Libri > Altro - Sovrannaturale
Segui la storia  |       
Autore: Eiry    28/11/2015    0 recensioni
[Anita Blake ]
[Anita Blake]
La storia è ambientata nell’universo della marshal federale Anita Blake. Ho cercato di rendere i personaggi i più fedeli possibile e molto della storia si basa sui libri anche se si tratta di tutta una nuova avventura che vede come protagonista un nuovo personaggio.
Cosa accadrebbe se Anita avesse una sorella anche lei negromante e marshal federale? E se improvvisamente nonostante i suoi sforzi per tenerla lontana dai suoi casini soprannaturali dovesse farla tornare a St Louis per proteggerla?
Spero che la storia vi piaccia, al prossimo capitolo.
Genere: Avventura, Erotico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Approcci notturni

“Tutto sommato è andata bene”
Guardai Micah per capire se fosse serio o ironico ma i suoi meravigliosi occhi non mi diedero alcun indizio.
“So che conoscendomi potrebbe sembrare logico il suo comportamento ma lei solitamente è… molto dolce. Non è affatto come me. Credimi è davvero arrabbiata, ma non la posso biasimare”
“Non essere troppo dura con te stessa, ma petite” disse Jean Claude e la sua voce fu come una carezza “l’hai fatto perché credevi fosse il meglio per lei e lei lo sa”
“Pensi che mi sia sbagliata?”
Fece la tipica rollata di spalle che voleva dire tutto o niente.
“Non sembrava a disagio nel vederti a letto con due uomini, o nel percepire tante presenze non umane. Era sincera quando diceva di essere arrabbiata con te per il tuo comportamento e non per ciò che sei. Io credo che sia più in gamba di ciò che credi”
“So perfettamente che è in gamba. Lei lo è sempre stata, non è questo il punto”
“Allora qual è il punto?” domandò Micah mentre accarezzava distrattamente i capelli a Nathaniel.
Cercai delle parole per descrivere i miei sentimenti ma siccome non le trovai fu il mio turno di scrollare le spalle per poi dire “Ha sofferto un sacco per colpa mia e non voglio più che succeda. Sono un casino e lei non lo merita”

Richard era piacevole e rassicurante e mi rilassai completamente in sua compagnia.
Parlammo per un po’ di cose così normali da sembrare fuori luogo in un posto del genere. Dopo il caffè si alzò dicendo:
“Adesso devo proprio andare. Questo è il mio numero” spiegò, scrivendomelo sul tovagliolo “se avessi bisogno di qualcosa, anche solo di parlare, chiamami pure”
“Vorrei che quando hai tempo mi spiegassi bene come funziona la storia del branco”
Alzò il viso per guardarmi. “Per Edward?”
Arrossii “Sono davvero arrabbiata con lui, ma questo non cambia che è stato la mia famiglia per molto tempo. Adesso molte cose diventano chiare… vorrei capire, se sei disposto ad aiutarmi”
“Certo. Fammi uno squillo, ti chiamerò appena ho un momento libero”
“Grazie Richard”
“Lo faccio con piacere”
Lo guardai allontanarsi e uscire dal locale e mi sentii improvvisamente come scoperta. Che avrei fatto adesso?
Forse mi conveniva tornare da Anita… anche se non avevo alcuna voglia di vederla.
“Oh, ella insegna alle torce a bruciare con più luce! Sembra pendere sulla guancia della notte come un gioiello splendente dall'orecchio di un etiope; una bellezza troppo ricca per l'uso, troppo preziosa per la terra”
Mi voltai verso quella voce soave e profonda e riconobbi subito il vampiro. Era quello che era sul palco. Da vicino era ancora più bello.
Osservai il suo pizzetto e le sue labbra sottili e dalla linea sensuale e non seppi dire se fossi più spaventata o attratta.
Si avvicinò ancora, tanto che il suo mantello quasi sfiorò i miei stivali.
“Una colomba di neve in un branco di corvi, così è lei tra queste genti. Finito il ballo guarderò dove si mette, e, toccando la sua, renderò felice la mia rozza mano” disse e inginocchiandosi mi afferrò la mano. Era caldo al tatto, quindi si era nutrito da poco. Sembrava così umano… se non fosse stato per quella bellezza quasi dolorosa mi avrebbe ingannata. Persino definire la sua vera età mi era difficile.
“Ha forse mai amato, sinora, il mio cuore? Negatelo, occhi, perché mai, sino a stanotte, avevo visto la vera bellezza”
Avvampai ritirando di scatto la mano e distogliendo lo sguardo. Un vampiro mi stava citando Shakespeare con fare seducente, fantastico!
Delle ragazze poco vicino sospirarono e una urlò “Requiem, vieni da noi, abbiamo bisogno delle tue dolci parole”
Lui le ignorò deliberatamente, completamente concentrato su di me. Deglutii e mi sforzai di trovare qualcosa da dire “Se continuerai a dedicarmi la tua attenzione mi renderai oggetto della loro collera e invidia”
“Che ti invidino, non servono forse a questo le dee. Non sei forse qui fra i mortali per essere adorata e invidiata?”
“No. Sono una normalissima mortale e sono molto a disagio” risposi pacata “e sono anche un po’ sorpresa, credevo che vampiri antichi come te anelassero a cose ben diverse che lavorare in uno strip club. A meno che tu non abbia un potere collegato all’ardeur e al sesso”
Mi fissò così vacuamente e così immobile che dovetti convincermi che fosse reale poi lentamente le labbra gli si contrassero in un sorriso vagamente malizioso, divertito. “Chi sei tu dunque che avanzando nel buio della notte inciampi nei miei più segreti pensieri?”
“Sono Ambra la sorella minore di Anita”
A quelle parole ottenni la sua prima vera reazione, limpida ed inequivocabile: lo stupore. Sorrisi dolcemente perché era inutile sforzarsi di essere dura non era nella mia natura. “Sono riuscita a sorprenderti. Considerati i tuoi novecento anni direi che è un punto a mio favore”
Sorrise e i suoi occhi brillarono in modo davvero impressionante.
Mi sentii di nuovo afferrare la mano. “Se io profano con la mia mano indegna questo santuario, è un peccato gentile… le mie labbra come due pellegrini chiedono la grazia di riparare la rude offesa con un dolce bacio…”
Quando mi baciò la mano sentii una scarica attraversarmi lungo tutto il corpo. Ritrassi la mano e lui me lo permise. Ero accaldata e non mi piaceva quella sensazione. “Abbordi sempre le ragazze citando cose come Shakespeare? Credo sia un po’ come giocare sporco”
“Si più o meno… ma raramente trovo l’ispirazione mentre le pronuncio. Tu sembri nata per ispirare poeti, mia dea”
“Perché lavori qui per Jean Claude?”
Non rispose fissandomi con quegli occhi cerulei e pericolosi e quando si avvicinò ancora sfiorandomi il viso avvertii un'altra scarica e dissi “Jean Claude si arrabbierà se userai il tuo potere su di me”
“Credo che correrò il rischio” sussurrò suadente e mi resi conto di non avere la pistola.
Maledizione!
“Non farlo. Ho ucciso vampiri per molto meno”
Ridacchiò “Adesso si che noto la somiglianza con tua sorella”
“Dico davvero, non farlo”
“Che sta succedendo qui?”
Mi voltai verso mia sorella e sorrisi come se nulla fosse “Niente”
Scrutò me e il vampiro ad intermittenza poi emise un sospiro pesante “Mi dispiace… davvero. Hai litigato con Edward a causa mia”
“Non è per quello che sono arrabbiata. Sono arrabbiata perché non puoi cacciarmi dalla tua vita e poi trascinarmi in un casino soprannaturale. Hai detto che volevi vivessi una vita normale però mi hai messo in casa un licantropo. Che ti dice il cervello? Ti comporti proprio come…”
“Dillo, coraggio”
Non lo feci limitandomi a fissarla intensamente.
“Voglio solo proteggerti”
“Io non voglio essere protetta, non ne ho alcun bisogno. Me la cavo da sola dall’età di otto anni, credo di essere un esperta”
“Mi dispiace di non esserci stata, ma adesso ci sono”
Strinsi i pugni “Per quanto? Al primo vero problema mi volterai le spalle proprio come hai sempre fatto. Va bene, è nella tua natura, sei mia sorella ed io ti voglio bene comunque, ma almeno non insultare la mia intelligenza facendomi promesse che non sei in grado di mantenere. Non sei mai stata in grado di proteggerci”
Sussultò come se l’avessi schiaffeggiata. “Avevo paura”
“Beh ce l’avevo anche io” palesai pacata e presi un profondo respiro alzandomi. Mi ero completamente dimenticata del vampiro e lo fissai stralunata sentendo mia sorella dire.
“Lui si chiama Requiem. E’ uno dei luogotenenti di Jean Claude”
Fantastico.
“Piacere di averti conosciuto Requiem” risposi inespressiva e mi diressi nella stanza che avevano preparato per me.

“Che stavi facendo con mia sorella?”
“Nulla, stavo solo facendo conoscenza”
“Non girarle intorno. Non voglio che frequenti vampiri”
Rise “Detto da te suona un po’ ipocrita mia colombella”
“Non chiamarmi così e non importunare mia sorella” rispose con il suo tono migliore poi si allontanò.

Fissavo il soffitto assorta incapace di prendere sonno. Ero ancora scossa per l’incontro con il vampiro che avevo appreso chiamarsi Requiem. Quando mi aveva toccata io…
Rabbrividii e mi girai di lato pensando a come la mia vita era riuscita ad incasinarsi nel giro di un momento. Sbuffai e mi tirai su. Avevo trovato una camicia da notte sul letto, decisamente fuori dal mio abituale vestiario.
Era di seta verde e mi arrivava poco sotto le cosce. Era orlata sia nel decolté che sul fondo ed era decisamente troppo femminile e provocante e…
Ok era da prostituta. Non riuscivo a pensare a niente di più carino fissando la mia immagine nello specchio e sentii il calore salirmi su per le guance. Afferrai la felpa che avevo rubato a Ed me l’avvolsi addosso e uscii decisa a fare due passi per calmare i nervi.
Il contatto dei piedi col pavimento freddo mi fece subito stare un pochino meglio. Camminavo nel buio lentamente chiedendomi come facesse quel posto ad essere tanto silenzioso contando che al piano di sotto c’era uno strip club.
Alzai il volto e mi resi conto dell’imbottitura nelle pareti. Era tutto insonorizzato. Arrivai vicino ad una porta e mi bloccai avvertendo come un sussurro.
La guardai agitata sentendo il cuore iniziare ad accelerare spaventato mentre la mia mano si muoveva da sola afferrando il pomello. Mi bloccai un secondo prima di aprirla e in quel preciso istante una voce nella mia testa recitò.

Sei piena di tutte le ombre che mi spiano.
Mi segui come gli astri seguono la notte.
Mia madre mi partorì pieno di domande sottili.
Tu a tutte rispondi. Sei piena di voci.
Ancora bianca che cadi sul mare che attraversiamo.
Solco per il torbido seme del mio nome.
Esista una terra mia che non copra la tua orma.
Senza i tuoi occhi erranti, nella notte, verso dove.


Per questo sei la sete e ciò che deve saziarla.
Come poter non amarti se per questo devo amarti.
Se questo è il legame come poterlo tagliare, come.
Come, se persino le mie ossa hanno sete delle tue ossa.
Sete di te, sete di te, ghirlanda arroce e dolce.
Sete di te, che nelle notti mi morde come un cane.
Gli occhi hanno sete, perchè esistono i tuoi occhi.
La bocca ha sete, perchè esistono i tuoi baci.
L'anima è accesa di queste braccia che ti amano.
Il corpo, incendio vivo che brucerà il tuo corpo.
Di sete. Sete infinita. Sete che cerca la tua sete.
E in essa si distrugge come l'acqua nel fuoco.


Era la voce di Requiem e anche se la sentivo nella mia testa sapevo che era dentro quella stanza. Rimasi appoggiata alla porta come ad un salvagente sentendomi in balia di un mare tempestoso e soffocante. La sua voce… così dolce, oscura e ricca di promesse terribili.
Avrei solo voluto entrare e lasciare che placasse quella sete così mi morsi forte le labbra.
Il dolore mi fece sussultare e mi riportò alla realtà. Tolsi la mano dal pomello come se fosse rovente e mi misi a correre nella direzione opposta il più lontano possibile da lui.
Nell’impeto scontrai qualcuno finendo per terra. Alzai lo sguardo e incontrai due occhi neri opale e un viso da mozzare il fiato.
Era un ragazzo ed era un vampiro e in quel momento l’ultima persona che avrei voluto mi vedesse sdraiata mezza nuda sul pavimento. Mi tirai su imbarazzata “Perdonami non guardavo dove stessi andando”
“Sei la sorella di Anita?”
Lo guardai cercando di capire i suoi pensieri, inutilmente “Si”
Sorrise e il suo volto divenne subito meno inquietante “Mi chiamo London, è un piacere conoscerti. Come mai correvi in quel modo?”
Scappavo.
Lo pensai solamente ma probabilmente intercettò il mio pensiero perché la sua espressione s’intensificò
“Io… non riuscivo a dormire”
“Posso aiutarti a dormire se vuoi” mi irrigidii e lui scoppiò a ridere di gusto buttando la testa all’indietro.
Così sembrò se possibile ancora più bello “si, anche in quel senso splendore, ma intendevo con i miei poteri. Posso far si che tu dorma”
“Non mi piacciono i poteri di voi vampiri”
Fece un sorrisetto sghembo “E il mio corpo?”
Battei le palpebre più volte presa in contropiede poi sentii il calore salirmi su per le guance. “No! Si… cioè…”
“Mon ami lascia stare la piccola Ambra”
Ci voltammo entrambi e Jean Claude quasi fluttuò verso di noi con un eleganza ultraterrena e la stanza sembrò improvvisamente troppo piccola.
“Che ci fai sveglia, ma choit?”
“Quale risposta mi eviterà un approccio sessuale?” domandai e London ridacchiò.
Jean Claude mi sorrise imperscrutabile “Non ti importunerò petit stai tranquilla. Vieni con me”
Non ero affatto sicura ma afferrai comunque la sua mano. “Perdona i miei vampiri, sono attratti dalla tua bellezza e dal legame che hai con ma petit”
“Non importa”
“Da chi stavi scappando?”
“Da nessuno”
Sorrise “Nessuno eh? Perché non resti qui con me petit, ti va una tisana? Ti aiuterà a dormire”
Lo guardai totalmente spiazzata “Grazie”
Andò a prepararmi la tisana e si sedette al mio fianco porgendomela. L’assaggiai ed era davvero buona. Forse me lo lesse nella mente o interpretò la mia espressione e disse “il miele è molto meglio dello zucchero”
Feci oscillare la tisana ambrata osservandone i riflessi “Credi che sia stata ingiusta con Anita? Ci è rimasta male?”
La sua mano nei capelli fu una carezza dolcissima e delicata come se stesse accarezzando un petalo. “Ma petit è complicata e non deve essere stato facile restarle accanto vero? Ad ogni modo mi prenderò cura io di te adesso”
“Non ho bisogno di qualcuno che si prenda cura di me” dissi pacata anche se quelle sua parole mi procurarono un calore piacevole e preoccupante.
“Forse ma mi piace pensare di sì. Mi manca avere una famiglia. Avevo una sorellina sai? Lei era dolce come te”
Come avrei potuto ribattere?
“Come si chiamava?”
“Seraphine”
“Ti deve mancare molto, mi dispiace”
Mi strinse contro di sé e nonostante l’imbarazzo lo lasciai fare. Mi addormentai da lui e quando mi svegliai e ci trovai Jason sussultai.
Sorrise fissandomi allegro “Jean Claude è trapassato mi ha chiesto di vegliare sul tuo sonno”
“Sei Jason giusto?”
“Si. E’ molto presto sono appena le cinque di mattina, dormi ancora un po’”
“Non ho più sonno. Vado a cercare un bar dove fare colazione”
“Ti accompagno” propose alzandosi e infilandosi la maglia perché era a torso nudo.
“Non serve, davvero”
“Sono la tua guardia del corpo oggi quindi insisto”
Fantastico.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Altro - Sovrannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Eiry