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Autore: Liris    01/03/2009    10 recensioni
Nessuna parola usciva né da uno né dall’altro.
Roy rimaneva dolorosamente silenzioso, guardando quella furia bionda scivolare ai suoi piedi e colpirgli con violenza dietro le ginocchia facendolo così capitolare a terra.
Era una lotta impari.
Mustang lo sapeva dall’inizio.
Ma dentro di se sapeva…
….che era l’unica persona in grado di fermarlo.

Piccola Song-fic per la mia Nee-chan, sulle note di "Close to the Flame" degli Him
Genere: Malinconico, Drammatico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Pride, Roy Mustang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: -Burning brightly-
Categoria: FullMetal Alchemist
Autrice: Liris
Desclaimers: Tutti i personaggi contenuti non sono di mia proprietà ma di Hiromu Arakawa e la storia non è a fini di lucro
Genere: Drammatico
Raiting: Giallo



-Burning brightly-






Spira la gelida brezza invernale fra le costruzioni silenziose, avvolte dell’abbraccio della notte.
Gioca con le fronde degli alberi, muovendole e facendole suonare di una lenta litania.

Malinconica
Innaturale.

Piccoli passi su un ciottolato fine e d’alabastro.
Sovrappongono il loro rumore con la melodia della brezza notturna, richiamando occhi persi nella contemplazione del nulla.
Pece liquido abbandonato al lento peregrinare di lapide in lapide.

The kiss sweetest
And touch so warm
The smile kindest
In this world so cold and strong




-Forse ho sbagliato Maes…- un lieve sussurro fa fermare la persona, che lentamente, si sta avvicinando alla figura che sta accovacciata davanti ad una di queste pietre levigate, su cui sono riportati nomi e nomi di intere dinastie di uomini.
Su una in particolare

Bianca
Perfetta

Una mano guantata viene passata con lentezza, sulla foto sorridente dietro ad un vetro senza graffi.
Una lieve carezza e un addio, o forse un arrivederci ad un amico caduto.
La figura si rialzò con un movimento fluido e silenzioso, lasciando che l’altro uomo si avvicinasse ora meno titubante.
-Colonnello..- mormorò questo porgendogli un foglietto ripiegato in quattro parti, lasciando che il maggiore di grado lo prendesse senza degnarlo di uno sguardo.
Lesse le poche righe riportate con una calligrafia veloce, dandogli poi fuoco con un piccolo schiocco delle dita della mano destra.

Era l’informazione che stava aspettando.

Fece cenno al sottoposto di precederlo fuori dal cimitero, mentre lui, con un ultimo sguardo rivolto verso la tomba, salutava il suo miglior amico.
Un attimo solo.
Un istante rubato ad una vita ormai vuota e grigia.

Socchiuse gli occhi di quella pece pura, lasciando che la brezza notturna giocasse con i fili d’ebano dei suoi capelli.


Uscì poco tempo dopo dal camposanto, dirigendosi verso la macchina scura che sostava davanti ai cancelli aperti, e salendo senza aprir bocca per fiatare.
Havoc alla guida sapeva dove dovevano andare, come invece ignorava tutto il soldato seduto al posto accanto al biondo.
Il primo, serio come era da troppo tempo, fumava in silenzio una sigaretta ormai quasi consumata del tutto.
La macchina scivolava con un basso rumore per le vie deserte di Central, battute ora da una fitta pioggia che si infrangeva sulle strade lastricate.
Gli occhi del moro osservavano senza realmente vedere quelle piccole stille d’acqua che cadevano come lacrime mal represse sui finestrini della sua automobile.

Troppo dolorosamente gli ricordavano altre lacrime lasciate libere di scivolare su gote rosse di rabbia e frustrazione.

Chiuse gli occhi, celando al mondo quelle iridi profonde e senza fine, mentre indossava anche l’altro guanto mancante alla mano gelata.
Se doveva farlo qualcuno, quel lavoro….doveva essere lui.

Solo lui.

Nessun altro.


Riaprì gli occhi solo quando sentì l’auto fermarsi con un leggero colpetto, e la pioggia farsi più pressante sul tettuccio, scivolando veloce lungo i vetri ormai appannati per la maggior parte.
Non aspettò nemmeno le parole di Havoc, o di chicchessia…
Con un gesto veloce ed elegante, aprì la portiera e uscì sotto l’acqua, tenendo bene in tasca le mani per non far bagnare la stoffa d’accensione.
Non poteva presentarsi impreparato.

Aveva bisogno del suo fuoco, quella notte…

Strinse leggermente qualcosa nella tasca destra, stringendo al contempo le labbra finemente disegnate.

….e non solo di quello….


-Colonnello, il soggetto si trova all’interno circondato da alcuni dei nostri uomini..- la voce calma e pacata del soldato che gli si era messo di fianco ora, con un ombrello aperto lo lasciò indifferente.
Non aveva bisogno di suo sottoposto per sapere dove trovare chi cercava in quel momento.

Lo sapeva..
Punto…


Si levò da sotto il riparo offertogli dal soldato, lasciando così che la pioggia lo colpisse in pieno volto.
Voleva che l’acqua cercasse almeno in superficie di purificarlo, per il crimine maggiore che aveva commesso.
Un peccato troppo grande per poterlo espiare con le semplici notti insonne.

Averlo abbandonato.

Non lasciò il tempo al soldato di parlare o fare qualcosa.
Scivolò con passo deciso e cadenzato verso la porta d’ingresso di quell’edificio mezzo diroccato e mal messo, seguito a breve distanza dal giovane cadetto e da Havoc sceso anche lui dall’auto.
Nessun rumore proveniva all’interno, a parte lo scrosciare ininterrotto fuori della pioggia.
Un tuono, poco sopra le loro teste fece come tremare la struttura dell’intero palazzo, mentre un lampo illuminò le poche scale che stavano ora salendo.
L’odore che impregnava quel luogo sapeva di morte e solitudine.

Qualcosa che solo Roy Mustang poteva davvero capire.

Quando arrivarono all’ultimo gradino, sentendo lo spazio vuoto di una grande sala davanti a loro, due lampi ravvicinati illuminarono l’ambiente circostante, rivelando così l’orribile verità che il moro si aspettava di trovare.

Un’unica persona al centro della stanza.


Il resto degli uomini sparsi a terra in una pozza di sangue.


Tirò fuori dalla tasca la mano sinistra, facendo così sfregare le dita fra loro in modo da illuminare quell’antro di morte.
Sentiva quel posto impregnato della paura e della sofferenza che gli uomini ormai cadaveri avevano provato prima di sentire la vita venir strappata via con forza.
I volti stirati nell’ultima scintilla di dolore che li aveva attraversati.
Roy sentì il giovane cadetto a poca distanza da lui tirar fuori velocemente la pistola d’ordinanza e puntarla verso quella cosa inanimata che altri non era che un giovane uomo.

Un essere senz’anima.

Un essere privo di cuore

Un mostro.

Il moro non riuscì a fermare il soldato, in quel gesto stupido che tante volte aveva ripetuto quando era all’accademia militare.
Inutile, in una situazione del genere
-Signore! Cosa facciamo?!- lo sentì sussurrare a suo indirizzo, mentre Havoc rimaneva immobile e con la sigaretta ormai ai suoi piedi, incredulo anche lui davanti a quella vista.
Perfettamente fermo.
Incredulo di tanta crudeltà
Di tanta violenza

Mustang non lasciò nemmeno per un secondo che i suoi occhi rompessero quel legame che aveva creato quando aveva acceso quella piccola fiammella.
Completamente incatenati alla dritta e statuaria figura distante da loro.

Una figura troppo familiare.

-Havoc..- richiamò il suo fidato sottoposto, lasciandogli qualche secondo per riprendere facoltà di se stesso.
Quando finalmente il biondo riuscì a muoversi dalla sua posizione, ed avvicinarsi al suo superiore, aspettò che questo parlasse.
-Sai cosa devi fare…voglio che tu e il cadetto usciate…- la sua voce usciva lenta ma pacata, senza dar tregua al fiato in modo che l’altro non potesse interromperlo -non voglio nessuno nell’edificio, e tieni lontani il maggiore Armstrong e il Tenete Hawkeye, è chiaro?-

Non era una domanda.


Era un ordine.


Il giovane soldato osservò prima il suo superiore e poi il biondo ufficiale, sempre più alto di grado, che annuì solamente guardando un ultima volta verso la figura immobile al centro della stanza.
Si lasciò poi trascinar via senza poter protestare.
Non capiva perché il Colonnello volesse rimanere da solo.
Non era un rischio?

Non dovevano rimanere a combattere con lui?


Il giovane cadetto non comprendeva che così, il suo superiore gli stava soltanto salvando la vita che sarebbe stata sprecata per una causa persa



Rimasero dunque soli.
Si fronteggiavano
In un silenzio innaturale.

Finché l’ennesimo tuono, seguito da un lampo fece tremare la debole fiamma nella mano del Flame Alchemist.
Quella stessa fiamma tremò negli occhi vacui dell’avversario, che parevano oro liquido.
Si accesero come il lampo che trapassò le finestre opache dietro di lui.
Si animarono di quella luce perversa e mortale che lasciò un lungo brivido sulla schiena del Colonnello Mustang.

E poi lo scatto.


Non fu nessun gesto particolare
Nessuno sguardo e nessuna parola.
Avvenne in un secondo

Un instante, e tutto si capovolse.


I colpi si susseguivano con rapidità inaudita, molti parati dalle abili mosse del soldato temprato da anni di guerra, altri andati a segno dolorosamente per uno solo dei due combattenti.
Il moro scivolò a terra più volte, toccando il sangue dei suoi uomini con il viso e sentendone l’odore pungente risalirgli fino ai polmoni.
Si andò a mischiare con quello delle sue ferite che pian piano gocciolavano piccole stille di vita.
Nessuna parola usciva né da uno né dall’altro.
Roy rimaneva dolorosamente silenzioso, guardando quella furia bionda scivolare ai suoi piedi e colpirgli con violenza dietro le ginocchia facendolo così capitolare a terra.

Era una lotta impari.
Mustang lo sapeva dall’inizio.

Ma dentro di se sapeva…

….che era l’unica persona in grado di fermarlo.

Sorrise a quella consapevolezza, mentre sfregava con decisione il pollice e l’indice creando una fiammata in modo da allontanarlo da se, per quella manciata di secondi che gli servivano per recuperare fiato.
Un nome sulla punta della lingua, mentre di nuovo i loro occhi si incatenavano fra loro.
-Edward…- un lieve sussurro.

Una parola che fece vibrare di insana pazzia la figura bionda e coperta di sangue non suo, e la fece ripartire all’attacco, sbattendo il più grande a terra, sotto il suo giogo.
Ora il Flame Alchemist sentiva il dolore delle unghie nella sua carne, mentre il fiato dell’essere fittizio premeva sul suo viso.
Il peso di quel piccolo corpo seduto sopra al suo sterno, non era niente in confronto al peso che portava sul cuore.

Un peso insostenibile.

-E….Edward..- un altro impudente sospiro contro quel viso troppo vicino.
Ancora una volta la pece e l‘oro fuso che si incontravano.

Che lottavano e si mischiavano come un solo colore.

E di nuovo fu dolore per il maggiore dei due, quando un ennesimo colpo fu inferto al suo corpo già martoriato e la divisa era impregnata sia del suo che del sangue dei suoi uomini ormai cadaveri.


So close to the flame
Burning brightly
It won't fade away
And leave us lonely





Le iridi ambrate ora erano ridotte a due fessure, mentre due dita della mano destra, carne e sangue, accarezzavano come esploratrici di un qualcosa di nuovo le labbra semi aperte di Roy.
-Cosa sei venuto a fare qui….piccolo insulso uomo…?- un sibilo perfetto al suo orecchio.
Non è la voce calda e dolce che ha sempre sentito.

Non è il tenero farfugliamento di una persona che ha sempre amato.

-Stavi….aspettando me, giusto?- parole alquanto avventate in una situazione del genere, ma il Flame Alchemist non teme le conseguenze.
È pronto quando il dolore si espande dalle sue costole fino al cervello, propagandosi come quel sospiro divertito.
-Non ti stai dando troppa importanza?- soffiò ancora sulle sue labbra prima di morderle e lasciarlo infine sul pavimento mentre troneggiava in piedi su di lui.
Solo i lampi ad illuminargli quel viso pallido e perfetto.

Solo i lampi a dar contorno a quella figura di giovane innocente.

Un ragazzo perduto.


Con fatica Roy riuscì a tirarsi su, guardando quel viso pieno di sicurezza e dagli occhi d’ambra.
-Mi dispiace Edward….di averti abb- non riuscì a finire la frase che fu sbattuto contro il muro.

-Non è quello il mio nome…- soffiò furioso l’Homunculus, tenendo ben saldo il collo del moro nella sua ferrea stretta
Sana pazzia in quel miele colato.
Vivida luce ora di nuovo grazie ad una fiammella creata da uno schioppo di dita.
Le distanze vengono riformate fra i due, che come due bestie pronte una a difendersi e l’altra ad affondare l’attacco finale.
Si osservano.

Si studiano nel silenzioso passare dei minuti.
Nel lento su e giu del petto ferito del Colonnello.

Nel rimbombo del tuono lontano.


Il più giovane si muove con uno scatto ferino
Il più anziano usa ancora il suo fuoco.



Una forte esplosione squarciò un fianco del palazzo quando due automobili arrivarono.
Il Tenente Hawkeye scese veloce seguita da due soldati, mentre dall’altra parte fece la sua comparsa il Maggiore Armstrong con altri uomini pronti ad entrare in azione.
Entrambi gli ufficiali guardando atterriti il caos che regna, tra fumo e fiamme, mentre Havoc tenta di farsi spazio fra i commilitoni per poter direttamente parlare con i due.

Deve riferire gli ordini.

Nessuno deve entrare.


Ma a nulla valgono quelle poche informazioni.
Armstrong e Riza stavano già salendo i primi gradini che conducevano all’interno dell’edificio, mentre la pioggia che fino ad allora si era incessantemente riversata sulla terra, ora è più che altro un piccolo sgocciolio.
La donna teneva la fidata pistola ben impugnata fra le mani, mentre il Maggiore stava giusto in quel momento infilando i suoi guanti, quando una figura chinata in avanti apparve dalla nube di fumo all’entrata.

Non ebbero il tempo di chiedere nulla, di fermarlo o quant’altro.

Il Colonnello Roy Mustang, per quel che le sue gambe malferme e le ferite gli concedevano, corse giù dai gradini superandoli i due fidati sottoposti e amici, fermandosi una volta arrivato nello spiazzo adiacente all’edificio ormai in fiamme.
La mano destra, stretta a pugno, ora lontana dal suo corpo ben in vista alla figura chinata che stava proprio a poca distanza da lui.

Entrambi circondati dai pochi soldati che Riza e Armstrong si erano portati dietro.
La figura dell’Homunculus si tirò in piedi, per nulla sofferente delle ferite che lentamente si stavano chiudendo sul corpo, lasciando solo la traccia evidente di sangue non suo.
Gli occhi iniettati di quel miele puro, agitato solo dall’insofferenza contro quel insulso umano che gli dava la caccia.
Quando doveva essere solo lui il cacciatore perfetto.

Non rendendosi conto della trappola sotto ai suoi piedi.

Una trappola fatta di gesso e disegni veloci, seguiti da un attento ufficiale da un disegno di un suo superiore.


Pride rimase immobile, assottigliando lo sguardo, quando Mustang aprì la mano destra, rivelando ciò che nascondeva con tanta cura.
Un piccolo oggetto che fu velocemente lanciato contro il biondo e che cadde con un ovattato rumore proprio a pochi millimetri da lui.

Nessuno si mosse quando il cerchio alchemico tutto intorno all’Homunculus si illuminò, imprigionandolo al suo interno e facendolo cadere elegantemente in ginocchio.

Nessun suono uscì dalle sue labbra finemente strette in una smorfia di dolore
Nessun lamento e nessuna imprecazione.

Solo gli occhi rimasero perfettamente incatenati a quelli color pece dell’insulso uomo che era riuscito a fargliela sotto al naso.

I tre uomini fidati di Mustang si misero accanto a lui, mentre questo rimaneva statico alla scena di fronte ai suoi occhi.
Armstrong strinse le labbra alla vista di un ragazzo che tutti avevano imparato ad amare, ormai perduto per sempre, mentre Riza ed Havoc osservavano il loro Colonnello, pronti a qualunque ordine.

Era l’unico, di quell’intera truppa, che poteva avere voce in capitolo.


Una leggera risata fuoriuscì dalla bocca di Pride, mentre sputava a terra le ultime pietre di quel colore simile al rubino.
Di nuovo l’intera attenzione fu portata su di lui, che di nuovo in piedi, lasciava che le piccole scariche della reazione alchemica danzassero intorno alla sua figura delicata ma mortale.


-Avrà le palle di uccidermi, Taisa?-

Un sibilo perfetto.
Un colpo più forte di una lama che penetra la carne e ne lacera le viscere.


The arms safest
And words all godo
The faith deepest
In this world so cold and cruel





In un istante la pece e l’oro si separano
Roy chiude gli occhi per quel singolo secondo, mentre portata avanti la mano sinistra schiocca le dita per l’inizio della fatale sinfonia del suo fuoco.

-Addio..-

Una singola parola, rivolta alla brezza che si scatena dopo la vampata di fiamme che nel cerchio e avvolge solo ciò che vi sta all’interno.
Gli occhi tornano ad incatenarsi, mentre nessun suono esce più dalle labbra dei presenti.

Nessun grido
Nessun ordine
Nessun disperato pentimento.

Solo una figura che si muove con passo veloce, senza che la pece abbandoni di nuovo ora l’oro brillante.
Ora le grida ci sono, ma da parte dei militari che tentano di fermare un gesto a parer di tutti incosciente.
Insano.
Disperato.


D’amore indissolubile.


Non è solo una persona ora avvolta dalle fiamme
Ma nessuna delle due figure ora accucciate in quell’inferno di fuoco urla o sembra sentire il calore sulla pelle.
Sono solo colori che si mescolano

Miele e pece.

Due anime che ardono, l’una che stringe l‘altra incredula di un gesto tanto….inspiegabile.



E tutto è fumo.


E tutto e polvere.




E solo il ricordo ne resta.

Il ricordo di uno stupido amore



Indissolubile





So close to the flame
Burning brightly
It won't fade away
And leave us lonely

















Note d’Autrice:

Prima di tutto….colpa sua! *indica My Pride* v.v come sempre XDD

Beh..non dovrebbe esserci neanche nulla da dire v.v si commenta da sola ^^ è venuta fuori quando appunto la mia Nee-chan mi ha mostrato il disegno sopra fatto da lei a China (gnaaaa *.*) e da cui appunto è venuta l‘ispirazione per questa triste e piccola Song-Fic

La canzone è quella degli Him (sempre colpa do tata Nee-chan My Pride XD) “Close to the Flame“ e che direi sta a pennello ^^

Un bacio




Traduzione Song:

Vicino Alla Fiamma


Il bacio più dolce
E il tocco così caldo
Il sorriso più gentile
In questo mondo così freddo e forte

Così vicino alla fiamma
Bruciando felicemente
Esso non svanirà
E ci lascerà soli

Le braccia più sicure
Le parole tutte buone
La fiducia più profonda
In questo mondo così freddo e crudele

Così vicino alla fiamma
Bruciando felicemente
Esso non svanirà
E ci lascerà soli



   
 
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