo «Dove sei?»
Il mezzo demone bisbigliò in fretta un indirizzo.
-Adesso mi sa che devo riattaccare, Testa di Sciacallo è leggerissimamente troppo vicino. Ci vediamo!-
«Aspetta!»
Ma era troppo tardi. Aveva già chiuso la chiamata.
«Merda» imprecò Nathaniel, per poi precipitarsi verso l’armadio.
Sei minuti e mezzo dopo, il ragazzo era in sella al suo vecchio motorino usato – finalmente aveva un motivo valido per usarlo – con un’ansia del tutto inspiegabile che gli stringeva la bocca dello stomaco e un sospetto rigonfiamento nella tasca sinistra della giacca.
 
«Ciao, Bartimeus»
Jabor era sempre un gigantesco uomo dal gonnellino egizio e la testa di sciacallo. Aveva sempre quell’inquietante alabarda con sé.
Però adesso aveva una bellissima cicatrice sull’occhio sinistro. Bartimeus si ripromise di ringraziare Nathaniel. Il fatto che il demone non avesse più il senso della profondità l’aveva salvato da un paio di Folgori.
«Ehilà, Jabor» rise nervosamente il mezzo demone, arretrando contro il muro «Da tanto che non ci si vede, eh?»
«Sei riuscito a cavartela per troppo tempo, Sakhr al-Jinni. Faquarl crede ancora che tu possa lavorare per noi, ma è un illuso. Dovresti essere distrutto»
Il demone dalla testa di sciacallo batté l’alabarda per terra, ed un piccolo lampo rosso si diresse a gran velocità verso il muro. Bartimeus riuscì a spostarsi quel tanto che bastava a non farsi esplodere la testa.
La piccola Deflagrazione colpì il muro, sbeccandolo.
Il ragazzo deglutì a vuoto. Forse, se riusciva a fargli colpire il muro abbastanza da romperlo…
«Sai, “distrutto” è una parola un po’ forte…» iniziò, poi si interruppe.
Oh, pensò, è venuto davvero io non ci contavo per niente
«Ehi, brutto bestione!» urlò la voce stridula di Nathaniel.
Jabor si girò.
Fantastico siamo morti
 
«TU!» urlò il demone, così forte che un paio di vetri sopra di loro esplosero, ed i muri del piccolo vicolo si ricoprirono di piccole crepe «Ti ucciderò, mangerò le tue ossa e berrò il tuo sangue!»
Lanciò uno Sventramento grigioverde contro il ragazzo, e per un attimo Bartimeus ebbe un tuffo al cuore.
Ma l’incantesimo si infranse sfrigolando a qualche centimetro dal volto di Nathaniel.
Lui ghignò: sull’asfalto ricoperto di crepe vi era una sottile linea di polvere, che andava da un muro all’altro. Sorbo degli uccellatori.
Jabor ruggì, lanciando incantesimi sempre più potenti contro il ragazzo. La barriera resse, incurvandosi verso l’interno. Bartimeus quasi si ritrovò a sperare che fosse una Barriera Specchiante, ma nessun colpo riflesso fece esplodere Jabor in mille pezzettini.
«Bartimeus, muoviti!» ordinò Nathaniel e, chissà perché, Bartimeus non aveva nessuna voglia di discutere.
Si lanciò contro la barriera, tenendosi stretto il fianco ferito con le mani e stringendo i denti: quando la urtò, il dolore fu così forte che lo fece quasi urlare.
Era come sentire piccoli aghi incandescenti che gli strappavano la pelle e la ricucivano subito dopo.
Chissà se è così che ci si sente quando si viene immersi nell’argento
Udì Nathaniel dire qualcosa, ma non riuscì a capire nulla. Sentì solo un tocco leggero sulle braccia, poi il dolore scomparve.
Si sentì improvvisamente debolissimo, come se non mangiasse da mesi.
Percepì le proprie ginocchia urtare l’asfalto gelido.
Udì Jabor ruggire di frustrazione, e lo schianto di un altro incantesimo contro la barriera di sorbo.
Sentì le mani di Nathaniel sollevarlo a fatica, ed il ragazzo che soffocava un gemito affaticato.
Il suo sguardo si fece appannato. L’ultima cosa che vide, prima di svenire, fu un vecchio motorino in fondo al vicolo.
 
Giusto un paio di note prima di scappare via: la polvere di sorbo degli uccellatori, come ci insegna Teen Wolf, è una potente barriera contro il sovrannaturale. La barriera di Nathaniel resiste agli incantesimi di Jabor (che sono piuttosto potenti, indeed) anche perché mischiate alla polvere ci sono particelle d’argento.
Bartimeus riesce a superarla solo perché è umano per metà, e comunque ad un prezzo non indifferente.
Okay-
Adesso devo andare via-
Ci sentiamoH
Destyno. 
   
 
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