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Autore: Ryuzaki_    30/11/2015    2 recensioni
"Prendo in giro la gente, perché alla gente piace essere presa in giro."
Piena di odio e di rancore camminava per la foresta. Camminava per dimenticare. Camminava per sfuggire a quella terribile settimana che aveva dovuto subire. Camminava. Ma non sapeva di starsi avvicinando a un pericoloso e scaltro demone che aspettava solo qualche essere umano da ingannare e da costringere ad aiutarlo per la conquista del mondo.. o se non del mondo di quella piccola cittadina sperduta fra i monti.. si sarebbe accontentato.
Tra inganni, patti e creature sovrannaturali, Courtney cercherà di sciogliere un maledetto patto che le stravolgerà la vita, portandola fra universi paralleli e fra braccia ben poco desiderate.
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Duncney
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney | Coppie: Duncan/Courtney
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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HELL OF A RIDE
 
We've had a hell of a ride
But you thought we were riding to heaven, well
I motherfucking lied
So crank that funky shit to eleven
 
 
Un atroce urlo le era uscito dalle labbra. Gli occhi erano ormai spalancati e il suo corpo snello immerso nel sudore. Gwen la fissava con un espressione assonnata e preoccupata, tenendole con delicatezza la mano. Sembrava essere uscita da un film dell’orrore, la sua povera sorellina. Aveva i capelli come un ammasso di rovi, le pupille dilatate e della .. terra, macchiava le sue lenzuola.
Terra? Che cosa ci faceva della terra nel letto di Courtney?
C’era qualcosa di dannatamente sbagliato in quella situazione. Qualcosa che lo faceva sembrare come un sogno. Gwen si sentiva lievemente a disagio al capezzale della sorella che, dopo essersi svegliata, svegliando tutta la casa, si era chiusa in un mutismo alquanto preoccupante. Mutismo accompagnato da occasionali borbottii. Dopo averle chiesto un centinaio di volte che cosa le fosse passato per la testa e avuto come risposta picche, la gotica decise di tornarsene a dormire. Ma anche all’interno del suo letto Gwen si sentiva nel luogo sbagliato. Aveva la netta sensazione che non erano sole, era come se c’erano due occhi fissi su di loro in quel momento. Come se qualcuno stesse violando la loro privacy.
Una sensazione. Niente di più effimera e lieve di una sensazione, che scomparve non appena i capelli corvini della giovane sfiorarono nuovamente il cuscino.
 
Dakota non era mai stata una tipa mattiniera. Adorava starsene al calduccio fino a quando qualcuno non la chiamava per la colazione, già bella che preparata. Adorava ascoltare i rumori della campagna che ,all’interno delle sue coperte dai colori sgargianti, risultavano dolci e poco pericolosi. Adorava svegliarsi la mattina con l’idea di andare a tormentare la sua perfetta cugina Courtney. Perfetta, sì. Non c’era aggettivo migliore per descriverla. Un corpo perfetto, un viso perfetto, un carattere accattivante, un comportamento imbeccabile. Un duro colpo per la sua autostima. Per quanto cercasse di abbatterla, lei sembrava ignorare ogni sua azione, per quando terrificanti esse potevano essere. Un autocontrollo davvero incredibile, perfetto come tutto il resto.
Si stiracchiò con grazia, togliendosi la mascherina per gli occhi che usava per dormire. Oggi sarebbe tornata a casa e non vedeva l’ora di scagliare il colpo di grazia alla sua amata cuginetta. Sorrise. Chissà, magari questa sarebbe stata la volta buona per vederla crollare.
 
Il primo pensiero che aveva avuto appena si era svegliata quella notte era che tutto era stato un atroce sogno dato dalla rabbia, mista a nervoso, che aveva subito nella settimana precedente.
La speranza che aveva provato nel pensare che tutto fosse stato solo un incubo era durata ben poco. Ci era voluto veramente poco prima che lo sentisse. Era come una morsa sul braccio. Come se il sangue non circolasse da tempo sul polso, come se si fosse bruciata in modo doloroso. Aveva lasciato cadere il capo sul cuscino e aspettato che sua sorella smettesse di tormentarla per vedere che cosa le stava procurando quel lanciante dolore.
Marchiata. Ecco che cosa le aveva fatto “il sogno”. L’incubo le aveva lasciato un indelebile occhio celeste sul polso che sembrava brillare come una stella in cielo. La rabbia, la frustrazione. Era stata marchiata come una mucca, come un animale. Con le lacrime negli occhi e la netta convinzione che non sarebbe più riuscita ad addormentarsi, sentì improvvisamente una forte pressione sulle sue palpebre, come se qualcuno le stesse chiudendo gli occhi a forza. Non ci fece particolarmente caso e si abbandonò completamente alla stanchezza che la torturava da giorni.
 
Un urlo squarciò l’aria quella mattina. Gwen si alzò si soprassalto, pronta a balzare sul letto della sorella e ucciderla per averla nuovamente svegliata, ma quando si voltò verso di lei notò che era ancora beatamente immersa nel mondo dei sogni. L’urlo si ripeté, questa volta con una maggiore potenza, permettendo alla gotica di riconoscere la voce di Dakota.
Dakota che non aveva più un capello biondo in testa.
Appena si era alzata dal letto, la bionda, ormai non tanto bionda, si era diretta in bagno per iniziare i suoi riti mattutini. Prima la crema, poi i denti, il trucco e questo e quello. Tutto era andato splendidamente fino a che la sua concentrazione si era rivolta ai capelli. Possibile che prima non si fosse accorta che di capelli non ne aveva più neanche uno in capo? Come aveva fatto a non rendersene conto? Che trucco era mai questo?
 
Courtney dormiva quando tutto questo accadde. Era ancora cullata da due muscolose braccia quando la voce della cugina superò la barriera del suono e solo quando due labbra immaginarie sfiorarono le sue, solo allora socchiuse gli occhi e abbracciò il mondo della realtà. Non le ci volle molto per capire quello che stava succedendo. Non aveva mai pensato che potesse davvero succedere qualcosa di simile. Per un minuscolo attimo qualcosa come un piccolo senso di colpa si mosse dentro di lei. aveva davvero venduto la sua anima a satana per vedere la disfatta di sua cugina? L'aveva davvero fatto? E se avesse saputo che quello che aveva davanti a se era un demone si sarebbe fermata?
La ragazza scacciò questi pensieri con un gesto della mano, come se stesse cercando di allontanare una mosca. Un sorriso sghembo si fece timidamente largo sul suo viso. Una parte di lei moriva dalla voglia di vedere Dakota in lacrime, disfatta, totalmente persa e sconsolata. Possibile che fosse davvero così crudele? No, era solamente la disperazione che muoveva i suoi gesti. Uno strano autocontrollo si era impossessato di lei e qualsiasi cosa che le faceva dimenticare il simbolo che macchiava il suo polso era per lei una grandissima salvezza, quasi un segno di speranza. Perché era speranza cercare di non donare ogni suo pensiero al patto che aveva fatto. Cercare di non permettere a quel mostro di possedere anche la sua mente. Una sorta di muta ribellione contro qualcosa di inevitabile. Perché non pensare al Demone (Dio?) dei sogni anche per una manciata di secondi la faceva sentire così stupidamente libera. Libera come mai si era sentita.
Le urla sembravano non smettere e i singhiozza della cugina risuonavano nell'aria ma Courtney fece finta di niente. Si lavò, si vestì, preparò lo zaino e solo allora scese le scale per vedere il pietoso stato in cui si trovava la sua nemesi. Gwen era seduta accanto a lei al tavolo della cucina. Le teneva con delicatezza una mano, accarezzandogliela di tanto in tanto con dolcezza. Courtney fece una smorfia di gelosia. Non era mai stata così tenera con lei. Decise di fare finta di niente (per il momento) e di concentrarsi sulla curva figura che aveva davanti, piegata in due dalle lacrime.
Appena Dakota si accorse della sua presenza, sollevò il capo e la fissò con uno sguardo straripante di odio. -Sei stata tu! Puttana, io so che sei stata tu!!- le urlò contro, alzandosi con furia e scagliandosi contro di lei. L'afferrò per i capelli e iniziò a tirarglieli con violenza ricoprendola di ingiurie.
Uno schiaffo, un calcio, un pugno. Courtney cadde a terra con la cugina sopra di lei che non sembrava voler smettere l'attacco. Le faceva male, decisamente male, eppure in quel momento l'unica cosa che riusciva a fare era ridere. Era fin troppo chiaro che non poteva essere lei la colpevole. La testa della cugina era immacolato, come se fosse nata calva, senza alcuna radice in capo. Nessun essere umano avrebbe potuto fare un lavoro del genere.
Rideva. Rideva in modo isterico. Non c'era nulla di allegro in quella risata che durò fino a quando non intervenne Chris che immobilizzò Dakota.
Chris aveva sempre avuto una certa affinità con la sua nipotina Courtney. Entrambi avevano gli stessi interessi, erano sadici e pieni di competizione e avevano un qualche inspiegabile legame che nemmeno loro riuscivano a spiegare. Andavano d'accordo in tutto e per tutto e solo lui si accorse della vera disperazione che si celava sotto la risata della ragazza macchiata di sangue. Con un impercettibile cenno del capo le indicò l'uscita di casa, facendole capire che doveva assolutamente andarsene se non voleva avere il naso rotto e le braccia ancora più costellate di lividi. Courtney si alzò da terra, si passò una mano sulla bocca e senza dire una parola del sangue che usciva copiosamente dalle labbra, uscì di casa.
 
Erano almeno due kilometri da casa loro fino alla città e ancora uno per arrivare a scuola. Il sentiero era battuto e ricoperto da ciottoli ben percorribili ma, tenendo conto che era comunque nel bosco, un brivido di paura la scosse. Strinse i denti e prese la via, sperando di evitare spiacevoli incontri.
Un passo, un altro. Dopo cinquecento metri buoni di pace, ecco che il braccio iniziava a bruciare e una luce azzurrognola si sprigionava dal suo polso marchiato. Due possenti braccia le strinsero la vita e Duncan apparve dietro di lei, spingendola con delicatezza contro il suo petto e sfiorandole il collo con le labbra. Mille brividi le scossero il corpo, facendola tremare.
-Ciao bambolina, ti sono mancato?- le sussurrò ridacchiando.
Courtney ,facendo leva su quella poca razionalità che aveva in corpo, si liberò a malo modo dalla sua stretta, spingendolo il più lontano possibile da lei.
-Non osare farlo mai più. Non osare nemmeno sfiorarmi. Hai capito?- urlò quasi in preda al panico.
Duncan per tutta risposta scoppiò a ridere con fare crudele. Possibile che tutto ciò che faceva era così divertente per quel mostro?
Courtney scacciò le lacrime che improvvisamente si erano annidiate fra le sue ciglia. Possibile che fosse così impotente in quella situazione? Il suo orgoglio ferito, il suo corpo sfigurato, la sua vita in frantumi e questo per del rancore. Cercò di riprendere il controllo di se stessa per evitare di sembrare troppo debole di fronte a quel mostro.


ANGOLO DELL'AUTRICE: 
Salve gente! Eccomi qua con un nuovo capitolo. Scusatemi davvero tantissimo per aver aggiornato dopo così tanto tempo, ma non ho davvero avuto tempo per scrivere. Volevo ringriaziare tantissimo tutte le persone che hanno lasciato una recensione al capitolo precedente, mi ha reso veramente felice che la storia è seguito e che piace. Davvero grazie mille! Spero tantissimo che questo capitolo vi sia piaciuto e alla prossima! Ditemi che cosa ne pensate e grazie ancora per il supporto. (Vado avanti con almeno quattro recesioni)
Un bacio 
Ryuzaki 
  
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