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Autore: Avenal Alec    26/11/2015    0 recensioni
Sebastian e Isabelle hanno sempre saputo quale fosse il loro destino, sono nati per una missione, sono stati cresciuti e addestrati per adempiere ad un profezia che lega le loro famiglie. Sono stati separati da piccoli ma, ora che si sono nuovamente incontrati, il loro viaggio potrà cominciare e la leggenda che ha forgiato il loro legame potrà finalmente compiersi.
La storia partecipa al contest Trailer di Carta e si ispira al trailer di Assassin Creed "The fiery templar".
Genere: Avventura, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 4
 
La nausea mi assale, sento che anche Isabelle vicino a me ha avuto la stessa reazione.  Si è aggrappata alla mia mano alla ricerca di un punto sicuro al quale ancorarsi.
Sapevamo che, entrando dentro alla stanza del sacrificio, avremmo infranto ogni regola che ci è stata insegnata, ma non avremmo mai rinunciato alla libertà di capire chi fossimo e quale fosse il nostro destino.
Avevamo superato la soglia insieme, un unico movimento. Le nostre mani avevano semplicemente sfiorato le porte e i battenti si erano aperti davanti a noi.
Era stato un istante ed eravamo stati catapultati al centro della stanza, attorniati da vortici d’infinito.
La nausea era stata la diretta conseguenza.
 
Il luogo in cui ci troviamo mi disorienta come se la mia mente non riuscisse a elaborare cosa ci circonda.
Cerco con lo sguardo un punto fisso per non perdere completamente la battaglia con il senso di vuoto alla bocca dello stomaco.
Abbasso gli occhi, vengo assalito dalla vertigine, sotto di noi sembra esserci il vuoto, i nostri piedi si trovano su un piedistallo apparentemente sospeso sul nulla.
Mi abbasso e sfioro con la mano la superficie. Dove mi aspetto di trovare il niente invece c’è il pavimento.
La scoperta mi aiuta a trovare l’equilibrio che sento di aver perso nei primi istanti.
Scruto con attenzione, volgo lo sguardo intorno a me e comprendo la geniale fattura.
Ogni angolo di quella stanza è un unico mosaico. Posato con pregevole maestria nel suo insieme crea l’effetto di una volta celeste e il nostro piccolo piedistallo si trova in mezzo a tale bellezza. La stanza riluce di una luminosità soffusa. Cerco di comprendere quale ne sia la sorgente che, riflessa sulle tessere venate da una sostanza simile all’argento, crea quell’effetto ottico. Eppure non la trovo.
Sorrido di me stesso.
Nulla può essere sempre spiegato con la ragione, accettare la bellezza e la sacralità della stanza, di quella città è forse il primo passo per comprenderne l’essenza.
Isabelle accanto a me, rimasta in piedi, osserva affascinata ciò che la circonda.
La nausea ormai solo un vago ricordo. Ora che siamo lì però non sappiamo ciò che stiamo cercando, di certo quel luogo è lontano dall’immagine che, nel corso del tempo, si era creata nella nostra mente.
Siamo nel tempio di Morte eppure sembra di essere ai piedi dell’Infinito.
 
La mia mano non ha smesso di accarezzare il pavimento, la concretezza sotto le dita mi da conforto e forza. Mi sento pronto per fare il primo passo oltre l’area del piedistallo.
Mi alzo in piedi.
Uno nuovo scambio di sguardi fra noi due.
Isabelle alza le spalle, anche lei è disorientata, ma capisce le mie intenzione e annuisce.
La paura per un istante mi blocca poi tento di slanciarmi oltre. La mia parte razionale cerca di ricordare che è solo una stanza con uno splendido mosaico ma i miei occhi faticano ad accettarlo.
È una lotta con me stesso, sento il tocco delle dita di Isabelle sulla mia spalla, l’altra mano sfiora la mia chiusa a pugno, le nocche sbiancate, le unghie conficcate nelle carni del palmo della mano.
Quel tocco leggero lascia uscire il respiro che non sapevo di aver trattenuto.
Rilasso le mani, il corpo, la mente…sono pronto.
Allungo il piede oltre il piedistallo, lo poggio a terra.
La nausea mi assale, ci assale.
Qualcosa è successo, ma cosa?
Osservo il mio piede che avrebbe dovuto toccare le tessere rappresentanti lo spazio attorno a noi, ma esso è appoggiato ancora sul piedistallo.
Accanto a me Isabelle osserva lo stesso punto.
So di essermi spostato eppure siamo ancora su quel supporto.
Isabelle sconcertata mi guarda.
All’unisono ci muoviamo, opposte direzioni, ci diamo la schiena a vicenda, qualcosa dovrà accadere.
Ecco di nuova la nausea, il senso di stordimento e siamo di nuovo nelle stesso punto, non più schiena contro schiena ma viso contro viso.
Con frenesia riproviamo, usando sempre movimenti diversi e, ogni volta, il ciclo si ripete e noi ci troviamo nel verso opposto dal quale siamo partiti come se, con un semplice passo, avessimo percorso la volta celeste e fossimo tornati al punto di partenza.
L’ineluttabilità di quello che ci sta succedendo, il perfetto meccanismo della profezia, sembra aprirsi d’innanzi ai nostri occhi.
Siamo imprigionati in quel luogo, senza via di uscita se non la morte.
È questo il destino in cui ci siamo intrappolati con le nostre stesse mani.
Una accanto all’altro, le nostre mani si sfiorano, la consapevolezza raggiunge le nostre anime dilaniando il nostro io.
Gli occhi disperati di Isabelle saettano da una parte all’altra della stanza, il suo respiro si fa affannoso.
Di slancio l’avvolgo tra le mie braccia, sento il suo fragile corpo- eppure mi era sempre sembrata così forte-, poggiarsi contro il mio petto. Il suo viso nascosto fra i lembi della mia tunica.
Le accarezzo la schiena, appoggio il mio mento sulla sua testa.
Chiudo gli occhi.
Mi lascio cullare nel tepore di quell’abbraccio, dimentico di ciò ci circonda e di quello che sarà di noi.
I nostri cuori palpitano all’unisono, i nostri corpi mai così vicini…le nostre anime si sfiorano, si abbracciano, si uniscono.
Una scossa inaspettata ci trafigge, una sensazione estraniante.
Niente visioni di oscurità, niente urla nella nostra mente, nessun animale in gabbia dagli occhi rossastri che freme e scuote le sbarre.
Isabelle si scosta da me quel tanto che basta per potermi osservare negli occhi, una domanda a cui rispondo con un cenno.
Forse non tutto è perduto, forse il rito non è quello che porterà all’estremo sacrificio.
“Lotteremo” sussurro.
“Lotteremo” mi risponde Isabelle.
Un patto fra noi che nulla ha a che fare con la strada tracciata da una leggenda ma solo da ciò che siamo.
Isabelle sfiora il simbolo della confraternita dei Templari che porta al collo.
La strappa, la collana di spezza senza alcuna fatica, la stringe un istante fra le dita, poi sfila il braccio inferiore della croce mostrandomi la piccola punta acuminata nascosta.
Allungo entrambe le braccia verso di lei mostrando i polsi. Due piccole incisioni, una stilla di sangue.
Isabelle fa la stessa cosa sui suoi polsi.
Lascia cadere il medaglione fra i nostri piedi.
Non sentiamo alcun rumore quando esso tocca il pavimento ma, ormai, nulla ci stupisce.
Ogni cosa in quella stanza è fatta di ovattato silenzio.
I nostri polsi si uniscono, le nostre ferite si toccano e il nostro sangue, la nostra essenza vitale si mescola.
Lasciamo che la mente voli, l’uno perso negli occhi dell’altra, pronti ad affrontare ciò che sarà.
Un calore sconosciuto si sprigiona dai nostri corpi, rischiara di una pallida luminescenza le nostre vesti, la nostra pelle.
Lentamente fluisce verso le nostre braccia facendosi sempre più intensa fino ad illuminare unicamente i nostri polsi.
Due globi di luce fuoriescono portandosi via anche l’ultimo bagliore dalle nostre figure.
Le due luci vorticano in cerchi concentri sempre più vicini fino ad unirsi in un’unica sfera che si saetta contro una delle pareti.
Si infrange  creando una luce così intensa da accecarci per un attimo.
Sbattiamo le palpebre storditi, i contatto fra noi si scioglie.
Ci guardiamo attorno, la stanza sembra sempre la stessa.
Ci muoviamo con la speranza di una via di fuga ma rimaniamo ancora bloccati  sul piedistallo, sconfortati dalla scoperta.
Osserviamo in giro in cerca di qualche spiraglio, quando la nostra attenzione viene attratta da un movimento lontano, una delle stelle sembra muoversi, avvicinarsi a noi. Gradualmente farsi sempre più grande.
La scrutiamo incantati, cambia fattezze sotto i nostri occhi, lentamente prende una forma umana, fino a quando, in un ultimo balzo è davanti a noi. Una giovane donna vestita di luce, i suoi lineamenti non sono nitidi, sembrano cambiare di continuo, se non per gli occhi dallo strano color rosato. Fra la luce si intravede il suo candido sorriso, quasi virginale.
Quella non può essere Morte.
Il riverbero del mio pensiero sembra raggiungerla perché la visione si lascia andare ad una risata.
“No, non sono Morte, non lo sono mai stata mio caro Sebastian Gaunt. Non la Morte che credevi di conoscere.”
Isabella si stringe a me e si fa forza.
“Chi sei?”
“Sono Vita, Armonia, Infinito, sono ciò che si vede e ciò che non si vede, ciò che permane per l’eternità. Sono Dio e anche Morte” un accenno verso la mia direzione.
“Ma noi siamo venuti per risvegliarti, cosa accadrà ora?” chiede Isabelle.
Vedo la visione davanti agli occhi scrollare le spalle, un sussulto, una risata trattenuta, un gesto che per un istante la rende umana e reale anche nei lineamenti.
“Non succederà nulla e voi riprenderete il vostro cammino quando uscirete da queste stanze”
“Perché?” Chiede di Isabelle
“Perché questa si chiama vita e io non posso intervenire negli avvenimenti mortali” risponde infastidita la divinità.
Quel gesto mi irrita. Abbiamo vissuto la nostra intera esistenza per questo momento e quell’essere ci dice che nulla di tutto questo, il nostro sforzo, i nostri addestramenti, i nostri principi e verità ha avuto uno scopo.
Faccio un passo avanti, voglio risposte, ma la visione mi blocca con uno sguardo. Sul suo viso una smorfia.
Sospira, come se il tempo passato con noi fosse inutile.
“Sebastian, tu non sai quanto tutto questo risulti noioso, all’inizio dei tempi credevo in voi, nelle vostre ricerche, nel vostro desiderio di risposte ma, decade dopo decade, millennio dopo millennio ogni mia parola è stata travisata, modificata fino a renderla lo specchietto delle allodole degli stolti.”
“Ma tu non puoi essere Dio!” ribatte Isabelle annichilita dalle parole della visione.
“Se così mi vuoi chiamare sono anche Dio, come sono stata Morte nei vostri animi”
“Ma noi sentivamo Morte fremere” sussurro.
“Perchè è ciò che il vostro mondo vi ha fatto credere. Ciò che sentivate non era altro che il riverbero delle vostre menti educate in tal senso.”
Lentamente comincio a capire ma un’altra domanda sfugge dalle mie labbra.
“Quindi, se avessimo invocato Morte secondo il rituale, chi sarebbe apparso?”
“Morte si sarebbe presentato al vostro cospetto, avrebbe raccolto le vostre vite e le avrebbe fatte sue ma..” continuò prima che noi potessimo fare un’altra domanda “Null’altro sarebbe successo, sareste stati semplicemente due corpi senza vita in una stanza, il mondo avrebbe continuato la sua corsa e le vostre casate avrebbero continuato la loro ricerca. Quella è l’essenza della loro stessa esistenza. “
“Perché l’anima mia e di Isabelle è la stessa allora”
La divinità ci osserva, una sorta di pietas nei suoi occhi.
“Ogni singola anima in cerca di risposte può giungere a me, molte sono le anime che invece si cercano, alcuni, fra la vostra gente, le chiama anime gemelle. È una sensazione a fior di pelle per voi mortali che riverbera nelle vostre menti e nei vostri cuori ma, tu e Isabelle, siete stati cresciuti con la convinzione che le vostre anime fossero un’unica essenza palpitante e questa certezza è diventato il fulcro della vostra stessa esistenza e per tale realtà avete sempre vissuto.”
Isabelle prende a quel punto la parola, sento che come me anche lei sta lentamente comprendendo la verità. “ma questo luogo, ogni cosa è come era scritta nei testi sacri?”
“Questo luogo” afferma la presenza allargando le braccia e mostrando la stanza dell’infinito “non è altro che una vostra immagine mentale, ciò che alberga nel vostro animo più profondo. Questo luogo esiste fintanto che nelle vostre menti è reale, come sarebbe stata reale Morte se l’aveste invocata”
“Cosa sarà quindi di noi?”
“Semplicemente vivrete un nuovo inizio slegato dal passato che vi ha tolto per lungo tempo la facoltà di scegliere”
E, nel riverbero delle ultime parole, la divinità comincia a dissolversi, ogni cosa attorno a noi comincia a disgregarsi svelando la vera forma del luogo in cui ci troviamo.
 
EPILOGO
 
“Cosa farai?” chiedo a Isabelle senza rallentare il passo.
Abbiamo abbandonato il luogo subito dopo che la visione era svanita, nient’altro che vecchi ruderi di una piccola fattoria.
Entrambi non riuscivamo a sostenere l’idea di passare altro tempo in quel posto.
Abbiamo trovato le nostre cose poco distante, ordinatamente riposte in una nicchia in uno dei pochi muri ancora rimasti in piedi.
Siamo scappati da lì.
Per molte miglia non abbiamo parlato, entrambi troppo occupati a mettere ordine nei nostri pensieri. Sentiamo ancora il riverbero dell’anima dell’altro, un rumore di sottofondo, niente di più. Come se, la consapevolezza della verità, avesse spezzato il nostro legame donandoci però la nostra individualità.
Non più un’anima divisa fra due corpi ma due anime e due persone.
“Tornerò dai miei genitori, voglio abbracciarli sopra ogni altra cosa” risponde Isabelle guardando di fronte a se “Poi andrò alla confraternita dell’ordine dei templari e la distruggerò pezzo per pezzo, fino a quando di quel luogo e di quel credo non rimarranno che macerie. Nessun’altro dovrà essere manipolato, sospinto alla morte come è successo a noi”.
Le sue parole mi colpiscono, sono i miei stessi sentimenti. Mi fermo e la obbligo a fermarsi.
La guardo negli occhi e allungo la mano verso la sua.
“Ti aiuterò nella tua missione se tu mi aiuterai a distruggere la Gilda del Drago Rosso”
Isabelle mi scruta poi allunga la sua mano verso la mia e la stringe.
“Lotteremo” mi dice con voce decisa.
“Lotteremo” ribadisco anch’io.
Un nuovo patto è ormai siglato.
Troppo ci è stato fatto perché ogni cosa venga dimenticata e ….
Il nostro nome è sempre Morte


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NOTA: e anche questo racconto è finito, spero vi sia piaciuto...mi dispiace ancora per i problemi di sintassi e il resto...comunque spero che vi abbia lasciato qualcosa...spero nei prossimi giorni, quando sarò meno incasinata di potervi proporre la storia betata...;)...grazie ancora a chi mi ha seguito e a chi vorrà lasciare un proprio commento. Alla prossima!!
  
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