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Autore: OfeliaMontgomery    24/11/2015    0 recensioni
|| Claribel Ravenstorm frequenta il secondo anno all'accademia Ravenstorm, scuola gestita dal padre adottivo. Claribel è una mezza-demone ed è costantemente presa in giro per il suo aspetto e il suo sangue demoniaco e, secondo ai suoi compagni simile a Samara di The Ring. Claribel, in realtà è una ragazza molto timida e molto sensibile, infatti più volte si ritrova a piangere nella sua stanza. All'accademia Ravenstorm vi sono anche altre razze miste, tra cui: mezzi-vampiri, mezzi-licantropi, mezze-streghe e stregoni, mezze-fate, mezzi-elfi e mezze-sirene. Infatti la sua unica amica si chiama Aqua ed è una mezza-sirena.
Ma un giorno l'arrivo di un nuovo alunno sconvolgerà la vita di Claribel. Scoprirà da lui la verità sul suo vero padre che la sconvolgerà tremendamente. Persone che ha sempre pensato la odiassero, si avvicineranno a lei per aiutarla nella sua battaglia contro al suo stesso padre, ovvero Lucifero in persona. ||
[AGGIORNAMENTI SETTIMANALI]
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dopo una bella dormita nel mio adorato letto, mi svegliai, ritrovandomi Aqua che dormiva beatamente sul divanetto al mio fianco. Mi alzai con i gomiti dal letto e sbadigliai rumorosamente.
Accesi la lampada sul mio comodino e la luce illuminò parzialmente la mia camera. Aqua borbottò qualcosa poi con il cuscino si coprì la testa e si girò dall'altra parte del letto.
Mi guardai attentamente la mano ferma a mezz'aria e notai che le mie unghie erano magicamente diventate belle e pulite. Aqua doveva avermele fatte mentre io dormivo. Quella ragazza!
Scostai le coperte dal mio corpo e venni invasa da una ventata d'aria fredda che mi fece venir voglia di ricoprirmi e tornare a dormire, ma avevo anche voglia di andare a fare una corsetta.
Balzai giù dal letto e mentre mi dirigevo verso il bagno, mi legai i capelli in una coda disordinata. Chissà se mio padre era già nella presidenza o era ancora in camera sua..
Entrai nel bagno e con una mano tastai alla cieca il muro per trovare l'interruttore della luce. Lo trovai e accesi la luce che mi accecò per alcuni secondi.
Mi stropicciai gli occhi e al contempo sbadigliai, portandomi una mano davanti alla bocca.
Mi piazzai davanti allo specchio, lanciai un veloce sguardo al mio orribile riflesso poi aprii il rubinetto e con un getto d'acqua fredda, direi gelida, mi sciacquai il viso, svegliandomi del tutto.
Mi lavai i denti. Ed infine uscii dal bagno.
Presi la mia solita tuta e la indossai cercando di non svegliare Aqua, poi uscii di soppiatto dalla mia camera e lasciai riposare la mia migliore amica.
Stavo correndo da circa un'ora ed ero già stanca morta, si vedeva che durante l'estate avevo poltrito, sotto questo aspetto. Avevo fatto il solito giro intorno alla scuola per poi fermarmi nella spiaggetta in cui mio padre portava sempre me e Aqua, vicino al lago.
Sentivo i muscoli delle gambe tirarmi dolorosamente, il sudare appiccicoso colarmi giù dalla schiena e il respiro affannoso mozzarsi in gola. Ero fradicia, neanche mi fossi fatta una doccia con il mio stesso sudore. Disgustoso anche solo pensarci.
Mi sedetti sulla spiaggia e ripresi fiato, beandomi della brezza mattutina e dell'odore del lago, un po' di pantano e un po' di erba bagnata.
Il respiro pian piano tornò normale e le mie povere gambe si raffreddarono e smisero di farmi così tanto male, sentivo solamente tirare appena i muscoli.
Feci un profondo respiro poi buttai fuori tutta l'aria e mi lasciai cadere indietro, facendo scontrare il mio corpo con la spiaggia sabbiosa e morbida, ma a tratti - molto più lontano da dove mi trovavo io - anche fangosa.
«Anche tu mattiniera?» una voce roca e melodiosa mi fece sobbalzare. Scattai in aria e mi guardai in giro, ma non c'era ombra di nessuno.
Quando tornai con il corpo e il viso verso il lago notai che al mio fianco si trovava, seduto sulla sabbia, Sebastian, con indosso una tuta nera e i capelli legati in una coda abbastanza piccola e corta.
«S-sebastian, c-che ci fai qui?» domandai imbarazzata con le mani davanti al cuore che batteva all'impazzata.
Lui ridacchiò e la sua risata era cristallina, «Non riuscivo a dormire, così sono uscito a correre» spiegò scrollando le spalle.
«A-ah..» arrossii vistosamente poi con un po' di coraggio, mi sedetti al suo fianco, continuando a fissare il lago perché se incrociavo il suo sguardo di ghiaccio, sarei potuta morire di vergogna.
«È bello qui» esordì Sebastian dopo attimi di silenzio che a me sembrarono secoli di imbarazzo.
Annuii, «Ogni volta che vengo qui mi rilasso» disse spostandomi una ciocca nera dietro all'orecchio.
Lui fece un profondo respiro, piegando la testa indietro e mettendo in risalto il pomo d'Adamo pronunciato. Era così sexy. Le folte ciglia scure andavano a sfiorarli gli zigomi affilati. I ciuffi neri scappati alla coda, scivolarono lungo le tempie; in quel momento desiderai affondare le mani in quei capelli che sembravano morbidi e setosi. Arrossii di botto e distolsi lo sguardo.
Lo sentii ridacchiare poi sospirare.
«Sai pensavo che in una scuola in cui tutti avevano sangue magico, se così lo possiamo chiamare, non ci sarebbero stati i soliti e vecchi pregiudizi, ma mi sbagliavo» dichiarò con voce piatta, «I mezzi demoni sono gli esseri più odiati. Più di tutte le altre specie» concluse, sbuffando e scuotendo la testa.
«Purtroppo è così. I-io sono costantemente presa di mira» ribattei abbassando lo sguardo verso la sabbia scura.
«L'avevo capito. Mi dispiace».
Un fresco venticello mosse i rami degli alberi intorno alla spiaggetta, creando un leggero fruscio di foglie e muovendo nell'aria la mia lunga coda.
«Sai perché i miei occhi sono diversi?» domandò di punto in bianco Sebastian, facendomi girare verso di lui con un'espressione confusa.
Scossi la testa, «Fortuna?!» chiesi facendo un timido sorriso.
Lui rise di gusto poi scosse la testa, «I miei occhi hanno questo colore perché mia madre era una vampira mentre mio padre è un demone» spiegò Sebastian passandosi una mano sui capelli per poi andare a slegare la coda, facendoli scivolare lungo il viso e il collo in modo sexy - aiutato anche dal vento che sembrava a essere a suo favore per uccidermi -.
«Oh, wow» esclamai distogliendo lo sguardo dalla sua figura e tingendomi le guance di rosso.
«Tu?»
«I-io? Mia madre era umana ed è morta dandomi alla luce e mio padre - mai conosciuto - era un demone» risposi sospirando.
Sebastian annuì al mio fianco poi puntò i suoi glaciali occhi verso il cielo che pian piano si stava scurendo poi emise un sospiro ed infine sorrise, «Mia madre invece è viva, ma non so dove sia.
Dopo i miei primi anni di vita è scomparsa e non ha più fatto ritorno a casa. Divertente eh?» domandò con un tono di voce misto tra sarcasmo e tristezza.
Vidi il suo sguardo brillante spegnersi per poi diventare malinconico e il suo sarcastico sorriso scomparire dal suo volto per lasciar posto ad una smorfia di tristezza.
«M-mi disp--» il suono assordante della campanella di inizio lezioni arrivò fino alla spiaggetta e mi fece mozzare la frase.
«La cerimonia di inizio anno sta per cominciare, andiamo» esclamai balzando in aria poi mi spolverai la tuta ed infine porsi una mano a Sebastian che si affrettò ad afferrare.
«Ma le lezioni non sono iniziate ieri? Perché c'è oggi la cerimonia?» domandò lui confuso.
«Tutte le classi hanno iniziato ieri, tranne i primini che hanno visitato l'Accademia in un'altra dimensione creata da una strega - una nostra insegnante che poi conoscerai - per non farci incontrare fino alla cerimonia d'apertura» spiegai mentre ci incamminavamo verso l'accademia «Mio padre, essendo che in questa accademia si parte dall'età di sei anni - ovvero la prima elementare - ha deciso che i primini di ogni grado scolastico, il primo giorno di scuola lo devono passare a conoscere tutto l'immenso edificio».
«So che può sembrare strano, ma serve per non avere problemi più avanti» alzai le spalle mentre guardavo con la coda dell'occhio Sebastian che sorrideva.
«Grazie della spiegazione mia piccola salvatrice» mi fece l'occhiolino poi mi sorrise, facendomi sobbalzare il cuore e prendere rossore sulle guance.
«D-di nulla. Beh…non possiamo presentarci alla cerimonia così, è meglio cambiarsi» allungai il passo superando Sebastian, poi feci una piroetta ed infine venni avvolta da una brillante luce rossa. La mia tuta cominciò a farsi a pezzettini per poi sparire nel nulla. Il mio corpo nudo venne avvolto da delle fasce di luci bianche per poi andare a sostituire la tuta con la mia divisa scolastica. I capelli vennero legati in una lunghissima treccia corvina, mentre un filo di trucco comparve sul mio viso. Feci una seconda piroetta facendo svolazzare la gonna nell'aria poi l'intensa luce rossa scomparve, con anche la mia tuta, ed io ero pronta per la cerimonia.
La gonna marrone a pieghe mi lasciava scoperte le cosce magre, per fortuna avevo le gambe coperte fino alle ginocchia da delle calze nere. Soffrivo molto il freddo alle gambe. La camicetta bianca dalle maniche lunghe veniva sempre nascosta dal maglioncino nero che indossavo, se non per il colletto che spuntava fuori, messo in risalto dalla collana dalla pietra rossa che portavo sempre al collo. Apparteneva a mia madre, era un oggetto davvero importante per me. Era l'unica cosa che mi legava a lei.
«Wow che velocità» commentò Sebastian sorridendomi poi fece esattamente quello che avevo fatto io. Anche lui venne avvolto dalla luce rossa. I suoi vestiti scomparvero mentre fasce di luci avvolsero il suo corpo pallido e con un accenno di muscoli per poi far comparire la sua uniforme.
«Bene. Sono pronto, andiamo?» domandò passandosi una mano fra la folta chioma corvina. Annuii incantata dalla sua bellezza.
Quando varcammo l'entrata dell'enorme salone della mensa, tutti gli occhi si puntarono su di me e Sebastian ed iniziarono a parlottare tra di loro e a sghignazzare, facendomi sentire piccola piccola.
Sebastian lanciò occhiatacce a tutti poi mi prese per mano ed infine insieme andammo a sederci vicino ad Aqua, che aveva tenuto liberi due posti e che mi stava guardando in cagnesco.
«'Giorno gioia» esclamai dolcemente, facendole il labbrino. Aqua scoccò la lingua poi bisbigliò un «giorno anche a te» e poi mi accennò un sorriso.
Mio padre non si era lasciato mancare nulla. La sala era ancora più bella degli anni passati. Delle grandi lanterne dorate, illuminate da pietre magiche, fluttuavano nell'aria grazie all'aiuto della magia e rendevano il salone più caldo e accogliente.
Grandi lampadari di cristallo, a forma di stelle, erano stati appesi al soffitto per sostituire le solite luci a neon che illuminavano la sala.
I tavoli in cui normalmente noi alunni e insegnati mangiavamo erano stati fatti sparire, per poi venir sostituti da un'enorme palcoscenico, dove erano state disposte una quindicina di sedie per i docenti dell'Accademia ed al centro un leggio per mio padre.
I posti a sedere per noi alunni erano stati disposti in una trentina di file per una ventina di sedie. Il salone era decisamente enorme, d'altronde l'accademia ospitava tantissime persone.
«Buongiorno Aqua» mormorò Sebastian sporgendosi verso Aqua, passando con quel viso perfetto vicino al mio e facendomi perdere un battito. Da così vicino notai che aveva una piccola cicatrice vicino al sopracciglio sinistro e delle lunghissime ciglia.
Le mie guance divennero nuovamente di un rosso scarlatto e accaldate. Mi sentivo come un ghiacciolo lasciato sotto al sole cocente.
«'Giorno» disse atona poi fece spallucce ed infine mi lanciò un'occhiata traversa.
Sebastian ghignò poi scrollò le spalle ed infine iniziò a guardarsi in giro per ammirare l'enorme salone decorato per la cerimonia.
Mi incantai a guardalo e se non fosse stato per lo strattone che mi aveva rifilato Aqua, avrei fatto una stramega figuraccia.
«Tu mi devi raccontare un bel po' di cose, né nini?» mi sussurrò aspramente nell'orecchio destro.
Arrossii poi mossi le braccia in avanti in segno di negazione, «Non è successo nulla, ci siamo solo incontrati durante la mia corsa mattutina» bisbigliai al suo orecchio mentre tenevo gli occhi abbassati verso la mia gonna marrone.
«Eeeh» strillò lei facendo involontariamente girare tutti verso di noi. Abbozzai un timido sorriso con le guance dello stesso colore dei capelli della professoressa Hill poi sussurrai «scusate» e tutti tornarono con il corpo e il viso rivolto verso il palcoscenico, dopo ovviamente aver sghignazzato per bene.
«Aqua! Perché hai urlato? Che imbarazzo» borbottai imbarazzata, portandomi le mani sulle guance accaldate e sospirando rattristata.
La mezza sirena ridacchiò «Scusa, ma dai è evidente che ti piaciucchia» mi fece l'occhiolino poi mi diede una leggera spallata che mi sballottò in avanti.
Strabuzzai gli occhi e aprii la bocca, formando una "o" muta, «M-ma c-che dici!» balbettai in imbarazzo, aggiustandomi la frangetta e evitando il suo sguardo curioso. Lei si allargò in un sorriso divertito e pervertito.
Storsi la bocca, «Ti stai vendicando per il dottor Zhael!» esclamai fingendomi furiosa mentre le puntavo un dito accusatorio contro.
Lei fece finta di nulla, iniziando a fischiettare, «Ma va! Che dici!» esclamò, ovviamente fingendosi offesa.
«A-..» Aqua non mi fece finire la frase che sovrastando la mia voce esclamò: «Sta entrando tuo padre, shh» zittendomi all'istante.
Puntai lo sguardo in avanti e vidi mio padre entrare nel salone in tutta eleganza. Indossava un completo nero, glielo avevo appositamente scelto io per queste occasioni, che gli stava alla perfezione. Almeno non indossava quei vecchi abiti di cui non voleva mai disfarsi.
I capelli erano ben pettinati e pieni di gel per non far sembrare la sua testa un enorme criniera e gli occhiali sempre appoggiati sulla punta del naso, così da farlo sembrare un topo da biblioteca.
Salì sul palcoscenico, si piazzò davanti al leggio con un apposito microfono poi si schiarì la voce, «Benvenuti alla Ravenstorm Academy. Come ben saprete la nostra accademia offre la possibilità di studiare partendo dai più piccoli, ovvero dalla prima elementare fino ad arrivare alle superiori. Le razze che troverete in questa accademia sono per metà di una specie e per metà di un'altra che sia umana o demoniaca o marina o fatata o elfica, qui non ci sono distinzioni se non per i vostri dormitori e gli stemmi sulle vostre divise che più che altro servono a noi per distinguervi essendo in moltissimi. I corsi saranno molto difficili e complessi ma non vi demoralizzate, con l'aiuto dei vostri insegnanti e compagni riuscite a superare ogni cosa. Bene, ora diamo il via alle presentazioni dei professori» mio padre fece momento di pausa che lasciò tutti i nuovi arrivati con il fiato sospeso poi ricominciò «Non siate agitati! Non dovete mica essere selezionati per andare in guerra quindi calmatevi tutti, fate un profondo respiro poi continuo» disse con tono scherzoso mentre guardava con attenzione i novellini nelle prime file.
Mio padre ridacchiò, «Partiamo con la prima insegnante: la professoressa Louise Hill, lei insegna incantesimi demoniaci» la Hill varcò il portone con passo felino e ancheggiando in quella striminzita gonna rossa. Salutò tutti con una mano dalle unghie laccate di rosso e sorrise stizza, «Buongiorno a tuttii!» strillò allegra.
«Come sempre Louise ti trovo splendida!» commentò mio padre facendo ridacchiare tutti gli alunni nel salone. Mi portai le mani sul viso e scossi la testa disperata.
«Il secondo professore che voglio presentarvi è: Lawrence Hudson e insegna il controllo dell'elemento dell'acqua» gridò mio padre indicando il portone dai cui fece la sua entrata il professore Hudson.
Con un sorriso smagliante e sventolando una mano fece strillare tutte le ragazzine nella sala. Il professore Hudson aveva i capelli a spazzola color verde acqua e piccoli e allungati occhi color giallo pallido senza pupilla perché era per metà sirena e per metà fata. Era oggettivamente bellissimo, ma non era il mio tipo, lo era Sebastian.
«Salve fanciulle! Ciao ragazzi! Spero di divertirmi con voi durante l'anno» esclamò continuando a sventolare una mano fino a quando non si sedette vicino alla Hill su una sedia sul palcoscenico.
Mio padre gli fece un cenno poi tornò con la testa verso noi alunni.
«Date un benvenuto alla professoressa Tabitha Parker, lei insegna il controllo della terra» la professoressa Parker era una fata completa ed era un pochettino antipatica, ma proprio poco eh!
La Parker portava sempre, almeno da quando insegnava qui, un taglio carré dal colore della notte, un stupendo blu scuro, aveva grandi occhi color verde bottiglia senza pupilla e una pelle rosea e ben levigata.
Entrò in scena ancheggiando poi ci lanciò uno sguardo severo ed infine andò a sedersi vicino agli altri due insegnanti senza degnarci di un saluto.
«Venga Professore Michael Kaiser» esclamò mio padre «Lui insegna il controllo della Trasformazione in Licantropo».
Il licantropo varco la soglia passandosi una mano tra i folti ricci rossicci, sorridendo maliziosamente e guardandoci interessato con quelle pozze nere che si ritrovava come occhi. Aveva la pelle abbronzata che si notava dalle braccia muscolose, lasciate scoperte dalla maglia verde a maniche corte e che era dovuta al suo essere licantropo.
«Yo, ragazzi! Siate uomini!» gridò con la sua voce forte e alta facendo il segno delle corna con le dita e sventolandosele davanti al viso.
In verità ci siamo anche noi ragazze...eh.
«Oggi le presentazioni saranno un po' lunghe, perdonatemi ma è giusto che conosciate i vostri professori e che loro conoscano voi» disse sconsolato mio padre aggiustandosi agitato gli occhiali sul naso.
«La prossima insegnate è la signorina Velma West. Lei insegna una magia chiamata voodoo doll, ovvero il controllo di oggetti e persone».
La professoressa Velma West era una vampira ed era di una bellezza che ti lasciava senza parole. Aveva dei setosi e lunghi capelli che le arrivavano fin sopra al sedere di biondo cenere chiaro e aveva due splendidi e luminosi occhi dorati. Era sempre elegante. Infatti quando varco la soglia tutti tacquero. Una dea.
Indossava un vestito bianco a maniche lunghe di pizzo, lungo fino ai piedi che nascondeva quel poco di forme che aveva, ma che la rendeva quasi angelica. I capelli resi boccolosi e portati tutti sulla spalla sinistra. Il viso sempre impeccabile. Con un trucco leggero sugli occhi, ma pesante sulle labbra, un rosso acceso che gliele ingigantiva.
«È un piacere conoscervi» disse con voce melodiosa simile al canto degli angeli poi fece un piccolo inchino e nella sala scoppiò il putiferio. Tutti ad urlare e battere le mani per quella meraviglia.
Mio padre si schiarì la gola vicino al microfono così da farsi sentire da tutti. Tutti smisero di fare trambusto per poi lasciare a mio padre la possibilità di continuare le presentazioni.
«Il prossimo professore è Loegon Ravon ed insegna gli incantesimi curativi» Loegon era il cugino del dottore Zhael, entrambi usavano la magia curativa.
Loegon entrò, accompagnato dalla sua bambina di appena tre anni. Sorrise cordialmente a tutti. A differenza di Zhael, Loegon aveva lunghi capelli che gli arrivavano fino a metà schiena, lisci come spaghetti, di un bel rosso mattone e occhi color ruggine, con qualche sfumature di giallo a contraddistinguerli.
Salutò tutti molto cordialmente poi andò a sedersi vicino agli altri professori.
«Aaah, non finisce più» borbottò Aqua al mio fianco, stiracchiandosi sulla sua sedia. Ridacchiai poi con la coda dell'occhio guardai cosa stava facendo Sebastian che sembrava stare facendo la mia stessa cosa, ovvero spiarmi. Gli sorrisi poi tornai a guardare in avanti con il cuore nuovamente a mille. Lo sentii ridacchiare al mio fianco per poi ricomporsi quasi subito.
«Ne mancano quattro, quindi ora ne presenterò due alla volta» esclamò nuovamente mio padre con il viso ormai paonazzo. Anche per lui era una tortura presentare ogni insegnante ogni anno.
«Date un benvenuto alla professoressa Suzanne Nash, lei insegna come creare i portali magici. E alla professoressa Zelda Morez che insegna il controllo dell'elemento del fuoco».
La professoressa Suzanne era la più anziana fra tutti ed era una strega potentissima. Era lei che aveva creato l'altra dimensione per la scuola. Entrò al fianco della professoressa Zelda che sembrava essere in imbarazzo vicino alla Nash.
La professoressa Suzanne aveva i capelli brizzolati e leggermente mossi, gli occhi grigi e vitrei e la pelle pallida. Sulla guancia destra aveva una profondissima cicatrice. Aveva raccontato di essersela procurata durante uno scontro con un licantropo anni prima. Le dava una aria vissuta e di una che ne aveva passate molte.
«Siamo liete di conoscervi» strillò la professoressa Zelda facendo il segno del peace and love, accompagnato da un caloroso sorriso. La Nash fece spallucce poi con l'aiuto della professoressa Zelda, salì sul palcoscenico e insieme andarono a sedersi.
«Simpatica come sempre» commentò seccata Aqua scoccando la lingua contro al palato.
La professoressa Zelda era completamente diversa dalla Nash. Era molto sportiva e giovanile. Teneva i capelli a spazzola ed erano neri come il carbone e aveva due piccoli occhi giallastri con sfumature arancioni. I canini affilati e appuntiti di un bianco brillante erano sempre messi in bella mostra.
«Finalmente siamo giunti alla fine» si aggiustò nuovamente gli occhiali sul naso «Professore Robert Cole e professoressa Crystal Blue entrate pure. Loro insegnano: il professore Cole il controllo dell'elemento dell'aria mentre la professoressa Blue gli incantesimi acquatici».
Finalmente eravamo giunti alla fine delle presentazioni.
Il professore Cole e la professoressa Blue entrarono nel salone tenendosi a braccetto e salutando tutti molto calorosamente e con un grande sorriso sulle labbra.
Lui sempre impeccabile dentro al suo completo nero mentre la professoressa sempre mezza nuda, ovvero con indosso solamente un top blu a metterle in risalto il seno prosperoso, la pancia piatta e le sfumature azzurro che la ricopriva per la maggior parte del corpo. Una gonna lunga fino ai piedi azzurra con un enorme spacco che mostrava un intera gamba secca e i capelli raccolti per mostrare il suo collo lungo.
Il professore Cole aveva i capelli corti con il ciuffo più lungo color melanzana e aveva sottili occhi verdi oliva. Mentre la professoressa Blue aveva i capelli ricci e di solito lasciati sciolti che arrivavano fino a metà schiena, di un bel color acquamarina e occhi senza traccia di pupilla color rosa antico. Aveva la pelle pallida ma con sfumature azzurre intorno al viso, sulla pancia, sulle braccia e sulle gambe.
«Bene, ora che quasi tutti i professori sono stati presentati, si perché alcuni sono a casa per malattia, gli conoscerete più avanti, posso annunciarvi ufficialmente che oggi stesso iniziano le lezioni. Quindi affrettatevi ad andare nelle vostre classi. Mentre gli alunni delle classi ai cui mancano gli insegnanti permetto di lasciarvi liberi, ma non fate casino e non disturbate gli altri. Potete, se volete, assistere alle lezioni altrui. Ora andate in pace» concluse mio padre sorridendo allegramente. Poi senza preavviso riprese a parlare, «Mi sono dimenticato di dirvi che i ragazzi delle elementari avranno solamente due insegnanti. La professoressa Suzanne Nash che insegnerà le nozioni base sulla magia e la professoressa Elizabeth Martínez che insegnerà la storia del mondo magico e che purtroppo oggi è assente. Quelli delle medie impareranno incantesimi di bassa potenza, ma utili nel futuro. E quelli delle superiori impareranno tutto quello che serve per poter entrare e essere accettati nel mondo magico. So che gli insegnanti sembrano pochi per tutte le classi che ospitiamo qui, ma grazie ad un incantesimo i docenti si possono sdoppiare, triplicare o quadruplicare così da poterci essere per tutti. Ora ho veramente finito, andate pure».
Tutti applaudirono e fischiarono mentre si alzavano dalle loro sedie.
«Abbiamo un'ora buca» esclamai sbadigliando. Aqua fece un salto «Evviva!» strillò allegra.
Mancava la professoressa Elizabeth Martínez, ovvero l'insegnate della storia del mondo magico e dei suoi abitati, tra cui le varie specie.
«Che facciamo?» domandai grattandomi la nuca pensierosa mentre spostavo lo sguardo da Aqua a Sebastian che alzò le spalle.
«Io vado in biblioteca, a dopo» rispose con voce soave Sebastian, passandosi una mano tra i capelli poi mi fece un gran sorriso ed infine si incamminò verso l'uscita.
«Andiamo nella aula marina II?» chiese Aqua con sguardo sognante. Scrollai le spalle, «Va bene».
L'aula marina II era una grande stanza vicino all'aula marina normale, solo che conteneva unicamente una enorme piscina che veniva usufruita dalle sirene.
Dopo neanche quindi minuti, l'aula cominciò a riempirsi di sirene, amiche di Aqua e stare lì dentro stava diventando soffocante. Poi a parte il fatto che il bagno non me lo sarei mai fatto perché non indossavo il costume e perché non ne avevo voglia, decisi di andare a farmi un giro per non annoiarmi a morte, lasciando Aqua con le altre sue amiche.
 
Stavo camminando lentamente per il corridoio che portava alla biblioteca. Inevitabile mi ero ritrovata in quel corridoio. I miei piedi si erano mossi da soli. Non volevo assolutamente vedere cosa faceva Sebastian, nono.
Quando sentii un urlo femminile venire dal corridoio infondo all'angolo, sobbalzai per lo spavento poi presi a correre verso quella voce.
Svoltai l'angolo e mi ritrovai un enorme mezzo licantropo che stringeva le mani intorno al collo di Eleanor, soffocandola. I ricordi del licantropo, che mi aveva messo le sue enormi e callose mani intorno a collo, riaffiorirono. Trattenni a stento le lacrime vedendo quella orribile scena.
Mi sentii mancare il fiato quando percepii una gran quantità di magia farsi spazio in me. Mi scorreva nelle vene come metallo fuso, bruciava come lava incandescente e mi rendeva potente come una scarica elettrica.
Portai una mano in avanti e sentii la mia magia scorrere velocemente nelle mie vene. Le dita iniziarono a manifestare delle scintille viola che sembravano bruciarmi la pelle, poi dal nulla intorno al licantropo si formarono quattro cerchi magici con disegnate vecchie rune Tabao, che ancora non sapevo riconoscere, e una forte luce dello stesso colore delle scintille lo investì in pieno, facendolo gridare dal dolore.
Strinsi fortemente la mano a pugno e altre scintille si materializzarono e ancora più forte divenne la luce viola che circondava e sovrastava il licantropo.
Il licantropo, di cui ora non ricordavo il nome, si portò entrambe le mani sulla testa cadendo in ginocchio stremato e gridando dal dolore.
«Ti prego basta! Mi scoppia la testa» gridò ululando dolorosamente.
«Claribel!» gridò sconvolta Eleanor, appoggiata al muro di fronte al licantropo mentre mi guardava come se avesse appena visto qualcosa di mostruoso.
Chiusi gli occhi e portai l'indice e il medio vicini poi tracciai una linea invisibile verso il licantropo, spezzando il cerchio magico in cui lo avevo intrappolato, ma che non sapevo minimamente come avevo fatto a crearlo dato che ero sempre stata una frana negli incantesimi.
Il licantropo con un po' di fatica si alzò da terra e senza degnarmi neanche di uno sguardo, scappò con la coda fra le gambe.
Feci un profondo respiro per calmarmi poi preoccupata mi avvicinai ad Eleanor che sembrava ancora sconvolta.
«Stai bene? Sei ferita?» domandai preoccupata, appoggiando una mano sulla sua spalla.
Lei mi lanciò un'occhiataccia poi si scostò di dosso la mia mano, con un colpetto del dorso di una delle sue.
«Non avevo bisogno del tuo aiuto, ce l'avrei fatta anche da sola» sbraitò furiosa a pochi centimetri dal mio viso poi mi guardò ferita ed infine lasciò che una lacrima solitaria le solcasse il viso.
«El-..» la mezza fata mi si lanciò addosso, incominciando a singhiozzare sulla mia spalla per poi lasciarsi andare in un pianto vero e proprio.
La strinsi fortemente fra le mie braccia, cercando di calmarla un po'. Lei tirò su con il naso poi si aggrappò alla mia divisa, stringendola a pugno dietro alla mia schiena. Incominciai ad accarezzarle la testa poi le sussurrai se voleva venire nella mia camera per parlare e lei stranamente accettò.
«Tieni un bicchiere d'acqua» mormorai appoggiandole il bicchiere davanti alle gambe incrociate. Ci eravamo sedute sulla mia cassapanca che tenevo in fondo al letto.
Si strofinò il viso con la manica del maglione poi mi sussurrò un «grazie» ed infine prese il bicchiere e bevve un sorso d'acqua.
«Cosa voleva William da te?» la vedi tremolare al mio fianco mentre girava e rigirava il bicchiere fra le mani.
«Mi ha ricattato. Voleva pubblicare false informazioni sul mio passato per potermi rovinare. I licantropi vogliono comandare l'accademia» rispose tirando su con il naso e strofinandosi nuovamente gli occhi, ormai gonfi.
Ridacchiai poi scossi la testa «E tu credi che mio padre glielo permetterà? Non si fa e farà mettere i piedi in testa da dei teppistelli» replicai seria.
Annuì incerta sospirando debolmente, «Però il prossimo loro obbiettivo sei tu» sussurrò con voce flebile mentre la campanella suonava e segnava la fine della prima ora.
Si alzò di scatto, come se per tutto questo tempo avesse avuto una molla sotto al sedere, poi cercando di rimettersi in qualche modo in sesto con le mani, si girò verso di me «Vedi di non raccontare nulla a nessuno, ci siamo capito demone?» domandò acidamente, lanciandomi uno sguardo di fuoco.
Annuii, «S-si».
Però prima di uscire del tutto dalla mia stanza, Eleanor mi rifilò un piccolo accenno di sorriso che ricambiai felice.
Appena chiuse la porta alle sue spalle scoppiai in una pianto disperato. Mi sentivo strana. Cos'era stato quel incantesimo di prima? Come avevo fatto a crearlo? Io ero la prossima? Cosa dovevo fare?
Presi un cuscino dalla stoffa fiorellata tra le mani poi me lo portai al viso ed infine ci soffocai all'interno un urlo misto alle mie lacrime di disperazione.
Cosa dovevo fare? Aiuto.

 

  
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