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Autore: Goldor    01/12/2015    0 recensioni
Claude Evans e Gabriel Scott sono due quindicenni, amici e compagni di classe. Anche se Gabriel non lo immagina, dietro alla tranquilla facciata dell'amico si cela un segreto straordinario. Un giorno Claude chiede aiuto all'amico per risolvere un gigantesco guaio in cui si è imbattuto, che rischia di alterare il loro stesso futuro
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve ragazzi, ed eccomi tornato con il nuovo inedito capitolo di questa storia. Mi rendo conto di avervi fatto aspettare mesi prima di postare ma purtroppo in questo periodo sono veramente troppo occupato per postare regolarmente. Vi chiedo di avere pazienza e di non smettere di seguire la storia. Comunque, direi che ora è necessario un mega riassunto del punto in cui c’eravamo lasciati. Nel capitolo precedente, avevamo lasciato Claude e Gabriel in procinto di partire per il passato con la missione di fermare Dimitri. Prima del viaggio, i due hanno anche ricevuto i preziosi consigli e gadget del professor Mortimer che li aiuteranno durante la loro missione. Per sapere come continueranno le cose, non vi resta che continuare la lettura. Se non l’avete ancora fatto, vi invito a lasciare una piccola recensione o anche solo un breve commento alla storia, ai quali naturalmente risponderò il prima possibile.
E ora vi auguro come sempre… Buona lettura!!!


 

7° CAPITOLO: TRA PASSATO E FUTURO

Erano di nuovo immersi nella più totale oscurità. Gabriel sperò che non diventasse un’abitudine mentre seguiva Claude nel corridoio buio. L’amico sembrava procedere spedito nonostante non si vedesse assolutamente nulla: di sicuro conosceva la strada a memoria.
“Per fortuna”, pensò Gabriel, mentre tentava senza successo di orientarsi.
Lui e l’amico avevano svoltato già parecchie volte in quel dedalo di viuzze e corridoi laterali, tanto che il ragazzo non avrebbe mai saputo come tornare indietro. Si sentiva intrappolato in un gigantesco labirinto oscuro.
-Sta tranquillo-, mormorò Claude, intuendo i suoi pensieri. –Non torneremo in superficie passando da qui. C’è un’altra strada molto più comoda-.
-Quanto manca?-, chiese Gabriel, sollevato.
-Non molto-, disse l’amico continuando a procedere. –Attento ai gradini-.
-A che cosa?!-, esclamò Gabriel preso alla sprovvista, poco prima di inciampare sul primo di una serie di gradini che scendevano nel buio.
Claude ridacchiò, afferrandolo al volo prima che volasse giù per la scalinata. –Ai gradini-.
I due amici scesero rapidamente una decina di gradini scivolosi e percorsero ancora qualche metro prima che Claude premesse un pulsante incastrato nel muro. La parete davanti a loro si aprì, rivelando una porta nascosta e Gabriel chiuse gli occhi, abbagliato. Quando li riaprì non riuscì a trattenere un gemito di sorpresa.
Si trovavano in una sala immensa, tutta d’acciaio e largamente illuminata da una serie di lampade trasparenti piene di un misterioso fluido scintillante. Le pareti, il soffitto e il pavimento erano interamente costruiti con lastre metalliche che scintillavano ai riflessi della luce. Intorno a loro si trovavano numerose vetture dall’aspetto futuristico.
-Dove siamo?-, chiese Gabriel a bocca aperta.
Claude sorrise. –Nel nostro piccolo deposito vetture. Lo usiamo per stipare tutti i mezzi di trasporto che riusciamo a costruire o a rubare-.
-Piccolo?!-, protestò l’amico, guardandosi intorno. –Ma ce ne saranno a decine!-.
-Sì, in effetti sono circa una quarantina-, sogghignò Claude. –Ma l’unica che ci interessa è quella!-.
Così dicendo, indicò un veicolo nascosto in un angolo, sotto un pesante telo nero protettivo. Claude si avvicinò e afferrato un lembo del telo, lo scoprì in un unico ambio gesto, permettendo a Gabriel di ammirare finalmente la famosa macchina del tempo.
Il Tempix assomigliava vagamente ad un piccolo scooter su quattro ruote, verniciato di rosso. Su di esso facevano capolino una grossa sedia per il passeggero e un complesso quadro comandi formato da un centinaio di pulsanti, levette e persino da un piccolo schermo computerizzato.
-Che ne pensi?-, disse Claude, curioso di ascoltare le opinioni dell’amico.
-Ehm, ecco…-, mormorò Gabriel senza sapere cosa dire. –A dir la verità me l’aspettavo un po’ diverso-.
-Davvero?-, rise Claude, chiaramente preparato alla sua reazione smarrita. –Ma non farti ingannare dall’aspetto, ti assicuro che nasconde parecchie sorprese-.
-Ma ci staremo in due?-, chiese Gabriel, perplesso. Anche se il sedile del passeggero sembrava piuttosto grande per un uomo solo, non era per niente sicuro che li avrebbe retti entrambi.
-Tranquillo, non ci saranno problemi-, lo rassicurò Claude. –La lega metallica di cui è composto può sopportare pressioni enormi senza cedere. In teoria potrebbe portare anche una decina di persone-.
Gabriel fissò l’amico sbalordito. –Wow, che forza questa tecnologia del futuro-.
Claude annuì. –E non è tutto qui. Oltre a essere straordinariamente resistente, è anche molto elastica e ciò gli consente di passare anche attraverso le distorsioni temporali più piccole senza problemi-.
-Ed è quello che stiamo per fare, vero?-, sospirò Gabriel, ricordandosi improvvisamente che quella che stava ammirando era una macchina del tempo.
-Sì, esatto-, rispose Claude, invitandolo a salire. –Dobbiamo tornare indietro e impedire che Dimitri metta le mani sul quel diario-.
Gabriel emise un altro sospiro e senza dire altro, si sedette sulla sedia del passeggero di fianco all’amico. Claude appoggiò il pollice su un piccolo rilevatore sul cruscotto e immediatamente la macchina si accese con un ronzio sordo.
Il ragazzo prese un respiro e armeggiò un poco con le levette e i pulsanti del quadro comandi, mentre sullo schermo iniziavano a comparire una serie di dati numerici e grafici che scorrevano senza sosta.
Gabriel lo fissò senza capire. –Che stai facendo?-.
-Accendo i tempo-circuiti e imposto le coordinate spazio-temporali-, disse Claude senza staccare lo sguardo dallo schermo. –Così appena usciremo da qui saremo pronti a partire-.
-Capisco-, mormorò l’amico colto da un improvviso pensiero. –Ma non possiamo farlo qui?-.
-Negativo-, esclamò il ragazzo, sospirando. –Purtroppo per eseguire il salto temporale è necessario che il Tempix sia in movimento ad una velocità considerevole. È una questione complicata-.
Gabriel si zittì e lasciò all’amico tutto il tempo di cui aveva bisogno. Qualche secondo dopo, sullo schermo comparvero una serie di coordinate e quindi una schermata divisa in tre parti distinte. Claude gliele indicò una ad una, partendo dalla prima.
-Questa ti indica dove stai andando-, spiegò rapidamente a Gabriel. –Quest’altra invece ti dice dove sei al momento, mentre l’ultima indica il momento in cui hai effettuato l’ultimo viaggio-.

05 MAGGIO 2015 07:30 AM
TEMPO DI DESTINAZIONE

15 AGOSTO 2050 03:46 PM
TEMPO PRESENTE

03 MAGGIO 2015 01:13 PM
ULTIMO TEMPO VISITATO

-Cinque maggio?-, balbettò Gabriel, stupito, leggendo la prima data. –Ma per me il 5 maggio 2015 è dopodomani!-.
-Per me invece è stato piu di trentacinque anni fa-, ribatté Claude, ridacchiando. –Comunque i dati in nostro possesso indicano che l’alterazione della timeline originale ha avuto inizio in quella data. Alle 13 e trentasei per l’esattezza-.
Gabriel annui. -Quindi arriveremo un po’ prima, giusto?-.
-Esatto-, sorrise Claude mettendo in moto il Tempix, che si mosse facendo sobbalzare Gabriel. –Preparati a partire-.
La macchina avanzò lentamente e si arrestò di fronte ad un preciso punto della parete, dove si trovava una massiccia porta d’acciaio blindata. Claude prese dalla tasca un minuscolo telecomando e lo puntò contro di essa, facendola immediatamente aprire.
I caldi raggi del sole pomeridiano entrarono nel garage, mentre a bordo del Tempix, Claude e Gabriel ne uscivano, richiudendosi alle spalle la porta. La macchina del tempo iniziò a percorrere a velocità sostenuta quella che pareva essere una passerella in salita.
In realtà, mano a mano che essi procedevano, Gabriel si rese conto che quel piccolo sentiero era più straordinario di quanto avesse inizialmente previsto. La passerella saliva avvolgendosi a spirale lungo tutta l’enorme massa del Ministero.
Finalmente Gabriel riuscì a vedere dall’esterno l’aspetto dell’enorme edificio, che si elevava fino a grande altezza con le pareti esterne ricoperte da marmi bianchi e splendide strisce dorate. Osservare da quell’altezza il paesaggio gli venne in mente un ulteriore problema.
-Claude, perché continuiamo a salire?-, chiese Gabriel, ricordando quello che l’amico gli aveva detto pochi istanti prima. –Non dovevamo prendere velocità? Non ci riusciremo mai con tutte queste curve!-.
-Non preoccuparti-, lo rassicurò Claude. –Per ora dobbiamo solo salire-.
Gabriel sospirò e continuò ad osservare con curiosità tutto quello che vedeva intorno a sé, mentre il Tempix compiva un’altra curva risalendo sempre più in alto lungo il perimetro del Ministero di Auropoli.
All’improvviso, Gabriel sentì un sibilo acuto e un istante dopo il segmento di passerella che avevano appena superato esplose con un fragore assordante. Terrorizzato, il ragazzo si guardò intorno, scorgendo una decina di piccoli aggeggi simili a minuscoli elicotteri che li stavano circondando.
-Maledizione, tieniti forte!-, imprecò Claude, spingendo sull’acceleratore e imboccando l’ennesima curva ad altissima velocità. –Sono droni armati telecomandati!-.
-Quei cosi sparano?-, si informò Gabriel, voltandosi ad osservarli.
Claude annuì. –E con una potenza considerevole oserei dire. Sapevo che Dimitri ci stava tenendo d’occhio fin da quando ti abbiamo portato al sicuro al ministero ma non avrei mai immaginato che…-.
Non finì la frase. Senza alcun preavviso un proiettile delle dimensioni di una palla da tennis colpì il tratto di passerella davanti a loro, che si polverizzò all’istante. Il Tempix iniziò un’interminabile caduta libera da decine e decine di metri d’altezza, avvicinandosi sempre più rapidamente al suolo.
Mentre Claude armeggiava con i comandi, Gabriel chiuse gli occhi e aspettò uno schianto che tuttavia non arrivò mai. Il ragazzo si sentì improvvisamente la testa leggera e schiudendo le palpebre rimase a bocca aperta.
La macchina del tempo era sospesa in aria, con le ruote parallele al suolo, ruotate di 90 gradi rispetto al normale e si librava con grazia insospettabile in cielo muovendosi di qua e di là per schivare i colpi che i droni continuavano a scagliare.
-Conversione hover-, spiegò Claude, riprendendo fiato. –Ha avuto molto successo negli ultimi 5 anni!-.
Senza aggiungere altro, Claude spinse a tutta forza sull’acceleratore e lanciò il Tempix verso l’alto, in direzione di una lunga fila di auto volanti in movimento lungo quella che sembrava una sorta di autostrada sospesa nel cielo limpido.
Non c’era traccia di asfalto o di strade e le varie corsie erano divise semplicemente da grossi marcatore e cartelli anch’essi sospesi in aria. Gabriel stentava a credere ai proprio occhi vedendo il progresso dell’industria automobilistica.
-Non farti trasportare dall’immaginazione-, lo ammonì l’amico al suo fianco. –Le vie terrestri esistono ancora e sono regolarmente utilizzate da molte persone, anche se devo dire che dopotutto le vie aeree sono molto più veloci!-.
E in effetti la velocità di quelle auto era molto elevata, anche se il piccolo Tempix reggeva alla perfezione il confronto, schizzando in mezzo alle macchine sempre inseguito dai droni di Dimitri, che continuavano a sparare senza sosta.
-Maledizione, sono più ostinati di quello che pensassi-, imprecò Claude. –Non credevo ci avrebbero seguiti persino sulla M01-.
-E quindi che facciamo?!-, urlò Gabriel, vedendo che i droni stavano migliorando la mira. Uno dei proiettili li mancò per un soffio, colpendo però una delle autovetture di fianco a loro.
Claude sorrise. –Adesso vedremo se questi bastardi possono muoversi in quattro dimensioni!-.
Con un rombo, il Tempix compì una brusca spinta di accelerazione, lasciandosi alle spalle i droni e lanciandosi a tutta velocità lungo la via aerea M01. L’intero veicolo si illumino di una sfolgorante luce azzurra e un abbagliante flash luminoso comparve davanti a loro.
Gabriel rimase accecato solo per un istante, durante il quale anche i rumori delle altre macchine erano sembrati cessare. Quando riuscì di nuovo a vedere, il ragazzo constatò che in effetti non erano solo i rumori ad essere spariti.
Il cielo era tornato limpido e sereno. Macchine volanti, droni assassini e persino gli stessi cartelli e marcatori dell’aerovia erano completamente scomparsi, volatilizzati nell’aria. Il Tempix ora si librava solitario nell’etere sopra quella che Gabriel riconobbe come la sua Auropoli.
-Beh, eccoti tornato a casa-, ridacchiò Claude, per niente sconvolto per l’improvviso cambiamento.
Gabriel fissò lo schermo della macchina e finalmente capì. La schermata era cambiata o meglio, era sempre la stessa ma ora era diversa.

05 MAGGIO 2015 07:30 AM
TEMPO DI DESTINAZIONE

05 MAGGIO 2015 07:30 PM
TEMPO PRESENTE

15 AGOSTO 2050 03:54 PM
ULTIMO TEMPO VISITATO

-Abbiamo appena viaggiato nel tempo?-, chiese a Claude che aveva già iniziato a far abbassare il Tempix verso il suolo.
L’amico gli rispose subito. –Affermativo. Sono le sette e trenta di martedì 5 maggio 2015. Preparati perché tra poco inizierà il nostro vero compito!-.


Ed eccoci alla conclusione del settimo capitolo della storia. Come potete facilmente notare, questo capitolo è molto più corposo dei precedenti e forse anche uno dei più importanti. Spero che non vi sia risultato troppo complicato o poco chiaro. In ogni caso, finalmente Claude e Gabriel hanno lasciato il futuro e sono riusciti a ritornare nel 2015 per tentare di fermare Dimitri prima che alteri la storia in modo drammatico. Per sapere come continueranno le cose, non vi resta che continuare la lettura, dopo aver recensito questo capitolo ovviamente.
Al prossimo capitolo: “Dimitri Allen”

  
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