Fanfic su attori > Cast Star Trek Reboot
Segui la storia  |       
Autore: Janeisa    28/11/2015    0 recensioni
E' un viaggio tra le stelle.
L'incontro di due persone, di due personalità diverse ma complementari. Due stelle sullo sfondo di una galassia, una è consapevole di esserlo, l'altra non ha mai iniziato a brillare. Ed è giunto il momento che lo faccia. Ed è attraverso le asperità e gli ostacoli che giungeranno alle stelle.
Dal 1° capitolo
Quando tutta la tua carriera dipende dal tuo capo e lui ti chiede di saltare, l’unica cosa che puoi rispondere è quanto in alto? O almeno era così, solitamente. “Questo però è chiedere troppo” stava pensando Rose mentre ascoltava il professore che le spiegava quello che voleva che lei facesse.
«In pratica Rosaleen, siamo stati contattati dallo staff di produzione, a quanto pare qualcuno del cast ha richiesto un incontro per porre alcune domande. Sinceramente non ne vedo il senso visto che sono arrivati praticamente al terzo e credo ultimo film, sapere cosa è un buco nero ora ha sinceramente poco senso, ma comunque non spetta a noi chiederci perché. Lo staff di produzione ci ha chiesto questa consulenza, e non è una cosa da poco… »
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chris Pine, Karl Urban, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zachary Quinto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Disclaimers
"Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, né offenderla in alcun modo"
Ovviamente non conosco in nessun modo Chris Pine, tutti gli eventi contenuti in questa storia sono frutto dell'immaginazione. 
Tutto il mio lavoro è rivolto a rendere quanto più veritiera possibile la caratterizzazione del personaggio e della sua situazione.
 
Buonasera a tutti. Non sono proprio una novella su efp, ma fino ad ora mi sono limitata a leggere e questa credo sarà la prima fanfiction che porterò a termine, o comunque sono determinata a portarla a termine. La scelta di utilizzare un personaggio famoso è abbastanza semplice: Chris Pine è un attore che adoro, oltre ad essere incredibilmente bello, ha sempre interpretato film che mi sono piaciuti molto e sinceramente mi piace "sognare" un po'. Questa non è una storia autobiografica, o derivante da un sogno, semplicemente ho iniziato a pensare a come mai non ci fosse un fanfiction in italiano su Chris Pine e ho deciso di recuperare. Certo alcuni aspetti della protagonista possono essere definiti autobiografici, ma solo un po' nella caratterizzazione.
Spero che vi piaccia, o comunque se volete fatemi sapere cosa c'è che non va.

 









 

Per aspera ad astra

Big Bang– Parte 1


Capitolo 1 - Gienah
Gienah Cygni è una stella gigante appartenente alla costellazione del Cigno. Il suo nome proprio deriva dall'arabo جناح, janā, che significa "ala", essendo Gienah Cygni posizionata sull'ala orientale del Cigno; è la meno brillante del cielo notturno osservabile.
Quando tutta la tua carriera dipende dal tuo capo e lui ti chiede di saltare, l’unica cosa che puoi rispondere è quanto in alto? O almeno era così, solitamente. “Questo però è chiedere troppo” pensai mentre ascoltavo il professore che mi spiegava quello che voleva che io facessi.
«In pratica Rosaleen, siamo stati contattati dallo staff di produzione, a quanto pare qualcuno del cast ha richiesto un incontro per porre alcune domande. Sinceramente non ne vedo il senso visto che sono arrivati praticamente al terzo e credo ultimo film, sapere cosa è un buco nero ora ha sinceramente poco senso, ma comunque non spetta a noi chiederci perché. Lo staff di produzione ci ha chiesto questa consulenza, e non è una cosa da poco… »
“Questo è poco ma sicuro” avrei voluto dire mentre mi spostavo a disagio sulla poltroncina nello studio del professor Scott, nel dipartimento di Astrofisica alla Caltech. I benefici che ne avrebbe ricavato il suo dipartimento non erano piccola cosa. Inoltre la Caltech non era estranea al mondo dello spettacolo, aveva già collaborato con lo staff della serie tv TBBT, aggiungerci la collaborazione con la Paramount Pictures non avrebbe fatto altro che portare soldi e finanziamenti. E soprattutto tanta pubblicità.
«Comprendo assolutamente » risposi affabile increspando brevemente le labbra in un sorriso « Quello che non capisco è perché io. Professore, al momento sto concludendo il progetto nel dipartimento di Chimica che lei stesso mi ha consigliato e affidato. Non seguo il dipartimento di Astrofisica da un anno, quindi non capisco perché dovrei occuparmene io. Nel suo laboratorio c’è sicuramente qualcuno più preparato di me e…»
Non ebbi neanche modo di finire la frase davanti al cenno della mano del professore che mi zittiva. «Sciocchezze Rose, sei stata la migliore del tuo anno, la mia tesista più promettente e sono sicura che potrai fare grandi cose qui alla Caltech se ce ne sarà l’opportunità, inoltre hai tenuto diversi seminari e sai come parlare alle persone che non sono “dentro” alla materia. Ha bisogno di qualcuno che sappia spiegare in parole povere alcuni concetti fondamentali, non di un tesista che elenca a memoria definizioni e teoremi.»
Non mi era sfuggito l’uso del singolare, ma non volevo indagare, probabilmente sarebbe venuto solo un membro dello staff di produzione con una lista di domande e avrei risposto a tutto, forse mi avrebbero anche registrata. “Speriamo duri poco” pensai mentre alla fine prendevo la decisione di accettare quello strano incarico. Non potevo certo dire di non aver amor proprio, si trattava di un film di una saga che amavo, il cui cast era formato da attori che ammiravo e apprezzavo e sui quali quando era giovane aveva fatto fin troppi pensieri, non è che mi stavo sacrificando.
Alla fine dovevo solo rispondere alle domande di un anonimo esponente dello staff, mica incontrare alcuni tra gli attori più affascinanti di Hollywood. Ecco quello non avrei potuto farlo senza morire d’ansia. Non mi avvicinavo ad un ragazzo da quando avevo diciotto anni, e ora a distanza di dieci anni, le mie relazioni maschili si contavano sulla punta delle dita di UNA mano, ed erano tutti colleghi, gente che era affascinante solo per il cervello. «Va bene, dottor Scott. Accetto, mi faccia solo sapere quando vorrebbero passare, così che io possa organizzare i miei appuntamenti. Mancano solo tre mesi alla fine del progetto e poi dovrò preparare la
tesi e in tutto ciò i tesisti che decidono di unirsi al nostro gruppo aumentano ad ogni mese» spiegai con la mia solita precisione, qualcuno diceva che io fossi pignola, fatti loro. Calcando un po’ la voce, avevo lasciato intendere che avevo un’agenda piena e dopo quel periodo avrei dovuto cercare un lavoro, se non fosse stata l’università ad offrirmelo. «E vorrei guardarmi intorno. Sappiamo benissimo che non è certo che io rimanga qui.»
«Lo so questo Rosaleen, ma sono sicuro che non te ne pentirai» esclamò visibilmente sollevato l’anziano docente «Ti assicuro che non tutto ciò non farà altro che aiutarti. Una collaborazione del genere sul tuo curriculum spiccherà come una rosa in un campo d’erba»
Le metafore del professore erano sempre state strane ma quella era addirittura assurda. Tutto ciò che feci fu ridere, almeno quella era una risata sincera, visto che mi aveva realmente divertita.
«Se lo dice lei» asserii sollevando leggermente le spalle. «Le hanno già comunicato qualche data» domandai per sicurezza, sapevo come potevano essere stretti i tempi di produzione e probabilmente avevano già stabilito una data nella loro pienissima agenda. La risposta come mi aspettavo era affermativa, confermata dal lieve cenno del capo del dottore.
«Ovviamente. La questione si risolverà in un paio di incontri, avverranno nella sala riunioni affianco al mio studio. » spiegò indicando una porta che dava su una stanza non molto grande e molto privata «Il tuo ufficio è in questo stesso edificio quindi non dovresti avere problemi di tempistiche e abbiamo garantito loro la massima discrezione e privacy. Non vogliono fan urlanti e neanche il nostro dipartimento. La Caltech ha una reputazione ottima e non possiamo permetterci di veder violato il nostro Codice d’onore per delle bambinette*» aggiunse accompagnando il tutto con una serie di facce che mi esilararono. Ero abituata al vecchio professore. Era un uomo dalla vivida e incredibile intelligenza, non ci si annoiava mai ad ascoltarlo, e aveva anche uno strano senso dell’umorismo tenendo conto che era uno scienziato e di solito gli scienziati non hanno senso dell’umorismo. In tutto il suo discorso però c’era qualcosa che non mi quadrava. Se doveva venire qualcuno della squadra di produzione a che sarebbe servita tutta quella privacy. La mia perplessità doveva essere ben chiara in viso, ero sempre stata un libro aperto, mai che riuscissi a mentire su qualcosa, e il professore era sempre stato fin troppo bravo a leggermi la mente. «C’è qualche domanda che vorresti farmi. Ti vedo abbastanza perplessa, mia cara. Ti chiedo di domandarmi qualsiasi cosa» mi esortò gentile mentre si alzava dalla sua poltrona in pelle nera e si avvicinava al piccolo frigo che era nella stanza. Tirò fuori una bottiglia di scotch e due bicchieri di cristallo. Non parlò mentre pescava del ghiaccio dal congelatore e riempiva i due bicchieri con ghiaccio e liquore. Uno me lo vidi recapitare davanti. C'erano solo due motivi per cui io e Scott ci concedevano un bicchiere di liquore: un risultato accademico e se voleva prepararmi a qualcosa di sconvolgente.
«Bevi un sorso» fu quello che mi disse l'uomo mentre si riaccomodava.
Decisamente voleva prepararmi a qualcosa.
Scott mi conosceva da prima che mi iscrivessi alla Caltech, era stato una sorta di padrino. Conosceva mia madre e mi aveva aiutata molto, soprattutto durante il mio primo anno, quando ero stata quasi ostracizzata dai miei colleghi per una situazione decisamente spiacevole, qualcosa a cui cercavo di non pensare.
Anche se a casa vi era la prova che tutto fosse reale e non l'incubo di una notte.
Un lieve senso d’ansia mi colse, paralizzandomi la gola e non facendomi parlare. Il mio stesso respiro si era fatto leggermente più veloce e sul volto del professore stava comparendo un’espressione di preoccupazione, e per questo bevvi un lungo sorso di scotch e posai il bicchiere, mi concentrai sulla sensazione del liquore che scendeva attraverso la gola riscaldandomi e calmando la sensazione di ansia che mi aveva travolto. Una volta calmata guardai il professore, e decisi di lasciare stare tutti i formalismi, usando il tono più colloquiale che potevo permettermi andai dritta al punto.
«Andiamo Scott cosa non mi hai detto» domandai anche se da scienziata sapevo fare due più due e nella nostra precedente conversazione vi erano diversi indizi.
«Avrei dovuto dirtelo subito ma sinceramente dovevo assicurarmi che tu accettassi prima Rose, mi fido solo di te. Sei una persona in gamba, forte e sai farti ben volere dalla gente e c'era bisogno di qualcuno competente.» iniziò a dire Scott. Sapeva sempre come farmi complimenti e alle sue parole arrossii sorridendo. «Non indorarmi la pillola Scott » dissi allora incrociando le braccia e aspettando che il professore svuotasse il sacco. «Se dovessi parlare con uno della produzione a cosa servirebbe tutta questa discrezione. Quindi non parlerò con uno dello staff...ora dimmi chi viene realmente » mentre pronunciavo quelle parole mi tornò l'ansia. Avevo limitato ogni contatto maschile da quando era successo. Non potevo affrontare un uomo figuriamoci qualcuno che fosse minimamente affascinante. «Aspetta un attimo ancora prima di dirti chi, voglio aggiungere due cose. Si tratta di un’opportunità ottima per te Rose, sai che ti voglio bene come ad una figlia e sono sicura che affrontare qualcosa del genere ti aiuterà ad uscire dal guscio in cui ti sei chiusa e poi voglio chiederti scusa.» si stava scusando ancora e la cosa cominciava a diventare sospetta.
«Scott» lo richiamai indispettita «per l'amor di Dio dimmi con chi dovrei parlare».
«Promettimi che non molli l'incarico...Rose promettilo. Anzi dovrei farti firmare questo» supplicò mettendomi davanti un accordo di riservatezza. Per quanto mi desse fastidio non potevo ritirare la parola data. Presi una biro dal portapenne e firmai vicino la x. «Ora sputa il rospo» lo minacciai con un dito, poi tornai al mio liquore. «L'incontro è con un membro del cast.» disse guardandomi e rise della mia espressione che sembrava dire "andiamo bello puoi dirmi di più". «Questo l'avevo intuito. Dimmi che non è chi sto pensando» mormorai guardando il ghiaccio sul fondo del bicchiere. A Los Angeles era praticamente impossibile non sapere chi facesse parte di quel cast, vi erano alcuni dei miei attori preferiti a cominciare da Karl Urban per il quale avevo avuto una cotta stratosferica ai tempi di Èomer.
«Ok ok… ho capito, il primo incontro è oggi pomeriggio»
«Scott stai tergiversando» lo rimproverai bevendo l'ultimo sorso di liquore e posai il bicchiere. « Dimmi chi è e facciamola finita. Non capisco perché tu ci stia mettendo tanto…Non sarà mica essere Chris Pine?» sbottai di colpo piuttosto scettica, allargando le braccia.
Il giovane attore della A-list non poteva voler un incontro con un membro del Caltech, tra i suoi mille impegni quello sicuramente non figurava. Troppo impegnato, troppo ricercato.
“E troppo fico” aggiunse la mia coscienza ad onor di cronaca. “Grazie per la precisazione” pensai sempre più nervosa.
Se fosse stata la verità era un bello scherzo del destino, vista la mia palese ammirazione per i suoi film, nota a chiunque nel mio laboratorio e anche al qui presente Mister Scott. La sua non totale indifferenza alla cosa era anche il motivo per cui stavo accettando quel incarico: collaborare con la Paramount era una buona occasione, era un nome importante e ne avrei sicuramente tratto giovamento quello erano le ragioni pratiche ed economiche, ma i motivi personali erano altri, dato che si trattava di una saga che avevo visto almeno una quindicina di volte. Il silenzio assenso che seguì la mia esclamazione però mi colpì come un fulmine e guardai il viso colpevole di Scott.
«No io non lo faccio » esclamai alzandomi di botto facendo strisciare la poltrona.
«Andiamo Rose!»
«Scordatelo» fu la sola parola che si sentì mentre sbattevo la porta, comprendo anche il suono dell'esasperato e supplicante della voce di Scott che urlava «ROSE!» che mi seguiva a ruota per fermarmi.
Ovviamente sapevo che mi sarei fatta convincere. Quando Benjamin Montgomery Scott si metteva in testa qualcosa era difficile che mollasse, comportamento che poteva giustificare tante cose visto il successo e la fama che aveva raggiunto nel mondo scientifico.
“E’ solo una persona” mi stavo ripetendo tipo mantra mentre aspettavo seduta su un muretto l’arrivo della macchina di Mister Pine. Avrebbero usato un ingresso secondario per non attirare attenzione e poi l’avrei condotto al ufficio di Scott attraverso un corridoio e un ascensore poco utilizzato. L’appuntamento era per le tre e mezza e ero lì fuori ad aspettare da almeno venti minuti. Avevo bisogno di calmarmi, per colpa di quella situazione stavo fumando la mia prima sigaretta dopo mesi. Avevo smesso da parecchio e ora me ne concedevo forse un paio all'anno, in situazione di particolare stress. A volte non le finivo neanche, cercavo di mantenere una vita salutare. I miei avevano origini italiane e cercavano di mantenere viva la tradizione culinaria del loro paese di origine, quindi tanto pesce e verdure. Secondo mia madre era questo il segreto della lunga vita di sua madre e della loro proverbiale bellezza.
Io pensavo semplicemente che fosse una serie fortunata di fattori genetici che mi avevano resa così: non molto alta sfioravo appena il metro e sessantacinque, ero minuta e piuttosto snella, avevo lunghi capelli castani un po’ troppo mossi per i suoi gusti e strani occhi castani. Avevo sempre saputo di essere bella, ma l’avevo sempre visto come un fattore negativo: non volendo fare l’attrice, essere bella per me aveva significato solo problemi e pregiudizi sul mio aspetto e sulla mia intelligenza.
Anche in quel momento, mentre fumavo una sigaretta, era passato qualcuno dei miei colleghi che mi avevano guardata con sufficienza e chi anche con un po’ di invidia. Oramai avevo fatto il callo a quel comportamento e tendevo a fregarmene. Ero a metà sigaretta quando un SUV nero con vetri oscurati entrò dal cancello nord e si affiancò all'entrata vicino alla quale stavo aspettando. Dal muretto sul quale ero seduta vidi scendere dalla macchina un uomo in giacca e cravatta con occhiali e una giovane con una cartellina e lo smartphone praticamente incollato all'orecchio. L’uomo in nero, che doveva essere una guardia del corpo, aprì la portiera posteriore e a quel punto mi venne da pensare “Posso anche morire felice”.
Dal vivo era esattamente come l’avevo immaginato, forse anche meglio. Aveva cercato di vestirsi in maniera da non attirare attenzione, ma qualsiasi cosa addosso a quell’uomo lo avrebbe fatto: un’anonima t-shirt bianca, una giacca di pelle e occhiali Ray-ban non potevano certo mascherare chi era.
Presa com'ero dall'analisi non mi accorsi che la donna si stava guardando intorno brontolando «Dove si sono cacciati, mi avevano assicurato che avrebbero mandato qualcuno ad aspettarci» . A quel punto scesi dal muretto, spensi la sigaretta nel portacicche che avevo con me e mi infilai in bocca un chewingum per mascherare l’odore. Avrei preferito un buon caffè, ovviamente fatto in ufficio con la mia moka, ma dovevo accontentarmi. «Mi scusi» mi sentì chiamare dalla segretaria «Sa per caso dove possiamo trovare la dottoressa » lanciò uno sguardo alla cartellina «Marrazzo» lesse accentuando un po’ troppo la z, cosa che mi fece sorridere.
«Sono io, » dissi porgendo la mano destra alla donna, la quale la strinse un po’ scettica o forse solo sorpresa «Lei è la dottoressa Rosaleen Elizabeth Marrazzo?» chiese ancora per conferma.
“Sta scherzando vero? E’ sorda?” pensai mentre annuivo senza perdere il suo sorriso di circostanza «Esattamente. C’è qualche problema?» domandai inarcando un sopracciglio e fissando la giovane manager, la quale si affrettò a scuotere la testa. «No assolutamente, mi aspettavo solo qualcuno di più…grande e diverso! Io sono Anna, la segretaria di Chris» borbottò quasi inudibile mentre la seguivo e ci avvicinavamo a Mr Pine, che aspettava appoggiato al muro per niente interessato. «Oh se vuole vado a chiamare qualcun’altro » risposi un po’ piccata.
“Ma tua guarda questa” pensai. Come al solito la mia età e la mia figura facevano pensare che fosse o una ragazzina o peggio qualcuno alla ricerca di un pollo da spennare. « No si figuri dottoressa. Se l’ho offesa la prego di scusarmi. Comunque, Chris» disse avvicinandosi all’attore. «Questa è la dottoressa Marrazzo» .
Ecco era fatta. Stavo per conoscere uno dei miei attori preferiti di sempre e ora mi sentivo un’idiota, una bambina. Mi sarei potuta trasformare in una “pine nut” in un nanosecondo e cominciare ad urlare, cosa che volevo fare, ma dovevo mantenere un atteggiamento professionale e quindi niente gridolini da ragazzina. Non erano compresi nel pacchetto offerto dal mio status. Tesi la mano destra, la quale venne prontamente stretta dal giovane che mi gratificò con un sorriso.
“Ricordati di respirare” mi dissi mentre parlavo «Salve, sono la dottoressa Rosaleen Marrazzo, se preferisce può chiamarmi Rose» sorprendente stavo mantenendo un tono di voce calmo e oltremodo professionale. Sembrava sorpreso di trovarsi davanti una ragazza di neanche trent’anni.
«Piacere di conoscerti…Rose, se per te va bene preferisco chiamarti così…e detto tra noi non è così che avrei immaginato una dottoressa in Astrofisica. Io sono Chris e preferirei che tu mi dessi del tu»
La mia mascella stava per raggiungere il pavimento, ovviamente metaforicamente parlando, visto che non si era mossa di neanche un millimetro. Quando ero ai primi anni del college e sognavo di incontrarlo non avrei mai immaginato che sarebbe successo un giorno e non avrei neanche mai pensato che fosse una persona così semplice e con cui sentirsi a proprio agio.
«Vogliamo andare» dissi dopo qualche secondo di silenzio, recuperando la sua proverbiale sicurezza. Feci segno verso la porta di servizio. Non era utilizzabile da chiunque quindi presi il badge che avevo al collo e lo passai davanti al lettore ottico battendo velocemente il mio PIN. Un sonoro click confermò l’apertura. A quel punto Chris si voltò verso la sua segretaria. «Perfetto, ti lascio Chris. Ora vado a prendere la tua macchina, le tue chiavi le hai, io userò quelle di riserva. Potrai tornare tranquillamente da solo» parlò velocemente mentre Chris la ringraziava, intanto Anna sistemava la cartellina e il resto nella borsa che aveva al braccio. Era una delle borse che avevo sempre amato: la Neverfull di Vuitton. Certo che lavorare come segretaria di Chris Pine doveva essere piacevole, essere pagati per organizzare la vita dell’uomo perfetto o come sosteneva People Magazine, uno degli uomini più sexy della terra e supponeva anche essere pagati bene. A quel punto si voltò verso di me e mi tese brevemente la mano, andava di fretta evidentemente «E’ stato un piacere dottoressa, lo lascio a lei» e a quel punto risalì in auto.
«Vogliamo andare» mi richiamò la voce baritonale di Chris, al cui sentirla mi voltai a guardarlo come se mi fosse appena svegliata. Scossi appena la testa per uscire dalla trance in cui ero caduta. «Come…oh si certo» e aprì la porta, che venne tenuta aperta dall’attore che mi invitò ad entrare « Dopo di te» parlò indicando elegantemente l’interno del dipartimento. Entrai velocemente seguita dall’attore, la porta si chiuse dietro di loro con uno scatto. Mi era venuto naturale arrossire, nessuno mi aveva mai tenuto aperta la porta. Solitamente accadeva solo nei sogni o nei film, e quello non era né uno e né l’altro, quello era fortunatamente la vita reale.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Cast Star Trek Reboot / Vai alla pagina dell'autore: Janeisa